La madre dei colletti sporchi si chiama "Mater Munnezza"

Agnese Cerroni
Roma Irrompe nelle librerie con un vigoroso je accuse Massimo Siviero, giornalista e sociologo, firma d’eccellenza de Il Mattino di Napoli e de Il Messaggero. Tuona attraverso le pagine dell’ultimo libro e le sue parole pesano come macigni. “Mater Munnezza” (edizione CentoAutori) è giallo in superficie e storia in nuce, romanzo che ha in sè le prerogative di un’inchiesta e scava puntigliosamente nelle torbide acque della cronaca nazionale. Attraverso l’incedere accattivante del thriller, forma narrativa che con freschezza maschera e trascende la realtà nella finzione, l’autore mette in scena le crude degenerazioni – assolutamente autentiche – della storia dei nostri giorni, con particolare riferimento, come il titolo stesso suggerisce, alla questione dello smaltimento dei rifiuti. Partendo dall’assunto che la munnezza non è che la punta dell’iceberg, il sintomo della malattia.

Il protagonista Gabriele Abruzzese (abruzzese di nome e di fatto) la definisce “borghesia camorrara“. E’ la classe napoletana dei “colletti sporchi, anzi sporchissimi”, che sguazza nella sottocultura del malaffare e che è responsabile del disinteresse della cosiddetta società civile per la storica emergenza (accoppiata ossimorica) rifiuti in Campania, che da vent’anni, con alterne vicende, attanaglia la metropoli e la sua periferia. Sono loro l’autentico cancro da asportare. Loro che hanno spesso voltato la faccia altrove quando si trattava di denunciare. Loro che talvolta hanno preso parte al business.

Sullo sfondo c’è il ritorno di Abruzzese, già conosciuto dai lettori di Siviero: un non napoletano tra i napoletani affinchè il reale venga ben delineato, la critica resa oggettiva e i problemi affrontati con distacco e senso di pietà. Il commissario dovrà riavvolgere il bandolo della matassa, in una complessa storia che coinvolge un delitto atipico contraddistinto da inquietanti ritualità, ostacoli istituzionali e crimini internazionali. Sullo sfondo la città di Napoli, cupa, pericolosa, bellissima.

"Gli angeli di Lucifero", la storia intensa di una Milano nel mistero


Silvia Notarangelo
Roma – Per il suo romanzo d’esordio, il giornalista Fabrizio Carcano ha scelto di recuperare la leggenda del Diavolo di Porta Romana per dar vita a una storia intensa e ricca di colpi di scena, in cui la vita della Milano del 2009 si intreccia con quella, intrigante e misteriosa, della Milano esoterica del Seicento.
“Gli Angeli di Lucifero”, pubblicato da Mursia, si apre con la notizia della profanazione della tomba di Ludovico Acerbi, eccentrico nobile milanese, capace di guadagnarsi la fama di Diavolo, proprio in virtù dei suoi modi stravaganti. Apparentemente nulla di così eccezionale, forse un semplice atto vandalico.
E questa è anche la prima ipotesi formulata dal commissario Bruno Ardigò, propenso a chiudere rapidamente la questione.
Tutto, però, si complica quando, a distanza di pochi giorni, la città viene sconvolta da tre efferati omicidi. Un titolare di un’agenzia pubblicitaria, un immobiliarista e un medico perdono la vita sotto i terribili colpi inferti da una stessa mano. La scena del delitto è identica: i corpi massacrati con la lama di una spada e accanto a loro una versione, appositamente modificata, della celebre opera di Marco d’Oggiono, la Pala dei tre Arcangeli.
Le indagini, che inizialmente non avevano escluso alcuna pista, non possono che concentrarsi, ora, verso un’unica direzione. Gli omicidi hanno un movente comune. E anche gli ultimi, flebili dubbi vengono fugati quando, grazie al contributo di Federico Malerba, amico del commissario nonché brillante cronista, emerge, dal passato, un inquietante particolare. Le tre vittime sono discendenti di antiche famiglie milanesi che, in modi diversi, si erano inimicate niente di meno che il noto Marchese Acerbi. Il Diavolo stava forse sfogando, ora, la sua ira mai sopita? L’interrogativo sembra trovare incredibili conferme non solo dai filmati acquisiti da alcune telecamere, ma anche dalle parole dell’unico testimone. L’assassino ha un mantello nero, un cappuccio, indossa guanti e stivali ma, soprattutto, non ha un volto: “era bianco, era la morte, era terribile”.
Lucifero sembra, così, aver compiuto la sua vendetta, i tre “angeli” sono stati sconfitti. Ma il procedere delle indagini porterà alla luce una verità molto diversa da quella ipotizzata, i cui risvolti, davvero imprevedibili, non saranno, però, mai suffragati da prove certe.

"La rosa", la grande scrittura di Petruševskaja entra in un albo illustrato

Giulia Siena
ROMA “Un uomo di punto in bianco cominciò a profumare come una rosa. E non c’era niente da fare. Bastava che entrasse in un negozio, e in un batter d’occhio tutti si fermavano, cominciavano ad annusare l’aria e dicevano: “C’è odore di rose. Sembra proprio di stare in un roseto”. Sembra un po’ bizzarro, dalle sfumature divertenti, ma questo non è che solo l’inizio de “La rosa”, il racconto di Ljudmila Petruševkaja che ha i toni di una favola triste. Illustrato magistralmente da Claudia Palmarucci, “La rosa” è una delle ultime uscite firmate Orecchio Acerbo.
 Tutto comincia quando un uomo comincia a profumare come una rosa: i suoi vestiti, la sua pelle, i suoi movimenti emanano un odore che si addice a un fiore. Così, quando quest’uomo senza nome accede in un luogo o entra in qualsiasi stanza, la gente si aggira perplessa annusando il buon odore. Presto, però, questo odore si fa quasi insopportabile, sinonimo di un’oscura punizione. La fresca fragranza che all’improvviso ha segnato il cammino del protagonista diventa il suo capo d’accusa: diviene una cavia, un esperimento da portare avanti quasi seguendo le istruzioni di un manuale di giardinaggio.


In “La rosa” Ljudmila Petruševkaja fa confluire la sua attenta osservazione della situazione umana di fronte alla disgregazione sociale: disagio, emarginazione e solitudine, argomenti che attraverso una grande penna e ottime immagini possono essere spiegati anche ai lettori più piccoli.

"Le felicità consumate": la forza e la passione della vita

Agnese Cerroni

ROMA– Da luglio sugli scaffali delle librerie il nuovo romanzo dell’autrice partenopea Patrizia Rinaldi, “Le felicità consumate” (Edizioni Cento Autori), un’interessante antologia di racconti brevissimi legati tra loro dalla strenua tensione dei personaggi alla ricerca della felicità. Felicità sognata ed esperita ad ogni età, attraverso un caleidoscopio di passioni vissute con forza e pienezza. Ecco il fil rouge che unisce idealmente la stravagante zia Anna “i capelli tinti di un biondo pallido che va nel rosa”, Andreina Mosc’ è stagn la musicista”con la sua tromba cattiva che non vuole insegnare e cantare per niente e nessuno”, Marinella-chérie e sua nonna Gugù e Lorenzo il calciatore in erba che gioca le sue partite con quel Super Santos un po’ sgonfio: amore.
Che sia per un uomo o perla squadra del cuore non fa differenza. Solo amore disvela il senso profondo della vita.
Sullo sfondo, l’ ultimo personaggio della Rinaldi: Napoli. Napoli e la periferia di Fuorigrotta. Napoli crudele e caotica. Napoli che si trasforma sotto gli occhi di ogni personaggio.Una Napoli di piccoli segreti e infinite risorse.

“Ricomincio da te. La Napoli del futuro raccontata dai bambini”. Lo sguardo ingenuo e consapevole di chi sogna e spera in un futuro migliore

Alessia Sità
ROMA“Parla della tua città o del tuo quartiere. / Racconta il giorno più felice della tua vita. / Racconta cosa sogni per la tua famiglia. Parla del tuo migliore amico. / Immagina di essere il Sindaco di Napoli e descrivi cosa faresti. / Descrivi come trascorri la tua giornata e racconta cosa sogni di diventare da grande.”
Sono queste le tematiche proposte agli alunni della quinta elementare di San Giovanni a Teduccio, alla periferia di Napoli. Nato insieme all’Associazione 2033 Progetto Sud, “Ricomincio da te. La Napoli del futuro raccontata dai bambini” di Alfredo Sasso, pubblicato da Mursia, racchiude le numerose interviste rilasciate dagli studenti.

Con uno sguardo ingenuo e, allo stesso tempo consapevole, i piccoli si interrogano sulle grosse problematiche di Napoli, definita da Asia come “una città molto bella dal punto di vista paesaggistico e monumentale, un po’ meno dal punto di vista organizzativo”.

Fra ricordi di feste, giochi, speranze, gioie e tensioni, l’autore riesce a cogliere la vera essenza dei sogni dei bambini, che incredibilmente non sono poi così distanti dalle attese e dai desideri degli adulti.
Il problema della disoccupazione non affligge solo i grandi, ma da quanto emerge dalle risposte dei piccoli intervistati è una preoccupazione che angoscia anche loro; a tal proposito, sono queste le parole di Ciro che da grande vorrebbe fare l’impiegato: “aprirei un’agenzia tutta mia, così potrei guadagnare di più, assumerei mia madre prima di tutto e con i soldi che guadagnerei, li spenderei per comprarmi una casa e con gli altri guadagni fare una vacanza con tutta la mia famiglia […]”.
“Ricomincio da te” non è solo un’indagine scritta condotta tra gli alunni di una Scuola elementare, ma è un contenitore di buoni propositi che i bambini, sperano e vogliono vedere concretizzarsi.
Avere una città pulita, ordinata e finalmente libera dalla criminalità organizzata, non deve essere una mera utopia, ma una realtà sempre più vicina alla normalità.
Il futuro è nelle mani delle nuove generazioni.

"Rapporti confidenziali" da scoprire in tram.

Marianna Abbate
ROMA Perché proprio in tram? Vi starete chiedendo. Ecco, perché si tratta di un libro che parla di viaggi. Di viaggi oltreoceano e nella nostra cara Europa. E poi, perché è un libro breve, e quindi se viaggiaste in treno da Roma a Firenze potreste rischiare di averlo già finito nei pressi del confine tra Lazio e Toscana. Questo è “Rapporti confidenziali” di Pietro Treccagnoli, pubblicato dalle Edizioni CentoAutori nella collana Leggere Veloce, ha visto dapprima la luce nelle pagine di un blog. L’autore è un giornalista, che armato di taccuino (che mi piace immaginare Moleskine, quasi un novello Hemingway), documenta i suoi viaggi in annotazioni brevi e succose.
Sicuramente non turistiche, ma neanche vicine a quelle di un viaggiatore malinconico. 
Scopriamo insieme a lui le “zoccole di Amsterdam” e la povertà dell’America Latina. Ci soffermiamo un attimo a immaginare la Baghdad che non c’è più. Ma sempre con una nota nostalgica verso la propria città, Napoli.  “Il  napoletano non dovrebbe viaggiare. Perché farlo? Sono gli altri che devono venire da noi. Noi siamo già arrivati.”
Il testo scorre veloce, in una lettura piacevole, che somiglia a un reportage.

Voland: "Il denaro e le parole", l’editoria nell’era del business

Silvia Notarangelo
ROMA –
Il mondo dell’editoria è veramente in crisi? È ancora possibile salvaguardare la sua indipendenza dalle pressioni del potere politico ed economico? Sono questi gli interrogativi a cui André Schiffrin tenta di dare una risposta nel suo ultimo libro “Il denaro e le parole”, appena pubblicato da Voland. L’autore francese presenta un panorama editoriale in difficoltà: il numero dei lettori di quotidiani è letteralmente crollato negli ultimi anni, le piccole librerie faticano a sopravvivere dovendo, spesso, contrastare la concorrenza di supermercati sempre più forniti e con prezzi altamente competitivi.

Del vecchio mestiere di editore resta ben poco. A dettare legge sono il mercato e i profitti che possono derivarne. Per questo si sceglie di produrre meno libri, concentrandosi su quanti, potenzialmente, sono in grado di garantire cospicui introiti.
Tende ad allargarsi, così, la forbice tra i maggiori gruppi editoriali, forti dell’appoggio della grande distribuzione, e le case editrici indipendenti, la cui produzione, spesso di notevole valore intellettuale, non riesce ad assicurarsi un’adeguata promozione né a trovare il giusto spazio sul mercato.
Quali strategie potrebbero, allora, sostenere il settore dell’editoria?
Schiffrin suggerisce di puntare su aiuti economici regionali e locali, sulla creazione di “alleanze”, purtroppo ancora isolate, tra case editrici e istituzioni culturali, prime fra tutte le università. Ricorda, inoltre, la positiva esperienza di cooperative gestite direttamente dai lavoratori del mondo editoriale e guarda, con favore, alla possibilità di trasformare piccole case editrici in organizzazioni senza scopo di lucro, così da assicurare loro almeno alcune agevolazioni fiscali. Ampio spazio viene, inoltre, dedicato ad una riflessione sulla politica culturale della Norvegia, che ha saputo rendere il pluralismo dell’informazione un presupposto indispensabile della sua democrazia, diventando un modello a cui ispirarsi. I giornali, ad esempio, sono esenti da imposte, le testate minori sono destinatarie di appositi fondi, gli editori possono contare, ogni anno, sull’acquisto da parte del governo di un determinato numero di volumi distribuiti, poi, alle biblioteche comunali. Simili iniziative, secondo lo scrittore, possono contribuire ad alimentare la speranza di una ripresa dell’editoria, a patto che siano integrate da ponderate scelte personali perché “ognuno può scegliere di sostenere un giornale o una libreria” al fine di poter fruire di media indipendenti, “essenziali per qualunque autentico dibattito”.

, le case editrici indipendenti, trascurate da una grande distribuzione attenta solo a quei best seller capaci di incrementare il proprio volume d’affari, non se la passano certamente meglio. Una situazione complessa, ulteriormente aggravata dalla diffusione di Internet, dalla recente comparsa di libri elettronici, da agenzie pubblicitarie che sembrano, ormai, snobbare la carta stampata a vantaggio di altri media.

“10 Libri dell’estate da Editore”: Edizioni Cento Autori

ROMA – Non esiste una stagione buona per dedicarsi alla lettura. Leggere un libro è un’esperienza straordinaria, che ti cattura e ti porta lontano. E quando ritorni alla realtà, ti senti appagato e arricchito. Tuttavia, l’estate è una stagione magica, leggera come la brezza marina ed è più facile e piacevole lasciarsi andare sulle ali della fantasia…Con queste parole le Edizioni Cento Autori spiegano perché leggere d’estate e ci consigliano i loro “10 Libri dell’estate da Editore”. Continua

Novità per bambini: "Il Signor Coccodrillo ha molta fame"

ROMA “Il Signor Coccodrillo ha molta fame” è il nuovo libro di Joann Sfar pubblicato da Orecchio Acerbo Editore. “Quel giorno, il signor Coccodrillo si svegliò per i crampi allo stomaco.” Affamatissimo, balza su e dà avvio alla caccia quotidiana. E a infinite contrattazioni! Possibile mai che nessuna bestia accetti più di farsi cacciare e mangiare per benino come un tempo, senza protestare? Un giorno, stufo delle rivolte dilaganti e delle furbate di un maiale imprenditore, giunge a una grande decisione: andare all’estero! Solo all’estero ci sarà un posto (a tavola) anche per lui! Il signor Coccodrillo lascia dunque la giungla natìa ormai imbarbarita per la grande e moderna metropoli, dove abbondano supermercati e persone di buon gusto.
Esilaranti situazioni, buffi equivoci e cacce notturne condiscono la conoscenza dell’assurdo mondo degli esseri umani, carnefici molto più raffinati di lui. Da un gigante del fumetto francese, un libro allegro e intelligente che ci aiuta a riflettere su molti temi fondamentali del nostro tempo.
(scheda libro a cura della casa editrice Orecchio Acerbo)

"Stasera Anna dorme presto", tu parlami d’amore…

Marianna Abbate
ROMA Lei, lui, l’amante di lui. Una storia come milioni di altre: la storia di tutte le storie. Eppure nuova, interessante, torbida. 
Niente romanzo rosa, stavolta. Niente lieto fine garantito dalla prima pagina. Il romanzo di Simona Lo Iacono “Stasera Anna dorme presto”, edito da Cavallo di Ferro, ci stupisce a ogni pagina. 
L’autrice presenta quattro diversi punti di vista della stessa storia.
Quattro, seppure i protagonisti dell’adulterio sono solo tre, con quella voce in più dell’antico amore di Anna.

La storia delle storie, dicevo, la più antica di tutte. Eppure, sconosciuta, diversa in ognuna di queste voci.
La vicenda si snoda, in una prosa poetica che affascina e che attira. Conosciamo tutti i punti,  a volte anche quelli più segreti, che i protagonisti vorrebbero nascondere persino a se stessi. Ma questo è un giusto processo. Quando è il tuo momento di arrivare alla sbarra devi dire tutta la verità: l’hai giurato.
Simona Lo Iacono nei processi si sente a casa: da anni è magistrato. Forse a questo mestiere dobbiamo la sua oggettività, la completa mancanza di giudizio e la visione d’insieme che ci permette di districarci ra i pensieri dei protagonisti.
Un libro vecchia maniera, che non poggerai sul comodino prima di aver raggiunto l’ultima pagina.