ChronicaLibri ha intervistato Veronica Elisa Conti, autrice de “Le nebbie di Vraibourg”

Alessia Sità

ROMA – ChronicaLibri ha intervistato Veronica Elisa Conti, autrice de “Le nebbie di Vraibourg” edito da MUP. La giovane e brillante scrittrice racconta come è nato il suo primo romanzo – vincitore nel 2011 del prestigioso Premio Luigi Malerba di Narrativa e Sceneggiatura – svelando i retroscena di un lungo lavoro nato dall’amore e della passione per la letteratura francese e inglese e non solo.
Cosa ha ispirato “Le nebbie di Vraibourg”?
In questo lavoro, che per me è il primo in assoluto, confluiscono tutti gli autori, i luoghi, le opere che ho amato, sognato, letto e riletto. Il gioco dei nomi riconduce alla tradizione letteraria francese e inglese del Romanzo Gotico, ma ci sono dei testi a cui mi sono riferita come una vera e propria documentazione. Innanzitutto l’amato “ Il ritratto di Dorian Gray “. Ho immaginato che la madre del “mio” Dorian avesse letto questo capolavoro e, consapevole della bellezza del figlio, l’avesse così nominato. Il grande Dorian Gray vive un’evoluzione dall’innocenza al piacere senza coscienza, sino all’orrore per se stesso e il contrappasso della morte. Dorian Des Essarts è portatore di bellezza, ma non la cerca, si crede libero, ma la sua presunta libertà è data solo dalla paura che suscita. Finita questa, anche lui rimane prigioniero dello squallore della vita. Altri due titoli sono stati per me fondamentali. “ Il calore del sangue “ di Irène Némirovsky , il cui  ritratto della profonda provincia francese, delle sue meschinità, di quel passato che perseguita il presente mi ha condotto per mano in ogni parola. Infine il meraviglioso “Thérèse Desqueyroux” di Mauriac. Come nel libro di Irène Némirovsky, siamo immersi nella provincia della Francia che tanto amo. Mauriac riesce a far amare la figura di Thérèse , carnefice e vittima, persa tra i sogni e i suoi pini secolari. Una grandissima opera dallo stile moderno, immediato, che suscita mille interpretazioni, il cui finale aperto ci porta a nuove domande, come nella vita. Potrei citare ancora mille opere, immagini e suoni, ma credo e spero che ciascun mio lettore possa trovarli da solo e dare una sua personale risposta.
Il tuo romanzo ha vinto nel 2011 il Premio Luigi Malerba di Narrativa e Sceneggiatura. E’ una bellissima soddisfazione. Secondo te, qual è stato il vero punto di forza del tuo lavoro?
Credo la consapevolezza di quello che stai facendo, di chi sei e chi non puoi ancora essere. Ho cercato, seppur nel mio piccolo, di essere me stessa, riconoscendo con quanta più obbiettività, le mie caratteristiche e potenzialità. Questo mi ha portato a una scrittura personale, nata dalla scuola delle mie numerose letture, ma anche dal sincero riconoscere quanto lungo possa essere il proprio passo.
Leggendo “Le nebbie di Vraibourg” mi sono completamente immersa nell’atmosfera gotica che avvolge il mistero del Castello della Guyenne e dei personaggi che vi abitano. Sei appassionata di letteratura gotica? C’è un autore in particolare che ha determinato il tuo approccio a questo genere letterario?
La Letteratura Gotica di stampo settecentesco, romantico sino a quella del Novecento mi ha appassionato in tutte le sue declinazioni. Potrei citare , andando alla mia libreria, autori dai più celebri a quelli di nicchia  che ho amato e che mi hanno fatto tremare. Tra di loro c’è una  grande Signora del Novecento che mi ha ispirato: Dafne  du Maurier. Personalmente ritengo il suo lavoro gotico, come si può vedere nel suo romanzo più famoso “Rebecca la prima moglie”: il castello, i segreti, l’abile gioco di manipolazione psicologica, portano ad uno stato di tensione che, pur non presentando componenti surreali, sono propri dell’anima nera del Gotico. Poi ci sono i suoi bellissimi racconti: “ Non voltarti ” , “Monte Verità“ , “Il melo“ , “Il piccolo fotografo“ , “L’alibi“ , dove la paura s’ingigantisce in forme inaspettate, surreali e magnetiche, predette da una vecchia indovina o nascoste sulla vetta di un’ impenetrabile montagna. Infine nel romanzo “ Il capro espiatorio “ la realtà della vita dei personaggi, abitanti di un castello francese, è abilmente tagliata in mille sfaccettature che portano il lettore a riflettere sulla natura umana.  Per questo amo Dafne du Maurier: una grande scrittrice, una signora della tensione e dell’insinuazione, maestra nel presentare le maschere della realtà.
I personaggi che popolano il tuo romanzo sono molto ben delineati. Qual è stato quello più complicato da descrivere e in un certo senso da ‘animare’?
E’ stato Etienne.
Ho cercato di rendere credibile sia la sua ingenuità iniziale sia il bisogno di affetto e stabilità che lo immobilizzano in uno schema prestabilito da altri. Mentre scrivevo mi dicevo: “io farei proprio diversamente“ . Ma io non sono in miei personaggi. Pensavo alla sua infanzia,  al suo forte desiderio di stabilità affettiva e anche al contesto temporale in cui viveva. E’ forse il personaggio  per me più difficile da giudicare : avrei voluto da lui più forza, più durezza. Ma Etienne non è così. Non potevo fare diversamente.
Durante la costruzione dell’intreccio narrativo, c’è stato un momento in cui ti sei ritrovata a dover tornare sui tuoi passi per poter garantire al lettore il finale decisamente inaspettato?
Fortunatamente no. Ho cercato di creare con cura un’ “impalcatura“ narrativa che sostenesse bene il gioco in maschera dei personaggi. Sin dal principio ho avuto chiara la fine, o meglio, è proprio dalla fine che ho ricostruito ogni singolo passo della storia. Una tela tessuta a ritroso, ma così ho evitato i nodi.
Cosa vuol dire per te scrivere?
Scrivere è per me avere una seconda vita, quella circolare delle parole. E’ costruire una nuova realtà, ma anche trasporla su carta seguendo non le tue leggi, ma le sue. E’ conoscere intimamente ciascun personaggio e guardarlo fino a renderti conto che anche lui guarda te e che, anche se tu lo hai creato, non ne conosci il più profondo segreto. E’ costanza, esercizio, disciplina, ma soprattutto necessità.
Tre aggettivi per descrivere “Le nebbie di Vraibourg”.
Ambiguo
Ironico
Vendicativo