“Il corso innaturale delle cose”

Giulia Siena
ROMA
“La lingua felice è assolutamente semplice e brutale: era la ragazza più bella che avessi mai visto. La lingua felice forse è spiacevole: mi guardava come uno più vecchio.”
Ma nell’amore l’età non conta. Nella felicità l’amore non conta; o forse sì. Qualcosa forse, in fondo, conta. Quel divario di età che all’inizio attrae e impaurisce, eccita e rende inquieto Tomas si chiama amore impossibile. Prima di lui, prima di loro, in questo amore controverso e problematico, caddero i cuori di Abelardo ed Eloisa e, ancor prima, quelli dei poeti latini e di quelli greci. Ma in una notte di inizio anno, Tomas e Janna, si incontrano.

“Il corso innaturale delle cose” dell’autore norvegese Tomas Espedal e pubblicato da Ponte alle Grazie, è la visione poetica e sovversiva dell’amore e del lavoro da parte di un uomo che insegue controcorrente la felicità.
Nella scrittura di Espedal e nella storia del suo protagonista, la quotidianità e il lavoro in fabbrica, l’attrazione per Agnete e il matrimonio, l’esperienza in Guatemala e la figlia, il cambiamento, la giovinezza di Janna e l’abbandono sono piccole cicatrici che segnano. Sono impronte che suggeriscono un percorso controcorrente, il percorso di un uomo che trova il successo e lo perde, che cerca l’amore e gli sfugge, che rifugge la solitudine per poi rimanere solo, che assapora la felicità e ne trova l’essenza.

 

Poche volte l’oggettività dei sentimenti: la felicità – e la sua assenza – la vita e la sua negazione, il futuro e il suo aborto sono state così magistralmente descritte.

“Eden”: il romanzo d’esordio di Alessandro Cortese

Alessia Sità
ROMA –Il…Male?/Non sai cos’è?/ Spiegami, te ne prego./ Il settimo giorno il Grande creò gli angeli. Noi, primi tra i Suoi figli./ Voi siete il Male?/No. Siamo il mezzo attraverso il quale il Male ha preso forma e coscienza. La vita creata.

Non sono una grande conoscitrice delle Sacre Scritture, ma devo ammettere che la lettura di “Eden”, il romanzo di esordio di Alessandro Cortese, edito da ArpaNet, mi ha fatto venir una gran voglia di rivedere con attenzione il passo della Genesi. Il dualismo fra bene e male, fra luce e tenebre, è alla base di questo piccolo capolavoro.
Stravolgendo completamente la tradizionale storia della Creazione, l’autore racconta come sia avvenuta la caduta di Lucifero. Gli oscuri segreti del Paradiso Terrestre vengono svelati senza esitazione. Al centro della vicenda ci sono gli Angeli bramosi di conoscere e appropriarsi definitivamente della propria libertà; questo incessante desiderio li spinge a ordire un complotto contro il Grande Padre. La cospirazione però viene scoperta dai cherubini e dall’Arcangelo Michele che, per punizione, strappano le ali ai traditori prima di scaraventarli dalla cima del Gòlgota nell’Abisso infernale. Lucifero, però, riesce – nonostante la terribile tortura inflittagli – a sopravvivere all’impatto col baratro. La descrizione del custode della luce, l’immagine eterea di Eva, la figura di Adamo affascinano e coinvolgono il lettore, spingendolo quasi a provare un sentimento di compassione nei loro riguardi. Il continuo gioco di luce e ombre, alimentato anche dalla presenza delle maschere indossate dai protagonisti che popolano Eden, contribuisce a creare un’atmosfera senza tempo e un alone di mistero a tutta la storia della Creazione.
Con un linguaggio elegante e ricco di riferimenti biblici, Alessandro Cortese ci guida in un viaggio sospeso fra mito e leggende, ribaltando completamente l’opinione comune sulla Genesi. Se desiderate avere un quadro completo su come sia avvenuta la cacciata degli angeli e della razza umana dal Paradiso Terrestre, seguendo sempre l’interpretazione di Alessandro Cortese,  vi segnalo inoltre l’uscita del suo secondo romanzo, “Ad Lucem”, venerdì 21 dicembre.