Un inedito sguardo sul Tibet narrativo

ObarraO: Antichi demoni, nuove divinità

Giulio Gasperini
AOSTA – La raccolta di racconti Antichi demoni, nuove divinità, edito da ObarraO Edizioni permette di gettare un lungo e inedito sguardo nella letteratura tibetana contemporanea ed è un regalo prezioso per confrontarsi con voci narrative fino a ora poco note o del tutto sconosciute. Il lavoro condotto da Tenzin Dickie, poetessa, scrittrice e traduttrice e responsabile del volume è magistrale e raffinato, coronato da un’introduzione mozzafiato, strumento necessario e imprescindibile per capire quale significato abbia questo volume.

Continua

Un reportage narrativo dalla Cina che “ha perso la testa”

Giulio Gasperini
AOSTA – Albert Londres è il prototipo del reportagista narrativo. Figura forse poco nota, in Italia, è stato indubbiamente uno dei principi della narrazione giornalistica, da ogni parte del mondo, con uno stile particolare e inconfodibile. ObarraO Edizioni, in questi giorni in cui viaggiare è totalmente precluso, dà alle stampe La Cina nel caos, un libro edito nel 1925.

Continua

Butterfly, il discrimine tra diritto e amore

L'avvocato di Madama ButterlyGiulio Gasperini
AOSTA – Conosciamo tutti la storia di Cho-Cho-San, la Madama Butterfly, consegnata alla storia dalla straordinaria opera di Puccini, anche se nella sua dimensione più tragica, più violenta e inalterabile. Giorgio Fabio Colombo, professore associato di Diritto comparato all’Università di Nagoya, in Giappone, nel breve ma calibrato saggio L’avvocato di Madama Butterfly, edito da ObarraO Edizioni, punta lo sguardo in una dimensione diversa e, per certi versi, anomala, esaminando la legge sia giapponese che americana, per proporre una loro analisi comparata e dimostrare chi potesse aver ragione, di fronte a un tribunale, tra la piccola Butterfly o il Pinkerton.
Continua

“Un barbaro in Asia”, in un Oriente di segni e devozioni

Un barbaro in AsiaGiulio Gasperini
AOSTA – Era il 1931 quando Henri Michaux, direttore della rivista “Hermès” e grande amico di vari surrealisti che frequentavano Parigi, compie un viaggio in Asia, toccando diversi paesi, dall’India a Bali, dal Giappone alla Cina. La sua esperienza di viaggio la possiamo oggi leggere in Un barbaro in Asia, edito da OBarraO Edizioni, con una prefazione di Marco Dotti.
Quelle di Michaux non sono considerazioni di semplice viaggio, ma sono annotazioni antropologiche ed etnografiche, sono osservazioni puntuali e profonde che ci restituiscono un’immagine inedita e spesso “diversa” di quella a cui siamo soliti pensare quando parliamo di Oriente. Un’India, una Cina, un Giappone, ma anche un Ceylon e una Malesia che Michaux ha osservato con l’emozione viva di uno “scopritore”, con l’entusiasmo di chi, per la prima volta, dovrebbe assegnare un nome agli eventi, ai comportamenti, in una sorta di battesimo che ha persino, in qualche caso, l’afflato fremente della creazione. Continua

30 grandi miti (sfatati e no) su Shakespeare

30 grandi miti su ShakespeareGiulio Gasperini
AOSTA – Shakespeare è, da sempre, uno scrittore che ha alimentato leggende e fantasie, particolarmente nel cinema, con una serie di film che hanno contribuito ad alimentare la leggenda su alcuni aspetti della sua vita umana e professionale. Nel saggio 30 grandi miti su Shakespeare, appena pubblicato da ObarraO Edizioni nella collana agli-estremi dell’Occidente, la docente Laurie Maguire e la ricercatrice Emma Smith analizzano 30 grandi “leggende metropolitane” che riguardano il Bardo, affrontandole con una preparazione attenta e puntuale e riferimenti bio-bibliografici altrettanto mirati e significativi.
Le studiose partono dal tratteggiare il concetto di mito, che spesso viene usato a sproposito e senza cognizione di causa. La parola mito, dal greco mythos, significa semplicemente “qualcosa che viene raccontato”, una narrazione. Sono gli uomini che hanno bisogno di qualcosa da raccontare, senza preoccuparsi troppo dove termini la verità e dove inizi l’abbellimento, la credenza, la leggenda. Perché spesso di leggende l’uomo ha bisogno, come fossero modelli rassicuranti; diventa una forza misteriosa che scorre sottopelle.
Shakespeare continua a essere uno dei grandi miti letterari (e umani). In questo testo, le scrittrici si soffermano su miti piuttosto diffusi e noti, a cominciare dalla vera o presunta esistenza di William Shakespeare o, addirittura, del sospetto che le sue opere siano state scritte effettivamente da lui o da qualchedun altro, come il recente film Anonymous (2011, diretto da Roland Emmerich e scritto da John Orloff). La lettura del testo è scorrevole e appassionante, nonostante si affrontino argomenti complessi per chi magari non ha una conoscenza così approfondita di Shakespeare e della sua poetica. Praticamente tutte le opere vengono affrontate, per vari aspetti, e tutte sono prese in esame, offrendo al lettore tante curiosità e dettagli che sorprendono e appassionano, spingendosi in qualche caso addirittura fino all’indagine investigativa delle fonti, delle tracce materiali, dei documenti che riservano ancora sorprese, a distanza di anni (come il suo testamento e lo svogliato e sbrigativo riferimento alla moglie Anne Hathaway).
Il volume è arricchito anche dalle notizie di alcune messe in scena delle opere shakespeariane, a sostegno o meno di particolari tesi: la messa in scena diventa la chiave interpretativa per cogliere le intenzioni del regista (significativa, ad esempio, in questo senso, la partecipazione di Judi Dench nel ruolo di Titania nell’allestimento di Peter Hall nel 2010 di Sogno di una notte di mezza estate, in cui la Dench assume caratteristiche più simili alla regina Elisabetta interpretata di Shakespeare in Love che non di una “semplice” regina delle fate).
“30 grandi miti su Shakespeare” è uno strumento preziosissimo per chi, incuriosito dall’opera immortale del Bardo (che sia il teatro o che siano gli altrettanto preziosissimi sonetti), vuole cominciare a indagare il complesso mondo di verità e finzione sulla sua opera e la sua altrettanto incuriosente personalità.

Le tante novità al Salone del Libro (evitando i muraglioni).

Salone del Libro di TorinoGiulio Gasperini
TORINO – Anche quest’anno ChronicaLibri ha esplorato per voi i padiglioni del Salone del Libro di Torino alla ricerca delle ultime novità editoriali. Passeggiando tra gli stand ci siamo meravigliati di alcuni aspetti e ci siamo stupiti di altri, notando come i grandi gruppi editoriali avessero negozi (e non stand) con alti muraglioni di vetro e luci diafane e commessi più che librai mentre i piccoli editori stringessero le mani ai visitatori e amassero parlare di ogni singola loro creazione come se fosse effettivamente un figlio. Passeggiando e guardando, passeggiando e annotando, siamo tornati a visitare amici di sempre, che ci hanno illustrato le loro ultime novità.
Add Editore presenta “Il maestro dentro” di Mario Tagliani, il diario della trentennale esperienza come maestro tra i banchi di un carcere minorile, e “Musica nel buio” di Cesare Picco, la storia di un pianista che suona nel buio più completo, per scelta, nella performance “Blind Date – Concert in the Dark”.
Gli amici toscani di Ouverture Edizioni, invece, presentavano al Salone del Libro due testi: il semplice ma gustosissimo ricettario “Vegano alla mano” coi i due autori, Arianna Mereu e Vieri Piccini, e “Alcune strade per Cuba” con l’autore Alessandro Zarlatti, una ricca collezione di racconti che raccontano i suoni, i colori, gli odori di una terra in profonda trasformazione.
Dopo il successo di “Oltre il vasto oceano” di Beatrice Monroy, in corsa al Premio Strega 2014, Avagliano Editore propone “Casa di carne” di Francesca Bonafini, la storia di una crescita che corre tra quattro città: Trieste, Brest, Rio de Janeiro, Lisbona.
Gli amici di Elèuthera ci hanno presentato il nuovo saggio di Marco Aime, “Etnografia del quotidiano”, uno sguardo antropologico sull’Italia che cambia, che ha ottenuto un grandissimo successo anche al Salone del Libro.
La Giuntina, invece, presentava due testi: il primo, “Idromania”, di Assaf Gavron, un’inaspettata sorta di thriller fantascientifico sulle guerre che la carenza d’acqua scatenerà nel mondo; il secondo, di un’autrice di punta come Lizzie Doron, “L’inizio di qualcosa di bello”. Spostandoci in oriente, invece, la ObarraO Edizioni aveva portato al Salone due testi della collana In-Asia: “Il mondo dei fiori e dei salici” di Masuda Sayo, l’autobiografia di una geisha, e “Fuga sulla luna” del cinese Lu Xun.
Anche quest’anno, un Salone ricco di sorprese e di buonissimi testi. Evitando i muraglioni e le vetrine troppo accese.

“Guerra alla Cina”, l’inaudita invasione secondo Jack London.

Guerra alla CinaGiulio Gasperini
AOSTA – Nel 1904 Jack London seguirà la guerra russo-giapponese: sarà uno dei primi corrispondenti a sporcarsi di guerra, a pedinarla, a seguirla direttamente sui campi dove la guerra si svolgeva, dove lasciava morti e cadaveri. La Cina era balzata agli onori delle cronache e all’interesse del mondo in particolar modo con la Rivolta dei Boxer, la ribellione anticolonialista e xenofoba esplosa gli ultimi giorni del XIX secolo e i primi del XX e repressa nel sangue. Ma Jack London fu tra i primi a conoscerla empiricamente, a traghettare in occidente un’immagine particolare del grande “impero celeste”. “The Unparalleled Invasion” (edito in Italia dalla ObarraO Edizioni con il titolo di “Guerra alla Cina”) uscì nel 1910 e suscitò grande interesse nell’opinione pubblica. Alla fine dell’800 i tanti cinesi degli States erano stati assunti a capri espiatori della disoccupazione galoppante e della crisi che imperversava furiosa: si parlava niente meno che di Yellow Peril, di pericolo giallo.
Lo spettro della Cina, di questo immenso capitale umano, veniva agitato in molte sedi e in altrettante occasioni. “Il risveglio del dragone” preoccupava, angosciava principalmente perché nessuno conosceva i veri numeri, le potenzialità, la reale potenza di quello che era un immenso continente ignoto. Poco avevano a che fare col razzismo, tutte queste ansie. Il problema fondamentale non era tanto la provenienza etnica (né l’appartenenza religiosa) quanto lo spettro di un rivale che fosse ancora più potente, di uno scontro che avesse come destino finale quello della sopraffazione e della sconfitta del ricco Occidente. Angosce che comparvero anche nella letteratura, attraverso la quale si cercava finanche una qualche forma di sublimazione, di catarsi mentale, di antidoto.
London partorì questo breve scritto di difficile definizione: da pamphlet a brevissimo racconto fantapolitico, tutte le nomenclature stanno strette perché mettono in luce alcuni aspetti ma ne trascurano altri. La scrittura di London è giornalistica, coincisa e accattivante. Illude che si tratti di un reportage, di un’attenta e profonda analisi della situazioni, mentre invece è una sorta di accelerata spirale che approda, poi, a un inedito e inatteso epilogo. London analizza i processi che hanno portato l’avvicinamento del Giappone alla Cina e il risveglio delle coscienze cinesi, il suo orgoglio e la sua straordinaria volontà di riscatto. London immagina e ipotizza un universale conflitto, tra Cina e resto del mondo, il cui culmine coincide con il Bicentenario della Rivoluzione Americana. Immagina e ipotizza un conflitto, principalmente economico, che viene in breve tempo vinto dalla Cina e ipotizza un finale apocalittico, in cui con uno stratagemma da guerra omerica il resto del mondo pianifica una sorta di “soluzione finale”. Rimane da capire quanto sia finzione e quanto sia profezia.