“Nati sotto il segno del cavolo”, tutto quello che le mamme perfette non ti dicono

natisottoilsegnodelcavolo_anteprima_chronicalibriGiulia Siena
PARMA 
– Con gli anni sono diventata scettica. Cominciai a scrivere di libri perché volevo rimanesse qualcosa di quello che leggevo; volevo che lo spiccato spirito di osservazione che mi tiene in ostaggio servisse agli altri nel districarsi nella contorta logica delle librerie generaliste. Così, cominciai a parlare di libri e a diventare, con il tempo, sempre più scettica. Ora, appena prendo un libro in mano, sono scettica… in senso buono! Lo scetticismo mi ha portato ad un’analisi ancora più profonda (si cade quasi nella paranoia da lettore consapevole) su ciò che vado a leggere. Voglio che quel libro mi tolga ogni titubanza: mi coinvolga, sia attinente con ciò che promette, si faccia ricordare! Per farlo, ogni volta, mi chiedo dove si voglia arrivare e poi, alla fine del libro, tirare le somme: era quello che volevano (editore-editor-autore)?

 

Vi ho detto, lo faccio con ogni libro, ogni giorno. L’ho fatto anche con Nati sotto il segno del cavolo e, nonostante Irene Vella sia una garanzia di scrittura spassosa e coinvolgente, questa nuova, nuovissima esperienza letteraria – infatti sarà in libreria da martedì 14 ottobre – poteva essere rischiosa. Il libro, scritto a quattro mani con Roberta Giovinazzo (insieme nella foto a lato) – sorprendente per freschezza narrativa e ironia – e IReneVella RobertaGiovinazzopubblicato da Novecento Editore, correva il rischio di lasciarsi fraintendere. La storia è scritta da due differenti punti di vista, quello di Irene e di Roberta, che poi sarebbero quattro, ci sono anche loro, i piccoli protagonisti, Gnomo (figlio di Irene) e Biscotto (figlio di Roberta). Queste due mamme, per loro definizione, sono “mamme che si sentono sbagliate”. Sì, proprio così, perché mentre le mamme perfette sono sempre puntuali, ben pettinate con tailleur o le ballerine o il cardigan di cachemire, le nostre due mamme sono “normali”, ovvero in perenne ritardo, stanche, giramondo e un po’ spettinate. Con loro, in questa avventura, i loro figli, piccoli ometti cinici e diretti. Nati sotto il segno del cavolo, infatti, vuole sfatare quel mito che vuole tutti i bambini buoni, educati e gentili, ci sono infatti veri e propri “bimbi-merda”, quelli che non si vergognano di dire la loro, quelli che, nonostante figli di “mamme-merda”, riescono a mettere quest’ultime in grande imbarazzo. Da zero a dieci anni (più o meno) la vita di Gnomo e Biscotto viene raccontata dalle loro madri attraverso episodi quotidiani di divertimento, gioia, difficoltà e amore. La penna ironica, narrativa, descrittiva e generosa di Irene Vella – quella della Giovinazzo non è da meno! – è un vero e proprio regalo per il lettore che varca la porta di casa ed entra in questo caotico e bellissimo mondo.

 

La mission, per le due autrici, era difficile: giocare poteva portare a calcare un po’ la mano e risultare l’opposto di perfettine, risultare stronze senza amore. Ma il risultato è stato amore puro, amore senza regole, amore smisurato nonostante le difficoltà della vita, la diversità di approccio, di età, di bisogni, di famiglia. E, per tornare all’inizio, hanno fatto dileguare ogni mia titubanza.

 

Il libro, con le prefazioni di Cristina Parodi e Rita dalla Chiesa, si chiude con i racconti di cinque genitori alle prese con figlio più o meno “bimbi-merda”.

Anteprima esclusiva: leggi con Chronicalibri le prime pagine di “Nati sotto il segno del cavolo”

natisottoilsegnodelcavolo_anteprima_chronicalibriROMANati sotto il segno del cavolo. Manuale di sopravvivenza per mamme che si sentono sbagliate (Novecento Editore) sarà in libreria da martedì 14 ottobre. In attesa di leggere le spassose avventure di Gnomo e Biscotto, i fantastici ed esilaranti “bimbi-merda” figli, rispettivamente, di Irene Vella e Roberta Giovinazzo, un po’ di quella energia, di quel divertimento e di quell’affetto che le autrici narrano lo potrete leggere nelle prime pagine del libro; oggi, qui, in esclusiva per i lettori di ChronicaLibri. 

 

 

Gnomo e Biscotto
The Terrible Two // Attenti a quei due
Intro

A volte il destino scrive la storia per te. E così capita che mentre pensi di avere sottomano quello che sarà il bestseller degli anni a venire, quello da cui sarà tratta una trilogia che manco Twilight e Harry Potter, facebook ti fa un regalo inaspettato.
Tramite amici ti viene segnalata (tipo soffiata alla polizia) una mamma “ganza” con bimbo cinico al seguito, soprannominato il Biscotto, che sembra lo Gnomo con solo un anno in meno, ma che è tutt’altro che discepolo o follower: certe caratteristiche sono innate. Bimbi merda si nasce e loro lo nacquero.
E così, dopo aver letto la sua bacheca, aver lurkato i suoi status e le uscite di suo figlio, mi sono convinta che sì, esisteva un altro gnomo, appartenente a mamma separata, e che aveva tutte le caratteristiche necessarie per entrare a far parte di questo libro.
La convinzione maxima mi è arrivata quando, dopo aver esposto l’idea a Roberta (la mia coautrice) e averle chiesto in poche parole di descrivere il suo rapporto con il figlio, mi ha mandato queste righe: “Lui mi ha insegnato che non devo mai abbassare la guardia, perché col suo delizioso cinismo infantile mi riporta sempre alla realtà. Come quando, tempo fa, partecipando a una manifestazione con la scuola, non vedeva l’ora di venir via per guardare una partita in tv.
Allora mamma, chiamami tra poco davanti a tutti dicendo che dobbiamo andare via in fretta, ok?
Sì amore, dico che c’è mio marito fuori ad aspettarci e dobbiamo far presto.
Silenzio.
Ehm… mamma… è meglio se dici che è morto qualcuno, perché in quell’altro modo pensano subito che è una balla.
Che carini i bambini, carini, carini, carini”.
Il mio, invece, guardando le mie tette una sera con invitati a cena ha detto: “Mamma ho scoperto che alle donne si ingrossano le tette quando devono avere dei bambini: forse non sei ingrassata, magari ne devi deporre qualcun’altro?”
E allora mi sono convinta che là fuori c’è un esercito di terrible child che aspetta solo di essere scoperto e, soprattutto, che la coppia (Gnomo e Biscotto, mi sembra non ci sia altro da aggiungere) rappresentava perfettamente la realtà.
Lo Gnomo, secondogenito infilato in una famiglia in cui la mamma ha ceduto in comodato d’uso un rene al babbo (solo per fare le vacanze in camper, sia chiaro), con sorella al seguito con cui si mena e si ama ogni tre per due. Biscotto, nato da una coppia (la cicogna non esiste bambini, sapevatelo tutti) che poi però è scoppiata; così Alessandro si è trovato a vivere un rapporto simbiotico con la mamma, ma ad alternare weekend e vacanze anche con il padre, e a stare talmente bene in questo ruolo da consigliare ai suoi compagni di scuola: “Datemi retta, fate separare anche i vostri genitori. È una figata: tutto doppio, non so se mi spiego”.
Insomma, per farla breve, Gabriele e Alessandro rappresentano le due facce della stessa medaglia (quella fatta come la pizza di fango del Camerum, citando la cara Cinzia Leone); così ogni bambino incompreso che leggerà il nostro libro, che di sicuro non verrà vietato ai minori, potrà identificarsi nello Gnomo o nel Biscotto, a seconda della famiglia di appartenenza. E scusate se è poco. Di questi tempi la par condicio in un libro ti assicura quanto meno un’ospitata sia nel salotto di Cristina Parodi (io la amo, guai a chi me la tocca), che in qualche plastico del dottor Vespa, magari rappresentante una delle scuole distrutte dai succitati. E così anche i media ce li siamo assicurati.
Poi a me e a Roberta ci manderanno gli assistenti sociali, ma questa è un’altra storia. Perché noi nel frattempo saremo emigrate a Bora Bora, dove finalmente potremo vivere una vita felice e ricca, dopo aver sputtanato i nostri figli (con il loro consenso però).
Ma questo sarà il seguito che scriveremo dopo: I Terrible Two. Gnomo e Biscotto, attenti a quei due, vanno a Bora Bora. E altro che Vacanze di Natale dei Vanzina; il botteghino straborderà. E il bottino sarà nostro. Dopotutto ogni bimbo merda ha la madre che si merita.

Arriva “Uomini” di Elisa Russo, uno spaccato di vita e musica dagli anni ’80 ai giorni nostri

UOMINI_odoyaGiulia Isaia
ROMA – C’era una Milano da bere e una underground. Lo scenario dal quale prende vita Uomini. I Ritmo Tribale, Edda e la scena musicale milanese è senza dubbio il secondo. La Milano degli anni ’80 – ’90 e la storia di una band fondamentale per il rock italiano sono il fulcro del racconto dell’autrice Elisa Russo, edito dalla Odoya all’interno della collana Odoya Cult Music. Lo scritto, da oggi in tutte le librerie, ha già in calendario una prima presentazione milanese, a Santeria, il prossimo 10 ottobre. Uomini di Elisa Russo è un racconto orale messo nero su bianco, un mix di interviste che vedono in primo piano gli interventi dei componenti Tribali: Andrea Scaglia (voce e chitarra); Andrea Briegel Filipazzi (basso); Fabrizio Rioda (chitarra); Alessandro Marcheschi (batteria); Luca Talia Accardi (tastiere); Stefano Edda Rampoldi (voce); Alessandro Zerilli (primo bassista dei Ritmo).
Un libro apparentemente riservato a una fascia di stretti conoscitori, amatori del genere e dei tempi narrati; in realtà Uomini si lascia leggere anche da fruitori distanti da quegli anni e dalla musica rock e punk, anima pulsante dei centri sociali di Milano a cavallo degli anni Novanta.

“I Ritmo Tribale mi travolsero, mi entrarono dentro in maniera differente – scrive l’autrice nell’introduzione – è difficile da spiegare, ma è una sensazione fisica, proprio come l’innamoramento”. Questa adorazione di Elisa Russo si percepisce dalle interviste che danno forma al racconto insieme ai testi delle canzoni dei Ritmo, anch’essi riportati proprio a voler dare una continuità, un chiarimento, uno stimolo da cui partire per appassionarsi alla loro storia. Le vicende personali dei giovani liceali che erano soliti incontrarsi a Piazza Grandi per dar vita alle loro canzoni (Uomini è una di queste), l’amicizia che li ha legati e li tiene insieme tutt’oggi, rivestono un ruolo di grande importanza all’interno della narrazione. Gli uomini che Elisa ci fa conoscere sono i giovani Tribali, ma anche tutti coloro che hanno gravitato attorno alla scena milanese di quel periodo proseguendo, sulla scia dei Ritmo, la strada del successo. E allora ecco comparire, tra gli altri, gli Afterhours, i Karma, i Casino Royale tutti testimoni della condivisione di un percorso, concretizzatosi nelle sale prove improvvisate a Villa Amantea o al Caf di via Cadore; fino all’esperienza del Jungle Sound, nella prima metà dei Novanta, studio di registrazione che ha visto passare artisti del calibro degli Oasis, Marco Morgan Castaldi, Jovanotti, Enrico Ruggeri, Vasco Rossi. Gli interventi di giornalisti e addetti ai lavori, discografici e tecnici del suono, manager, amici, fans e fidanzate rendono a tutta la storia dei Ritmo l’onore che merita. A toccare le corde dell’emotività contribuisce in maniera dominante la figura di Stefano Edda Rampoldi, straordinaria personalità che nel libro si racconta e si lascia raccontare. Travolgente voce dei Ritmo; artista dalle mille sfaccettature; debole, forse troppo, tanto da finire nel vortice dell’eroina. La caduta di Stefano rappresentò per l’intera band l’inizio della fine, non riconducibile soltanto all’assenza di un leader sul palco, di un frontman senza paragoni, quanto a ciò che per quegli uomini significò il distacco da un amico e l’impossibilità di aiutarlo. Stefano, a distanza di anni ce l’ha fatta e ora ha intrapreso la strada del solista (è in uscita il 28 ottobre il suo terzo lavoro discografico); gli altri, con una composizione rivisitata, hanno dato vita al gruppo NoGuru.

 

Il passato rimane nel cuore, ha segnato le vite dei Tribali e attraverso questa imponente raccolta di testimonianze, promette di toccare anche quelle di chiunque si avvicini alla loro storia.

 

Diamond Editrice: nasce Imago, la collana per valorizzare il cinema sommerso

logodiamondeditriceLATINA – Novità in casa Diamond. La casa editrice di Simone Di Matteo mette a segno un nuovo colpo: nasce una nuova collana, Imago, per recuperare il cinema sommerso da logiche produttive e distributive che privilegiano solo prodotti in linea con il mercato dominante, commercialmente sicuri, e penalizzano la varietà artistico-espressiva. Questo è il nuovo ambizioso traguardo della Diamond Editrice che con la collana Imago, dedicata al linguaggio iconografico – nell’intento di porre l’opera al centro e le parole a cornice – ospiterà film, documentari, docufiction e cortometraggi firmati da registi emergenti ma non necessariamente sconosciuti.

Si tratta di prodotti cinematografici rimasti in gran parte sconosciuti a livello nazionale, benché alcuni abbiano preso parte a vari festival e concorsi e siano stati premiati per il contenuto culturale e la qualità del montaggio.
Il cofanetto dvd sarà arricchito da un libro con l’obiettivo di accompagnare lo spettatore nella visione dell’opera, un diario di bordo redatto dallo stesso regista in cui spiega la lavorazione del film e risponde agli interrogativi narrativi. Il formato sarà lo stesso con cui la Diamond Editrice ha vinto nel 2012, con “D’amore e di liberta” del poeta Antonio Veneziani, il primo premio “Del Cortegiano”, riconoscimento rivolto al “packaging” del libro – carta, caratteri, copertina, immagini e ogni altra idea volta alla confezione del prodotto-libro. Un formato ideato dallo stesso editore, Simone Di Matteo, e ritenuto dalla giuria di “Del Cortegiano” tra i migliori pubblicati negli ultimi tre anni.
A solo quattro anni dalla sua nascita la Diamond Editrice – fondata dallo scrittore e editore Simone Di Matteo – dopo avere collezionato successi letterari con il coinvolgimento di importanti firme del mondo letterario e culturale (Dacia Maraini, Anna Mazzamauro, Antonio Veneziani, Vincenzo Incenzo, Pino Strabioli, Giancarlo Governi, Leandro Castellani, Franca Rame), lancia una nuova sfida: “Il cinema non è morto, è solo paralizzato” dichiara l’editore Simone Di Matteo.“Per attuare il disgelo è necessario un intervento attivo e creativo che vede protagonisti autori, registi, produttori, imprenditori e distributori. Troppi sono i film prodotti grazie a finanziamenti privati e pubblici che subiscono, nonostante l’alta qualità artistica e culturale, una battuta d’arresto prima del traguardo distributivo”.
La collana sarà inaugurata da Sottosuolo, docufilm di Sebastian Maulucci, giovane filmaker di Latina, già assistente alla regia di Paolo Sorrentino ne “L’amico di famiglia”, in concorso al Festival di Cannes 2006, e regista de “La terra e il vento” (Arpa Film 2013).
Sottosuolo è un viaggio nell’arte della vita di provincia raccontata dai protagonisti, due giovani artisti che nell’incertezza del presente si interrogano sul futuro. A loro si unirà un coro di voci della vita culturale e artistica originari del capoluogo pontino, molti dei quali ormai affermati, che coprono diverse generazioni: Antonio Pennacchi (autore di “Canale Mussolini”, Premio Strega 2010); Luciano Melchionna (drammaturgo, sceneggiatore, attore e regista teatrale e cinematografico); Lina Bernardi (attrice di cinema, teatro e tv); Enzo Provenzano (attore e regista); Nino Bernardini (attore); Gianfranco Pannone (regista cinematografico e tv); Roberto Prosseda (pianista) e Chiazzetta (musicista).
Girato tra Latina e Roma il docufilm – la cui uscita è prevista per dicembre – a differenza della letteratura e del cinema che fino ad oggi ha raccontato di Latina solo la storia della sua fondazione, avvenuta nel Fascismo, intende dare una chiave di lettura nuova della città, spostando l’attenzione sulla vita artistica e culturale.
“Sottosuolo” è stato finalista al VAMFEST (Vercelli Art movie festival) di Vercelli, 2009; al DOCUMENTA FILM FEST 2009 (Sezze, LT); al PREMIO WIRRAL INTERNATIONAL FILM FEST 2009 – LIVERPOOL – Italian Competition.
Dopo “Sottosuolo” di Sebastian Maulucci è già in programmazione la pubblicazione del documentario “Nessuno è perfetto” di Massimo Fabio Lozzi e un film del regista foggiano Carlo Fenizi.
La Diamond si conferma con il progetto Imago la prima casa editrice a lanciare sul mercato editoriale la sfida del “cinema sommerso”.

“Indagini in cucina”, il nuovo libro di Mila Venturini tra verità che non ti aspetti

indaginiincucinaGiulia Siena
PARMA – Cosa succede se durante un concorso di cucina due bambini si accorgono che qualcosa non va per il verso giusto? I due bambini sono Paolo e Francesca, nati dalla penna di Mila Venturini e protagonisti di Indagini in cucina, la nuova e avvincente avventura targata biancoeneroedizioni. Ma partiamo dall’inizio, da quando nel loro diario i piccoli detective annotano che “la prossima settimana il paese ospiterà la finale di una gara di cucina napoletana organizzata dalla rivista “Presi per la gola”. I nonni hanno convinto Aisha Ahmed, la cuoca dell’albergo, a partecipare alla gara, anche se lei all’inizio non voleva. E i nonni hanno avuto ragione, perché Aisha ha superato le selezioni ed è tra i tre cuochi finalisti! è venuto uno dei giudici in persona a comunicarglielo…” Il concorso, infatti, è un’ottima occasione per Aisha di dimostrare la propria bravura e, vincendo, di portare suo figlio a Parigi. Ma gli avversari sono agguerritissimi, poco simpatici – notano Paolo e Francesca – e, soprattutto, durante i giorni di sfida avviene qualcosa di poco chiaro. Gli ingredienti scelti da Aisha prima della gara non sono gli stessi che poi andrà a cucinare… Come mai? Cosa sta succedendo? A questo punto entrano in scena i due piccoli detective che grazie alla loro curiosità e alla loro testardaggine andranno in fondo alla storia.

 

Indagini in cucina, grazie al font biancoeneroedizioni è una storia ad Alta Leggibilità, adatta a tutti i lettori dagli 8 anni.

 

10 Libri per la tua estate CHRL scelti da Luna Letteraria

10 libri chrlROMA – Il nostro viaggio tra le letture estive suggerite da chi i libri li crea, li conosce e li comunica continua con Luna Letteraria. Luna Letteraria, nata dalla passione e dall’idea di Sara Deodati, Giancarlo Gentile e Barbara Giannini, è un’agenzia romana di servizi editoriali che si prende cura del testo fino a farlo diventare libro. Allora avventuriamoci con loro alla scoperta dei suggerimenti estivi, si parte con i 10 Libri per la tua estate CHRL scelti da Luna Letteraria.

 

1. Trilogia della città di Kappa di Agotha Kristof, Einaudi
Lo stile della Kristof è crudo, asciutto, scarno e crudele, come la vita dei due fratelli protagonisti di questo romanzo straordinario in cui l’istinto di sopravvivenza s’intreccia ed entra in conflitto con l’amore per un fratello.
2. Una cosa divertente che non farò mai più di David Foster Wallace, Minimum Fax
Satirico, divertente, dissacrante e introspettivo, vacanziero ma anche antivacanziero, in una parola: imperdibile.
3. Specie di spazi di Georges Perec, Bollati Boringhieri
Il libro si apre con la riproduzione della Carta dell’Oceano, tratta da “La Caccia allo snark” di Lewis Carroll, un quadrato bianco, vuoto, contenente solo una parte della pagina su cui è tracciato. Perec, in modo geniale, come in tutte le sue opere d’altronde, catalizza la nostra attenzione su ciò che quotidianamente diamo per scontato, lo spazio che occupiamo, che riempiamo e che raramente ci soffermiamo ad osservare.
4. La filosofia di Topolino di Giulio Giorello (con Ilaria Cozzaglio), Guanda
Sorprendente, istruttivo e spassosissimo viaggio nel mondo delle elucubrazioni filosofiche più alte… a bordo della Steamboat Willie!
5. Bravo Burro! di John Fante, Einaudi
Una storia per ragazzi che per ragazzi non è, e affronta alla maniera commovente e umoristica insieme – tipica di Fante – temi importanti come il rapporto tra padre e figlio, il coraggio, la testardaggine, l’amore.
6. Il fu Mattia Pascal di Luigi Pirandello, Einaudi
Avremmo dovuto leggerlo alle scuole medie, ma se l’abbiamo fatto non l’abbiamo fatto con l’entusiasmo che merita. Un capolavoro assoluto, divertente e tragico allo stesso tempo. Uno di quei libri che vanno assolutamente letti almeno una volta nella vita.

7. Un’idea di felicità di Luis Sepúlveda – Carlo Petrini, Guanda
Una conversazione a due che parla della felicità e del diritto al piacere spaziando tra letteratura, gastronomia e diritti civili. Per riappropriarci di noi stessi, e del nostro tempo. Che è un po’ la stessa cosa, no?
8. Norwegian Wood di Murakami Haruki, Einaudi
Un Bildungsroman che tocca le nostre corde più intime e lì rimane, accompagnandoci con l’inquietudine, il senso di colpa e la sete di vivere che avevamo da adolescenti e che da adulti non abbiamo affatto sopito, ma che anzi forse sentiamo ancor più vividi.
9. Febbre a 90 di Nick Hornby, Guanda
Ci sono due categorie che dovrebbero leggere questo libro: quelli che amano il calcio e quelli che non amano il calcio. Spassoso e travolgente, il calcio è solo una scusa per sfogare le passioni?
10. America oggi di Raymond Carver, Minimum Fax
È come infilare il naso per un momento nelle vite dei personaggi di questi nove racconti, ambientati in un’America provinciale, e sorprenderli in un momento buio della loro vita, in cui un dramma, un’ineluttabile insoddisfazione o il cedimento delle certezze consolidate li porta allo sbando.

 

 

 

barbara_lunaBarbara Giannini
Chi è: una editor, una correttrice di bozze, un’appassionata di Storia, di Letteratura, di Poesia, di buona musica e di buona arte.
Chi non è: un pompiere, un tostapane, una fashion victim, un’appassionata di cattiva musica, un’appassionata di tv spazzatura, di libri spazzatura, di cultura spazzatura.

 

sara_lunaSara Deodati
Sara ama dire di sé che “sa leggere e scrivere”, una frase apparentemente scherzosa che racchiude la verità e testimonia tutta la sua passione per la lettura e la parola scritta, curata, scelta, giusta. Più ci pensa più si convince che saper leggere e scrivere sia stata per lei la chiave di tutto. Tra i suoi ricordi più vividi c’è il momento in cui, da bambina, ha letto la sua prima parola – albero – e ha visto un mondo aprirsi davanti a lei: un mondo fatto di 21 lettere (a volte di più!) che possono combinarsi in modi infiniti… e vorrebbe esplorarli tutti.

“Migrando”, la battaglia poetica di un clandestino

MigrandoGiulia Siena
ROMAMigrando, il nuovo libro di poesie – il quarto – di Giulio Gasperini ha poco più di un mese. Da un mese questo libro e il suo autore viaggiano spediti per l’Italia – sono ancora al Nord ma presto scenderanno fino a Sud – a raccontare le poesie e il viaggio stesso. Perché il viaggio con la migrazione, l’inquietudine e la ricerca è il motore di Migrando. “Errare come vagare, / ma non come sbagliare. Perché lo sbaglio / non esiste: quello che si cerca è solo / l’ombra d’un giorno che non sia più triste”. Già dalla copertina del libro si intuisce, infatti, il tema antico e perenne dell’andare, che ha visto l’uomo partire in cerca di nuove terre e nuovi spazi, tornare per nuove avventure e nuove vite. Migrando (pubblicato da End Edizioni) torna a questa tematica e lo fa con gli occhi curiosi di Giulio Gasperini che alla sua innata voglia di movimento e scoperta unisce la forte esperienza umana e lavorativa con i migranti. Il viaggio, da semplice e poetico andare per piacere e irrequietezza, si fa migrazione, diventa viaggio di speranza, di salvezza e di emergenza. La mutazione prende vita dall’abilità poetica dello scrittore maremmano che ci trascina tra i migranti che non conoscono le parole e che non hanno voce, tra i disperati che nel viaggio cercano l’asilo, tra coloro che spesso, ai nostri occhi, diventano solamente “il problema”. Ma l’abilità poetica sta anche in altro: sta nel fatto che attraverso un groviglio di sguardi, di vite e di percorsi in terre di confine, dopo aver conosciuto l’altrove, conosciamo l’altro. L’altro è il viaggiatore, in questo caso il migrante o il clandestino, errante per disperazione e spaesato esploratore nel momento del bisogno: “Tocco un porto e poi un altro / – parto e rientro – da porto a porto – / salpo e attracco”. 

 

Quella di Migrando è la battaglia poetica di un clandestino che nel viaggio si afferma e si mette in discussione e, con il viaggio, tenta di portare sotto lo sguardo di tutti la sofferenza e le diversità che il migrante prova sulla sua pelle. La poesia di Gasperini, perciò, è una poesia necessaria, nata dall’atavico bisogno dell’uomo di raccontare e farsi tramite. Con i suoi occhi e la sua emotività si fa sguardo per il mondo.

L’Editoriale: quando ogni libraio consiglia gli stessi libri

editoriale CHRL consigli del libraioGiulia Siena
ROMA – Succede ogni anno, sicuramente più volte l’anno. Succede in vista dei regali di Natale e succede per le vacanze estive. Entri in libreria e succede. I librai, tutti i librai, forti della loro esperienza di osservatori-lettori-addetti ai lavori ti segnalano un libro da portare sotto l’albero oppure il libro da mettere in valigia. Lo fanno in  diversi modi: con una classifica dei libri più venduti della libreria, con piccole recensioni home made, con segnalazioni o semplici richiami sulla copertina. Lo fanno e, anche questa volta, per questa estate che stenta a partire, lo hanno fatto. Mentre loro lo facevano ed erano intenti a esporre i libri “consigliati” io li guardavo – ne ho guardati almeno una dozzina in tutta Italia – e non ho potuto fare a meno di notare che tanti librai hanno suggerito gli stessi libri… L’equazione, infatti, è stata semplice: tanti librai per pochi libri. Nel mare magnum delle pubblicazioni che ogni giorno l’Italia del libro sforna, gli addetti ai lavori hanno selezionato più o meno sempre i soliti nomi. Quali sono questi nomi? L’ormai letterata Chiara Gamberale che con il suo “Per dieci minuti” sta diventando un fenomeno editoriale. Non me ne vogliano i suoi fans – che lei è anche brava a scrivere – ma non c’è solo il romanzo di chi, per dieci minuti, ogni giorno, fa qualcosa che non avrebbe mai fatto. Il tormentone, poi, che – a quanto pare – i librai italiani appoggiano è Giuseppe Catozzella che con il suo “Non dirmi che hai paura” si è aggiudicato il Premio Strega Giovani 2014. I visti, rivisti e già visti si arricchisce anche di “Open”, la vita romanzata dell’asso del tennis Andre Agassi: bellissimo romanzo per tutti ma… basta! Da notare, ancora, che tra i “consigliatissimi” e non si sa per quale motivo effettivo c’è sempre l’ultimo Premio Strega e, infatti, questa volta è “Il desiderio di essere come tutti” di Francesco Piccolo. E qui la mia domanda – come ogni anno – è sorta spontanea: facile per un libraio consigliare un libro fascettato con la sorniona scritta: Vincitore del Premio Strega; non sarebbe più coraggioso consigliare un bel romanzo ma scartato alle prime selezioni dell’ambito Premio? Quando finisce o finirà la dittatura dei grandi nomi, dei grandi marchi e dei piccoli libri? Dove comincia il coraggio di un libraio? Perché da Aosta a Bari, passando per Parma, Bologna, Roma e Napoli, io ho visto consigliare tutti gli stessi libri? Sicuramente ce ne sono di librai oculati, di quelli che leggono e che non hanno paura di consigliare un piccolo nome, un piccolo marchio ma un grande libro. Ma questi librai suonano ancora come rivoluzionari. Allora la rivoluzione facciamola, scegliamo dei libri che siano dei grandi libri e non facciamoci soggiogare dalla paura che quel libro andrebbe richiesto, prenotato e atteso. Anche questo è il piacere della lettura!

 

Buoni libri a tutti.

 

Federico il Pazzo, un imperatore per amico nella periferia di Napoli

federico il pazzoGiulia Siena
PARMAPatrizia Rinaldi dopo Mare Giallo e Piano Forte torna a parlare di ragazzi nelle realtà svantaggiate e questa volta lo fa con Federico Il Pazzo (Sinnos). Illustrata da Federico Appel, la storia è quella di Angelo, un tredicenne che da Verona si trasferisce nella periferia di Napoli con la serena ma poco rassicurante affermazione della madre single: “Ora stiamo tornando a casa e a casa resteremo per sempre”. La madre di Angelo è un’ottimista per natura, lei sorride in faccia alla vita e continua a ripetere “La vita va da chi le vuole bene”. Sicuramente, questo stesso ottimismo, ha svegliato Angelo dal suo coma profondo. Aveva nove mesi, solo nove mesi, ed è caduto in coma. Ha vissuto in quel “galleggiamento” che ogni tanto torna e lo ruba al presente per giorni e solo la madre, la voce della madre, lo ha trattenuto e fatto nascere, di nuovo. E grazie a lei, ora, dovrà ricominciare la sua vita in un altro posto che non è la sua casa perché, per la mamma la casa è Napoli e lì comincia la loro nuova vita. Ma per Angelo cominciano i guai: la sua lingua, il suo modo di fare e il suo modo di essere sono estranei a quella realtà colorata e problematica. I vicini ostili, le strade nuove, i cibi mai assaggiati prima, Capa Gialla, il ripetete violento per il quale Angelo diventa il bersaglio facile, sono le difficoltà che si presentano ogni giorno. Poi c’è Giusy, una “femmina” determinata a diventare meccanico e Federico il Pazzo, un vero e proprio mistero. Quel ragazzino che abita con la nonna sullo stesso pianerottolo dello “straniero Angelo” e che in aula, in terza E, si siede lontano, vicino ai teppisti, si isola nel suo libro che parla di un imperatore e la sua grandezza. Quel ragazzo in realtà si chiama Francesco, ma tutti lo chiamano Federico, come Federico II di Svevia, il grande imperatore del passato celebre per la sua lungimiranza. Francesco ha capito che rifugiarsi nella storia e nel sapere e rispondere con una dialettica arguta all’arroganza che lo circonda lo fa sentire forte e protetto. Ma cosa protegge Angelo da quell’ambiente ancora a lui estraneo? Lo scontro con Capa Gialla, infatti, non tarda ad arrivare e sarà quello il barbaro “rito di iniziazione” che regalerà al piccolo protagonista la consapevolezza che la paura si vince.

 

L’inserimento, l’amicizia, la violenza, i ricordi, la ricerca della felicità e le paure sono temi che con spontaneità si rincorrono in questo libro scritto con maestria da Patrizia Rinaldi. L’autrice, ex insegnante napoletana, racconta una realtà che conosce bene e la affronta con competenza e realismo. La scuola di Angelo è una scuola che può essere ovunque e lui, così come Francesco, Giusy o Capa Gialla, potrebbero essere i ragazzi di un qualunque quartiere.

 

Vincitore nel 2006 del Premio Pippi per l’inedito, Federico il Pazzo è un libro per tutti perché è stato stampato con la font leggimi (carattere speciale appositamente studiato per agevolare la lettura e per permettere a tutti di diventare grandi lettori!).

 

Arriva “Cristina D’Avena 50 anni di sogni” e parte la festa dal ritmo anni ’80

Davena_lauranaGiulia Siena
PARMA 
– Parte oggi da tutte le librerie d’Italia la festa – ufficiosa – per i 50 anni di Cristina D’Avena. Sì, avete capito bene, la voce fatata della TV il prossimo 6 luglio compie mezzo secolo e per augurarle buon compleanno Laurana Editore porta in libreria Cristina D’Avena 50 anni di sogni, il libro curato da Gabriele Dadati con i racconti di dodici scoppiettanti giornaliste e scrittrici. La festa è tutta in questo libro; si parte dalla lista degli invitati: ci saranno gli amici di sempre, i Puffi e Gargamella, Candy Candy, Licia con Andrea e Giuliano, Denver, le tre sorelle Occhi di Gatto, Mila e Shiro, Sailor Moon e le altre, Pollyanna, Doremon, Mary fuori dal suo giardino dei misteri e Peter Pan. Alla musica ci pensano Doremì, Alvin rock’n’roll, Jem e quegli svitati di Mirko (dal ciuffo biondo) e Satomi; forse da qualche parte, poi, ci saranno anche Uan e Ambrogio… chissà! Ma facciamo presto, questi fatidici 50 anni stanno arrivando e Gabriele Dadati, che ne ha curato l’organizzazione e la stesura, si chiede – attraverso questo libro e le voci che ne hanno preso parte – come l’eroina degli anni Ottanta sia riuscita a rimanere per oltre quarant’anni nel magico mondo dello star system e, soprattutto, a rimanere indenne alla furia del tempo. Comincia, così, un viaggio nostalgico nei pomeriggi in cui la voce della D’Avena scandiva il tempo del relax per migliaia di bambini e bambine dell’Italia in preda alla TV commerciale. Un viaggio che ci riporta in dietro negli anni, molto indietro, quando una bambina bolognese con qualche dente da latte suicidatosi in favore della crescita cantava il Valzer del moscerino allo Zecchino d’Oro. Era proprio lei, Cristina, che cominciava a muovere i primi passi nel mondo della canzone. La ritroviamo, poi, nei racconti di questo libro come una creatura magnifica nei sogni di un ragazzino dei giorni nostri (nel divertente racconto “Sposerò Cristina D’Avena), ispirazione per giovani cantanti e donzelle dalla voglia di successo (il realistico “Coro”), descritta, poi, come l’amica che non si vede da un pezzo ma che si aspetta per cominciare la festa (il quasi commovente “Un augurio speciale) e, infine, come voce riconoscibilissima e dolce di un passato che per fortuna può sempre tornare (#Cristinadavena #patrimonionazionale).

 

I racconti di Paola Cerri, Irene Chias, Chiara Ferrari, Lucia Tilde Ingrosso, Paola Jacobbi, Sara Loffredi, Silvia Messa, Silvia Montemurro, Marianna Natale, Sarah Spinazzola, Barbara Tagliaferri e Irene Vella sono un tributo divertente, irriverente, nostalgico, dolce e smaliziato a un simbolo di una generazione cresciuta a pane, sogni e cartoni animati.