Un diario e le tante esperienze di vita.

Distruggi questo diarioGiulio Gasperini
AOSTA – Il libro è anche cultura materiale, oggetto che invade e colora spazio, che abbellisce, arreda e affolla le librerie. Questo aspetto è dirompente nel lavoro di Keri Smith, edito in Italia da Corraini Edizioni con il titolo “Distruggi questo diario (dove vuoi)” con il sottotitolo: “Creare è distruggere”.
Il libro è, in effetti, una specie di diario con pagine “interattive”, nelle quali, cioè, non si trovano stampate parole, storie, pensieri dell’autore ma si trovano delle “istruzioni” per poter “utilizzare” il diario nella sua più estrema fisicità. Una serie, cioè, di imperativi per arricchire l’esperienza sensoriale e di vita. “Segna qui i numeri che vedi in giro”, “Strofina un po’ di terra qui”, Spiaccica qualcosa di colorato su questa pagina”, “Mentre aspetti (del cibo, un aereo, un tuo amico), scrivi un elenco di ciò che ved”.
Le pagine, le vere pagine bianche, si devono sporcare, bagnare, bucare, strappare, scrivere e cancellare, per lasciare una traccia, l’esperienza di un’avventura, di un incontro, di una visione. C’è spazio per tutto: per la vegetazione, i fiori, il fango, la neve e la pioggia. Il diario di Keri Smith diventa ricettacolo e recipienti per ogni manifestazione di concreta natura, di traccia sensoriale, di esperienza concreta che si possa fare vivendo la propria vita, come fosse in parte un romanzo, una storia.
“Distruggi questo diario” diventa un diario di bordo, il racconto di una quotidianità che altrimenti cadrebbe dimenticata se non dissimulata. Non è il sacrificio e la brutalizzazione di un libro ma la costruzione anche di una propria identità che parte dal concetto più materiale di letteratura. È un espediente per dare di nuovo valore alla propria esperienza personale, senza dover elemosinare più nulla da quella creata appositamente da altri, e da altri narrata.
“Trova un modo per portare questo libro dappertutto”: è un oggetto che ci dovrebbe seguire, accompagnare in ogni nostro orizzonte, su ogni strada, in ogni cammino che ci troviamo a calpestare ogni giorno, nelle nostre quotidiane migrazioni. Questo diario è una nuova frontiera del libero e della narrativa: una storia che non si ferma nelle pagine, ma che si narra con le prove tangibili della nostra esistenza.