Sinnos: le passioni non hanno genere

Nella graphic novel “Doppio passo”

Il doppio passo, nel gergo calcistico, è la simulazione del contatto tra il giocatore e la palla. Nell’omonimo libro di Alice Keller con le illustrazioni di Veronica Truttero, il “doppio” sta nel rapporto speculare che si crea tra Martin e Lilian.

Durante la Prima guerra mondiale, nei cortili dei quartieri operai di St. Helens, in Inghilterra, gruppi di ragazzini giocano a rincorrere un pallone. Sono i figli degli uomini in guerra e delle donne in fabbrica, sono i fratelli più piccoli di giovani uomini partiti per il fronte, sono gli adulti di un domani che guarderà a quel periodo, a quelle partite, come ai momenti più spensierati e avvincenti; nonostante tutto.

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Biancoenero Edizioni: “AGO Storia di un capitano”, crescita di una passione e del talento

Giulia Siena
PARMA – Agostino Di Bartolomei, per tutti Ago, aveva un sorriso timido e buono. Cominciò a calciare i primi palloni nell’oratorio sotto casa, a Tor Marancia, in una Roma di fine anni Sessanta. La città si stava espandendo, tutto stava cambiando attorno al giovane Ago che cominciava ad appassionarsi al calcio. E mentre tutti volevano fare l’attaccante, lui no; Agostino voleva stare in mezzo al campo e smistare la palla. La sua tecnica era buona e i suoi passaggi eleganti. Il suo gioco cominciò ad attrarre la curiosità di un signore che lo osservava da bordo campo; riconobbe il talento di Agostino e lo portò in un campo vero. Da qui inizia la storia di Agostino di Bartolomei, Ago per la curva Sud, capitano della Roma dello scudetto stagione 1982/1983.

AGO, Storia di un capitano è il racconto nato dalle parole di Giulia Franchi – da sempre tifosa romanista e cresciuta con il mito di Ago, il calciatore leale e generoso – e illustrato da Massimiliano di Lauro. Continua

“Lo sport non fa per te!”: a ognuno il suo sport

Giulia Siena 
PARMAPaolina Baruchello, scrittrice e traduttrice letteraria, già autrice di Pioggia di primavera, torna in libreria con Lo sport non fa per te!. Il volume, illustrato sapientemente da Federico Appel e pubblicato da Sinnos, ha lo scopo di soddisfare la curiosità dei bambini sottolineando i valori di universalità e gli aspetti di unicità di ogni sport. Gli sport, infatti, sono tanti e sono diversi, come le persone: “bassi, alti, sottili, svelti, lenti, distratti, attenti: tutti noi abbiamo corpi e cervelli diversi. E così sono tantissimi gli sport da provare. “Ma ci sarà uno sport fatto apposta per me? si chiederà qualcuno. Certo, basta solo trovarlo!”

Dapprima conosciamo Michele che tira calci ad un pallone per conoscere gli altri, per fare amicizia; ma quello sport proprio non fa per lui perché è lui che si tuffa e rotola, non la palla. Continua

“Una vita di corsa” sogni, pensieri e sfide di un runner qualunque

una-vita-di-corsa_chronicalibriGiulia Siena
SAN GIOVANNI ROTONDOUna vita di corsa è una storia che contiene diverse storie e tante sfaccettature. Una vita di corsa è un romanzo, una storia che nasce come emergenza di scrittura, dalle strade vere, dalle scelte fatte, dai percorsi intrapresi e poi si evolve nelle pagine di un libro. Una vita di corsa è il primo lavoro editoriale di Ermanno Tamburrano – pubblicato da Amico Libro – ed ha come protagonista Marco: un ragazzo qualunque con molti sogni e poche certezze. Una di queste diventa la corsa, amica fidata e costante, che lo accompagnerà anche quando la vita gli darà motivo di cambiare, lo metterà di fronte a nuove sfide e altre responsabilità. Continua

“Senza paura”, storia di una passione che può cambiare la vita

SENZA PAURA_Pagano_CHRONICALIBRIGiulia Siena
PARMA“Essere senza paura è un’altra cosa. Quello è uno stato di grazia, ma per incontrarlo bisogna avere fegato sul serio. Bisogna avere la forza di essere se stessi fino in fondo. Fino alle estreme conseguenze”. Flavio Pagano, autore di Senza paura, romanzo edito da Giunti, parte da una considerazione sul coraggio per raccontare la storia di Bruno e con essa – a grandi linee – quella di Ciro Esposito, il tifoso ferito allo Stadio Olimpico di Roma il 3 maggio 2014 e morto 52 giorni dopo. Il romanzo, acclamato dalla critica (Premio Selezione Bancarella Sport, 2015) e premiato dal successo di pubblico,  è la storia di vite segnate, cambiate e strappate via da una passione semplice quanto ancestrale, quella per il calcio.  Continua

Federico Appel: “Pesi massimi. Storie di sport, razzismi, sfide”, passioni e tolleranza ad alta leggibilità

pesi-massimi_sinnos_chronicalibriGiulia Siena
ROMA
“Le vere vittorie non sono quelle sportive, per quanto possano essere memorabili, ma sono quelle sociali. Combattere per la libertà del proprio popolo come stai facendo tu è la cosa più importante che un uomo possa fare nella sua vita”. La partita è andata bene, il piccolo si sente un gran campione… è riuscito, infatti, a parare il rigore di quel ragazzino nero che ora può tornare nella giungla a tirare calci con i leoni. Ah sì, oggi il piccolo portiere può tornare a casa soddisfatto, è un gran campione! All’improvviso, però, senza essere invitato da nessuno, un grosso omaccione di colore compare a casa dell’aspirante portiere. I due non si conoscono, ma qualcosa li lega, lo sport: il “gigante” è Cassius Clay-Mohammed Alì, il campione di pugilato. Alì compare, come un fantasma o un grillo parlante, per insegnare a questo bambino la tolleranza e lo spirito sportivo. Il grande pugile comincia, così, a raccontare le vicende di uomini di sport, le loro vite e le loro sfide. Comincia, così, Pesi massimi. Storie di sport, razzismi e sfide, il nuovo libro scritto e illustrato da Federico Appel per Sinnos.

 

Il libro, una grapfhic novel ad alta leggibilità (con font Leggimigraphic, pensata per chi ha difficoltà di lettura o problemi di dislessia) è una carrellata di grandi nomi e grandi storie di sport e vita: dalla storia del leggendario Jesse Owens che vinse quattro medaglie d’oro a Berlino nel 1936 davanti a Hitler; passando, poi, al tennista Arthur Ashe che nel 1975 fu il primo atleta di colore ad arrivare a Wimbledon e a vincere nel tempio del tennis. Conosciamo le storie di Gino Bartali e della sua bicicletta durante la grande guerra, la determinazione e la forza di John Carlos, Tommie Smith e Peter Norman che rinunciarono alla carriera per la loro rivolta in favore dei diritti umani. Incontriamo la squadra di rugby del Sudafrica e l’avventura di Carlos Caszely.

Storie di sport e di vita raccontate in maniera leggera e, allo stesso tempo, dirompente. Storie per tutti.

 

“Alla fine ho capito che non sempre serve diventare campioni del mondo per essere veramente dei pesi massimi”.

Gli eroi delle Olimpiadi

Silvia Notarangelo
ROMA – La XXX Olimpiade della storia moderna, in pieno svolgimento a Londra, sembra, per il momento, non tradire le aspettative. Abbandonati i fasti di Pechino, i Giochi tornano in Europa ad una dimensione, spettacolare sì, ma più vera, più affine allo spirito sportivo.
Un percorso, quello delle Olimpiadi, non privo di tensioni e drammatici colpi di scena, costretto, nel tempo, a scendere a compromessi e a fare i conti di, volta in volta, con scenari politici in continua evoluzione.
Alfredo Pigna, alla vigilia dell’apertura dei Giochi, ne ripercorre la storia con “Il romanzo delle Olimpiadi”, un saggio emozionante e mai banale, appena pubblicato da Mursia.
La “cronaca di eventi eccezionali che, nel tramandarsi, diventano leggenda”. È con questa convinzione che l’autore racconta i suoi Giochi. Prima da appassionato, poi da attento e sensibile giornalista sportivo ci trasmette l’attesa e le emozioni delle gare, il tifo, l’incredulità di fronte ad un risultato inatteso. Ma i veri protagonisti sono loro, gli atleti, con il proprio vissuto, le proprie fragilità, con quella strana antipatia e riluttanza che, talvolta, li accomuna. I retroscena raccontati sono tanti, spesso curiosi, più volte emblema di quanto si nasconde, o si desidera nascondere, dietro la “divisa di ordinanza”.
Si scopre, così, la rassegnazione di Pierre de Coubertin per quell’Olimpiade di Parigi che assume i connotati di un autentico fallimento, si partecipa al dramma sportivo di Dorando Pietri che, stremato, cade ripetutamente nello stadio prima di tagliare il traguardo, vincere ed essere squalificato. Si rivive la leggenda di Nedo Nadi, primo atleta nella storia a conquistare ad Anversa cinque medaglie d’oro. Non può, poi, non strappare un sorriso la vicenda di Ugo Frigerio, vincitore della “tre chilometri”, costretto, suo malgrado, a correre con un insopportabile mal di denti, complice la distrazione di un dentista colpevole di aver estratto non il dente malato ma quello sano.
E se il 1960 è la volta di Roma e del record di Livio Berruti, ciò che va in scena a Mosca, dodici anni più tardi, è ancora vivo nel ricordo di tutti: forze armate prendono in ostaggio un gruppo di atleti israeliani, facendo irruzione nel villaggio olimpico. È una strage, ma i Giochi non si fermano.
La narrazione procede fino alle edizioni più recenti, dai successi di Novella Calligaris ai volteggi di Nadia Comaneci, all’eterno dualismo tra Berruti e Mennea.
Le Olimpiadi, del resto, sono anche questo: adrenalina, competizioni, record ma, soprattutto, storie di uomini che si mettono alla prova perché “l’essenziale nella vita è lottare, non trionfare”. Parola di Pierre de Coubertin.

“Il campione innamorato” nella giornata contro l’omofobia

Giulia Siena
ROMA
– “Il campione innamorato. Giochi proibiti dello sport”, scritto da Alessandro Cecchi Paone e Flavio Pagano è arrivato nelle librerie per Giunti a fine aprile e già ha creato scalpore. I media ne hanno parlato e ne parlano non solo perché la prefazione è di Cesare Prandelli – ct della Nazionale e autore di epocali dichiarazioni sui gay nel calcio – ma anche per le innumerevoli storie di amore e sport che il volume racconta. “Il campione innamorato” è un libro che ripercorre lo sport come la storia parallela di passione e agonismo, una realtà che – dai tempi dei Greci – sembra che non possa più accogliere in sè, armoniosamente, pulsioni fisiche e foga sportiva. Ma lo sport è disciplina, educazione, amore, costanza e tolleranza. Lo sport non è vincere a tutti i costi e, in una società che non conosce cultura sportiva, l’agonismo viene sviscerato della sua componente pedagogica e passionale. Oggi, giornata internazionale contro l’omofobia e la transfobia, per iniziativa del ministro Francesco Profumo, un capitolo de “Il campione innamorato” approda nelle scuole italiane. Nelle scuole italiane perché i giovani hanno tanta voglia di sapere e di esplorare, e perché l’omofobia è una delle tematiche del bullismo e perché, grazie anche alla storia di Thomas Gareth, il primo giocatore di rugby ad annunciare la propria omosessualità, lo sport diventi una storia di amore e tolleranza. Oggi ne parliamo con Flavio Pagano (nella foto in basso).

Perché “Il campione innamorato”?
Perché è inquietante pensare che in Iran pochi giorni fa sono stati impiccati quattro ragazzi omosessuali e che due anni fa Eudy Simelan, capitano della squadra di calcio femminile del Sudafrica è stata uccisa poiché lesbica. Sono storie scomode, perché molti amano far finta di non capire e di non sapere, per timore di doversi complicare la visione della vita. Questo libro ci racconta che la storia è fatta di persone, persone che hanno avuto una vita quotidiana identica alla quotidianità di oggi; persone che hanno vissuto i problemi che molti altri vivono oggi, e che hanno saputo trovare il coraggio per affrontarli. La vita consiste nella possibilità di fare delle scelte. È quando cominciamo a scegliere, che veniamo veramente al mondo. Senza questo, finché c’è qualcun altro che pretende di scegliere per noi, non può esistere libertà.

Lo sport che ruolo ha avuto nella storia dell’omofobia?
Lo sport è un momento decisivo di una società, della sua cultura e del suo modo di essere. “Il campione innamorato” è un libro nel quale l’amore e l’agonismo sono stati narrati cercando di far vivere la polifonia dell’intreccio di storie come in un romanzo. Da eterosessuale dico che il calcio è lo sport della sessuofobia. Tutti gli sport hanno una componente compulsiva, primitiva, fallica, ma nel calcio, e già nella formazione sportiva dei ragazzini, domina il maschilismo. Quel maschilismo che diventa omofobia, razzismo, voglia di vincere a tutti i costi fottendosene delle regole, e che inquieta.

Dalla dichiarazione-scandalo di Prandelli sono passate poche settimane, ma in quanto tempo è nato il vostro libro?
Il nostro è stato un lungo lavoro di documentazione; infatti, nel libro, vengono riportati innumerevoli episodi di sport e di vita privata dei più grandi campioni di ogni disciplina. C’è la storia di Dora-Heinrich Ratjen, di Martina Navratilova e la storia di Re Umberto II di Savoia. Forse non si potrà ammettere che un calciatore è omosessuale, ma un celebre sovrano lo era. Umberto II di Savoia era un accanito corteggiatore del calciatore Primo Carnera. Il simbolo della virilità durante il fascismo, Carnera, ebbe un flirt a bordo piscina di casa Savoia con il re. Del resto molti parlano dell’omosessualità di un personaggio leggendario del calcio mondiale, che oggi ricopre un ruolo diregenziale, ma simili storie vengono sistematicamente criptate e nascoste dalla “cupola” del potere sportivo.

Allora perché tutto questo silenzio intorno alle dichiarazioni di Prandelli?
Ci aspettava almeno qualche presa di posizione da parte delle istituzioni sportive e non. Invece c’è un polverone, eppure pochi, se non nessuno, hanno parlato.Purtroppo duemila anni di storia non hanno portato a nulla. E’ stato imbarazzante assistere al silenzio di tutti; neanche le istituzioni hanno voluto schierarsi. Io ho invitato il sindaco della mia città, Luigi De Magistris, a prendere parte alla discussione perché sarebbe stato bello che da Napoli, città vittima di razzismo, si partisse con un dibattito o con una presa di posizione. Ma al polverone che si è alzato a livello mediatico, sul web e sui giornali, nessuno – non ancora – ha osato replicare. Quella contro il razzismo è una battaglia. non è un discorso da bar sport, come vorrebbero farci credere personaggi come Moggi. Il calcio, lo sappiamo tutti, ha ben altro da fare che reprimere il diritto della gente di vivere e amare: dovrebbe pensare a ricostruirsi una credibilità, e una moralità. Il nostro libro ha un obiettivo ambizioso: fermare per un attimo il mondo sfrenato del pallone, e invitarlo a pensare. Un momento, un minuto di silenzio, come si dice in gergo sportivo, come è avvenuto quando è tragicamente morto in campo Morosini. Fermarci tutti a pensare davanti al mistero dell’amore, così come ci siamo fermati davanti a quello della morte.

Flavio Pagano e Alessandro Cecchi Paone sono al loro secondo libro insieme; progetti futuri?
Dopo “La rivolta degli zingari” e “Il campione innamorato” vorremmo continuare a esplorare i grandi filoni della Storia alla ricerca di dettagli sfuggiti all’attenzione generale, di angolazioni nuove. Alessandro ha la passione dell’archeologia, io quella della letteratura. Staremo a vedere.