Amore e gli altri guai che sono di tutti.

L'amore e altri guaiGiulio Gasperini
AOSTA – L’amore appartiene a tutti. E persino i guai, gli impicci, gli accidenti, le difficoltà che ne sono il corollario. Rivendicarsi l’unicità della condizione di innamorati è da ipocriti (o, forse, ancora di più, da folli). Questo pare essere il messaggio del romanzo di Prisca Turazzi, L’amore e altri guai, edito da Milena Edizioni (2013). Assumendo di volta in volta il punto di vista e la voce narrativa di Filippo e di Francesco, in un procedimento narrativo a tratti spiazzante ma motivante, la Turazzi racconta la storia di una personalità già definita e di una in via di definizione, che si misura principalmente nella diffidenza (e nella resistenza) a sé stesso.

 
Un pomeriggio fuori dall’ordinario trasforma la vita di entrambi i ragazzi, in un continuo rincorrersi, afferrarsi e abbandonarsi che è paradigmatico del rapporto amoroso quando comporta un’accettazione difficile del sé. Interessante, dunque, diventa proprio lo scandaglio e l’analisi a cui Filippo si sottopone per poter capire di chi e di che cosa ha veramente bisogno, al di là delle imposizioni e delle definizioni nelle quali si vorrebbe agevolmente vivere, senza dover faticare per starne al di fuori. E come sfondo, un’umanità chiassosa e divertente, che affolla una Milano universitaria e ruggente, popolata di sogni giovani e di sentimenti genuini.
Quello di Filippo e Francesco, più che un viaggio, è una discesa ad altissima velocità in cambiamenti radicali che possono persino rivelarsi drammatici, sofferti. Sono pagine che raccontano di un quotidiano, di un’esperienza così diretta, che in molti potrebbero riconoscersi, in quegli anni complessi del cambiamento che quasi sempre si sovrappongono agli anni universitari e alle prime illusioni di indipendenza, anche familiari. La famiglia è stranamente assente da questo romanzo, che indaga soprattutto una presa di consapevolezza e una rinascita interiore, che passa attraverso volontari fraintendimenti e tremende negazioni. L’amore è un gioco di azioni e reazioni, un rischioso turbinare di atteggiamenti e portamenti, di cose dette e pensate, di taciute e svelate, di battiti e respiri: perché l’amore è una globalità che non conosce esitazioni, una totalità che mai più essere frammentata né accolta in forme parcellizzate.
Spesso nella letteratura LGBT si rischia di incorrere in una serie stereotipata di argomenti e cliché, anche in chi invece si intende aderente alla causa; se questo rischia di capitare alcune volte anche in L’amore e altri guai, la freschezza del narrato e l’evidente coinvolgimento autoriale ne scongiurano la frana.