“Grace Kelly”: il ritratto dell’indimenticabile principessa, icona di stile e seduzione

 

Alessia Sità
ROMA – La storia di un mito senza tempo si anima fra le pagine del romanzo biografico di Andrea Carlo Cappi, intitolato “Grace Kelly. La principessa di ghiaccio”, pubblicato da Aliberti editore. La vita della giovane americana, che da grande star di Hollywood diventa principessa di Monaco, nasconde in realtà ribellioni, scandali, solitudine, vittorie e infinita determinazione. Con accurata attenzione, Andrea Carlo Cappi ripercorre la biografia della donna, della diva, della sovrana e della madre, svelando retroscena poco noti al grande pubblico.
Proveniente da una famiglia benestante, fin da subito Grace manifesta la sua insofferenza nei confronti delle scelte paterne; e dopo aver rinunciato a un matrimonio conveniente, decide di trasferirsi a New York per trovare lavoro in televisione. Il suo fascino e la sua eleganza non passano di certo in secondo piano, e con il suo innato charme, ben presto, conquista i grandi divi hollywoodiani, Aga Khan, il Presidente John Fitzgerard Kennedy, lo scià di Persia e Alfred Joseph Hitchcock. Per la regia del grande ‘maestro del brivido’, che contribuì a consacrarla sul grande schermo, Grace interpretò ben tre capolavori cinematografici: “Il delitto perfetto” (1954), “La finestra sul cortile” (1954) e “Caccia al ladro” (1955). Fu sul set di quest’ultimo film, girato nel Principato di Monaco, che conobbe il futuro marito. E il 19 aprile del 1956, l’attrice che è stata principessa sullo schermo – ne “Il cigno”(1956) – lo diventa anche nella vita reale, sposando il principe Ranieri III. Dopo le nozze, Grace abbandona il cinema per dedicarsi agli impegni e alle sorti del Principato. Nonostante tutto, però, l’idea di ritornare sulle scene non l’abbandonò mai, fino alla tragica morte avvenuta il 13 settembre 1982. La dinamica del fatale incidente resta ancora oggi avvolta nel mistero. Sono molte le ipotesi avanzate e smentite nel corso degli anni. Negli anni ’90 si diffusero addirittura delle voci di una presunta affiliazione della principessa all’Ordine del Tempio Solare e qualcuno volle vedere l’ombra del complotto dietro la terribile tragedia. Il mondo però continuerà a ricordare la principessa non solo per la sua bellezza senza tempo, ma anche per il suo temperamento esuberante e allo stesso tempo glaciale, che contribuì a influenzare l’immaginario collettivo anche in ambito culturale. Infatti, come sostiene anche l’autore, Grace ispirò la sensuale Eva Kant, apparsa per la prima volta nel 1963, nel celebre fumetto ‘Diabolik’.

A quasi più di trent’anni dalla sua morte, il ricordo della ‘principessa di ghiaccio’ continua a essere molto forte e il suo stile e la sua eleganza fanno ancora oggi sognare tante giovani donne.


“Morti per la giustizia”: un libro per crescere.

Stefano Billi
ROMA – Il tempo passa in fretta e si fa presto a dimenticare quegli avvenimenti che hanno caratterizzato la storia di un popolo, di una nazione. Soprattutto, ci si scorda di chi, quegli eventi, li ha vissuti sulla pelle, da protagonista, portandone ancora i segni e le cicatrici. Eppure, la coscienza di tutti dovrebbe essere attenta a non far cadere alcuni fatti nell’oblio, anche perché solo così ci si può preservare dal rischio che si ripetano certi errori già commessi nel passato.

Allora, vale davvero la pena leggere “Morti per la giustizia” un libro edito da Baldini Castoldi Dalai dove si unisce il dettato costituzionale alle storie drammatiche di undici uomini e donne che hanno perso la vita negli anni più bui della Repubblica, quelli tra il 1969 e il 1982.
Frutto di un incontro pubblico organizzato dalla Fondazione Roberto Franceschi Onlus, questo testo introdotto da Michele Serra racconta di Giorgio Ambrosoli, Giovanni Arnoldi, Giulietta Bazoli, Luigi Calabresi, Carlo Alberto Dalla Chiesa, Roberto Franceschi, Guido Galli, Fausto Tinelli, Lorenzo Iannucci, Giuseppe Pinelli, Walter Tobagi. E ne racconta attraverso la voce di coloro che, questi personaggi travolti dal sangue stragista, li hanno conosciuti e amati, come fratelli, genitori, figli, amici. Voci che, tra le pagine, si trasformano da testimonianza dell’essere vittime della violenza politica e criminale, in dimostrazione insigne di impegno pubblico, fondato ed ispirato sulla carta costituzionale, quale passaggio imprescindibile per una costante costruzione della democrazia. La cosa straordinaria di questi scritti, perciò, è rendersi conto di come chi ha subito sofferenze personali atroci e devastanti, abbia ancora la forza di mettersi in gioco per il bene del paese, coscienti che quel dolore può divenire la base per la costruzione di un futuro diverso, sicuramente migliore, grazie al loro impegno. Citando le fulgide parole di Benedetta Tobagi, “trasformare violenza, abusi e sofferenze in materia che possa essere vitale”. Ancor più eccezionale, poi, è l’idea di fondare ogni intervento di quell’incontro su singoli articoli della Costituzione, senza trasformare l’iniziativa in una sterile esegesi della grundnorm italiana, ma piuttosto muovendo dalla comune presa di coscienza che per affrontare tempi di crisi profonda, bisogna avere dei fari che rischiarano l’oscurità. Senz’altro la Costituzione, nei suoi lungimiranti “versi”, offre i valori fondanti dell’Italia, di quella comunità che va da nord a sud e che è accomunata dal medesimo amor patrio.

Un vecchio professore universitario di diritto privato era solito consigliare ai suoi studenti di lasciare una copia della Costituzione Italiana vicino al cuscino, quasi a voler proteggere il sonno, pronta per essere letta e per destar conforto di fronte a qualunque incubo.

Leggendo “Morti per la democrazia” si comprende benissimo che traguardo impareggiabile sia quella norma del 1948, e quanto ancora possa aiutare il bel paese a diventare bello davvero.

Michele Monina parla ai lettori di ChronicaLibri

Stefano Billi

Roma – Michele Monina, autore di “Eros Ramazzotti”, la biografia pubblicata da Leggereditore e da noi recensita qualche settimana fa, svela ai lettori di ChronicaLibri alcune curiosità sulla sua opera.

Nelle prime pagine del libro afferma che ha nutrito un particolare interesse in Eros Ramazzotti – e asserisce che ciò, per certi versi, è la ragione per cui ha scritto questa biografia – vedendolo esibire in un concerto.
Dunque, facendo riferimento all’intero profilo artistico del Ramazzotti, Lei predilige il cantante romano più in versione “live”, oppure più in versione “studio”?
Come ho cercato di chiarire nel corso della mia biografia, in realtà non mi sarei mai avvicanato alla biografia di Ramazzotti se non mi fosse capitato di vederlo dal vivo. Non perché avessi preconcetti nei suoi confronti, ma solo perché, onestamente, non ho mai guardato alla sua musica con eccessivo interesse. Ho però sempre seguito il suo personaggio, trovandolo sicuramente uno dei più singolari nel nostro panorama pop. Quindi, dal mio personalissimo punto di vista, l’energia vista sul palco batte quella espressa su cd in maniera abbastanza netta.

Come biografo, quale ritiene essere l’ingrediente fondamentale del successo di Eros Ramazzotti?
Difficile trovare il segreto di un successo, perché altrimenti sarebbe possibile anche costruirli a tavolino, con buona pace di quanti arrivano in vetta solo grazie alla gavetta e al duro lavoro (come Eros, del resto). Io penso che il suo principale pregio sia quello di aver trovato una lingua, un modo di comunicare diretto, senza filtri. Un modo di comunicare, magari, non rivolto e me, ma che non per questo non riconosco. Il pop, in fondo, è questo. Un linguaggio trasversale che non ha bisogno di traduzioni o di spiegazioni.

Per Leggereditore, Lei si è occupato non soltanto di redigere una biografia su Eros Ramazzotti, ma anche di narrare le storie e le vite di altri artisti, quali Vasco Rossi e Laura Pausini.
Ha mai pensato di raccontare la carriera musicale di una band, anziché di un musicista singolo?
Io da anni sto lavorando alla mappatura di quella che è la cultura popolare italiana e non solo, in modo particolare musicale. Ho scritto di popstar come Vasco, la Pausini, Eros, ma anche di Valentino Rossi, Michael Stipe, Lady Gaga, Mondo Marcio, Malika Ayane, Caparezza, Milito, Ibrahimovic, e a breve usciranno lavori su Lucio Dalla, Elisa, Cristina Donà e Fabri Fibra. In questa mia mappatura, ovviamente, rientrano anche alcuni gruppi, di cui presto dovrei andarmi a occupare. Ma tra il mio analizzare il mondo culturale pop e la pubblicazione di un libro deve scattare anche la volontà dell’editore. Io vivo di scrittura, e i miei studi si concentrano su un personaggio in maniera più stringente solo quando il mio studio diventerà un libro, cioè quando l’editore si farà avanti in maniera decisa. Al momento, quindi, non è di imminente uscita nessuna biografia di una band, ma prima o poi succederà…

Dopo aver scritto una biografia su un artista, Lei rimane molto appassionato del musicista in questione, diventandone un fan accanito, oppure al termine della redazione della biografia riprende i suoi gusti musicali tradizionali, lasciati appositamente “incontaminati” dal suo lavoro?
Io non tendo a diventare mai un fan accanito degli artisti di cui scrivo. E qui magari rispondo anche alla domanda successiva. Sono uno scrittore e un critico musicale, scrivo per mestiere, oltre che per passione. I miei libri, credo, hanno trovato un certo successo nel mercato editoriale proprio perché non avevano il tipico taglio del libro scritto dal fan, una sorta di santino del personaggio trattato. Io scrivo ovviamente quello che è il mio punto di vista, ma cerco di rimanere sempre obiettivo, incensando quando c’è da incensare, ma anche criticando quando c’è da criticare. L’essere distaccato, e quindi non un fan, è fondamentale. Anche per questo, per scelta, non scrivo mai di quelli che sono i miei reali gusti musicali. O raramente, come nel caso di Cristina Donà.

Perché i nostri lettori dovrebbero leggere il suo libro?
Quando una decina di anni fa ho cominciato a scrivere biografie di cantanti, i grandi editori, come la Mondadori, la Rizzoli e altri, dicevano che in Italia le biografie non avrebbero mai funzionato, perché i lettori italiani volevano le autobiografie. Dieci anni dopo, e oltre seicentomila copie vendute dopo, credo che questa faccenda sia archiviata per sempre. L’imminente uscita di Semplicemente Elisa, proprio per Mondadori, lo dimostra. Credo che, non stando a me parlare dei miei libri, un buon argomento potrebbe essere il fatto che i lettori, comprandoli e parlandone, hanno reso possibile l’inizio, anche in Italia, di un nuovo genere, “le biografie pop”. Non fidatevi di me, ché sarei poco obiettivo, fidatevi dei lettori…

Michele Monina racconta "Eros Ramazzotti"

Stefano Billi

Roma – Da pochissime settimane è  in libreria “Eros Ramazzotti”, il nuovo libro di Michele Monina pubblicato da Leggereditore. Il libro che racconta la vita e la musica della celebre pop star italiana è un percorso nella carriera di Eros: dai suoi esordi sino alle sue ultime opere, passando per i momenti salienti del suo percorso artistico e per gli avvenimenti più importanti della sua vita privata. Le canzoni di Ramazzotti fanno da sottofondo all’intessere – da parte di Michele Monina – di pagine molto appassionanti, che sanno carpire l’attenzione del lettore attraverso l’utilizzo di uno stile narrativo assolutamente coinvolgente e sincero.
Il modus scrivendi utilizzato dall’autore è scorrevole e lineare: l’uso di un linguaggio semplice ed asciutto agevola la curiosità verso questo musicista romano, cosicché tanto i fans più sfegatati, quanto i neofiti potranno trovare uno spiccato interesse nella lettura di questo libro.
Numerosi aneddoti impreziosiscono poi il contenuto della biografia, che diviene così lo spunto divertente per saperne di più su un cantante che, a pieno titolo, risiede stabilmente nell’Olimpo del panorama musicale italiano, a fronte di una storia personale costellata di solidi successi professionali.
Inoltre, è particolarmente piacevole scoprire come il Monina metta a fuoco l’anima da rock star di Eros Ramazzotti in riferimento ai suoi concerti, dove viene sprigionata un’energia e un’adrenalina fortissima, che lascia sbigottiti coloro che assistono, soprattutto per la prima volta, a un suo show.
Uno strumento utile, infine, sono le note sulla discografia inserite in fondo al libro: esse divengono un’appendice indispensabile per tutti coloro che vogliano dirsi ferrati sulle attività discografiche del cantante e sulla sua produzione artistica, dagli esordi fino ad oggi.
“Eros Ramazzotti” è dunque la biografia ideale sia per gli appassionati di musica leggera, che potranno dunque approfondire la storia di questo “big” della canzone italiana, sia per i fans più accaniti del cantautore italiano, che potranno scoprire aspetti inediti attinenti il loro idolo, e sia per coloro che hanno ascoltato per anni la musica del cantautore romano, e che però hanno intenzione di conoscerne la vita artistica e privata.