Caracalla, l’imperatore che voleva essere Alessandro Magno

CoverFRONTECaracallaMarianna Abbate

ROMA – È faticosa la lettura di questo libro che gli editori chiamano romanzo poetico-storico. È faticosa in primis perché Andrea Foschini è un uomo molto erudito, che ama mostrare la sua erudizione, e poi perché i collegamenti mentali e storici non sono proprio chiarissimi a chi non conosce bene la storia. Ciò nondimeno (colloquialismo che mi perdonerete) non è un brutto libro, Caracalla, o il mito di Alessandro edito da Diamond. Se vogliamo ragionare nella misura banale di bello/brutto. È un libro complesso, che comprensibilmente si esaurisce in circa 100 pagine.

Ma come vi ho già avvisati, non lo si può approcciare impreparati. Perché Foschini adora i voli pindarici, le dietrologie, i segreti, i dico non dico, il forse era così ma forse no, e non è per niente facile disingarbugliare questa matassa. Quindi lettore avvisato…

Io però non lo chiamerei romanzo (anche se la tutela da eventuali accuse scientifiche ha la sua ragion d’essere) gli darei più del saggio storico-poetico. E amplierei certe pagine, così fitte di nomi e di fatti, che meriterebbero un approfondimento ulteriore, immagino sottinteso a carico del lettore.

Molto affascinante l’idea che associa l’imperatore romano al sovrano macedone, uno dei pochi cui la storia si riferisce con l’appellativo di Magno. Intrigante l’ossessione di Caracalla di emulare le sue gesta, ma si sa: chi segue gli altri non arriva mai primo.

Si tratta di un libello gradevole, ma nonostante il suo formto tascabile non lo consiglierei per una lettura veloce in metro, forse più per un lungo viaggio in treno. Con una buona connessione wireless per gli approfondimenti di cui sopra.