“Le novità editoriali proposte da ChronicaLibri per le vostre vacanze”

Alessia Sità

ROMA – Questa settimana ChronicaLibri vi invita a fare un salto in libreria per scoprire le nuove proposte di letture da portare in vacanza, magari sotto l’ombrellone o in montagna. Scopriamo, dunque, le novità offerte da Giulio Einaudi Editore, che a luglio segnala l’uscita di “Io sono il libanese”, il nuovo libro di Giancarlo de Cataldo, autore di “Romanzo Criminale”; “Lo spettro” e “Il leopardo” di Jo Nesbǿ e “A tuo rischio e pericolo” di Josh Bazell. Molte anche le proposte targate Piemme che per questo mese propone: “Gli ultimi curanderos” di Hernán Huarache Mamani; “Il codice di Mida” di Boyd Morrison; “La casa del vento e delle ombre” di Deborah Lawrenson. Fra le sue novità, Neri Pozza annovera: “La figlia del boia” di Oliver Pötzsch; “Il profumo del caffè” di Anthony Capella; “Narcopolis” di Jeet Thayil e “Sinfonia Leningrado” di Sarah Quigley. Inoltre, da non perdere “Festa di Nozze” di Maggie Shipstead e “Il ragazzo della Kaiserhofstrasse” di Valentin Senger, in libreria fra qualche giorno.
Per gli amanti della letteratura ‘chick lit’, Newton Compton, invece, suggerisce il divertente romanzo di Marjorie Hart: “I love Tiffany”; mentre per gli appassionati del brivido e del mistero segnala “La febbre” di Saskia Noort; “Il vangelo di Nosferatu” di James Becker. Inoltre, non perdete prossimamente “Gli amori del vampiro” di Nancy Kilpatrick; “101 consigli per vivere ogni giorno rispettando l’ambiente” di Gloria Mastrantonio; “101 misteri della Puglia che non saranno mai risolti” di Rossano Astremo e “Le cattive ragazze scelgono l’uomo giusto” di Fiona Neill.
Pubblicata a fine giugno, Bompiani ricorda l’uscita di “Amy, mia figlia”, la toccante biografia dedicata alla compianta regina del soul, scritta da Mitch Winehouse. Mentre Fandango Editore suggerisce “I pappagalli“, il nuovissimo romanzo di Filippo Bologna. Le novità di Ciliegio Edizioni accontentano e soddisfano i gusti di tutti i lettori, da qualche giorno infatti, potrete trovare sugli scaffali: “L’ammiratore. Io sono il male” di Andrea Palazzo; “Il mito della lanterna” di Jim Tatano; “Venere a tavola” di Roberto La Paglia; “Piove. La controversia dei punti di vista” di Simone Lattanzio e “Che buio, non riesco a vedere” di Dino Ticli.
Concludiamo il nostro viaggio fra le novità editoriali, segnalando l’uscita di “Private Games” di James Patterson – Mark Sullivan per Longanesi e “Vertigo” di Ahmed Mourad edito da Marsilio.

 

“Il mistero di Maria. La filosofia, la De Filippi e la televisione”: fenomenologia di un nuovo mito televisivo

Alessia Sità
ROMA – Considerata la conduttrice di punta di Mediaset, Maria De Filippi col passare degli anni è diventata una delle personalità femminili più note della televisione italiana. I suoi popolari programmi hanno creato una vera e propria tendenza, lanciando addirittura  un nuovo linguaggio e un nuovo stile di vita. Ne “Il mistero di Maria”, edito da Mimesis Edizioni, Salvatore Patriarca analizza lo stravagante universo della De Filippi, cercando di cogliere principalmente le novità della comunicazione e leggendo la figura di ‘Maria’ non solo come esempio innovativo, ma “soprattutto come modello di personaggio televisivo svincolato dal predominio assoluto dell’immagine a favore del relazionarsi dialogico”. Dall’indagine condotta, emerge che programmi come “Amici”, “Uomini e Donne” e “C’è Posta per te” sono essenzialmente fondati su un ‘principio-chiave’ , che si delinea sulla base del contesto culturale nel quale si manifesta. Sono tre i principi rintracciabili: la formazione in “Amici”, la competizione in “Uomini e Donne” e la riconciliazione in “C’è posta per te”. Dopo aver delineato accuratamente l’architettura dei tre programmi e i rispettivi momenti salienti – dalle sfide di canto e ballo, ai tronisti e troniste  con tanto di opinionisti a seguito fino alla fatidica busta, preludio del possibile perdono televisivo – Salvatore Patriarca si sofferma sulla figura della conduttrice. Maria, infatti, è definita come una ‘rivoluzionaria’,  “lei non agisce è presente”, talvolta sembra quasi una spettatrice come tante. Dalla ‘supremazia della voce’ sulla visibilità deriva uno dei tratti distintivi della conduzione della De Filippi : ‘il primato della parola’, che nei suoi programmi diventa azione vera e propria. Patriarca, infine, si sofferma anche sul triplice ruolo ricoperto dalla conduttrice: quello di autorità fondativa in “Amici”, autorevolezza e assicurazione contro il relativismo in “Uomini e Donne” e garante della riconciliazione di “C’è posta per te”.

Il mistero di Maria” segna l’incontro fra cultura televisiva e riflessione filosofica, spingendo il lettore ad interrogarsi inevitabilmente sul sistema televisivo: come considerarlo “semplice imitazione del reale o modello per il reale?

“Le novità in libreria segnalate da ChronicaLibri, per un’estate tutta da leggere”


Alessia Sità

ROMA – L’estate è ormai alle porte e con l’arrivo della bella stagione per molti si avvicina anche il tempo della buona lettura. Scopriamo, dunque, cosa ci aspetta in libreria per quest’estate 2012.
E’ un giugno ricco di novità quello offerto da Giulio Einaudi Editore, che segnala l’uscita del romanzo “L’estate senza uomini” di Siri Hustvedt; “La Repubblica di Wally” di Suzanne Ruta, “La sfida” di Norman Mailer, “Il secondo libro dell’ignoranza” di John Lloyd e John Mitchinson, “Il mio piatto forte” di Elena Loewenthal e “Canti del guardare lontano” di Giuliano Scabia. Molte anche le proposte targate Piemme: “Il gusto della vita” di Ersilio Tonini, “L’amore è un foulard” di Shelina Zahra Janmohamed e “L’appalto” di Sergio Grea e “Per l’@more basta un clic” di Rainbow Rowell. Per chi desiderasse approfondire le proprie conoscenze in economia, invece, Edizioni Ambiente suggerisce “Economia dell’abbastanza” di Diane Coyle, mentre Arkadia editore segnala l’uscita di “Asia non esiste”, il nuovo romanzo di Emanuele Cioglia.
Da non perdere, inoltre, le prossime uscite di Neri Pozza, che propone “I giorni chiari” di Zsuzsa Bánk, “E poi” di Natsume Soseki e “L’educazione non sentimentale” di Sybille Bedford.
Per gli amanti del brivido e del mistero Newton Compton porta in libreria: “La paura” di Francesca Bertuzzi, “Un mondo innocente” di Ami Sakurai, “Il diario del vampiro. La maschera” di Lisa Jane Smith, “2012. La fine del mondo” di Steve Alten e “Il tesoro della legione fantasma” di David Gibbins.
Concludiamo  il nostro viaggio fra le novità editoriali, segnalando le ultime uscite di Longanesi, in libreria dal 7 giugno: “Il profumo” di Patrick Süskind e “Memorie di una Geisha” di Arthur Golden.

Un viaggio nella memoria

Silvia Notarangelo
ROMA – Un titolo curioso, “Diecipercento e la gran signora dei tonti” (Autodafé Edizioni), per un libro intenso e coinvolgente. L’autrice, Antonella Di Martino, proprio come in un film, riavvolge il nastro della vita del protagonista, procedendo per ricordi, per frammenti di vissuto, alla ricerca di quel mistero che sembra avvolgere la sua fine.

Diecipercento, il protagonista del romanzo, è, nell’ordine, un vigliacco, un ladro, un traditore ma è, soprattutto, un uomo appena defunto che, in attesa del suo angelo, ha l’opportunità di usufruire di una speciale prospettiva: guardare tutti dall’alto cercando di cogliere che cosa è mancato o che cosa non è andato nella sua esistenza da poco conclusa.
Si parte dal suo funerale. In chiesa, oltre ai familiari più stretti, appare, inaspettatamente, Margherita. Quella ragazza “scemotta” che non aveva esitato a tagliare i ponti con la famiglia d’origine pur di vivere il suo amore per un uomo maturo, sembra tornata per un estremo saluto allo zio. In realtà, dietro al suo improvviso ritorno, si nasconde altro. La donna vuole sapere la verità, è convinta che Diecipercento sia stato ucciso da uno dei suoi tanti nemici.
Inizia, così, un vero e proprio viaggio nella memoria, un viaggio che per Margherita significa rituffarsi in un passato ancora doloroso ma comunque accettato e, in qualche modo, superato. Per Diecipercento, invece, assume tutto un altro significato.
Seguire la nipote, dalla sua visuale privilegiata, gli consente di “vedere” con occhi diversi: ciò che sembrava così ovvio, così scontato, ora non lo è più. Ciò in cui ha sempre creduto diventa una forzatura, una condizione a cui si è, con il tempo, rassegnato.
Diecipercento ha soffocato la propria indole, le proprie inclinazioni, a vantaggio di una maschera che, con gli anni, è divenuta un peso insopportabile.
Per lui la verità è davvero vicina, forse fin troppo per riuscire a riconoscerla e ad ammetterla.

“Passeremo per il deserto” : il lungo viaggio interiore di un ragazzo alla ricerca della verità

Alessia Sità
ROMA – “ Il colore del cielo: arancione, forse a tratti viola. Il deserto azzurro, come se un manto lo coprisse. Non c’è niente”.

Un senso impellente di conoscere e far luce su un passato avvolto nel mistero accompagna il giovane protagonista di “Passeremo per il deserto”, il toccante romanzo di Diego Zúñiga edito da Caravan Edizioni.
Una famiglia allo sbando: padre e madre separati, un improvviso trasferimento a Santiago, una cugina scomparsa nel nulla, la morte di uno zio avvolta nel mistero e il fanatismo religioso di un nonno Testimone di Geova. Attorno a questi avvenimenti ruota l’intera esistenza del protagonista, che pazientemente tenta di ricostruire la storia della propria famiglia. Nessuno, però, sembra essere disposto a riaprire le pagine dolorose di un passato che disperatamente cerca di dimenticare.  Un viaggio nel deserto sarà il punto di partenza per iniziare a mettere insieme i tasselli di una storia fatta sostanzialmente di lutti e segreti. Il deserto diventa la metafora di vita di una famiglia che non riesce o forse non vuole comunicare. Il deserto è il vuoto rappresentato dalle parole e dall’esistenza vissuta fra rancori e dispiaceri.
A fare da sfondo al dramma familiare di un ragazzo un po’ goffo, che sogna di diventare un cronista sportivo, sono le strade del Cile, la cui tragica storia rivive ancora fra macerie esistenziali personali e terribili vicende di cronaca. In “Passeremo per il deserto” Diego Zúñiga rievoca un doloroso passato legato alla storia di un Paese purtroppo protagonista di indicibili violenze e tragici episodi, di cui le nuove generazioni non conoscono ancora la versione ufficiali.

Un amore da seguire fino “In capo al mondo”

Giulia Siena
ROMA
“Ricorda una cosa, però. Non sono i viaggi quelli che contano. Se riesci ad amare e farti amare alla fine puoi andare anche in capo al mondo, quel sentimento non lo distruggi.” L’amore, spesso, è fatto di distanze; emotive, comportamentali o fisiche. L’amore, spesso, non tiene conto dei chilometri, dei treni e dei biglietti aerei; lui sboccia e cresce, prende coraggio e ti cambia la vita. La vita di Alina viene stravolta. Lei, protagonista de “In capo al mondo” (Rogiosi Editore) di Alessandra Del Prete, si lascia invadere dall’emotività dell’amore e comincia il suo viaggio. Perché, quando il sentimento si innesta nella quotidianità sconvolge i ritmi, i bisogni e la geografia trasportandoti fino in capo al mondo. Così, le terre del mappamondo di Alina, diventano i nuovi luoghi del suo gioco. Lei incontra due occhi verdi di nome Julian e si lascia coinvolgere in un gioco: si vedranno da qualche parte nel mondo, tutti i loro viaggi avranno i colori della favola, ma a differenza di una sfida, in questo gioco non ci saranno né vincitori né legami. Almeno secondo Julian. Con il passare degli aerei, degli autisti, degli hotel e dei suoi letti, il gioco cambia. Alina ci mette di più, ci mette del suo, ci mette il cuore e la testa e in quell’uomo ripone una speranza. Quella speranza si chiama amore, ma ammetterlo a lui significa arrestarsi e accettare una vita senza aerei, autisti, hotel, letti e soprattutto amore.

Ma qualcosa cambia. La loro storia è fatta di affinità che andranno oltre i silenzi, gli affari e il passato.

“In capo al mondo”, il ritorno di Alessandra Del Prete alla narrativa, ha tutti i colori della favola moderna. E’ un romanzo denso di immagini, un lavoro che fa della struttura narrativa e della componente emozionale i suoi punti di forza.

“Il cuore di una donna è come l’oceano: gettaci dentro qualcosa, probabilmente si perderà alla vista ma resterà per sempre conservato sul fondo. A meno che qualche pazzo non decida di andarlo a recuperare per strapparlo all’immensità.”

“Mamma, papà: devo dirvi una cosa”

ROMA “Mamma, papà: devo dirvi una cosa” scritto da Giovanni e Paola Dall’Orto e pubblicato da Sonda arriva oggi in tutte le librerie d’Italia. Una doppia guida affrontata dal punto di vista del genitore e dal punto di vista del figlio, indispensabile per vivere senza traumi l’omosessualità in famiglia.  Con testimonianze personali e spunti di discussione sia per i giovani che per i loro genitori. Omosessuali non si nasce. E nemmeno  si diventa. Omosessuali si è. Riconoscere e  accettare questa identitàrisulta difficile, in famiglia  e in una società a cui bisogna dimostrare che l’omosessualità non è una malattia da cui sipuò guarire o la scelta dovuta al capriccio di una moda. L’ignoranza  e i pregiudizi duri a morire fanno  sì che essereomosessuali sia ancora causa di emarginazione, disprezzo e fonte  di sofferenza. Paola  e  Giovanni Dall’Orto, madre  e figlio, hanno scritto questo manuale a quattro maniesaminando tutti gli  aspetti con cui  deve confrontarsi  ungiovane gay (o lesbica) alle prese con la propria omosessualità: dall’accettazione  di sé a quella in famiglia; dal rapporto  con amici e conoscenti alla reazione della «società»; dal coming out  allascoperta degli ambienti gay; dalle prime esperienze con l’amore a quelle con la sessualità. Attraversola propria esperienza personale, con un approccio diretto adatto sia ai giovani che alle loro famiglie, gliautori  guidano i lettori nell’affrontare l’omosessualità con serenità e rispetto, fornendo  numerosiconsigli e riportando le testimonianze di chi  ci  è passato in prima persona (come Alex Grisafi, giovanissimo cofondatore del gruppo giovanile di omosessuali più numeroso d’Italia). Perché prima si arriva ad accettare la propria identità omosessuale, meglio è.

“Città distrutte” e ricostruite, in eterno.

Giulio Gasperini
ROMA – La storia è un susseguirsi di eventi, allacciati da rapporti di causa ed effetto. Questa è la prima regola da capire. Poi esistono degli snodi, generalmente dei punti finali, che chiudono un’era e ne principiano un’altra: e spesso, a marcare questi momenti, c’è una città che viene distrutta, rasa al suolo, assediata e magari espugnata. Davide Orecchio parte da questo, possiamo chiamarlo, strano postulato, magistralmente riassunto in un verso di Betta Rauch (“Certo, sono una città distrutta. Se Dio vuole, la storia è fatta di città distrutte e poi ricostruite”), e sbizzarrisce la sua fantasia e la sua vocazione poetica in sei biografie infedeli (come recita il sottotitolo), sei biografie al limite dell’invenzione: “Città distrutte”, edito nel 2012 da Gaffi nella collana Godot, è proprio questo. Un inganno storico, ma un profondo e perforante bisturi umano; una collana di exempla che potrebbero essere anche veri, ma sono piuttosto finti; sempre che non se ne capisca la verità vera più profonda.
Inutile negare che l’autore ci prenda in giro; e che, nel far questo, si diverta come un bambino, di gusto. E proprio di un bambino preservi l’innocenza e lo sguardo limpido, puro. Perché la sua presa in giro, il suo inganno, non è né violento né crudele. È l’inganno di chi sa che un dato storico imperfetto, che un albero genealogico un po’ trascurato, un incontro anticipato o posticipato non inficiano i veri rapporti, quelli più profondi, di causa ed effetto, ma le significano magari in maniera più potente o più intensa. Una galleria di sei personaggi, dalla desaparecida Éster Terracina alla poetessa obliata Betta Rauch, dal politico Pietro Migliorisi al regista Valentin Rakar, che attraversano come un colpo di fendente tutte le categorie dell’umano lavoro. Le loro storie sono complesse, spesso smarrenti, confuse da una narrazione che scivola nella mente del lettore con disinvolta poesia, senza pretese di chiarezza ma con un processo di sottrazione dell’evento e del sentimento che lascia smarriti ma pieni di domande future, di tensioni centrifughe e centripete; le quali allontanano ma, al contempo, trattengono al racconto, alle parole, a quelle linee che, così, pare possibile seguire sui palmi sinistri delle loro mani, come un continuo accadere delle “casualità della vita”, le sole che possano mai scombinare un destino.
Il privato diventa pubblico, e lo condiziona. Il pubblico forza il privato, e spesso lo devasta. Le poche regole sono ridotte in frantumi, l’orizzonte è sempre un poco più lontano da dove si era calcolato potesse essere: le biografie tratteggiate da Davide Orecchio hanno solo queste, come leggi. Non c’è, in queste storie, sudditanza alla Storia, ma un ancor maggiore rispetto e attenzione per quelli che sono i veri e potenti significati che la storia ha: una verosimiglianza di manzoniana memoria ma di modernissimi risvolti. Questi personaggi sono veri, sono concreti, perché la parola li ha definiti e contenuti, con un leggero tratto, come fossero volti e figure botticelliani. Non delicati, ma ben compresi. Al di là che una qualche terra li abbia davvero sorretti e li abbia visti passare. Sempre con bene in mente, però, che l’infedeltà alla storia non deve mai diventare un obbligo.

VerbErrando: un regalo fatto di parole, un romanzo in anteprima

ROMA – Quando una scrittrice ti regala due pagine del suo nuovo libro non puoi non essere felice. Felice perché la scrittrice in questione è Veruska Armonioso, autrice di VerbErrando. Veruska, che da qualche mese ci fa vivere nelle storie di altri autori o altre città, questa volta ci fa entrare nella sua storia, tra le sue righe. Nella settimana della 25esima edizione del Salone Internazionale del Libro di Torino c’è un nuovo libro che sta prendendo vita sotto i tuoi occhi: Accadde così che imparai a nuotare con le sirene.
Veruska Armonioso regala a VerbErrando, a ChronicaLibri, le prime pagine del suo nuovo e atteso romanzo; una storia che comincia con una leggerezza fatta di ricordi, di attese e di parole.

Accadde così che imparai a nuotare con le sirene

di Veruska Armonioso
copyright ©2012

I pensieri da bene, le elegie sulla costanza, sulle fedeltà… niente di quel che l’etica razionale sceglie è ineludibile… l’uomo… imbocco tabacco… voglio sentire che sapore ha un uomo… del tipo decadente o bukowskiano, un uomo che va a puttane o che legge un libro. Come donna mi auspicherei di morire giovane, conoscere la miseria e imparare a masticare tabacco.
Nacqui a sei anni con la memoria già pronta e con una voglia diluviante di essere Tersicore… Rita Hayworth in Down to Earth, avrei dato la mia mano destra per un suo piede sinistro… danzare, sfogliare… petali, pagine, ciglia… geografie anatomiche, alloggiamenti di fortuna… uscire da una conchiglia nuda di me, vestita di capelli rossi, lunghi, ondosi.
Passavo giornate a fantasticare su moti di rivoluzione, opponevo la mia immaginazione ai provvedimenti draconiani delle suore che proprio non ci stavano a lasciare un bimbo in mano alla sua fantasia. Amavo fabbricare… fabbricai, avevo sei anni appunto, una barca di stecchini… ci misi tanto, da Natale a prima della fine dalla scuola. Poi le diedi fuoco. Mio padre pensò fossi piromane e chiamò subito il dottore. Volevo attirare l’attenzione, disse… così mi portarono per tutto il mese di giugno al lago… ogni sabato e ogni domenica, compleanno incluso. Mio padre mi aiutò a costruire un’altra barca con gli stecchini e poi mi invitarono a metterla in acqua. Solo che il lago non è come il mare, dal lago non si esce… le diedi fuoco, Anna gridò e smisero di portarmi al lago. Io volevo solo far salpare la mia barca di legno…
Norma era la casa di Polifemo… all’entrata del paese c’era un grande cartello con la sua icona… ci passavo tutti i mesi di agosto (questo lo so anche se non me lo ricordo). A Norma c’erano tanti pezzi… pezzi di sassi, pezzi grotte, pezzi di epica… quando i miei andavano a riposare, io correvo su per la collina e andavo a guardare i pozzi. Se esiste il pozzo c’è anche un secchio… solo che quei pozzi non avevano più acqua, così non c’erano i secchi. Io cantavo dentro al pozzo. Salivo su un vecchio cassetto di legna e cantavo. Cantavo bugie… e poi raccoglievo le bugie da terra e ci soffiavo sopra… sì… quei fiori che si rompono al primo soffio… distese di bugie attorno a pozzi senza secchi e me, a gridare bugie dagli echi fondi. Mi guardavo intorno… prato e pezzi di pietra. Immaginavo che Polifemo doveva proprio sentirsi solo, così alto e senza un occhio. Chi lo avrebbe amato se non io?… fingevo di essere la sua innamorata che lo aspettava e danzava per lui… ero Tersicore che danzava per il suo gigante. E poi il profumo del mare che arrivava a folate discontinue. Il mare era lì, all’orizzonte, e io danzavo, danzavo… danzavo… i pensieri arrivavano a mazzi, a grappoli… le suggestioni poi… ah, le suggestioni… che ricordo penetrante… un ricordo che sbaglia sempre i tempi… arriva, ti esplode tra le gambe, il freddo nella pancia, i brividi sul petto… se non fosse mai tornato?
L’anno dopo, a scuola, ci dissero che la terra dei Ciclopi era la Sicilia. Polifemo non era mai stato a Norma …smisi di cantare e rimasi seduta un’estate intera ad aspettare. Non sarebbe più tornato…non c’era mai stato, eppure io lo sentivo…avere le risposte, accoppiarle alle domande o starsene in silenzio dimenticando? Uscire da una conchiglia nuda di me, vestita di capelli rossi, lunghi, ondosi…
Cominciai a suonare per dimenticarlo… era a scuola, un gigante nero… feci la sua conoscenza passando le dita sulle listarelle nere, sempre le nere… suonava di me più una nera che tutte le bianche messe insieme…restavo in piedi dapprima, tiravo la linguetta che avevo scoperto essere una specie di regolatore di volume dal nome sordina… le carezze a punta di dita lì non funzionavano, se lo volevo sentir parlare dovevo pigiare… imparai a pigiare… poi a sedere… poi a non tirare più la linguetta e me ne innamorai.
Ci si innamora spesso per dimenticare un amore finito o un amore perso… fu l’unico amante che non tradii… così lui tradì me. Da un polpastrello esce più sangue di quanto non si pensi…

“Le novità in libreria scelte per voi da ChronicaLibri”

Alessia Sità

ROMA – Cosa ci aspetta in libreria per questa primavera 2012? Sicuramente tante proposte interessanti che, come sempre, riusciranno a soddisfare i gusti di tutti i lettori. Si parte con le novità targate Edizione Ambiente che in questi giorni segnala l’uscita di “Boschi & Bossoli” di Michael Gregorio ed “Eating Planet 2012”, il primo libro del Barilla Center for Food & Nutrition realizzato in collaborazione con Worldwatch Institute, disponibile in libreria dal 26 aprile. Per gli amanti della storia, Isbn Edizioni suggerisce “I giorni veri” di Giovanna Zangrandiil diario della resistenza di una donna e di una grande scrittrice – pubblicato nella collana dedicata al Novecento italiano e ristampato a pochi giorni dalla ricorrenza del 25 aprile. Avagliano Editore ricorda il giornalista e scrittore Antonio Ghirelli, scomparso da poco, attraverso i suoi libri: “Un secolo di risate” e “Una bella storia”. Le Edizioni Pendragon annunciano l’imminente uscita di due coinvolgenti romanzi: “Adéu di Vasco Rialzo e “Ferro e Fuoco” di Romano De Marco. I giovanissimi potranno invece avventurarsi fra le novità di Carthusia Edizioni, che segnala “Io non mi separo” di Beatrice Masini e Monica Zani; “Il coraggio di pensare a Dio” di Domenico Barrilà ed Emanuela Bussolati; “C’era, lassù al castello” di Roberto Piumini e Gianni De Conno; “Gigin Zucchina” di Chiara Patarino ed Elena Prette. Da non perdere, inoltre, due importanti uscite: il toccante romanzo di Saverio Fattori “12:47 Strage in fabbrica” pubblicato da Gaffi Editore e “Saranno infami” di Alberto Paleari edito da Fandango Libri. Fra le sue novità, Mondadori annovera “Un perfetto sconosciuto” di Lesley Lokko, l’ultimo lavoro di Carlos Zafon Ruiz “Il prigioniero del cielo” e “Una ragazza da sposare” di Madeleine Wickham (Sophie Kinsella). E per finire il nostro viaggio alla scoperta delle tante novità editoriali, segnaliamo “Le nuvole di Timor” di Marco Ferrari, edito da Cavallo di Ferro, disponibile in libreria dal 17 maggio.