Non lasciarti ingannare dal "Panico!"

Marianna Abbate
ROMA Se di notte sentiamo dei rumori in salotto, se c’è un temporale fortissimo, se un ladro ci punta contro una pistola abbiamo paura. E’ lecito avere paura durante un terremoto, un incendio o una tempesta in mare. Ma quando siamo al sicuro – mentre guidiamo una macchina o leggiamo un libro, quando prendiamo un caffè al bar o saliamo sull’autobus o siamo in spiaggia a prendere il sole –  e un improvviso terrore ci attanaglia lo stomaco, ci paralizza le gambe ci cattura e ci governa, quel terrore non è giustificabile da nessuna logica. E’ panico.
“Panico! Una ‘bugia’ del cervello che può rovinarci la vita”, questo il titolo del libro-intervista di Cinzia Tani al famoso neurologo Rosario Sorrentino, edito da Mondadori nella collana Bestsellers. Il professore spiega in un linguaggio accessibile a tutti, cosa accade nel cervello di una persona quando ha un attacco di panico. 

Di certo la zona interessata è l’Amigdala- il punto di partenza delle nostre emozioni, che è situata molto vicino all’Ippocampo, il cassetto della memoria. Per questo quando avviene l’attacco di panico, paragonabile quindi ad un corto circuito che ha il suo epicentro nell’Amigdala, il ricordo dell’attacco rimane nitido per tantissimo tempo, e nel paziente si sviluppa una paura della paura, che lo priva della libertà di vivere, costringendolo in un recinto.
Secondo gli studi di Sorrentino – che attraverso l’uso di una risonanza magnetica funzionale è riuscito a fotografare l’attacco di panico – questo fenomeno è dovuto alla mancanza o alla cattiva amministrazione di una sostanza fondamentale per il funzionamento del cervello: la serotonina. Per questo l’unica via di cura per questa malattia, che affligge moltissime persone, sono i farmaci.
Inutile quindi, perdere tempo a parlare dei disagi familiari con uno psicanalista, quando la motivazione del fenomeno è da ricercarsi in una predisposizione genetica coniugata all’utilizzo di sostanze scatenanti quali droghe o caffeina. 
Sorrentino enuncia due fattori fondamentali che rendono molto difficile la cura di questa malattia: il mancato riconoscimento sociale dell’esistenza di questo disturbo d’ansia, e la paura mista alla vergogna di prendere psicofarmaci.
Il professore si batte da anni contro la psicanalisi e a favore di una cura farmacologica, che dimostra sempre più di avere degli ottimi risultati, tanto che presso il suo studio si possono incontrare pazienti da tutto il mondo.
Il libro è un aiuto valido per chi soffre di questo disturbo, ma è anche un’interessante fonte d’informazioni per chi desidera conoscere al meglio una malattia che ha sempre maggiore diffusione. 

"Il segreto del castello di Milano", guida al Castello Sforzesco

ROMA – “Il punto di vista col quale ci siamo avvicinati allo studio e alla conoscenza del Castello Sforzesco, vero e proprio simbolo di Milano, è stato quello sotterraneo, terreno prediletto delle nostre indagini storiche e architettoniche.”

Queste le motivazioni che hanno spinto Giancarlo Padovan e Ippolito Edmondo Ferrario nella ricerca e scrittura de “Il segreto del castello di Milano”, una guida completa sul Castello Sforzesco pubblicata da Mursia. Il Castello di Porta Giovia, meglio conosciuto come Castello Sforzesco, è uno dei simboli della città di Milano e uno dei luoghi più amati dai milanesi.

Fu eretto grazie alla perizia e alla fatica di generazioni di muratori, carpentieri e scalpellini, diretti da figure di spicco nel campo dell”architettura quali Antonio Averlino detto Il Filarete, Leonardo da Vinci e Bartolomeo Gadio.Non tutti sanno però che esiste anche una parte nascosta: sono i sotterranei del Castello, un vero e proprio mondo sommerso tutto da scoprire, che conserva intatta la sua bellezza architettonica.
In queste pagine, un viaggio appassionante tra cunicoli, gallerie e casematte seguendo gli esploratori della S.C.A.M. (Speleologia Cavità Artificiali Milano) che per primi si sono calati sotto le mura della fortezza milanese.

"Nel tuo deserto", la storia di un viaggio indimenticabile


Silvia Notarangelo
Roma – Pensare spesso a momenti vissuti, senza trovare il coraggio e i modi di raccontarli per paura di rovinarne il ricordo. E’ questa la sensazione che ha accompagnato Miguel Sosa Tavares per oltre vent’anni prima di riuscire a rivivere, mettendo nero su bianco, quel viaggio indimenticabile. Non è il Sahara, non è l’entusiasmo del reportage, a renderlo così speciale è Claudia, la sua giovane e inaspettata compagna di viaggio. “Nel tuo deserto”, pubblicato da Cavallo di Ferro Editore, è la storia del loro incontro, di una brevissima convivenza forzata che saprà regalare ad entrambi irripetibili emozioni.

Sono diversi, Miguel e Claudia, attraversano momenti della vita diversi, cercano e vogliono cose diverse. Claudia è partita per distrarsi, per allontanarsi da “un altro deserto senza fondo” in cui sentiva di precipitare, Miguel per lavoro, per raccontare e filmare la magia del Sahara. Claudia è dolce, vulnerabile e, a tratti, un po’ infantile, Miguel è sicuro di sé, attento e orgoglioso. Una combinazione apparentemente esplosiva.
Eppure bastano pochi giorni per rendersi conto di quanto le differenze li uniscano, di come, in quel preciso momento, ognuno sembri avere un terribile e, talvolta, inconfessato, bisogno dell’altro. Miguel diventa la guida e Claudia il suo sostegno, quando lui decide, lei, incondizionatamente, lo appoggia. Non lo ammettono, ma, a poco a poco, nasce in tutti e due la consapevolezza di condividere un’esperienza unica, in cui persino le parole diventano un inutile accessorio. Sono, così, i silenzi ad accompagnare, spesso, il tempo che passano insieme. Nell’abitacolo di una jeep o in una piccola tenda, sopportando il freddo e il caldo, le giornate trascorrono velocemente tra imprevisti burocratici, riprese televisive e lunghe serate dedicate a contemplare le stelle. Ma tutto passa troppo in fretta e il ritorno alla routine quotidiana segna il definitivo allontanamento tra i due.
La distanza temporale, e non solo, è ormai tanta, ma l’autore, ancora oggi, sembra a tal punto coinvolto da confessare alla fine del libro: “Ci sono viaggi senza ritorno né repliche ed io non tornerò mai da questo viaggio”.

In viaggio anche a tasche vuote: "101 cose divertenti, insolite e curiose da fare gratis in Italia almeno una volta nella vita"

ROMA Nelle proprie città, nei luoghi di vacanza, al mare come in montagna. Basta saper cercare. A volte sono sotto i nostri occhi e non ce ne accorgiamo. In queste pagine ho cercato di segnalare le cose più curiose, per offrire una mappa ben chiara da Nord a Sud.”
In Italia sono innumerevoli le possibilità di godere di un posto speciale, di toccare con mano un pezzo di storia, di ammirare un’opera d’arte, di fotografare una rarità, di assaggiare un prodotto tipico, di divertirsi senza “tirar fuori un euro”. E oggi più che mai vale la pena approfittarne. A guidarvi in questo viaggio è Isa Grassano con “101 cose divertenti, insolite e curiose da fare gratis in Italia almeno una volta nella vita” pubblicato da Newton Compton.
Per farvi riscoprire il meraviglioso mondo della “spesa a costo zero”, abbiamo scelto luoghi poco conosciuti ed esperienze emozionanti, sagre e manifestazioni, chiese e palazzi, musei ed eventi, percorsi e itinerari, tutti unici e liberamente fruibili. Attraversando il Belpaese ci si può immergere nella magia della Death Valley lucana o respirare l’atmosfera lunare del Parco delle Biancane in Toscana. Seguire le orme di san Francesco nel cuore dell’Umbria o essere un ospite illustre alle feste popolari in cui si celebra il matrimonio tra il tronco e la cima. Incontrare autori celebri in Alta Badia o ammirare le sculture di sabbia sul litorale di Cervia. Suonare un enorme campanaccio o scatenarsi al ritmo frenetico della Taranta. Ritornare bambini viaggiando tra cavalli giocattolo, fi gurine e cuchi. E ancora, inseguire la fortuna che non basta mai, provando a sfi orare il cappello di uno gnomo, o portando via un pezzo di carro benedetto, fi no a cimentarsi nella ricerca dell’oro.

Arriva in Italia "Terraa, come farcela su un pianeta più ostile"


Silvia Notarangelo
Roma – Nel suo nuovo libro, Terraa, come farcela su un pianeta più ostile”, pubblicato da Edizioni Ambiente, Bill McKibben, attraverso un’analisi lucida, approfondita, sostenuta da ricerche ed esperienze personali, giunge ad un’amara constatazione: i cambiamenti che la terra ha subìto negli ultimi quarant’anni sono stati tanto radicali da trasformarla in un pianetacosìdiverso da richiedere l’adozione di un altro nome, Terraa.

Il mondo, oggi, presenta condizioni di vita sempre più ostili e soffre per i numerosi sos troppo spesso inascoltati. Il riscaldamento globale, il rapido scioglimento dei ghiacciai, la desertificazione e l’innalzamento della temperatura degli oceani sono fenomeni che determinano conseguenze, innescano meccanismi difficili da rallentare, la cui responsabilità è da attribuire soprattutto all’azione dell’uomo, alla sua pericolosa incapacità di agire pensando al futuro.

Si può ancora fare qualcosa? La risposta di McKibben è affermativa, a patto di fissare alcuni punti fermi. Rendersi conto, in primo luogo, che la crescita non è tutto, non è quella parola magica con la quale l’uomo si è illuso di riuscire a risolvere qualunque tipo di problema. Il sistema terra ormai “ha raggiunto il proprio limite” ed è, quindi, arrivato il momento di cambiare mentalità, passando da una concezione del mondo in cui “si cresce a balzi da gigante” ad una in cui ciò che conta davvero sono “la resistenza, la stabilità, la durevolezza”.
L’autore fornisce, poi, un altro importante suggerimento: adottare uno stile di vita diverso, più rispettoso di quanto la natura offre spontaneamente. La nuova terraa ha risorse limitate rispetto al “vecchio” pianeta, le parole d’ordine, dunque, devono essere riduzione dei consumi, nuove forme di agricoltura, costituzione di piccole comunità in grado non solo di rinsaldare i rapporti relazionali, ma anche di favorire un’economia locale.
Nonostante le considerazioni di McKibben possano, talvolta, risultare scomode, non si può non vedere in questo lavoro un utile strumento per “imparare a vivere in un nuovo pianeta” con la consapevolezza degli errori commessi ma anche con la speranza che tanto si può e si deve fare perché “non è ancora troppo tardi”.


Terre di Mezzo editore ci accompagna "a Santiago lungo il cammino portoghese"

Giulio Gasperini
ROMA –
Strade diverse portano comunque a mète note. Santiago di Compostela è destinazione oramai prospera e certa. Per arrivarci, tradizionalmente, si parte da Puente alla Reina, una piccolissima località della Navarra, e si percorre il cosiddetto Camino Francés. Ma già anticamente le strade che conducevano alla tomba dell’apostolo Giacomo erano molte di più. Una di queste era il Camino Portugues, che la Terre di Mezzo Editore ci illustra nel libro “A Santiago lungo il cammino portoghese”, scritto da Irina Bezzi e Giovanni Caprioli, e pubblicato nella collana Percorsi.


La strada, lunga 650 chilometri, parte da Lisbona, la magnifica capitale portoghese, dal tratto urbano nervoso e nostalgico d’un passato di potenza coloniale, (“Lisbona è una delle città più belle del mondo”, scrisse Carolina Invernizio), e sconfina in Spagna, fino ad approdare in uno dei tre grandi luoghi del pellegrinaggio cristiano.
I 650 chilometri del percorso di srotolano su una terra ancora di natura indomita, poco contaminata, che conserva, per molti aspetti, il carattere di purezza. Tanti, inoltre, i luoghi attraverso i quali si può passare: a partire da Fatima, altro grande centro spirituale e religioso, per finire alla graziosa e fascinosa Porto (il cui centro storico è stato dichiarato, nel 1996, Patrimonio dell’Umanità), oppure in importanti luoghi artistici come Coimbra.
Ma il libro di Terre di Mezzo Editore non dà soltanto informazioni e chiarimenti sui luoghi visitati e da visitare; offre tutta una serie di informazioni pratiche, utilissime al viaggiatore che, zaino in spalla, si appresta a intraprendere un cammino d’avventura. Dove dormire, cosa portarsi, cosa può diventare assolutamente necessario o assolutamente inutile, quanto si spende (e tracciare in tutta tranquillità un preventivo delle spese).
Ci sono informazioni, inoltre, indispensabili per chi voglia intraprendere il viaggio in bicicletta: utili, in questo senso, saranno le cartine, le distanze tappa per tappa e le indicazioni dei luoghi dove trovare ospitalità, corredati da informazioni tecniche e pratiche.
Insomma, se quest’estate avrete il coraggio di optare per un viaggio alternativo, il libro della Terre di Mezzo editore vi sarà assolutamente indispensabile: perché la mèta potrà pur rimanere sempre la stessa, ma le strade per arrivarci sono infinite.

Voland: "Il denaro e le parole", l’editoria nell’era del business

Silvia Notarangelo
ROMA –
Il mondo dell’editoria è veramente in crisi? È ancora possibile salvaguardare la sua indipendenza dalle pressioni del potere politico ed economico? Sono questi gli interrogativi a cui André Schiffrin tenta di dare una risposta nel suo ultimo libro “Il denaro e le parole”, appena pubblicato da Voland. L’autore francese presenta un panorama editoriale in difficoltà: il numero dei lettori di quotidiani è letteralmente crollato negli ultimi anni, le piccole librerie faticano a sopravvivere dovendo, spesso, contrastare la concorrenza di supermercati sempre più forniti e con prezzi altamente competitivi.

Del vecchio mestiere di editore resta ben poco. A dettare legge sono il mercato e i profitti che possono derivarne. Per questo si sceglie di produrre meno libri, concentrandosi su quanti, potenzialmente, sono in grado di garantire cospicui introiti.
Tende ad allargarsi, così, la forbice tra i maggiori gruppi editoriali, forti dell’appoggio della grande distribuzione, e le case editrici indipendenti, la cui produzione, spesso di notevole valore intellettuale, non riesce ad assicurarsi un’adeguata promozione né a trovare il giusto spazio sul mercato.
Quali strategie potrebbero, allora, sostenere il settore dell’editoria?
Schiffrin suggerisce di puntare su aiuti economici regionali e locali, sulla creazione di “alleanze”, purtroppo ancora isolate, tra case editrici e istituzioni culturali, prime fra tutte le università. Ricorda, inoltre, la positiva esperienza di cooperative gestite direttamente dai lavoratori del mondo editoriale e guarda, con favore, alla possibilità di trasformare piccole case editrici in organizzazioni senza scopo di lucro, così da assicurare loro almeno alcune agevolazioni fiscali. Ampio spazio viene, inoltre, dedicato ad una riflessione sulla politica culturale della Norvegia, che ha saputo rendere il pluralismo dell’informazione un presupposto indispensabile della sua democrazia, diventando un modello a cui ispirarsi. I giornali, ad esempio, sono esenti da imposte, le testate minori sono destinatarie di appositi fondi, gli editori possono contare, ogni anno, sull’acquisto da parte del governo di un determinato numero di volumi distribuiti, poi, alle biblioteche comunali. Simili iniziative, secondo lo scrittore, possono contribuire ad alimentare la speranza di una ripresa dell’editoria, a patto che siano integrate da ponderate scelte personali perché “ognuno può scegliere di sostenere un giornale o una libreria” al fine di poter fruire di media indipendenti, “essenziali per qualunque autentico dibattito”.

, le case editrici indipendenti, trascurate da una grande distribuzione attenta solo a quei best seller capaci di incrementare il proprio volume d’affari, non se la passano certamente meglio. Una situazione complessa, ulteriormente aggravata dalla diffusione di Internet, dalla recente comparsa di libri elettronici, da agenzie pubblicitarie che sembrano, ormai, snobbare la carta stampata a vantaggio di altri media.

"Il Nuovo Salvalingua", ovvero come divincolarsi (con successo) tra le insidie dell’italiano

Silvia Notarangelo
ROMA – Ad oltre dieci anni di distanza dal primo fortunato “Salvalingua”, Valeria Della Valle e Giuseppe Patota continuano la loro proficua collaborazione con la pubblicazione de “Il Nuovo Salvalinguaun’utile guida, edita da Sperling & Kupfer, per tutti coloro che desiderano acquisire una maggiore padronanza della lingua italiana e muoversi con più sicurezza tra le sue numerose insidie.
Un testo di facile consultazione che, come sottolineato nella prefazione, non vuole porre divieti perché “nessuno parla una lingua asettica, inappuntabile“, ma piuttosto offrire validi “consigli e suggerimenti” per evitare di cadere in errore.
Di fronte alla ricchezza di parole e di espressioni che caratterizza il vocabolario italiano, non è raro trovarsi in difficoltà, incerti su quale sia la pronuncia o la grafia più corretta.
Il manuale propone una rassegna di quei termini e di quei costrutti che, estranei all’uso quotidiano o influenzati da interferenze dialettali, sono, più spesso, oggetto di perplessità. Anche il lettore più distratto o frettoloso avrà, così, modo di ripassare, in rigoroso ordine alfabetico, regole di pronuncia, di ortografia, di grammatica, riuscendo a sciogliere i propri dubbi in pochi secondi. L’adozione di un linguaggio essenziale, attento a non incorrere in oscuri tecnicismi, e una buona dose di esempi sono, infatti, i punti di forza di questo lavoro il cui fine è anche quello di salvaguardare l’eleganza e la bellezza di una lingua che, oggi, sembra somigliare sempre meno a quella codificata per secoli nei libri di grammatica.

“Il Medico da Viaggio. Partire sicuri senza riempirsi di farmaci e di vaccinazioni inutili”: una guida sicura per le v


Alessia Sità
RomaPartire per le vacanze è sempre una grande gioia, ma abituarsi ai nuovi ambienti o seguire consuetudini completamente diverse dalle nostre non è facile . Per evitare lo stress delle partenze difficili e per imparare a reggere nel migliore dei modi i repentini cambi climatici, evitando di scontrarsi con l’imprevisto, leggete “Il Medico da Viaggio. Partire sicuri senza riempirsi di farmaci e di vaccinazioni inutili” di Alfonso Anania, edito nel 2011 da Polaris. Scoprirete le profilassi e le terapie da adottare per non trasformare la vostra permanenza in un vero incubo.

Grazie alla rapidità dei voli aerei oggi è possibile spostarsi in poche ore da un capo all’altro del pianeta, ma non è altrettanto facile mutare repentinamente le abitudini di vita e di alimentazione, sopportare improvvisi e significativi cambi di altitudine, temperatura e clima e, non ultimo, proteggersi da malattie sconosciute. In un’epoca di globalizzazione il concetto di regionalizzazione dei problemi sanitari e in particolare delle patologie infettive potrebbe sembrare superato, ma, se si escludono le grandi pandemie virali, non lo è affatto.
Anche se si sente spesso parlare di zanzara tigre e di anofele, di malattie esotiche come chikungunya, dengue, West Nile virus e SARS, in Italia, come nella maggior parte dei cosiddetti Paesi industrializzati, lo stile di vita della popolazione e l’esistenza di strutture sanitarie capaci di diagnosticare e trattare queste malattie esotiche ne impediscono la diffusione.
In viaggio la situazione è diversa, e sorge spontaneo domandarsi quali sono i rischi sanitari per il viaggiatore internazionale? Conseguentemente quali le precauzioni, i comportamenti, le profilassi e le terapie da adottare per non trasformare il paradiso esotico in un inferno e i sogni in incubi, e diventare un veicolo di infezione una volta tornato a casa?
Scopo di questo manuale è offrire regole, suggerimenti ed informazioni ai viaggiatori internazionali, ovvero cosa fare e soprattutto cosa non fare prima, durante e dopo aver intrapreso un viaggio per qualsiasi destinazione del mondo, attraverso la descrizione dei rischi generici e specifici che si possono correre alle diverse latitudini e nei diversi continenti, delle malattie più frequenti e della loro epidemiologia, nonché consigli su eventuali vaccinazioni e profilassi e quando rivolgersi al proprio medico di fiducia o ricorrere a uno specialista in Medicina Tropicale.
Alcune di queste regole saranno familiari a back-packers, globe trotter di lungo corso e agli amanti dei viaggi-avventura estremi, ma ricordarle è utile: non si può certo dimenticare che statisticamente sono proprio l’eccessiva sicurezza e la superficialità a creare i maggiori problemi e gli incidenti banali ad avere le conseguenze più tragiche.

Arkadia Editore: "Guida di Cagliari. Storia, monumenti, itinerari"

ROMA – Le chiese, i monumenti, le feste, le tradizioni e tutte le notizie che vi servono per scoprire una città unica sono contenuti in “Guida di Cagliari. Storia, monumenti e itinerari”. Il libro, pubblicato dall’Arkadia Editore, è un volume completo scritto a più mani. Attraverso i quartieri storici della città, in un percorso distinto in diversi itinerari, la nuovissima guida di Cagliari accompagna il lettore alla scoperta di una città ricca di passato, monumenti e scorci indimenticabili.
Impreziosito da numerose foto, box di approfondimento, numeri utili, indirizzi e indicazioni, il volume è indispensabile sia per tutti coloro che vogliono conoscere più a fondo Cagliari dal punto di vista turistico, sia per quanti amano la capitale della Sardegna come punto di incontro di civiltà, popoli e tradizioni.
Il ricco apparato interno offre uno spaccato esauriente delle antichità dell’ordito urbano, delle novità dal punto di vista dei passatempi ed uno sguardo curioso ad aspetti e particolari non sempre conosciuti. (scheda libro a cura di Arkadia ed.)