“Dolce come il piombo”: un romanzo di piccole cose che diventano vita

Alessia Sità

ROMA –Andarono dietro al granaio a prendere le pistole che il nonno di Fuoco aveva costruito per loro, intagliando dei pezzetti di legno. «Io faccio la guardia!» esclamò solenne Fuoco. «Conto fino a dieci e poi vengo ad arrestarvi.» Voleva fare la guardia, come suo padre, per stare dalla parte dei buoni. «Prova a prenderci» dissero correndo Lepre e Saetta.”
Si apre con questo tono di spensieratezza “Dolce come il Piombo” il nuovo romanzo di Francesco Rago, pubblicato da Edizioni Montag nella collana Le Fenici. Dagli anni Sessanta agli anni Ottanta, in un piccolo paesino alle porte di Bologna, si dipana la storia di tre giovani ragazzi, amici per la pelle: Ivan, Fabrizio e Carlo. Conosciuti anche con i simpatici soprannomi di Lepre, Fuoco e Saetta. Tre storie di vita che si incrociano dall’infanzia all’età adulta, attraverso un continuo avvicendarsi di avvenimenti che, gradualmente, segneranno l’inesorabile corso del destino di ognuno di loro. Lepre, abile e scattante, è una promessa del calcio. Fuoco, paladino della giustizia, sente la necessità di impegnarsi concretamente nel movimento studentesco, nel quale riversa tutti i propri ideali. Inquieto e cresciuto troppo in fretta, a causa della morte prematura del padre, è Saetta; diventato operaio fin da subito, per aiutare la propria famiglia. Col passare degli anni, i tre ragazzi, ormai uomini adulti, scopriranno quanto la vita possa essere crudele. La loro amicizia verrà messa duramente alla prova. Improvvisamente Ivan, Carlo e Fabrizio giungeranno alla consapevolezza che il tempo dei giochi spensierati e del loro consueto “bighellonare tra le strade di ciottoli grigi e i campi gialli di grano che circondavano il paese” non tornerà mai più. E infatti, la cruda realtà non tarderà ad arrivare. Lepre, Fuoco e Saetta impareranno molto presto quanto sia stato effimero lottare così ostinatamente per il successo, gli ideali, il lavoro, quando a farne le spese sarà qualcosa di molto più prezioso. Con grande capacità introspettiva, Francesco Rago ci regala un romanzo fatto di piccole cose, ma che contestualizzate nel vivere quotidiano diventano vita. “Dolce come il Piombo” è una profonda e costante riflessione sull’amicizia e sull’ineluttabilità del destino.

Angela Grillo racconta il suo “After the Sun”

Silvia Notarangelo
ROMA – Al suo esordio narrativo, Angela Grillo regala in “After the Sun” (Lampi di stampa) una storia intensa, una favola moderna in cui la protagonista, Stella, proprio al culmine di un successo insperato, decide di dire basta per dedicarsi a ciò che per lei conta di più: la famiglia, le amicizie, gli affetti.

Angela Grillo. Madre, moglie ed oggi scrittrice. Come si sente in questo nuovo ruolo? Come è nata la sua passione per la scrittura?

La passione per la scrittura è cominciata verso i 17-18 anni quando decisi di seguire un corso di poesia che si teneva presso l’Istituto Parco Nord di Cinisello dove frequentavo il quinto anno di Perito aziendale e corrispondente in lingue estere. In quell’anno vinsi diversi Concorsi di Poesia. Poi, qualche anno dopo, cominciai a pensare seriamente di scrivere un romanzo. Mio padre e mia madre mi hanno sempre incoraggiata a scrivere ma ho avuto altre priorità nelle diverse fasi della mia vita e non sono mai riuscita a realizzare questo mio desiderio. Solo quando mio padre è mancato ho sentito che glielo dovevo… e ho pensato di accontentarlo. Mi sono ritagliata dei piccoli spazi nella mia frenetica attività lavorativa e nel mio ruolo di mamma e moglie e sono riuscita a portare a termine questo lavoro in quasi due anni per realizzare After the Sun.

Che cosa Angela ha in comune con Stella?

Io e Stella abbiamo in comune due cose, la prima è l’amore per il mondo della musica e la seconda è il carattere, siamo entrambe tenaci, caparbie e abbiamo ogni giorno la forza per andare avanti anche se, a volte, troviamo degli ostacoli sulla nostra strada.

La determinazione di Stella, la sua voglia di arrivare, il coraggio di mettersi in gioco. In altre parole un invito a non arrendersi anche di fronte alle difficoltà della vita?

Credo che ognuno di noi debba avere il coraggio di sognare e lottare per i propri desideri, sempre. C’è una bellissima frase di Goethe che cito spesso e ho fatto mia: “Qualunque cosa tu voglia fare, qualunque cosa tu possa sognare, comincia!”

Il successo inebria e fa gola a tutti. Ma non è questo quello che voglio”. Una scelta che oggi può sorprendere…
Stella ama tantissimo cantare e si è messa in gioco grazie al suo talent scout e intraprende la carriera di cantante ma poi gli eventi, gli affetti, gli amici, l’amore… prendono il sopravvento e si trova ad un bivio. Anch’io come Stella ho dovuto fare diverse scelte nella mia vita, ho rinunciato ad un buon contratto con una casa editrice che mi avrebbe fatta girare come una trottola per pubblicizzare il libro in tutte le librerie d’Italia (ricordiamo che “After the Sun” è disponibile sia nella versione cartacea sia in quella ebook in tutte le librerie online ndr). Non l’ho scelta perché ho preferito non abbandonare la mia famiglia, ho un figlio adolescente di 16 anni e uno di 7 e sinceramente lasciarli da soli tre/quattro volte la settimana per presentare il libro in giro sarebbe stato per me molto angosciante.
Io non scrivo per diventare famosa e neanche per far soldi. Io scrivo per far sì che la gente si emozioni leggendo i miei libri e possa sognare, immedesimandosi nei personaggi dei miei romanzi.

Ho letto che ha in progetto un romanzo storico. Può dirci qualcosa di più?

Sono molto contenta del successo che sta ottenendo solo col passaparola questo mio libro. Vuol dire che piace, che ha emozionato. Sono molto attenta al mondo dei giovani e visto che tutti mi chiedono altre avventure per Stella, credo proprio che gliene farò vivere ancora, e sempre più avvincenti, nel seguito che sto preparando proprio in questi giorni. Nel contempo realizzerò un libro basato su una leggenda Trentina. A me piace molto sperimentare. Credo molto anche in questo progetto perché mi sono innamorata subito di questa storia che viene tramandata di generazione in generazione da più di 500 anni. Al momento non posso ancora dire niente ma sono elettrizzata al pensiero che darò vita ai protagonisti di questa romantica storia d’amore…

Un viaggio nella memoria

Silvia Notarangelo
ROMA – Un titolo curioso, “Diecipercento e la gran signora dei tonti” (Autodafé Edizioni), per un libro intenso e coinvolgente. L’autrice, Antonella Di Martino, proprio come in un film, riavvolge il nastro della vita del protagonista, procedendo per ricordi, per frammenti di vissuto, alla ricerca di quel mistero che sembra avvolgere la sua fine.

Diecipercento, il protagonista del romanzo, è, nell’ordine, un vigliacco, un ladro, un traditore ma è, soprattutto, un uomo appena defunto che, in attesa del suo angelo, ha l’opportunità di usufruire di una speciale prospettiva: guardare tutti dall’alto cercando di cogliere che cosa è mancato o che cosa non è andato nella sua esistenza da poco conclusa.
Si parte dal suo funerale. In chiesa, oltre ai familiari più stretti, appare, inaspettatamente, Margherita. Quella ragazza “scemotta” che non aveva esitato a tagliare i ponti con la famiglia d’origine pur di vivere il suo amore per un uomo maturo, sembra tornata per un estremo saluto allo zio. In realtà, dietro al suo improvviso ritorno, si nasconde altro. La donna vuole sapere la verità, è convinta che Diecipercento sia stato ucciso da uno dei suoi tanti nemici.
Inizia, così, un vero e proprio viaggio nella memoria, un viaggio che per Margherita significa rituffarsi in un passato ancora doloroso ma comunque accettato e, in qualche modo, superato. Per Diecipercento, invece, assume tutto un altro significato.
Seguire la nipote, dalla sua visuale privilegiata, gli consente di “vedere” con occhi diversi: ciò che sembrava così ovvio, così scontato, ora non lo è più. Ciò in cui ha sempre creduto diventa una forzatura, una condizione a cui si è, con il tempo, rassegnato.
Diecipercento ha soffocato la propria indole, le proprie inclinazioni, a vantaggio di una maschera che, con gli anni, è divenuta un peso insopportabile.
Per lui la verità è davvero vicina, forse fin troppo per riuscire a riconoscerla e ad ammetterla.

“After the Sun”: quando il successo arriva per caso


Silvia Notarangelo

ROMA – A volte il destino può essere crudele. Neppure il tempo di gioire, di assaporare un traguardo, che subito incombe lo spettro di un terribile dolore. “After the Sun”, il primo romanzo di Angela Grillo, pubblicato da Lampi di stampa, è la storia di un incredibile quanto inaspettato successo che, altrettanto rapidamente, si trasforma nell’ennesima, dura prova da affrontare, nel corso di una vita già profondamente segnata.
Stella ha ventitré anni, ha abbandonato l’università ad un solo esame dalla fine e ora lavora nel pub della zia, Lizzy, il suo unico punto di riferimento dopo l’improvvisa perdita dei genitori. È una ragazza come tante, ad eccezione di un piccolo particolare: la sua voce incanta. Una voce che non passa inosservata alle orecchie attente di Robert Gigli, un talent scout, che una sera, dopo averla ascoltata cantare, non può fare a meno di avvicinarla. Stella pensa ad uno scherzo ma è tutto vero.
Il lunedì seguente è già in sala registrazione e, proprio lì, ritrova forse l’ultima persona che avrebbe immaginato di incontrare: Fabio, quel ragazzo appena conosciuto sul treno che l’aveva letteralmente stregata. Sarà lui il suo assistente, sarà lui a seguirla in tutte le fasi di lavorazione del disco, a consigliarla e a supportarla.
Nel giro di pochi mesi la sua vita è completamente stravolta. Le prove, le interviste, le feste, nulla viene lasciato al caso e la sua carriera sembra ormai lanciatissima.
Quasi senza accorgersene Stella si allontana dalle persone a cui tiene di più, dalla zia, ma anche da quegli amici che l’hanno sempre sostenuta e a cui, adesso, riesce appena a rispondere al telefono.
Il destino, però, è imprevedibile e, proprio nei momenti insospettabili, è allora che decide di colpire. Stella è costretta a rimettere tutto in discussione.
Che cosa vuole veramente? Fare la cantante è davvero il suo sogno? Forse, prima che sia troppo tardi, c’è ancora tempo per rimettere le cose a posto e cominciare una nuova vita sperando che il futuro riservi ancora qualche piacevole imprevisto.

“Viola”: il toccante romanzo di Pervinca Paccini

Alessia Sità
ROMA – “Se ne stava lì. Lo sguardo fra le lunghe ciglia scure di trucco. Lo sguardo divorato dalla nostalgia di un domani che non sarebbe mai arrivato. Quello sguardo spalancato scagliava gli ultimi brandelli di vita verso il cielo di ghiaccio, come per catturarlo nella ragnatela disordinata di immagini che avrebbe trascinato con sé nella notte.”

Si apre negli anni ’70 “Viola”, il nuovo romanzo di Pervinca Paccini pubblicato da Autodafé Edizioni. Fra lotte studentesche, amore, sesso e disubbidienza femminista si dipana la storia di Giulia e Viola, due sorelle unite da un profondo ed intenso sentimento fraterno. Purtroppo però, l’inaspettato irrompe nelle loro giovani vite, spezzando per sempre qualcosa che mai più ritornerà. Quel legame che le aveva sempre accompagnate fin dall’infanzia viene inspiegabilmente stroncato da un evento oscuro.
A distanza di trent’anni, però, Giulia continua ad interrogarsi e a tormentarsi sulla morte dell’amata sorella. L’impossibilità di riuscire ad affrontare un passato doloroso, lentamente lascerà spazio ad un nuovo sentimento. Sarà proprio l’incontro e l’amore di Gabriele, un restauratore di libri antichi, la vera chiave di svolta nell’esistenza della donna. Fra foto sbiadite, indizi vari e vecchi amici, Giulia troverà la forza e il coraggio per intraprendere un viaggio doloroso, ma indispensabile per poter finalmente ridare la serenità al ricordo dell’adorata Viola.
Fra presente e passato, Pervinca Paccini racconta una toccante storia umana. A fare da sfondo alla vicenda esistenziale di ogni personaggio è sempre Milano. La Milano di oggi: “grigia, fredda inospitale, necessaria come il denaro” e la città di ieri, scenario di rivoluzioni culturali, di eccessi e partecipazione politica.
Vincitore nel 2010 del premio per il miglior incipit tra i romanzi pubblicati su IlMioLibro, “Viola” è un romanzo generazionale, che ha il merito di aver saputo mettere a confronto due generazioni completamente diverse.

“Cedimenti”…realtà o fantascienza?

Silvia Notarangelo
ROMA – Quando la ventisettenne Martina eredita un po’ a sorpresa la villa in Sicilia di quel nonno appena conosciuto, non può certo immaginare a cosa andrà incontro. Ha pochi ricordi di quella grande casa affacciata sul mare e, tra quei pochi, non è compreso lo scheletro di un enorme edificio che va innalzandosi proprio di fronte la casa, un’autentica “porcata edilizia”. Inizia con questa amara scoperta “Cedimenti”, il suggestivo romanzo pubblicato da Edizioni Ambiente e scritto a quattro mani da due autrici che si firmano con lo pseudonimo Francesca Vesco.

Una scoperta inaspettata per Martina quanto tristemente nota alla comunità di Valduci, che convive con la piaga dell’abusivismo e la prepotenza di certi uomini, poco raccomandabili, con i quali “non è prudente mettersi contro”. Il costruttore in questione, responsabile dell’ennesimo ecomostro, ha un nome, Giacomo Iraci, e una reputazione non proprio cristallina. La frase con la quale si congeda da Martina, al termine di un incontro velatamente intimidatorio, sembra una vera e propria minaccia: “Accetti il mio consiglio, lasci questo posto”. Le parole, dure come pietre, scuotono la ragazza. All’improvviso, tutto le appare incredibilmente chiaro: e se il nonno non fosse morto in seguito ad un incidente ma ci fosse dietro la mano di qualcuno? Si spiegherebbe, così, la presenza nella villa di una pistola: forse l’anziano temeva per la sua incolumità. Ma come dimostrarlo? In assenza di prove, nessuno le avrebbe dato retta. Meglio, allora, agire da sola. Ma visto che nulla capita per caso, ecco che Martina si imbatte prima in Paolo, un giovane e affascinante ingegnere, poi in un attivista ambientalista, Giuliano Chimenti. Saranno loro a lasciarsi trascinare dal suo desiderio di giustizia in un gioco pericoloso, la cui posta in palio si farà sempre più alta. Una battaglia di cui diventeranno protagonisti alcuni insospettabili batteri di laboratorio, capaci di corrodere il cemento provocando inspiegabili quanto inarrestabili cedimenti.

Quando “Trema la terra”

Marianna Abbate

ROMA – Dormi nel tuo letto, litighi con il tuo fidanzato, ti alzi e vai al lavoro che odi. Soffri per amore, sorridi alle nuvole, mangi/preghi/ami. All’improvviso La terra trema. Nessuno ti ha avvertito, anche se hai visto quel pazzo alla tv vaneggiare maremoti. La tua vita viene improvvisamente interrotta senza ma e senza spiegazioni. Non hai neanche il diritto di chiederti: perché proprio a me? Insieme a te sono state colpite centinaia, migliaia di persone- e ti è pure andata bene se sei ancora qui a raccontarlo.

Sono diciotto i racconti di questa raccolta pubblicata da Neo, e quattro i terremoti che hanno travolto il nostro paese e che gravano ancora oggi sulle accise della benzina. Ma non pensate di leggere un libro di cronache storiche di fatti lontani. Il terremoto è solo un pretesto : ognuno di questi racconti è una storia. Ci parla di persone, anche se chiamarle vere suona terribilmente scontato.

Il terremoto dura un attimo- un’eternità. Rimangono ferite, crepe nei muri, paura. Lutti.

Certe volte sconvolge l’esistenza, e un avocato affermato si trasforma in un barbone. Altre volte rimane nascosto, sotto la pelle, ed esce fuori sfocato e inodore nei racconti di un vecchio.

E il terremoto non ha reso tutti più buoni, non ha trasformato i malvagi in esseri riflessivi. C’è anche chi approfitta meschinamente delle porte aperte per accaparrarsi quanto più possibile, con quel tipo di delitto che porta giustamente il nome di sciacallaggio.

Accanto alla classica coppia di anziani che muoiono vicini, ci sono i mariti fedifraghi colti impreparati dal destino.

Anche gli autori sono diversi tra loro, alcuni come Massimo Cacciapuoti, hanno alle spalle esperienze editoriali importanti, altri sono alla loro prima pubblicazione. L’esperimento è riuscito, anche grazie all’attento lavoro di editing di Isabella Tramontano.

 

“La terza crisi”, come sconfiggere la crisi e difendere il futuro di imprese e famiglie

Silvia Notarangelo
ROMA – La parola crisi, in relazione al contesto economico, ha letteralmente invaso tutti i mezzi di comunicazione diventando sintesi di molteplici e inevitabili riflessioni. “La terza crisi” affrontata dal manager Danilo Bonato per Edizioni Ambiente, sembra, invece passare sotto silenzio pur essendo più devastante. Spesso minimizzata, la crisi ecologica presenta, infatti, una drammaticità che rischia di compromettere seriamente il futuro del pianeta.

Se i principali modelli di sviluppo economico, liberismo e statalismo, hanno evidenziato nel tempo le loro criticità, percorrere la strada di una decrescita o affidarsi al solo progresso scientifico potrebbe rivelarsi utopistico e pericoloso. Ecco perché la via d’uscita proposta da Bonato si chiama “progetto di rinascita del paese”. Un progetto che deve porsi, da subito, un obiettivo ambizioso: la ricerca di un equilibrio ecologico da perseguire imponendo dei limiti alle risorse prelevate e rendendo tale prelievo il più possibile rispettoso e compatibile con i cambiamenti che determinerà. Non solo. La rinascita di un Paese passa anche attraverso alcuni strumenti di regolazione esterna che un governo può mettere in atto. Rientrano in questa categoria finanziamenti e sgravi fiscali, contributi per quanti cercano di limitare l’impatto ambientale della propria produzione, ricerca e iniziative per ampliare le conoscenze e formare “capitale umano qualificato per costruire una crescita buona, quella qualitativa”. In quest’ottica, non può essere secondario l’apporto delle aziende e, in particolare, dei dirigenti d’azienda, di coloro che possono e devono farsi promotori di un reale cambiamento. In un piano di rilancio industriale non dovrà mancare un adeguato sviluppo del settore energetico ma anche una particolare attenzione nell’accesso e nell’utilizzo delle risorse naturali. Le possibilità e le metodologie ci sono, la biomimetica, l’analisi del ciclo di vita, un’accorata gestione dei rifiuti sono tutte strategie che già stanno fornendo ottimi risultati. Che cosa occorre ancora? Il coraggio di compiere “scelte virtuose”, magari impopolari ma sicuramente vincenti, come suggerisce Bonato.

“Andrà tutto bene”… speriamo

Marianna Abbate

ROMA – Frasi brevi, concitate, un po’ nervose e annoiate. E’ un blasè il protagonista del romanzo d’esordio di Stefano Iannaccone edito da La Bottega delle Parole. Un ragazzo, che negli anni ’50 sarebbe stato uomo da un pezzo, e che invece nei nostri tempi vive in quel limbo molle di adultescenza, precaria e instabile. “Andrà tutto bene” è il titolo del libro, da ripetere come un mantra. Perché cos’altro potrebbe andare male, in questa Roma che da fuori potrebbe davvero sembrare dalle mille possibilità (come recita la quarta di copertina), e che invece non è altro che un enorme buco nero dove talenti e sogni scompaiono e muoiono come in un pozzo.

“Prenderò il treno e via, ciuf ciuf, verso il successo (…) Non posso fallire”. I pensieri del protagonista riflettono con dolorosa precisione i pensieri di centinaia, migliaia di ragazzi di questa maledetta Generazione mille euro. Grandi sogni, ottima educazione, molta esperienza e nessuna prospettiva.

Niente di nuovo di questi tempi, eppure c’è qualcosa che attrae. Una scrittura audace, ironica, a tratti acida. Un pochino frustrata. Ma sicuramente corretta scorrevole e attraente. Un romanzo da leggere tutto insieme, presi dalla curiosità sul destino di questo aspirante scrittore, protagonista e forse alter ego dell’autore. Soprattutto dopo aver appreso dall’introduzione che Iannaccone si è presentato in bermuda per il colloquio di lavoro. E che grazie al suo talento è stato assunto, nonostante le apparenze e le mancate raccomandazioni.

Una speranza, tutto quello che ci serve.

Scacco alla Torre


Silvia Notarangelo

ROMA – Era da tempo che Marco Malvaldi coltivava questo pensiero. Sfatare l’idea che a Pisa ci sia da ammirare soltanto la bellissima Torre e rendere giustizia di altri angoli della città che meriterebbero altrettanta considerazione. Nasce così “Scacco alla Torre” (Felici Editore), non una vera e propria guida, piuttosto una raccolta di descrizioni, impressioni e aneddoti, redatta da un pisano doc.
Si parte dai lungarni, in assoluto il “luogo più caotico della città”, dove è consigliabile non avventurarsi se si ha voglia di una tranquilla passeggiata in bicicletta. Complici il traffico e alcune inspiegabili scelte di viabilità, i lungarni sono infatti off limits per i ciclisti e rischiosi, probabilmente, anche per i pedoni. Meglio, allora, attendere giugno e posizionarsi sul più sicuro Ponte di Mezzo per assistere alla rievocazione di un gioco medievale o lasciarsi trasportare dall’adrenalina del Palio di San Ranieri.
Qualora il vostro obiettivo non sia esclusivamente la famigerata Torre, ecco che cosa potreste visitare senza correre il rischio di restare delusi: la Chiesa della Spina, uno degli esempi di architettura gotica più belli d’Europa, l’Orto Botanico voluto nel 1543 da Cosimo de’Medici, Piazza dei Cavalieri dove ha sede Palazzo della Carovana, “il palazzo più elaborato della città”. Dopo tanto girovagare vi è venuta fame? Nessun problema, Pisa è città universitaria e questo si traduce in un’altissima concentrazione di locali, bar e ristoranti adatti a tutte le tasche.
Se poi non sapete proprio resistere al fascino di Piazza dei Miracoli, tenete a mente almeno un paio di cose. Primo, dotarsi di una guida. Secondo, non disdegnare una visita notturna. Perché se è vero che di giorno sono i turisti ad imperversare, con il naso all’insù o catturati dalle immancabili bancarelle, di notte la piazza torna ad essere dei pisani. E nessuno meglio di loro vi saprà raccontare tutto quello che i comuni manuali non dicono. Solo un pisano vi potrà indicare dove sono le dita del diavolo, dove spunta tra gli altorilievi la testa brillante di una lucertola o dove si nasconde, nella cornice dei Santi, qualche incredibile intruso.