Alfabeto di Quarantena

Alfabeto di quarantena: F – fase

Giulia Siena
PARMA
– E’ passato quasi un mese dall’ultima lettera di questo Alfabeto di quarantena cominciato a fine marzo. Mi sono chiesta più volte se fosse un “progetto” concluso con la riapertura dei cancelli, con il “via libera” alle nostre vite. Essendo uno scrivere totalmente libero e scevro da progettazione e organizzazione, ho lasciato che l’interrogativo rimanesse sospeso senza trovare soluzione. L’occasione è arrivata da una chiacchierata con Michela, la mia vignettista incontrata per pura fortuna (questa fortuna si chiama Michela B. che ci ha messo in contatto). Così, quella che era ancora una sensazione di concludere l’alfabeto, è diventata una nuova lettera. Sapevo, infatti, che avevo ancora qualcosa da dire: perché questo spazio è stato un respiro in un momento di apnea, è stato un esercizio pubblico di introspezione privata. E non poteva finire così. Ho il vizio di portare a termine – quasi – tutto. Quindi proviamo a continuare.

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Alfabeto di quarantena: E – Essenziale

Giulia Siena
PARMA
– Fase 2. Continuano i giorni. Fase due e molti dubbi. Ci sono degli interrogativi nell’aria che si mescolano al polline. Fase 2 e il doppio binario: non uscire, ancora, o tornare fuori, tornare alla “normalità”, una normalità differente, una normalità fuori dalle mura che ci hanno trattenuto finora. Fase 2 e la doppia sensazione: timore e voglia di fuga. La “giusta misura” potrebbe essere al centro, uscire con cognizione, non per la sola nostra necessità, uscire rispettando gli altri, ricominciare e far vedere che qualcosa l’abbiamo imparata. Ma cosa dipende da noi? Arrivare fuori, dopo tante titubanze, dovrebbe portarci ad apprezzare le piccole cose, interessarci agli altri, non mettere davanti sempre i nostri bisogni e il nostro malcontento.

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Alfabeto di quarantena: D – destino

Giulia Siena
PARMA
– Destino. Diario, disincanto, distanza, divano, dolce, dolore. Sono tante le parole che in questi giorni di reclusione forzata, ormai diventati di una normalità preoccupante, mi ronzano intorno. Parole improvvise, parole scelte con cura oppure arrivate chiacchierando – virtualmente – con amici. Le parole giungono mentre faccio altro; si palesano con forza a definire una immagine, un evento, uno stato d’animo.

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Alfabeto di quarantena: A – ascoltare

Giulia Siena
PARMA
– Siamo cambiati? Cambieremo? Guarderemo al mondo con occhi diversi? Non lo so. Le domande sono tante e allo stesso tempo c’è una grande silenzio che smuove la città in questa ultima domenica di marzo. Avevamo tanti progetti, le solite corse, una infinità di scadenze; eravamo stressati, annoiati e polemici: eravamo i soliti italiani in un qualsiasi febbraio del decennio, il primo di questi anni Venti che si erano prospettati subito come punto di rottura rispetto al passato.

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L’editoriale: quando leggere era un piacere. Con “I distillati” di Centauria il piacere di leggere viene svenduto per 3.99 euro

distillatiGiulia Siena
PARMA – Quando leggere era un piacere non ci si preoccupava delle pagine di troppo, del tempo dai impiegare, di quanto dovessimo risultare lettori voraci e veloci. Quando leggere era un piacere alcune cose sembravano assurde… tipo parlare di libri “distillati”, ovvero edizioni di romanzi commerciali “ristretti” (di pagine e contenuti) per invogliare il pigro popolo di lettori. Quando leggere era un piacere questo sarebbe sembrato impensabile; nel tragico mondo attuale, a cavallo tra Natale e il nuovo anno, invece, questo è diventato pensabile e – purtroppo – attuabile. Continua

L’Editoriale: Festivaletteratura di Mantova, dalla parte dei lettori

Festivaletteratura Mantova CHRLGiulia Siena
MANTOVA
– Nuovo anno, nuovo Festivaletteratura di Mantova. O sempre il solito, oserei dire. Oso perché sono qui a raccontarvi il Festival come non siete abituati a vederlo. Voglio farvi uscire dal salotto buono della manifestazione mantovana e girare con me, tra le strade e le piazze della città alla ricerca di qualcosa da ascoltare, leggere e osservare. Voglio proporvi di guardare al festival dalla parte dei lettori. Per questo, e anche perché noi da poveri giornalisti squattrinati e senza badge, siamo qui a osservare per voi, a informarvi come dei semplici lettori, di quelli appassionati che per assistere ad un evento letterario e sentir parlar di libri fanno anche diversi chilometri e il pranzo al sacco. Partiamo.
Siamo nella giornata di sabato, il clou, penso. Allora arrivo in piazza Sordello, in cuore di questo Festival e, tra la gente che cammina blanda alla ricerca di qualcosa, comincio a spulciare il programma. Gli eventi, quasi tutti, sono a pagamento: questo significa che per assistere all’incontro tra Colm Tòibin e Ranieri Polese oppure quello tra Alberto Arbasino e Marco Belpoliti devo pagare 5 euro di biglietto di ingresso. Certo, non è tanto… ma sono solo le dieci del mattino e la giornata è piena di eventi a ogni ora, tutti – o quasi – rigorosamente a pagamento. Se volessi assistere a quattro eventi da 5 euro – ce ne sono dai 4 ai 15 euro – avrei speso a fine giornata i miei 20 euro, senza contare che qualche libro – è il festival della letteratura, no? – volevo pur comprarlo. E poi, leggendo bene il programma, e da quello che dicono gli organizzatori, tutti gli appuntamenti in programma hanno degli foto (52)sponsor. Inoltre, il festival è sponsorizzato e finanziato da istituzioni, aziende, enti pubblici e privati. Allora, a cosa servono questi sponsor se poi il lettore o il curioso deve sborsare di tasca propria per assistere a un evento presentato come il Festival della letteratura? Di letteratura ne vedo poca, mi sembra più una splendida pubblicità alla città – sempre splendida, Mantova – attraverso una manifestazione a fini commerciali. E questa sensazione diventa tangibile quando, nel pomeriggio, in uno dei pochissimi eventi gratuiti, mi imbatto nella magnifica lettura di una favola di Tommaso Landolfi. Il pubblico è catturato dalla lettura piacevole e dalla location suggestiva, ma a un certo punto, quando siamo tutti con il fiato sospeso per carpirne il finale, uno dei lettori dice: “Se volete sapere come va a finire questa favola e conoscere tante altre storie vi consigliamo di visitare lo spazio alle nostre spalle”. Lo spazio c’è, ci vado e non è altro che un bookshop. Io i libri li compro comunque, anche senza tranello (infatti mi sono concessa qualche vintage da leggere sul lungo lago – foto in basso)!

 

festivaletteratura giuliasienaSconvolta un po’ da questo modo di fare “cultura” abbandono le mie pretese letterarie e visito la città. Non era forse questa la finalità del Festivaletteratura?