Fouad Laroui e i bracconieri di storie.

Del Vecchio: La vecchia signora del riad

Giulio Gasperini
AOSTA – Cosa facciamo delle storie degli altri? La narrazione personale è forse il dono più grande che riceviamo nel nostro interagire con le alterità; ma anche una responsabilità gravosissima che difficilmente sappiamo gestire nel modo più corretto ed efficace, particolarmente nella nostra contemporaneità, così sovrabbondante di racconti e di storie. Il romanzo La vecchia signora del riad, di Fouad Laroui, pubblicata da Del Vecchio Editore con la traduzione di Cristina Vezzaro, è un’avventura entusiasmante su vari livelli di lettura e indagine.

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Dall’ordalia di parole all’afasia, anatomia di un’evoluzione.

Giulio Gasperini
AOSTA – 
Le tribolazioni dell’ultimo Sijilmassi, il nuovo romanzo di Fouad Laroui (edito in Italia da Del Vecchio Editore e tradotto da Cristina Vezzaro) lascia subito senza fiato, fin dalle prime righe. “Un giorno, mentre si trovava a trentamila piedi di altitudine, Adam Sijilmassi si fede all’improvviso questa domanda: – Che ci faccio qui?”. Un incipit sensazionale per una storia che, fiorendo di pagina in pagina, conduce il lettore in una discesa vorticosa e chirurgica dentro la mente e l’anima di un uomo apparentemente “normale” e “comune” (sempre che questi due aggettivi significhino realmente qualcosa). Da quel momento, comodamente seduto su un Boeing della Lufthansa, mentre sorvola le Andamane, inizia un cammino di cambiamento e di travaglio interiore che porterà l’ultimo dei Sijilmassi all’unica scelta possibile in questo mondo nervoso e feroce: l’afasia.

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Le parole di un bambino tra Marocco e Francia

Un anno con i francesiGiulio Gasperini
AOSTA – Un anno con i francesi di Fouad Laroui, edito da Del Vecchio Editore è un romanzo delizioso. E quest’aggettivo non è scelto a caso, perché è un’opera di narrativa veramente aggraziata e misurata, dove nulla è lasciato al caso e dove non c’è niente di superfluo, eccessivo o accessorio. Dalla costruzione allo sviluppo dei personaggi, tutto viene presentato al lettore con una facilità disarmante, con una leggerezza che pare spontanea ma è frutto di una sapiente capacità di narrare e di far vivere i personaggi.
Il punto di vista, geniale, è quello di un bambino marocchino che dalla più remota campagna arriva a studiare al più prestigioso liceo francese del Marocco, il Liceo Lyautey. Qui incontra un’umanità ricca e vivace, una pletora di studenti, professori, convittori e collaboratori che si muovono attraverso tutto lo spettro delle umane manifestazioni e declinazioni. Continua