Garzanti: Cercando Virginia, quando la letteratura incontra la vita

Intervista ad Elisabetta Bricca

Giulia Siena
PARMA – Emma è poco più di una ragazzina quando Franco abusa di lei. La sofferenza, la vergogna, il silenzio. Tutto attorno ad Emma ha il sapore della sconfitta e della derisione; è Settimio, suo fratello, a salvarla portandola nel palazzo di Elisabeth, dove diventerà la nuova cameriera. Emma non è come le altre ragazze che attendono l’amore per fuggire altrove, lei non è interessata ai fronzoli, vorrebbe avere il tempo per studiare, leggere; Elisabeth, dentro quella gabbi dorata è infelice. Qui le due donne, così diverse, così segnate e disilluse, troveranno dialogo e comprensione. Insieme, attraverso la lettura delle più intense pagine di Virginia Woolf, combatteranno per la propria libertà. Quando Elisabeth verrà a mancare ad Emma sarà chiesta una nuova prova. Dovrà partire, abbandonare la familiare Cortona e andare alla ricerca del passato della contessa. Elisabetta Bricca (nella foto in basso) con Cercando Virginia, pubblicato da Garzanti, rende omaggio alla grande letteratura attraverso una storia che parla di donne alle donne. Di questo romanzo ci parla la stessa autrice.

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Novità: lo sguardo di Virginia

Ponte alle Grazie: Momenti di Essere. Scritti autobiografici di Virginia Woolf

Daniela Distefano
CATANIA
“La morte di mia madre era stata un dolore latente. Ma la morte di Stella due anni dopo ebbe una sostanza diversa; una materia, nella mente e nell’essere, senza protezione alcuna, senza forma, senza difese, ma anche intelligente, ricettiva, anticipatoria”.
Fin dove può spingersi una donna per togliere i veli del suo ineffabile mistero terreno? Virginia Woolf dimostra che il compito è estremamente arduo, ma non impossibile. Il suo sguardo penetrante sulle cavità interiori delle donne è espanso al massimo in questi scritti autobiografici, la cui prima edizione italiana risale al 1977 a cura di La Tartaruga Edizioni. Adesso tornano ad essere pubblicate da Ponte alle Grazie queste pagine di Virginia Woolf scritte fra il 1907 e il 1940 con il titolo Momenti di Essere.

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Bompiani: “Lunedì o martedì. Tutti i racconti” di Virginia Woolf

Daniela Distefano
CATANIAVirginia Woolf è stata molto più che una lungimirante scrittrice: ha rappresentato il varco tra il mondo visto dagli uomini e per gli uomini e la nuova entità femminile in cerca di una comprensione di sé meno evanescente e succube. In che rapporto stanno, i racconti di Virginia Woolf, con i suoi romanzi più celebri? Con Mrs Dalloway, con Gita al faro, con Le onde?
L’impressione è che, lungi dall’essere “little things”, molti di questi racconti – confluiti nella raccolta Lunedì o martedì edita da Bompiani – raffigurino altrettanti punti nevralgici della migliore produzione della scrittrice inglese. Sono snodi, intuizioni, idee concentrate, ipnotiche che non hanno a volte neanche una trama in senso classico (si legga per esempio il racconto La macchia sul muro). Si avverte un nuovo approccio alla narrazione. Continua

Virginia con gli occhi di Leonard

La morte di VirginiaLuca Vaudagnotto
AOSTA – La morte di Virginia (Woolf) è un omaggio che le Edizioni Lindau hanno voluto fare all’immensa e rivoluzionaria scrittrice inglese, uscito nelle librerie proprio nel mese in cui si ricorda il settantaquattresimo anniversario della sua morte; è tuttavia un omaggio ricercato, non scontato. Si tratta, nello specifico, di un capitolo dell’autobiografia di Leonard Woolf, The Journey Not the Arrival Matters, in cui l’autore, marito della scrittrice, saggista e scrittore anch’egli e poi, assieme alla consorte, editore, narra gli eventi, sia di portata mondiale sia relativi alla sfera familiare, tra la fine del 1939 e il 28 marzo 1941, data del suicidio della moglie.
Nella sua prosa piana e distesa, serena, Woolf racconta le sue due guerre: in primis il secondo conflitto mondiale e la vita nella campagna inglese da rifugiato, a causa dei bombardamenti su Londra, che l’autore descrive con occhio particolare. Oltre ad aver vissuto anche la Prima guerra mondiale, infatti, Woolf si ritrova ebreo e militante socialdemocratico in un paese con la minaccia del nemico alle porte (sono gli anni della resa della Francia e delle incursioni tedesche in suolo britannico). Questo gli permette di condurre un’analisi schietta e razionale, comparando entrambe le sue esperienze di guerra.
E la stessa schiettezza la troviamo nel reportage della sua seconda guerra, ovvero della lotta contro la depressione che affliggeva la moglie in questi anni accanto a lei. In questo caso, però, Leonard Woolf si rivela un narratore che ama lo sfondo, allo stesso modo in cui spesso viene giudicata, a torto, la sua vita nei confronti della moglie; pertanto non può fare a meno di lasciar parlare Virginia, riportando passi e pagine del suo “Diario di una scrittrice”, commentandoli a margine, cercando indizi della catastrofe, domandandosi se non ci fossero stati segni chiari e inequivocabili che magari non avesse colto. L’autobiografia diventa cronistoria nelle ultime pagine, dove Woolf si lancia correndo nella descrizione di ogni singolo momento e accadimento appena precedenti il ritrovamento del bastone della moglie accanto al fiume dove si era suicidata. E ci lascia, come a riprender fiato, con il brano celeberrimo della lettera di Virginia scritta per lui e l’immagine di quegli olmi gemelli, battezzati Leonard e Virginia, uno dei quali fu abbattuto nel ’43 da una forte burrasca, appena due anni dopo la morte della consorte.