“Irrecuperabile ribelle”, Tina Modotti: scatti e parole di un’artista dimenticata

irrecuperabile-ribelle_modotti_via-del-vento_chronicalibriGiulia Siena
PARMA  – “Ogni volta che le parole “arte” e “artistico” vengono applicate al mio lavoro fotografico, provo una sensazione sgradevole. […] Penso di essere una fotografa, nient’altro. Se le mie fotografie risultano diverse da ciò che solitamente viene fatto in questo campo, è esattamente perché cerco di produrre non arte ma fotografie oneste, senza distorsioni o manipolazioni”. L’arte di Tina Modotti è la sua vita stessa, fatta di ricerca, curiosità, amore, impegno politico, silenzio. Questa vita – attraverso le sue lettere – viene raccontata in Irrecuperabile ribelle, il libro tradotto e curato da Francesco Cappellini pubblicato da Via del Vento Edizioni. Tina Modotti nasce a Udine nel 1896, poi si sposta in Austria e da lì verso gli Stati Uniti, a San Francisco. Qui la sua curiosità sarà stimolata fino a raggiungere nuovi traguardi: conosce il fotografo Edward Weston e la sua vita non sarà più la stessa. E’ a lui che Tina scrive. Tina sarà musa e sarà attrice. Continua

“Sali d’argento”, il romanzo e la vita di Tina Modotti.

Tina ModottiGiulio Gasperini
AOSTA – Tina Modotti fu personalità complessa e sfaccettata. Una vita, la sua, che in pochi 46 anni è satura di tutto: partita dalla remota provincia di Udine per finire nel Messico di Frida Kahlo e Diego Rivera, per continuare nella Russia comunista del Comintern e nella Spagna delle Brigate Internazionali e per concludersi con il sospetto (e il mistero) di una morte in taxi. Una vita, quella di Assunta Adelaide Luigia Modotti Mondini, che spesso sconfina nella leggenda, come capita a tutte le persone che diventano ben più di un semplice essere umano, ma si caricano di valori e concetti altri (e alti). La recente mostra a Torino ha fatto conoscere a un pubblico ben più vasto la produzione fotografica di Tina Modotti, a cui si riferisce il titolo di questo romanzo di Luca De Antonis, edito nel 2014 da Rayuela Edizioni: i “Sali d’argento”, infatti, servivano per sviluppare le lastre fotografiche, grande apprendistato della giovane Tina.
Il racconto di Luca De Antonis è dettagliato e preciso, accompagna con precisione e puntualità nella complessa biografia di una donna che ebbe mille definizioni e compiti, ma che affascinò tutti comunque, senza distinzione né eccezione. La ricerca di De Antonis è dettagliata e puntuale, non lascia nulla al caso. La scrittura è scorrevole e leggera, così da accompagnare dolcemente il lettore anche nelle pieghe più profonde dell’intimità femminile. Terzo prodotto di un progetto interamente dedicato alle figure femminili, “Sali d’argento” è un degno compimento di questo intento. La storia scorre sulle pagine con scioltezza e semplicità, senza essere approssimativa né lacunosa. Ma la narrazione comprende anche la varia umanità – coralità diffusa – che tange e si incontra con la vita di Tina, che l’accompagna per un tratto, che la scorta e l’arricchisce di volti e caratteri. De Antonis racconta anche il dramma di un’Italia che perde i suoi cittadini, in fuga per un domani migliore, per un’opportunità insistente nel loro paese: eventualità, ahimè, che negli anni Dieci del Duemila è ancora drammaticamente evidente.
Tina Modotti, in questo senso, diventa paradigma di una vita che si realizza a partire da una nascita modesta, utilizzando soltanto i propri meriti e i talenti innati, senza lasciarli appassire né sfiorire in tempi morti o inutili. La Tina Modotti di De Antonis sarà pure forse un po’ idealizzata, idolatrata e osannata senza tener conto magari di alcune spigolosità caratteriali o umane, ma rimane indubbia l’evidenza che Tina Modotti sia una donna umanamente immensa, culturalmente fondante, artisticamente imprescindibile.
La testimone, ma anche la forgiatrice, di epoche lontane ma che hanno cambiato la storia dell’umanità. Pablo Neruda le scrisse un appassionato epitaffio; ma lei, alla fine, aveva una sola idea di sé stessa: “Mi considero una fotografa, e niente altro”.