Irene Vella: da amiche a stronzamiche con il sorriso

Giulia Siena
ROMA
Irene Vella è un’esplosione di vitalità, colore, idee e linguaggio. La sua ottima inventiva ha dato vita a “Credevo fosse un’amica e invece era una stronza”, un manuale di sopravvivenza alle stronzamiche. Ma questo libro pubblicato da Laurana è molto di più: è un racconto divertente, amaro, disilluso e speranzoso sui rapporti umani e l’affetto. Ecco a voi l’intervista di ChronicaLibri alla vulcanica autrice.

 

 

Da “Sex and the Cake” a “Credevo fosse un’amica e invece era una stronza”, come mai sei uscita dalla cucina per affrontare a muso duro le stronze?
Diciamo la verità: è che forse in cucina non ci sono mai entrata 🙂 di quel libro io ho curato le storie, mentre la parte dedicata alle torte è stata affidata ad una cake designer, quindi potrei direi che ho fatto da assaggiatrice. Ma è stato proprio dopo aver finito di scrivere quel libro che ho sentito forte il richiamo delle stronzamiche, e di mettere nero su bianco le mie esperienze e quelle di mia figlia, nella speranza che un manuale di difesa potesse servire alle altre per evitare di ripetere i nostri errori.

 

Le stronzamiche sono parte di noi, ci seguono fin dall’infanzia ed è proprio durante questo delicato periodo di vita che possono prendere il sopravvento. Tu scrivi questo “manuale di difesa” anche per tutelare i propri figli, raccontaci un po’.
Diciamo che l’idea mi è venuta proprio perchè ne ho incontrate talmente tante che il libro si è praticamente scritto da solo, e poi ogni volta che parlavo di questa mia idea a qualche amica (quelle vere però) mi rispondeva così: “ ma dai un libro sulle stronzamiche, spettacolo. Vuoi che ti racconti della mia? Successivamente è capitato che fosse la mia bimba a cadere nelle mani delle piccole stronzamiche ed allora è scattata la voglia di riscatto che si è tradotta in questo libro. Riprendendo un paragrafo “Ma la verità (proprio quella vera vera eh) è che la voglia di scrivere questo piccolo manuale di sopravvivenza mi è venuta quando, ho visto mia figlia, oggi dodicenne, cadere nelle mani di piccole stronzamiche. Sì, perché questo genere femminile, esiste anche in miniatura, è dentro di loro, è più forte di loro, non importa quanto amore ti professeranno, ad un certo punto la voglia di sparlare di te con il gruppo delle seguaci sarà troppo forte, e si mostreranno per quello che realmente sono. Delle api regine in cerca del consenso della folla, sia esso composto da seienni o da dodicenni; il palco è il loro regno, lo scherno il loro strumento, la maldicenza la loro arma.” Ma la vendetta è arrivata, e riprendendo una recensione fatta dall’amica scrittrice Lucia Giulia Picchio “Un regolamento di conti in piena regola e un monito a tutte le stronzamiche ( e le loro mamme) in circolazione: prima di fare le stronze accertatevi che la vostra vittima non abbia una mamma che faccia la scrittrice. Potreste trasformarvi ( in senso metaforico, s’intende) nel prossimo cadavere che vedremo scorrere, sedute sull’orlo dal fiume, con il suo prossimo libro in mano.”

 

Stronzamiche a scuola, in famiglia, in palestra, a lavoro, tra le altre mamme a scuola e in fila al supermercato sotto forma di curate vecchiette stronze. Quali sono le stronzamiche peggiori?
Le stronzamiche peggiori sono di sicuro quelle che tu credevi fossero amiche, e invece erano stronze. Sone le buone rassicuranti, come si dice in toscano “Le acque chete” che sono poi quelle che rompono i ponti, insomma le gatte morte. Quelle che in tutti i laghi e in tutti i luoghi vorranno fotterti quello che è tuo, fidanzato, amici, lavoro, all togheter now.
Ma come si vince l’impulso di strangolare le stronzamiche sul lavoro?
Magari proprio non vincendolo e lasciandosi andare, perchè bisogna essere per forza buone? Se ci accorgiamo che l’amica è una stronza possiamo sempre batterla, diventando stronze di rimando. E ricordatevi sempre il detto delle nonne: non c’è niente di più pericoloso di un buono quando diventa cattivo, lei non si aspetterà una vostra reazione, così voi l’avrete fottuta su tutti i piani.
5. Si può combattere una stronzamica con le sue stesse armi?
Certo che sì, ma il problema è che noi buone e coglione rimaniamo tali anche quando ci vendichiamo, e alla fine siamo pure capaci di essere dispiaciute della nostra vittoria, quindi direi che per vincere davvero meglio isolarle, le peggiori nemiche delle stronzamiche sono loro stesse, basterà lasciarle da sole per un po’ e si autodistruggeranno, come nei migliori film di JAMES Bond.

Donne buone, solari e spontanee si nasce, stronze si può diventare. Come diventare furbe e non farsi fregare?
Secondo me è una questione di sopravvivenza, arriva un certo punto nella vita in cui dopo innumerevoli batoste per forza di cose le antenne antistronze si alzeranno da sole, il rischio però sarà quello di lasciarsi prendere la mano e fare una selezione all’ingresso talmente forte da rimanere sole. Il consiglio? Rimanere se stesse, sempre, le stronzamiche vinceranno una battaglia, noi buone coglione vinceremo la guerra della vita. Tanto come dice la legge di Murphy “ se qualcosa può andare male, lo farà”, ma io sono profondamente convinta del fatto che un’anima pura vince sempre, quindi è solo questione di tempo.

Tutte le stronze vengono per nuocere?
Assolutamente no. Altrimenti io questo libro non l’avrei mai scritto. Diciamo che ci sono dolori che mi sarei e avrei voluto risparmiare a mia figlia, ma cosa sarebbe la vita senza un po’ di stronzamiche? A volte servono a capire quanto si tenga al proprio uomo, al proprio lavoro e alle vere amicizie, quindi riscriverei il detto “una stronza al giorno leva il medico di torno” (ora magari non proprio al giorno, ma una ogni tanto può fare anche bene alla proprio autostima, più riuscirai a schiacciarle, più sarai gratificata:)

Con tutto questo pullulare di persone false, come si fa a riconoscere la vera amicizia e fidarsi degli altri senza cadere nelle trappole tese dalle stronzamiche?
Ti rispondo con uno status che ho messo qualche giorno fa su facebook, proprio dopo essere stata con alcune di quelle che reputo le amiche di tutta una vita, quelle buone. “Le vere amiche sono quelle che prima truccano te, e poi si preparano loro, sono quelle che ti fanno provare milioni di vestiti, poi ti guardano e ti dicono la verità “questo è più figo, ma quello ti fa più secca”, sono quelle che non hanno paura di ascoltare, ma non hanno nemmeno paura di dire quello che pensano, perché le vere amiche fanno questo, dicono in faccia quello che pensano. Le vere amiche non hanno bisogno di tante parole, né di tanti sorrisi, spesso il silenzio parla per loro, così come i loro occhi che sono un libro aperto. Le vere amiche a volte abitano lontano e non si sentono per settimane, mesi, ma tu sai che basterà alzare un telefono, e se sarà necessario, loro si precipiteranno da te. Le vere amiche sono tesori preziosi, e sono convinta che siano gli altri amori della nostra vita. Una vita senza amiche è come una giornata senza sole, triste e buia.”

Progetti futuri?
Sto lavorando al prossimo libro, che avrà come soggetto mio figlio Gabriele detto lo gnomo, in versione naturalmente ironica, cinica e pungente, con un titolo che nulla avrà da invidiare a questo.
Poi approfitto di questa intervista per dire che sto cercando collaborazioni (naturalmente retribuite) e per dare vita ad una rubrica visto le innumerevoli richieste di aiuto e di ringraziamenti da parte di tutte le ragazzine vessate dalle bulle, vorrei parlare delle donne, per ridere sorridere e riflettere tutte insieme.
Le tre parole che preferisci?
Adoro, stronza e ti amo.
La prima è un consenso totale, quando mi piace da morire una cosa, una persona, un modo di essere io “Adoro”, e si capisce che mi prende da dentro.
Per la seconda, Come diceva Funari “ se una è stronza non glie poi dì sciocchina, gli hai da dì stronza”, la trova una parola quasi onomatopeica e tanto liberatoria, quando mi arrabbio è l’insulto che uso di più perchè efficace ed immediato.
La terza: Far capire a chi ti sta vicino che lo ami mi dà gioia, io con la mia famiglia sono così, ai miei figli glielo dico in continuazione, tipo “mi passi l’acqua, te l’ho detto oggi che ti amo?” loro scoppiano a ridere e mi dicono “dai mamma bastaaa”, ma io so che sono felici.
Non smetterò mai di farli sentire amati, penso che un bambino amato sia un bambino felice, e diventerà un adulto capace di dare amore e di innamorarsi. L’altro giorno mia figlia ridendo mi ha detto “mamma babbo ma la smettete di baciarvi di nascosto in cucina? Sembrate due fidanzatini”, ma era felice perchè sa che ci amiamo.
C’è un ‘altra parola che mi piace dire, è Lui, diminutivo di Luigi, il mio maritino mister, la metà della mia mela.
“Luiiiiii te l’ho detto quanto ti amo oggi?”.

 

Irene Vella è anche su FB.