Premio Letterario La Quara: sabato 27 la grande finale per le cinque finaliste in gara. In giuria anche il direttore di ChronicaLibri

LA-QUARA-CHRONICALIBRIBORGO VAL DI TARO – Cinque finaliste per un premio che quest’anno celebra la musica. Si riassume così la terza edizione del Premio Letterario La Quara, il concorso per short stories che sabato 27 agosto premierà il miglior racconto durante una serata in piazza a Borgo Val di Taro (Parma). Questo territorio, che ha avuto l’onore di ospitare il grande compositore Giorgio Gaslini, oggi torna a parlare di musica grazie a un premio che fa della condivisione e della coralità della piazza il proprio fulcro. Continua

"Papà Mekong", dove ancora si può scommettere sull’intima bontà dell’uomo.

Giulio Gasperini
ROMA –
Arduo è scrivere un romanzo che abbia come argomento i viaggi. Perché si rischia di essere pedanti, di scrivere inutili glosse, di voler dare troppe informazioni che pertengono più a una guida turistica che non a un prodotto di finzione narrativa. Corrado Ruggeri, consumato giornalista ed esperto viaggiatore, ha pubblicato per
Infinito Edizioni, casa editrice dalla vocazione del sociale, “Papà Mekong” (2011, collana Grandangolo), un libro che su questi due fronti (guida vs. romanzo) si dondola con misura e sobrietà.
È una storia, quella di “Papà Mekong”, che si orchestra tramite l’allacciarsi e l’intersecarsi di tante altre storie: tante individualità che, spesso gravate da un passato ingombrante e prepotente, si trovano a toccarsi, anche solo a sfiorarsi, in una progressione alla casualità che pare piuttosto un disegno geometrico del destino.

Silvia è la donna che trova un messaggio del padre, morto da anni, e principia a indagare nell’Oriente sulla vera persona del padre; Amina è la ragazza che attraversa un’infanzia difficile e spietata e trova conforto spirituale nel lavoro a Kalighat, dalle Missionarie della Carità, e conforto sentimentale tra le braccia del giovane dottore Peu; Pietro è l’uomo d’affari italiano con un passato oscuro, e un ancor più oscuro avvenire; Wong è la donna che si prostituisce per vivere, e rimane vittima innocente del suo primo e vero (quanto magari involontario) amore. Tutte storie nelle quali la lontananza gioca un ruolo fondamentale, e nelle quali in qualche caso si trasforma in un crudele addio, in altre sa evolversi e coniugarsi in un’attesa più pura e proficua.

Corrado Ruggeri né giudica né valuta. Soltanto, si fa burattinaio, abile tessitore di fili – in qualche caso fors’anche troppo prevedibili o esasperati – d’una vita che sa rifiorire anche in luoghi di dolore e di sofferenza, tra i lebbrosi della mitica Kolkata o tra i bambini orfani d’una terra martoriata da guerre inspiegabili. Su tutti questi travasi di sorte e su tutti questi frammenti di dolore domina quella che una giovane donna, ostaggio dell’odio immotivato, definì “l’intima bontà dell’uomo”: la capacità, cioè, di rendersi partecipi del dolore degli altri (la nobile compassione!) e di attivarsi affinché il dolore non rimanga soltanto una fotografia, una denuncia sterile, ma possa significarsi in un domani migliore, in un altro giorno che non sia manifesto di propaganda né pura retorica. E tutto questo Ruggeri lo fa mai scivolando nel sentimentalismo, in cui così facilmente si può sprofondare descrivendo storie come questa.
Forse l’autore esagera troppo le casualità, che sono chiamate a edificare un destino; ma il risultato (e il messaggio finale) si smarcano decisamente dalla fiction narrativa, per rappresentarsi indipendenti e per veicolare il messaggio più nobile di tutti: il rispetto d’ogni vita e d’ogni dignità, a ogni latitudine e longitudine.

"Cose dell’altro mondo", Baglioni ci parla del web

Marianna Abbate
Roma Un libro su Baglioni? Un libro di Baglioni? Ci siamo abituati alla poliedricità di questo ormai mitico cantautore: negli ultimi anni ha addirittura tentato la via del cinema, con risultati dignitosi.
In “Cose dell’altro mondo” edito da Rai-Eri e Infinito Edizioni l’artista romano conversa con Gianfranco Valenti, toccando temi di attualità come il web e i social network. Si esprime con grande semplicità e riflessività che da sempre caratterizza le sue canzoni. 

Baglioni paventa i suoi dubbi di fronte al fenomeno web, che ci allarga gli orizzonti in mondi molto più ampi di quanto non lo sia già il mondo reale.
Perchè il mondo reale è già astronomicamente vasto e sconvolgente e offre miliardi di possibilità. Ma scoprirlo costa fatica, ci vuole voglia e impegno. 
Il web, invece, è a portata di mano. Offre paradisi a portata di click, emozioni e risate a 20 mega al secondo. Permette di conoscere tutto subito, senza nessuno sforzo. Eppure tutto questo è solo un’illusione, una chimera effimera che scompare come è apparsa. E allora quali sono i rischi?
Quello che spaventa il nostro beneamato cantante è l’appiattimento delle emozioni, l’abitudine e la noia che sicuramente prima o poi colpisce chi del web fa un punto di riferimento imprescindibile. L’atteggiamento blasè che i sociologi paventano da tempo, è giunto al suo culmine. La desensibilizzazione colpisce tutti e potrebbe uccidere le emozioni.
E Claudio Baglioni è un inguaribile romantico, non potrebbe mai permetterlo.



Novità editoriali, tutti i nuovi libri

ROMA –  Bompiani ha pubblicato da qualche giorno “Il respiro della musica” di Paolo Terni; inoltre, per la stessa casa editrice, sono presenti sugli scaffali di tutte le librerie d’Italia anche “Bolle balle e sfere di cristallo” di Stefano Cingolani e “La rivoluzione dei gelsomini” di Tahar Ben Jelloun. Fandango presenta due nuovi libri, “L’arte dell’inganno” di Vittorio Giacopini e “Chuco” di Gregoire Polet. Arriva “Sex and the Vatican. Viaggio segreto nel regno dei casti” l’attesissimo libro di Carmelo Abbate pubblicato dalle Edizioni Piemme. La stessa casa editrice porterà all’imminente Salone Internazionale del Libro di Torino “Le mani sugli occhi” di Ugo Barbàra (giovedì 12 ore 20.30 – Caffè Letterario), “Il bosco di Aus” di Chiara Palazzolo (venerdì 13 ore 14 – Caffè Letterario), “Come due stelle nel mare” di Carlotta Mismetti Capua (sabato 14 ore 17.30 – Sala Book), oltre che altre tantissime novità. Neri Pozza Editore arruola nel proprio catalogo “Gridano i gufi” di Janet Frame, “Il libro delle bugie” di Mary Horlock, “Non sono stato io” di Kristof Magnusson e “L’isola degli animali” di Geral Durrel. Tra le novità della casa editrice milanese Ponte alle Grazie possiamo trovare “La questione del metodo” di Jaques Bonnet, “Filosofia. Corso di sopravvivenza” di Girolamo De Michele e “Crepuscolo di un idolo” di Michel Onfray. A venticinque anni dal disastro nucleare di Chernobyl arriva oggi in libreria per l’Editrice La Mandragora “A braccia aperte”, il volume con fotografie di Daniele Paradisi e Renzo Magri e gli interventi del Comitato Minori Stranieri e del dottor Solci dell’Università di Verona. Aldo Putignano presenterà suo ultimo libro “La sindrome di Balzac” (Edizioni Cento Autori) il prossimo 3 maggio ore 18 presso la Feltrinelli di via Santa Caterina a Chiaia di Napoli. Giovedì 28 aprile ore 19 presso lo Spazio Tadini di Milano, Alan Zamboni presenterà il suo recente romanzo, “L’ultimo quadro di Van Gogh” pubblicato da Infinito Edizioni.

Auguri Roma!

ROMA – Oggi, in occasione del Natale di Roma vi segnaliamo alcuni libri – romanzi e guide alternative – dedicati alla Città Eterna. Tra questi vi presentiamo “100 ottime ragioni per non amare Roma. E almeno due per adorarla alla fobia”, il libro di Luca Leone pubblicato da Infinito Edizioni.
Caserme e merchandising ecclesiastico; gatti e casinò; manifestazioni e omofobia; rugby e sampietrini; homeless e murales; esodi di massa e immondizia…
Roma non è solo la città raccontata e decantata dalle guide turistiche di tutto il mondo che ne esaltano gli aspetti da cartolina. Oltre alle file alla  Bocca della Verità per le foto di rito con la mano sul Mascherone, alle tette sempre marmoree di Paolina Borghese e al tradizionale lancio delle monetine nella Fontana di Trevi, l’Urbe è altro.

Con il taglio giornalistico sociale, e al contempo con ironia e leggerezza, (anche grazie alle gag di Ci’, Cesira e pise’), questo libro racconta in italiano e a tratti in romanesco i contrasti forti della Città Eterna per chi ci vive quotidianamente: una madre matrigna da cui fuggire per 100 e più ottime ragioni. Ma che per almeno due motivi si fa adorare più che mai…
Questa solo un’anticipazione:
Esodi di massa festivi
– Ah Ci’, ‘ndo annamo? Che famo? Che dici? Che penzi? ‘Ndo potemo anna’?
Che volemo fa? Che te va? ‘Ndo se va? A Cì, famo quarcosa che sto’ a sclera’!…
– …
– Eh Ci’?…
Quella di cui parliamo è una tragedia.
L’apocalisse.
Le sette piaghe d’Egitto. Con una preferenza per le cavallette.
D’altronde, sono gusti.
È venerdì pomeriggio. Una stagione qualunque, ma preferibilmente da
aprile a ottobre.
Il tempo è bello. Fa caldo. A Roma fa sempre caldo.
Il venerdì sera è una tragedia.
Mica vorrai restare a casa?
Si esce.
O magari si parte.
In Italia ci sarà la crisi degli alloggi, ma se qualcuno requisisse un po’ di seconde, terze e quarte case ne avremmo fin troppe a disposizione e ci potremmo ospitare anche i marziani.
E il romano, nel fine settimana, se non inquina rigorosamente in macchina l’aria della sua città, che fa?
Va a inquinare altrove.
I luoghi deputati allo scorrazzamento del romano sono molti, ma preferibilmente la costa tirrenica, tra Civitavecchia a nord e Lavinio a sud; la montagna, nel quieto Abruzzo; i laghi, ovvero Martignano, Bracciano o Albano e Nemi. Qui, poi, c’è la porchetta. E il romano, amici miei, magna.
Ammazza si magna!
Se in codesti luoghi il romano ha dimora, parte, rimane parzialmente stanziale, magna come un orso dopo il letargo e la domenica sera si rimette in coda, come ha fatto all’andata, per rientrare – insieme ad altre decine di migliaia di energumeni suoi pari – nell’odorosa Urbe, dove continuerà a sporcare esattamente come ha fatto nel fine settimana. Le vecchie, sane, rassicuranti abitudini.
Se invece il romano non ha il “pregio” d’essere stanziale, si trasforma in migrante. Ogni giorno del fine settimana, dunque, egli e gli altri del branco si spostano percorrendo anche molti ma molti chilometri per esperire eccezionali incarichi, di difficoltà estrema, tra i quali: mangiare la pizza; divorare carne arrosto; gustare pesce; prendere un gelato; ordinare caffè; passeggiare mano nella mano; litigare e mandarsi a cagare in pubblico; farsi scippare oppure compiere a propria volta, come forma di vigliacco “autofinanziamento”,
codesto estremo atto di maschio coraggio, magari ai danni di forzute e pericolose novantenni; fumare o farsi le canne; guardare i negozi; fare lo struscio in piazza; sedere su una panchina; rialzarsi dalla panchina: scriverci sopra col pennarello indelebile cazzate di mocciana ispirazione; gettare cicche di sigarette e fazzolettini fuori dal cestino, che è lì a un metro ma pare debba essere conservato vergine; accoppiarsi in macchina (ma col preservativo portato da Roma: del profilattico “burino” meglio non fidarsi, si sa…) o escogitare la variante dell’andare a mignotte (in effetti, secondo Radio Putantour le schiave nigeriane scarseggiano in città e non a tutti possono piacere le europee orientali, che invece tra le mura amiche hanno attecchito 96 100 ottime ragioni per non amare Roma bene). Tutte cose che, evidentemente, il romano non può esperire nell’Urbe, dove non esistono pizzerie e ristoranti, non vi sono notoriamente strade o piazze in cui passeggiare, mancano panchine, sono del tutto assenti negozi e prostitute, è vietatissimo e punito con pene corporali insozzare le strade o accoppiarsi laddove hanno dato estrema prova di valore generazioni e generazioni di suonatori d’arpa lor simili.
Simpatico è che coloro che, impunemente, vivono nello spazio compreso tra l’inizio e la fine di detta transumanza ogni fine settimana debbano respirarsi le gassose feci delle vetture di cotanti partenti eroi del famo quarcosa pise’, sinnò m’annoio e sclero!, chiedendosi senza mai avere risposta: perché?
Forse per solidarietà coi petrolieri?

Ecco i libri che CHRONICALIBRI vi suggerisce per andare alla scoperta della Capitale:


“Fare l’amore a Roma. Passeggiate nella stiria sociale della Città Eterna” di Barbara Fabiani, Infinito edizioni
“Roma acqua e sapone” di Annarita Sacco, Intra Moenia edizioni
“Roma senza fissa dimora” di Gabriele Del Grande, Infinito edizioni
“A testa alta. Passeggiate romane. I percorsi della memoria” di Cesare Mangianti, MMC Edizioni
“Guida insolita ai misteri, ai segreti, alle leggende e alle curiosità di Roma” di Claudio Rendina, Newton Compton
“Vicoli di paradiso” di Stefano Dionisi, Infinito edizioni

“La non guida di Roma” di Giuseppe Maranelli, Deinotera editrice

"Enrico e il mostro dell’ospedale", una storia di solidarietà e fantasia

Giulia Siena
ROMA – Enrico deve andare in ospedale e deve rimanerci un’intera settimana. Ma cosa farà tutto il giorno con il piagiama in un grande palazzo solo per bambini piccoli? A raccontarci la storia di “Enrico e il mostro dell’ospedale” (Infinito Edizioni) è Patrizia Bodrero che, con le illustrazioni di Serena Rossi, ci porta in una realtà così normale da essere quasi dimenticata. Per Enrico è strano che tanti bambini possano stare tutti insieme, spesso senza genitori, in un luogo chiuso con tanti medici e infermieri che dal mattino fino a sera si vogliono sincerare delle tue condizioni di salute. E’ strano che un bambino abbia bisogno dei medici, i bambini dovrebbero essere tutti sani. Ma Enrico deve seguire una dieta e rimanere lontano da casa. All’inizio sarò un po’ triste ma, quando viene a conoscenza di Tony, Anna e gli altri volontari dell’ospedale scoprirà affetto e solidarietà. Saranno proprio i volontari a raccontargli la storia del Mostro dell’ospedale, una figura misteriosa che si aggira di notte tra i letti dei pazienti per alleviare dolori e tristezza. Ma cos’è questo mostro? Enrico lo scoprirà con l’aiuto dei suoi nuovi amici.

“Enrico e il mostro dell’ospedale” è un libro che non solo racconta la realtà ospedaliera,  ma spiega a bambini e adulti come le proprie paure possono essere sconfitte con l’aiuto del personale sanitario e volontario. I proventi del libro sono interamente devoluti all’ Associazione per l’aiuto al giovane diabetico Piemonte e Valle D’Aosta – Onlus.

"Infinito edizioni": la vocazione del sociale. ChrL intervista Maria Cecilia Castagna

Giulio Gasperini
CASTEL GANDOLFO (Rm) – La nostra è un’epoca di grandi accelerazioni e sommovimenti sociali. Innegabilmente, la globalizzazione ci ha condotti verso un’era di benessere (o presunto tale) ma ha, allo stesso tempo, creato delle spaccature profonde nel tessuto sociale. In più, la grande diffusione e il sempre più incontrollato sviluppo dei mezzi di comunicazione ci hanno resi sempre più consapevoli di questi aspetti, sottoponendoci all’urgenza di un confronto continuo. Sicché gli alibi non tengono più, e ogni volta siamo costretti a confrontarci, sempre più nudamente, con tutte codeste problematiche importanti e non trascurabili, avendo come oggetto di riguardo proprio l’essere umano, in ogni sua possibile declinazione. La Infinito Edizioni ha scovato nel sociale la sua vocazione più profonda, la sua missione per rendere l’editoria non soltanto una “fabbrica” di libri, ma un motore propulsore di cambiamento e di maturazione sociale. Abbiamo intervistato Maria Cecilia Castagna, amministratrice della casa editrice che ha sede a Castel Gandolfo.

1. Qual è la proposta editoriale di Infinito?
La Infinito edizioni nasce come una realtà editoriale molto attenta a tematiche sociali, legate soprattutto ai temi dei diritti umani, dei migranti, dell’infanzia e delle donne. Ci interessa approfondire quegli argomenti che occupano le prime pagine dei quotidiani qualche giorno e che poi scompaiono fino a nuove, ma sempre vecchie, emergenze.

2. Un catalogo ricco di romanzi, inchieste, saggi e molto altro. Ma qual è il pubblico che volete raggiungere?
Ci piace incontrare le persone che amano approfondire, che sono alla ricerca di informazioni che altri mezzi di comunicazione, per superficialità, non danno. E per questo spaziamo nei generi dal saggio alla letteratura, ma sempre con il tema dell’approfondimento come base e obiettivo.

3. Autori emergenti accanto ad autoriaffermati del panorama italiano e internazionale, come mai questa scelta?
Ci piace scovare nuovi talenti, che ci danno poi soddisfazione (penso al lavoro di Gabriele Del Grande sui migranti o di Luca Leone sulla Bosnia Erzegovina) e allo stesso tempo avere in catalogo autori affermati a livello nazionale e internazionale, come ad esempio Andrea Camilleri, ci dà un onore e una spinta a fare sempre meglio.

4. Sempre meno libri venduti, sempre più case editrici: come vive la Infinito Edizioni questa continua “lotta”?
Cerchiamo di contrastare la crisi dell’editoria proponendo tematiche che si rivolgono a un pubblico interessato e, soprattutto, cercando di fare il maggior numero di incontri e presentazioni possibili dei nostri libri. Il contatto diretto tra autori e lettori, attraverso gli incontri, è quanto di meglio ci possa essere per una positiva crescita di tutti quanti. Abbiamo, infatti, tutti da imparare tanto.