"Bloody Europe!", un’alternativa all’Europa (vera)

Giulio Gasperini

ROMA – Hai mai passeggiato sulla Prenzlauerallee, a Berlino, pensando a quanti, prima di te, l’han già percorsa e a quanti, dopo di te, la percorreranno? Sei mai andato da Manarola a Corniglia, seguendo a piedi il sentiero, a strapiombo sul mare? Oppure, ti sei mai chiesto che incontri potrebbero accadere nelle Lowlands scozzesi? E ancora, hai mai immaginato cosa potesse succedere nelle terre dell’Est, per così tanti anni sprangate alla curiosità e alle ragioni dell’Occidente?
Ognuno di noi potrebbe raccontare ogni spazio d’Europa da un’angolazione alternativa; filtrata attraverso un’esperienza che sia sua e inconfutabilmente sua. Ecco il motivo per il quale si fa così interessante questo volume, edito nel 2004 dalla Playground, fiera e orgogliosa casa editrice romana. “Bloody Europe!” è una raccolta di gioiose e gaie declinazione d’un’Europa che si affaccia al nuovo millennio, sospesa tra il suo ingombrante retaggio di Vecchio continente e le nuove sfide lanciate dalla modernità.
C’è voce e spazio per tutti, in codest’Europa, dalle frontiere che magicamente, come al suono d’una parola magica, si schiudono alla scoperta e alla rivelazione. Ed è, soprattutto, un’Europa che non conosce inibizioni, né tentennamenti: un’Europa coraggiosa di sé e della propria identità, che affronta il cambiamento e la sua fisiologica metamorfosi con il coraggio – e l’orgoglio – della terra che è, ricca del suo patrimonio culturale e umano. E su questo patrimonio si adagia e si affida, sicura che saranno spazi tranquilli a custodirla, alla fine.
Grandi scrittori, molti all’epoca quasi esordienti (come Valeria Parrella, Rossana Campo, Elena Stancanelli, Gianni Farinetti, Giancarlo Pastore, Ivan Cotroneo) ci plasmano figure quasi mitiche, d’un’Europa che scorre intorno a noi, nel cui flusso anche noi siamo, consapevolmente o meno, immersi. Che tu sia stata battezzata, da altri, Annemarie Schwarzenbach e sia una femmina intellettuale svizzera, per molto tempo ritenuta pazza; o che tu ti sia volontariamente battezzata Tina e sia un transessuale genovese pazzo di Madonna, immersa nei problemi “che abbiamo tutte noi material girls”; che tu sia un ragazzo folgorato da un colpo di fulmine al Gay Pride di Roma; o che tu ti chiami Ruben Zaldarriaga, perseguitato dal regime fascista dell’Argentina ma, perché gay, ignorato dalla burocrazia e dalla statistica ed escluso dalle liste dei desaparecidos, non avrai problemi: ché l’Europa narrativa, riscattando la reale Europa politica e sociale, è capace d’accoglier tutti, rispettosa e fiduciosa.
Perché qui, in “Bloody Europe!”, l’Europa trova la strada giusta: scopre il coraggio di perdonarsi; e di diventare adulta.