“Le confessioni di Noa Weber”. Gerusalemme diventa Manhattan

Marianna Abbate
ROMA – Una carriera di successo, la fama e il benessere. Una vita passata tra l’elite culturale di Gerusalemme, mille amori e una figlia. Sembrerebbe quasi la trama di un telefilm americano.

E invece è un libro, “Le confessioni di Noa Weber” e tutto si svolge a Gerusalemme. Come è facile immaginare l’ambientazione stravolge completamente la visione del romanzo e con essa la vita della protagonista. A partire dal fatto che ha dovuto sposarsi giovanissima per evitare il servizio militare (questo non sarebbe mai potuto succedere a New York).

Eppure i sentimenti sono gli stessi in tutto il mondo e l’amore adora fare scherzi inopportuni. Così Noa, la donna amata e ammirata da tutti, è schiava di una storia antica- di un amore finito e forse mai iniziato.

Quello studente anarchico, quel giovane promettente che l’ha sposata per solidarietà sociale ed è subito sparito dalla sua vita, è entrato nei suoi sogni, nei suoi pensieri e nel suo ventre. Perché quella figlia, così bella, non fa che ricordarle ogni giorno l’uomo perduto.

E non servono a nulla gli uomini che passano per caso dal suo letto, se non riescono ad aprire il suo cuore. Tra flash back e quotidiano riviviamo passo dopo passo i fatti e le sensazioni che l’hanno portata ad un oggi nostalgico e agguerrito. Noa non si arrende: aspetta ogni istante il momento del ritorno di quel ragazzo, ormai adulto, che le ha rubato il sonno tanto tempo fa. Un amore che diventa ossessione, pensiero fisso- martellante.

Capitoli brevi, sussultori- un paio di pagine appena, molti dei quali portano il nome di Alek, quasi a scandire il tempo passato lontano e quello passato insieme- fosse anche solo nei pensieri.

Una narrazione emotiva e coinvolgente che ha fatto di Gail Hareven una scrittrice pluripremiata tra Israele e Stati Uniti. E ora grazie a Giuntina, possiamo leggerla anche in Italia.