L’Editoriale: Noi che leggiamo ancora

Giulia Siena
ROMA
– “Togliete i libri alle donne, torneranno a fare figli” era il titolo di un articolo di ieri, mercoledì 30 novembre 2011, su Libero. Tale quotidiano nazionale conta più di 400.000 lettori e due redazioni, a Milano e Roma, nelle quali molte professioniste nel campo giornalistico ricoprono incarichi importanti. Superfluo dire che spesso a questi incarichi si arriva grazie ai libri (soprattutto per le donne!). Proprio sulle pagine di questa testata Camillo Langone (giornalista dalle origine lucane e peregrino al Nord), ha voluto illustrare la sua ingegnosa tesi sul rapporto che esiste tra l’alto tasso di istruzione delle donne e il basso tasso di natalità.  Langone aveva cominciato così bene l’articolo, aveva evidenziato tutte le difficoltà che oggi si trova a fronteggiare chi ricopre il ruolo genitoriale… poi la sua vena da “sincero xenofobo” ha preso il sopravvento. La sua “ricetta” per rimediare all’invasione degli immigrati che fanno molti più figli degli uteri italici è semplice: “se vogliamo riaprire qualche reparto maternità bisognerà risolversi a chiudere qualche facoltà”. Allora togliamo i libri alle donne. Per colpa dei libri le donne aspettano i 31 anni (età media) per riprodursi. Per colpa dei libri tutte vogliono la propria autonomia, il proprio lavoro, la propria indipendenza.

E io che leggo tre o quattro libri a settimana, dirigo un giornale con cinque donne (che a loro volta leggono ogni giorno) mi sento di dire che oltre a leggere riusciamo anche a pensare, scrivere, lavorare. Mi sento di dire che oggi la donna è ostacolata in tutto e, proprio per la sua sensibilità “materna”, viene spesso delegata a mansioni che il maschio non accetterebbe mai; nel mondo del lavoro e nei ruoli sociali per la donna l’esperienza non è mai abbastanza. Se Langone fosse stata una donna un articolo così offensivo sulle capacità e i comportamenti che dovrebbe tenere un maschio non sarebbe mai comparso. Mi spiace dirlo, ma se ci sono uomini che la pensano così è perché esiste – e tutti fanno finta di non vederla – una società in regresso. Una società nella quale il maschilismo può prendersi gioco della donna e avere la pretesa che tutto sia normale. Ora dove sono le donne che urlavano “Se non ora quando?” E’ sempre ora per difendere le proprie scelte. E’ sempre l’ora di difendere la cultura e la dignità delle donne.