"Le vie dell’orto" sono infinite

Giulia Siena
ROMA “Non c’è un orto uguale all’altro, l’orto è come lo specchio della persona, l’orto esprime il carattere, il buon gusto, la volontà di una persona, tutte queste buone cose che se non ci sono è meglio lasciar perdere, che facciano gli altri!” Sono tanti i personaggi che popolano “Le vie dell’orto”. Infatti, nel libro di Pia Pera pubblicato da Terre di Mezzo Editore, i protagonisti sono donne e uomini che voltivano con passione e pazienza il proprio orto. Naturalmente, a questi personaggi determinati ma allo stesso tempo secondari, si aggiungono le vere star del volume: le piante. Di ogni forma, colore, odore, sapore, stagionalità, fioritura ed esigenze, le piante raccontate dalla penna di Pia Pera sono quelle che con la giusta accortezza possiamo portare in tavola seguendo i ritmi della natura. Allora apriamo “Le vie dell’orto” per cimentarci con terreno, innafiatoi e concime e conosciamo subito le erbe selvatiche, il carciofo e il topinambur del signor Angelo, i pomodori di Massimo, le melanzane e i peperoni di Franco, i profumi delle piante aromatiche di Luisa e i lamponi di Emanuela. Scopriremo così un mondo fatto di lavoro, cura, costanza e gioia perché l’orto “deve essere un grembo dentro a un grembo. Deve esprimere la nostra umile operosità a contatto con la natura selvatica.”

Terre di Mezzo Editore si racconta a ChronicaLibri

Giulia Siena

ROMA – Libri che non sono oggetti, ma spazi che contengono storie vive e autentiche: questa è l’editoria secondo Terre di Mezzo. La casa editrice milanese, nata “per strada” attraverso un giornale di poche pagine distribuito in quartieri “difficili”, oggi si racconta a ChronicaLibri con le parole del suo editor, Davide Musso.


Qual è la proposta editoriale di Terre di mezzo Editore?

Terre di mezzo Editore pubblica libri su consumo critico e stili di vita sostenibili, guide di turismo alternativo (dal cammino di Santiago a piedi ai consigli per sopravvivere alle vacanze con i figli), guide ai ristoranti etnici, ma anche narrativa di qualità, con un occhio particolare per gli esordienti italiani, e libri illustrati per bambini, con un’attenzione per quelle “storie nascoste” che troppo spesso non fanno notizia.

Romanzi, saggi e libri di viaggio: una casa editrice per tutti i gusti letterari?

Se non per tutti, di certo per molti: cerchiamo di offrire un ampio ventaglio di titoli in modo che tutti possano trovare il libro più adatto a loro.

Come mai la scelta di investire sugli autori emergenti?

Perché (anche se per fortuna sempre meno rispetto al passato) sono quelli che hanno maggiori difficoltà a entrare nel magico mondo dell’editoria. Terre di mezzo è un buon trampolino di lancio per i giovani autori. E poi investire sugli emergenti, qui come in altri campi, significa investire sul nostro futuro.

Sempre meno libri venduti, sempre più case editrici: Terre di mezzo Editore come vive questa continua “lotta”?

Cercando di pubblicare libri di qualità, cercando di interpretare le inquietudini e le esigenze del presente attraverso titoli che, spesso, si sono rivelati lungimiranti. Ciò non toglie che per farsi spazio in libreria bisogna sgomitare, e il più delle volte un piccolo editore non ha vita facile.

"In viaggio con Kapuściński", dialogo sull’arte di partire

Silvia Notarangelo

ROMA – Nasce da una profonda e sincera ammirazione, unita ad una passione condivisa per il viaggio, il breve profilo che il giornalista Andrea Semplici dedica a Ryszard Kapuściński, reporter polacco scomparso nel 2007.
“In viaggio con Kapuściński”, pubblicato da Terre di Mezzo Editore (collana I singoli), attraverso rapidi flash sulla vita e sugli scritti del reporter, offre una riflessione sulla condizione del viaggiatore, di colui che sceglie di farsi guidare dalla curiosità per scoprire e conoscere nuovi territori.
Semplici racconta al lettore il “suo” Kapuściński, o meglio Kapu, come amava farsi chiamare. Un uomo che ha rifiutato la qualifica di giornalista sentendosi più vicino ad un “interprete”, impegnato a tradurre “da una cultura ad un’altra”.

Il suo desiderio di varcare quelle frontiere dove regnano “silenzio e mistero”, la sua irrefrenabile sete di conoscere l’ignoto “che sta oltre la linea dell’orizzonte” lo portarono, complici una serie di fortunate casualità, ad intraprendere un viaggio durato una vita intera. La prima, inaspettata meta del giovane inviato è stata l’India, seguita dall’Africa, e da dieci lunghi anni trascorsi a raccontare le sue drammatiche rivoluzioni.
Fra i tanti paesi visitati da Kapu non è mancata l’Italia, dove ha avuto modo di intrattenersi, per qualche giorno, proprio in compagnia di Semplici.
Dell’incontro, tanto atteso, il giornalista italiano ricorda la timidezza e la curiosità del collega, la sua capacità di restare nell’ombra, di mimetizzarsi tra le persone che incontrava mostrando, per tutti, grandissimo rispetto, perché senza gli altri “non ci sarebbero storie da raccontare”. Un uomo che ha fatto del nomadismo la sua ragione di vita, che ha preferito indossare le ali e non piantare più facili radici, che si è sforzato di diventare parte di quel mondo che voleva descrivere, perché un viaggio ha senso solo quando diventa “territorio di incontri, saperi e conoscenze”.

"Bread&Kids. Fare il pane in casa con i più piccoli", storia e ricette da forno

ROMA “Il pane è così semplice che si fa con soli tre ingredienti: il lievito, che lo fa gonfiare come una spugna e gli dà sapore, la farina di grano che gli dà sostanza nutritiva, l’acqua che gli dà forma e morbidezza. E poi ci vuole il calore del fuoco, il quarto ingrediente che non si mangia, ma che mette d’accordo gli altri tre.” Di una semplicità così sorprendente e allo stesso tempo misteriosa, la ricetta del pane porta con sé il fascino della tradizione. Ed è questa storia che si cerca di trasmettere anche ai giovanissimi apprendisti cuochi nel volume di Roberta Ferraris, “Bread&Kids. Fare il pane in casa con i più piccoli”. Pubblicato da Terre di Mezzo Editore, il libro racconta agilmente come il grano possa diventare un piatto, un pasto e una materia in continua evoluzione.
Infatti, è lo stesso grano che, diventando farina, si unisce all’acqua per fermentare e regalare all’impasto volume e sapore. Così il lievito garantisce morbidezza a quel semplice impasto che arriva in tavola sotto varie forme e con diversi sapori: pane all’olio, focaccia, pane alle castagne, treccia e bambola di pane, oltre che tante altre idee per impastare insieme ai più piccoli.
“Bread&Kids” (contiene un completo ricettario) racconta il pane, fa scoprire “la saggezza di questo alimento” ai più piccoli, ti spinge a miscelare farina, acqua e lievito e, naturalmente, vuole che anche i bambini si cimentino con le mani in pasta!

Oggi scopri la ricetta del giorno di Chronache Culinarie su Chronica

"Viaggiatori viaggianti": tutte le geografie della coscienza

Giulio Gasperini
ROMA –
La geografia, con Andrea Semplici, riempie nuovi contorni: si anima di nuove prospettive, respira d’un respiro più genuino: utile e divertente. Forse è proprio così che andrebbe studiata, la geografia, materia oramai bistrattata da insegnanti e alunni e anche ufficialmente condannata – affronto ancor più grave – dai programmi ministeriali.

Andrebbe rianimata, la geografia, e Andrea Semplici, giornalista dalla penna leggera ma suadente, in questo piccolo ma prezioso volume della Terre di Mezzo editore (2010, ripubblicato in un formato ampliato, da nove a quindici racconti, rispetto alla precedente edizione tascabile) la scontorna, poeticamente, raccontando le fiabe di alcuni “Viaggiatori viaggianti” che, insofferenti degli orizzonti definiti, si spinsero sempre un po’ più oltre, a ricercar le terre che nessuno aveva mai scoperto; quelle che nessun altro scoprirà più.
Quella di Semplici è la geografia di persone che hanno nome e cognome, una declinazione d’identità, che siano famose o no, che siano Che Guevara o Salgari, Bob Marley o Pablo Neruda. Non è la geografia delle percentuali e delle cifre, dei grafici e delle cartine mute: è una geografia di sudore e d’intenti, d’ideali e di sogni, di poesie e letterature, di confessioni e di piccoli gesti, perché quotidiani, ma che diventan grandi, frutti d’un eroismo al vivere che noi, nelle nostre comode vite del duemila oramai avanzato, abbiamo dimenticato; o seguitiamo a ignorare. È una geografia che ci riporta alla scoperta d’antiche reliquie, tra le dittature ingombranti della modernità: perché il presente non può prescindere dal passato, e Semplici lo sottolinea, con l’eleganza di chi guarda alla follia del presente con un sorriso di compiaciuto compatimento. È la geografia, quella di Semplici, della rabbia per una perdita insanabile, irrimediabile; è la geografia che condanna le nostre patetiche auto-assoluzioni e ci convoca tutti sullo scranno degli imputati.
Perché non possiamo davvero esser contenti d’un mondo, d’un’umanità che, nella sua accelerazione al progresso, al futuro, sacrifica persino le persone: e per questo ci ammonisce (e ci condanna) la povera Virginia, l’ultima india ona.