La sfida della società veloce: gestire il proprio tempo per vivere meglio

Mindset e Time management, un libro di Francesca Bernabei

Giulia Siena
Tempo: la più grande risorsa che abbiamo a disposizione viene spesso data per scontata. Eppure questa risorsa non è inesauribile né, tantomeno, gratuita. Il nostro tempo è una ricchezza inestimabile che non riusciamo a gestire (o non sappiamo farlo). Sembrerà un discorso banale, scontato e privo di senso ma, a conti fatti, in una società in cui tutto viaggia veloce, il tempo rappresenta la linea di demarcazione tra ciò che facciamo e ciò che siamo. Nel “come” impieghiamo il nostro tempo, infatti, c’è la chiave di risposta ai soliti assilli, allo stress, alle scadenze, all’organizzazione delle mansioni e della normale quotidianità. Mindset e Time management. Prendi in mano il tuo tempo, il volume di Francesca Bernabei pubblicato in self publishing, è un libro utilissimo per cominciare un percorso di consapevolezza che ci riporti a noi stessi e alle nostre reali necessità. Con uno stile diretto, semplice e senza orpelli, Francesca Bernabei parla all’ago della nostra bussola interna e gli fornisce la possibilità di ritrovare il giusto orientamento anche nella foresta (ingarbugliatissima) che è la nostra vita. Fermarci e riprendere in mano le redini di questo viaggio è un regalo che possiamo fare a noi stessi; l’autrice – counsuelor ed esperta di comunicazione- nell’intervista che leggerete di seguito, è certa che ciò possa accadere. Curiosi di ripartire da voi?

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Dall’isola greca dalle ali di farfalla

Giulio Gasperini

AOSTA – Una corrispondenza fitta, questa è la forma scelta da Tito Barbini e Paolo Ciampi per dialogare tra di loro nel saggio narrativo L’isola dalle ali di farfalla, edito da Edizioni Spartaco. Uno di loro, Tito, si trova in una sorta di autoesilio a Astypalea, Stampalia, isola del Mar Egeo, vicinissima alle coste turche, cha ha proprio la forma di una farfalla dalle ali spalancate; Paolo, invece, è in Italia. I due amici comunicano attraverso “cartoline”, lettere che forse sono email, ma che dipanano una narrazione ibrida e potentissima, che spazia sui temi del passato, della gioventù e dei suoi sogni, fino ad arrivare all’analisi del contemporaneo, dell’attuale, concedendosi uno sguardo lungimirante sul futuro e su quello che sarebbe necessario mettere in atto.

Raccontare questo dialogo è impossibile: procede con una fluidità che solo i pensieri tra amici possono avere, in un continuo rimando di visioni, sguardi, considerazioni, citazioni letterarie e politiche, attraverso cui si designano parabole umane ma universali. La Grecia, con la sua storia e la sua mitologia, diventa il motore e il vettore – molto spesso – si approfondimenti ficcanti e chirurgici. E l’etimologia diventa un divertimento mai fine a sé stesso ma, anzi, criterio fondante e fondamentale per comprendere sempre più nel profondo certi meccanismi, universali e personali: come quelli che, dall’originario hospes, che indicava l’ospite in entrambe le sue vesti – di ospitante e di ospitato – è arrivato poi a esser trasformanto in hostis, cioè nel nemico. E di nemici se ne discute tanto, nel libro: nemici che assumono forme e declinazioni sempre diverse, ma spesso legate al mare, a questo luogo meraviglioso di contatti e incontri, che – nella lingua greca – aveva ben quattro parole a indicarlo. Una di queste era pòntos, il mare come elemento da attraversa che collega, unisce, mette in contatto.

L’isola stessa, il luogo privilegiato dal quale nascono questi scambi dialogici a distanza, è un’emblema, uno spazio concreto che si squaderna in spazio simbolico: inizia con essere una tana ma ben presto diventa luogo mai completamente scisso e separato dal fluire del tempo e dei corpi. È un punto di osservazione privilegiato, magari, ma inutilmente remoto, fragilmente e inadeguatamente isolato. Ma l’isola è paradigma di viaggio e ritorno, dove ogni viaggiatore approda e ruba storie, ne fa incetta per restituirle alla comprensione e alla conoscenza di altre e altri.

La narrazione, di fatto, costituisce il mezzo e lo strumento più perfetto di consapevolezza. Tante storie, note e sconosciute, si intrecciano in questo testo miracoloso, dalla complessa architettura nonostante un candore linguistico e logico: alla fine, ognuno di noi deve trovare i propri spazi e organizzarsi le prospettive, sempre con le mani a rimestare la terra, a sfiorare corpi e a far esperienza di materiali. Per fare come quei monaci benedettini, che cominciarono con il bonificare: “prosciugando paludi insalubri metro a metro, per farne zolle da dissodare, rivoltare, aprire al seme”.

“Piccoli atei crescono. Davvero una generazione senza Dio?” di Franco Garelli

Il Mulino: religione e attualità

Daniela Distefano
CATANIA
– Ateo-agnostici, indifferenti, credenti: quali sono i rapporti delle nuove generazioni con la religione? In Piccoli atei crescono (Il Mulino), il saggio che contiene brani di intervista, dati, sondaggi, osservazioni puntuali, varie, Franco Garelli si interroga sulla questione se la fede sia un’opzione personale attivabile in ogni momento della vita. Alcuni giovani ritengono che è più facile credere in Dio avendo alle spalle una famiglia religiosamente coinvolta, che coltiva la dimensione spirituale dell’esistenza, nella quale i valori religiosi prendono forma nella vita quotidiana.

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Amador-Pedro Barrajon nei testi della fede

Effatà: Un Vangelo di grazia e misericordia. Meditando con san Luca

Daniela Distefano
CATANIA
Un Vangelo di grazia e misericordia. Meditando con san Luca di Amador-Pedro Barrajon (Effatà) è un testo che racchiude brani e commenti ad una delle più straordinarie testimonianze scritte del Divino – fattosi carne -pervenute fino ad oggi. In modo particolare, l’autore si sofferma sul Vangelo di San Luca, l’evangelista che con mansuetudine, pacatezza descrive la grazia della Madonna, umile serva di Dio e Madre dell’umanità. Leggendo san Luca abbracciamo il fulcro del messaggio di Cristo, il suo incessante incitamento alla carità, al dono di sé, che non vuol dire necessariamente rinuncia o altro sacrificio superiore alle nostre forze.

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Camminare, una filosofia di vita

Ediciclo: “ Nati per camminare” di Alessandra Beltrame


Daniela Distefano
CATANIA
“Il cammino si deve insegnare, e insegnare ad amarlo. Non si deve dare per scontato”.

Alessandra Beltrame (1964), vive tra Udine e Milano, è giornalista ed ha lavorato per i più importanti gruppi editoriali. Dirige la rivista “In Alto” , In questo volume – Nati per camminare (Ediciclo) – prosegue il suo racconto sul cammino a piedi come atto liberatorio non solo fisicamente. Dopo il successo di “Io cammino da sola”, la scrittrice ci fa capire che camminare vuol dire anche allontanarsi da ciò che non ci fa stare bene, dal logorìo della vita fin troppo confortevole; si deve essere in grado di capire cosa impedisce di avanzare e staccarsi dalla routine che produce noia, appiattimento.

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Economia: due saggi per spiegarne le evoluzioni

Daniela Distefano
CATANIA
– Per Friedrich A. von Hayek “i problemi economici nascono sempre e solo in conseguenza di cambiamenti”. Su tutt’altra sponda di pensiero, anche Antonio Gramsci prevedeva rivoluzioni per cambiamenti successivi. L’epoca in cui viviamo oggi ci presenta uno scenario di operazioni vitali nuove, imprevedibili, difficili da districare con i mezzi di normale previsione mentale. Rivoluzione o crisi economica che sia, davvero è impossibile non notare la parabola di mutamenti in atto, il tempismo di un Creatore che ha scompigliato le carte da gioco dell’umanità; e adesso siamo costretti a rivedere le nostre certezze terrene, con la mascherina sulla bocca, il debito pubblico schizzato, la crescita inesistente, la disoccupazione in costante ascesa, la politica agli sgoccioli. Cosa poteva capitare di peggio? Perché nessuno è stato capace di prevedere tutto questo? Ma soprattutto, ci si chiede: “come ne verremo fuori?”. Dal momento che non possediamo la sfera di cristallo, proviamo a scandagliare le concezioni di due e

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“Breve storia del segnalibro”, in secondo piano ma indispensabile

Giulia Siena
PARMA
“E segnare la pagina aveva, e tuttora ha, lo scopo di non smarrire la traccia del nostro passaggio di lettori all’interno del testo, quale testimonianza di una passione, di una fedeltà, ma anche di un’ossessione”. L’appuntamento con la lettura ci viene ricordato dal segnalibro; ognuno di noi ha il proprio che può essere – a seconda del periodo, del caso o del contesto – un fedelissimo e storico oggetto oppure un biglietto del treno, dell’autobus, uno scontrino, la stessa fascetta del libro o l’etichetta del nostro ultimo acquisto.

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Feltrinelli: “Un mondo a tre zeri” di Muhammad Yunus

Daniela Distefano
CATANIA
“Ho dedicato la maggior parte della mia vita a lavorare per i più poveri, in particolare le donne, cercando di eliminare gli ostacoli che si trovano di fronte quando tentano di migliorare la propria condizione. La Banca Grameen – mediante lo strumento noto come microcredito, che ho avviato nel mio paese natale, il Bangladesh, nel 1976 – mette capitali a disposizione degli abitanti poveri dei villaggi, specialmente delle donne. Finora il microcredito ha liberato le capacità imprenditoriali di oltre 300 milioni di persone in tutto il mondo e le ha aiutate a spezzare le catene di povertà e sfruttamento che le imprigionavano”.
Muhammad Yunus è un nome divenuto iconico nel campo dell’economia, specialmente per le sue innovazioni “prodigiose” con le quali ha combattuto e combatte tuttora la piaga della povertà nel mondo.

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Piero Lacaita Editore: “Sandro Pertini” a cura di Stefano Caretti, con introduzione di Simona Colarizi

Daniela Distefano
CATANIA
“Noi socialisti sentiamo che al centro della società deve stare sempre l’uomo con la sua persona e la sua dignità..”.
Questo volume pubblicato da Piero Lacaita Editore, curato dal professor Stefano Caretti e con l’introduzione di Simona Colarizi, offre al lettore uno scorcio sui pensieri e sui discorsi di Sandro Pertini in un momento particolarmente sensibile per l’Italia. Si ripropongono gli interventi e i discorsi del Presidente della Repubblica, per palesare la passione politica, la lungimiranza e l’incrollabile fede negli ideali socialisti.

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La proliferazione dei muri dopo il sogno di Berlino.

Giulio Gasperini
AOSTA – Un anno che nessuno può scordare, è il 1989; la straordinaria notizia dell’abbattimento del muro di Berlino parve liberare l’Europa dei suoi fantasmi e annunciare a tutto il mondo l’inizio di una storia nuova: una storia di incontro e di conciliazione, una narrazione che nasceva dal rifiuto della guerra, della sofferenza, della segregazione. In realtà, da quella data, i muri hanno iniziato a proliferare in tutto il mondo, innalzandosi a una velocità esorbitante, vanificando il percorso intrapreso con tanta fatica. Christian Elia, in Oltre i muri. Storie di comunità divise, edito da Milieu Edizioni nella collana Frontiere, ci dona i suoi reportage, in vari angoli di mondo, attraverso i quali il giornalista ha esplorato quei lembi di terra ancora feriti e segnati da divisioni e muri.

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