Direttore. Per gli amici: il direttore di ChrL. Pugliese del nord, si trasferisce a Roma per seguire i libri e qui rimane occupandosi di organizzazione di eventi e giornalismo declinato in modo culturale e in salsa enogastronomica. Fugge, poi, nella Food Valley dove continua a rincorrere le sue passioni. Per ChrL legge tutto ma, come qualcuno disse: "alle volte soffre un po' di razzismo culturale" perché ama in modo spasmodico il Neorealismo italiano e i libri per ragazzi. Nel 2005 fonda la rubrica di Letteratura di Chronica.it , una "vetrina critica" per la piccola e media editoria. Dopo questa esperienza e il buon successo ottenuto, il 10 novembre 2010 nasce ChronicaLibri, un giornale vero e proprio tutto dedicato ai libri e alle letterature, con occhio particolare all'editoria indipendente. Uno spazio libero da vincoli modaioli, politici e pubblicitari. www.giuliasiena.com

“Sul ciglio del dirupo”, storie di vita

Giulia Siena
ROMA
“Io non sono nient’altro che un involucro, una scatola che contiene uno strumento che viene suonato, ma non da me. Sono passiva a quello che capita, ho smesso di cercare di influenzare le cose quando non ho trovato altra strada da percorrere che accettare.” A dirlo è Monica, protagonista de “Sul ciglio del dirupo”, il racconto che chiude la raccolta e da cui prende il nome il libro di Emiliano Reali pubblicato da Ded’A Edizioni. Monica è soltanto una dei tanti protagonisti che affollano i diciotto racconti di Reali. Sono storie di vita, storie di donne e uomini, storie di disagio, emarginazione, determinazione. Storie di amore, omosessualità, malattia, partenze e arrivi.
La storia di Fabio che in “Senza pelle” (2004) si ritrova sulla strada a condividere la coperta di un nomade e il fuoco di una prostituta. Fabio però non ha pelle e non ha forma per i passanti o per i clienti che si fermano, ai loro occhi lui non appare. Ma di notte, su quella strada, una macchina perde il controllo e la sua vita torna a prendere consistenza, pelle. La storia di Lina (“Gli uomini di Lina”, 2008) che ammalia e regala piacere attraverso una chat; per gioco, per provocazione, per ribellione e per libertà. Clara (“RH Negativo”, 2005) ha voglia di evadere dal suo mondo piccolo borghese. Lei ha tutto, ma ha bisogno di altro e questo lo trova nei tasti di un pc, tra le righe delle conversazioni via chat con i suoi misteriosi amici. Il mistero l’attrae, ma ne viene travolta fino a scoprire il sottile legame di sangue che lega in modo indissolubile.

Dopo il successo di “Se Bambi fosse un trans” (Azimut, 2009), con “Sul ciglio del dirupo. X anni di storie da raccontare” Emiliano Reali racconta le emozioni con un piglio provocatorio in cui dolcezza e realismo si mescolano.

 

Carthusia: “Io ricordo. Se le molecole potessero parlare racconterebbero questa storia”

Giulia Siena
ROMA –  “La chimica è la lingua in cui si esprime il mondo delle cose. Le sue lettere sono gli elementi che circolano sulla Terra: idrogeno, ossigeno, carbonio, e così via. Se unisci questi elementi, formi le molecole, che a loro volta formano le rocce e l’aria, i fiori e i loro profumi, e tutto quello che esiste, vivo e inanimato, e che ora sarebbe troppo lungo da elencare qui”. Tutto comincia con una scintilla proveniente da ogni parte del Cosmo; la luce forma una piccola spirale che si lascerà ricordare nei millenni. E’ “Io ricordo”, il libro con i testi di Sabina Colloredo e le illustrazioni di Annalisa Beghelli pubblicato da Carthusia.

Apriamo il magnifico albo illustrato ed entriamo nella scienza. Infatti, la chimica è nella vita di tutti giorni: è nell’aria che respiriamo, è nell’acqua che beviamo, è nei castelli di sabbia che costruiamo e nel gelato alla vaniglia che mangiamo.
La chimica è nel nostro mondo, è in noi. Per questo è facile per la bambina dai riccioluti capelli biondi spiegare al protagonista che la chimica si può amare, allo stesso modo in cui si amano le persone. I due bambini si incontrano su una spiaggia; lui è felice di aver compiuto 9 anni – l’età che lo conferma un giovanotto – e lei è alle prese con una gara di castelli di sabbia. Lei ha una spiccata parlantina e un amore incondizionato per la chimica. Sì, proprio quella materia che a scuola annoia gli alunni e sembra non abbia alcuna utilità al di fuori dei banchi scolastici. Ma la chimica è in tutto e, dal loro incontro, fino alle peripezia negli anni per ritrovarsi, i due protagonisti ne sono affascinati.

15-18 novembre 2012: a Pescara il Festival delle Letterature dell’Adriatico

PESCARA – Tutto pronto per la decima edizione del Festival delle Letterature dell’Adriatico. Da giovedì 15 a domenica 18 novembre, Pescara sarà la capitale di un Festival che conta oltre 70 appuntamenti per bambini e adulti.
Grandi ospiti, cinque sezioni, due performance teatrali e un concerto, sono il biglietto da visita della decima edizione del Festival delle Letterature dell’Adriatico. Quattro giorni in cui il cuore di Pescara, il centro storico della città affacciata sull’Adriatico, proporrà incontri – tutti gratuiti – con scrittori, fumettisti, giornalisti e autori per bambini, in un vortice emotivo che si verrà a creare tra Auditorium Petruzzi, Circolo Aternino e la Casa natale di Gabriele d’Annunzio.

«Una novità interessante – spiegano l’ideatore del Festival Giovanni Di Iacovo e il direttore artistico Vincenzo D’Aquino – sarà quella costituita dagli incontri frontali della sezione “La Cultura e le città”, nata per stimolare riflessioni e spunti su un rapporto nuovo tra la cultura e le istituzioni, iluoghi, le scuole, le imprese e gli abitanti di una città. Saranno tre contributi di pensiero: il docente universitario Pierluigi Sacco interverrà venerdì 16, il giornalista de “La Stampa” Massimiliano Panarari sabato 17 e il docente de “La Sapienza” Carlo Donolo domenica 18 novembre».


Il Festival si aprirà il 15 novembre alle 17.00 presso il Città Sant’Angelo Village con la cerimonia di premiazione del contest letterario “Love me do”. Il contest ha visto la partecipazione di 428 racconti, di cui 246 per la nuova sezione Progetto scuole.
Venerdì 16 novembre all’Auditorium Petruzzi spazio a Daria Bignardi, autrice e conduttrice televisiva, che presenterà al pubblico il suo nuovo romanzo. Nella stessa location, ma nella giornata di domenica 18, grande attesa per l’incontro (ore 19) di Erri De Luca con i lettori.
Domenica, poi, spazio alla musica con il Premio Torri Camuzzi 2012 alla giovane Simona Molinari, una delle voci più belle del jazz e del pop d’autore italiano, che per l’occasione si esibirà in una tappa del “Sola me ne vo’ in tour” al cinema teatro Massimo alle 21.00 in collaborazione con l’agenzia “Events 365 pro&motion” (prevendite nel circuito Booking Show).
Due saranno anche le performance teatrali previste quest’anno: “Il lavoro rende liberi”, portato inscena venerdì 16 novembre alle 21,15 dal giornalista Daniele Biacchessi, vice caporedattore di Radio24-Il sole 24 Ore e interprete di teatro civile; e “Memorie di Adriano”, sabato 17 novembre,sempre alle 21,15, ad opera della compagnia abruzzese Teatro Immediato.
Tra le novità di quest’anno c’è la sezione “Un grande paese”, coordinata dal giornalista Luca Sofri, fondatore e direttore della testata on line “Il Post”, in cui si parlerà di com’è diventata l’Italia e di come potrebbe diventare. Concita De Gregorio sarà un’ospite di spicco nella giornata di sabato.

Carlo Bonini (La Repubblica), Marco Imarisio (Corriere della sera), Mattia Feltri (La Stampa),Marco Simoni (London School of Economics), Sofia Ventura (Università di Bologna), Makkox (Il Post), saranno solo alcuni dei nomi presenti alla X edizione del Festival delle Letterature dell’Adriatico.
La nuova sezione “Giovani e Lavoro”, realizzata insieme alla CGIL Pescara, ospiterà occasionidi riflessione sull’attualità tramite delle novità editoriali, come il libro “Morti bianche”, scritto dalla giornalista abruzzese Samanta Di Persio (prefazione di Beppe Grillo), o come “La rivolta dei migranti” di Vittorio Longhi, o il romanzo in versi di Francesco Targhetta “Perché veniamo belli nelle fotografie”, o il “diario tragicomico del giornalista precario” Antonio Loconte “Senza paracadute”.
Cresce per questa edizione la sezione kids “Tante storie per giocare”, che, grazie alla collaborazione dell’associazione Movimentazioni, dal 15 al 18 novembre propone laboratori e incontri formativi per bambini ed educatori dell’infanzia principalmente nella sala Favetta del Museo delle Genti d’Abruzzo, mattina e pomeriggio: tra gli appuntamenti il workshop di domenica 18 alle 16.00 con il paper-engineer Massimo Missiroli, che insegnerà a costruire libri pop-up, e quello di sabato 17 alle 18.00 all’auditorium Petruzzi con Bruno Tognolini, creatore delle trasmissioni Rai “Melevisione” e “L’albero azzurro”.
Per la sezione Abruzzo L.O.C. (Letteratura di Origine Controllata) sono previsti oltre 20 incontricon autori abruzzesi grazie all’interazione con alcune case editrici del territorio, mentre tragli eventi collaterali tornano le cene letterarie, ogni sera in convenzione con alcuni locali delcentro storico; gli aperitivi letterari dal 16 al 18 novembre alle 19.00 nel Circolo Aternino,quest’anno in collaborazione con la Cantina Citra Vini e preceduti da incontri tra letteratura edenogastronomia in collaborazione con C come magazine, come quello con la sommelier AduaVilla venerdì 16 novembre alle 18; e la mostra di fumetti “Da grande”, a cura della “ScuolaInternazionale di Comics” di Pescara, che animerà il Circolo Aternino mettendo a confrontoi disegni dell’adolescenza di alcuni dei maggiori fumettisti italiani con quelli della maturitàprofessionale.

Alcuni appuntamenti fuori sezione sono quelli con gli autori Paola Maugeri, Daniela Farnese e Filippo La Porta; durante i giorni del Festival sarà infine attiva una raccolta libri per la piccola biblioteca solidale donata da Marifarma al reparto di chirurgia pediatrica dell’ospedale civile di Pescara.

Il Festival delle Letterature dell’Adriatico è organizzato dall’associazione culturale Mente Localee gode del sostegno del Comune di Pescara e della Presidenza del Consiglio della RegioneAbruzzo. Main sponsor è il Città Sant’Angelo Village; partner sono Progeco, Marifarma e Citra;partner tecnici La Feltrinelli e la Scuola Internazionale di Comics. Media partner del Festival sonoIl Post, Il Centro, Intercity Magazine, Radio Studio 5 e C come magazine. La sezione infanzia è realizzata dall’associazione Movimentazioni e dal Book Caffé Primo Moroni, con la collaborazionedelle associazioni Eclamé e Nati per leggere, Cuspds Università d’Annunzio.

Scarica QUI il Programma della manifestazione.

“La cucina di Roma e del Lazio”

ROMA – Pubblicato da poco più di una settimana da Guido Tommasi Editore, “La cucina di Roma e del Lazio” di Maria Teresa Di Marco, è un libro che ha tutte le basi per arrivare lontano.
La cucina di Roma e la cucina del Lazio si vivono accanto, si mischiano, si sommano, diverse ed uguali, una sola e pure anche tante. Perché è certo che tutte le strade portano a Roma, portano genti, portano merci, tradizioni e panieri. L’erbe dei vignaroli, gli abbacchi dell’agro, l’olio della Sabina, le olive di Gaeta e poi carciofi, nocchie, pecorino e ricotta a nutrire il mercato della città che vive in eterno.
Dietro Roma c’è dunque la sua terra; dentro Roma la cucina popolare che da sempre bada alla sostanza, al sapore, al prodotto. L’amatriciana rossa di sugo vuole il guanciale, la coda alla vaccinara la pazienza, il brodo di teste di pesce e quello d’arzilla l’ingegnosa caparbietà di ottenere tutto dal niente. Ed è una magia, che funziona solo qui, questo universo dove tutto sta insieme: la cultura ebraico-romanesca, il quinto quarto testaccino, la cucina dei pastori e quella degli orti. La pancia di Roma è grande e sincera, ma più stratificata e complessa che a immaginarla da fuori. Occorre calarcisi dentro, che sia al mercato o all’osteria, in cerca di sapori, di chiacchiere, e profumi, di facce e di gesti, senza scordare mai che Solo a Roma ci si può preparare a comprendere Roma (Goethe).

Novità Orecchio Acerbo: “Le avventure di Huckleberry Finn”

ROMA – “Le grandi bevute e la violenza gratuita, i vagabondi senza meta che suonano il banjo, un westernhippy insomma, da circo, tra fango e pioggia, con pochi ideali e molta auto ironia. Tutto questoè servito per Huckleberry Finn.”

Così Lorenzo Mattotti giunge fra le onde del Mississippi – che nel suo immaginario diventa il Po nostrano – per rileggere la storia di libertà, ribellione e coraggio raccontata da Mark Twain. Il libro è “Le avventure di Huckleberry Finn” di Antonio Tettamanti con le illustrazioni di Lorenzo Mattotti pubblicato da Orecchio Acerbo e Cononino Press.

Il più grande classico per ragazzi nell’interpretazione di un gigante del fumetto. Le avventure rocambolesche di Huck e Tom alle prese con la fuga dalla schiavitù, fisica e mentale. La volontà di auto determinarsi e di non farsi imbrigliare da nessuna rete. Tutto questo sul corso del fiume, luogo di incontri, di partenze improvvise, di ritorni inattesi e di loschi traffici; lagrande metafora di una libertà che per esistere ha bisogno di scorrere senza freni.“Ciò che amavo della storia era la dimensione del viaggio, i rarissimi cavalli, e la presenzadel fiume. Raccolsi numerosi libri sui battelli del Mississippi. Ero affascinato dall’atmosferadel western, con i cowboy, con i pistoleri. Adoravo quelli dai grandi baffi, dai cappelli a punta,pelosi, grotteschi come quelli di Robert Altman e completamente diversi da quelli di John Wayne.Le barbe irsute, i lunghi spolverini, le pesanti pistole, i pantaloni larghi e sfondati di Sergio Leoneerano altri punti di riferimento.” I pantaloni sbrindellati e il cappello a falde larghe di Huck,la giacca senza fodera e i piedi nudi di Tom animano queste suggestioni filmiche e letterarie. Fino all’appendice con i cowboy-hippy di Mattotti – alcuni dei personaggi che poi non sono entratinel fumetto, ma fanno compagnia al libro- affiancati al suo “diario di bordo”, dove racconta il workin progress e l’avvicinamento al celebre scenario di Twain.Nel sapiente adattamento testuale -capace di far incontrare i brevi dialoghi dei fumetti con la prosaletteraria dell’autore americano – di Antonio Tettamanti e nella ricerca dei colori -aderenti al famosostile di Mattotti- a cura di Céline Puthier, torna un classico per ragazzi.

“È un libro importante per me, una tappa della mia carriera. Ma ciò che spero davvero è di far scoprire a nuovi lettori, giovani e meno giovani, un capolavoro della letteratura, e di far nascere in loro il desiderio di leggere l’originale.”

VerbErrando: “Tenera è la notte”

Veruska Armonioso
ROMA
– Studia giurisprudenza, ha ventiquattro anni e si annoia.
E’ nata nel 1988. Bim bum bam, forse, ha fatto in tempo a vederlo, magari se lo ricorda, solo che Paolo Bonolis se n’era già andato e non lo conduceva più, però c’era ancora Uan.
Quando tornava da scuola la nonna guardava beautiful in tv, quindi è cresciuta, forse suo malgrado, incontrando per pranzo sempre intrighi, giochi di seduzione e il mito che la bellezza e la sensualità sono la strada giusta per arrivare a destinazione. Mamma e papà volevano tanto che studiasse e portasse a casa voti importanti, ma lei preferiva chiudersi in bagno a truccarsi per farsi vedere bella dai ragazzi.
Poi è arrivato “Uomini e Donne”, “Il Grande Fratello” e ha capito che apparire era fondamentale.
Le veline, le letterine, tutte le calendarine e poi c’era lei, ragazza carina ma qualunque,
che si sentiva indietro, si sentiva in svantaggio. Si diploma e si iscrive all’università, cambia città (la provincia le va stretta) e comincia una vita nuova, dove poter esibire i suoi gioielli: due tette tirate su da un bra dell’ultima generazione, un sorriso ultragloss e pose da top model per impressionare l’obiettivo di un fotografo da book. Sono foto importanti, sono foto che vanno su facebook, perché lei, la bella lei, tutta truccata, pettinata a puntino e vestita solo delle proprie mani, ha un bisogno disperato di non sentirsi solo una futura praticante avvocato, non può restare indietro, non può essere meno di Belen. E allora gioca a fare la modella, va in locali alla moda a farsi scattare foto ricordo da pubblicare sulla sua bacheca. Sono importanti i “mi piace”, i commenti appassionati degli uomini che fantasticano sulle sue forme in chiaro scuro, sui suoi sguardi ammiccanti, sui suoi sorrisi divertiti durante notti della dolce vita della nuova Italia.
Lui è lì, nello studio. Nella camera accanto c’è Marta che si sta spogliando, è appena tornata a casa dal lavoro, oggi c’era sciopero, pioveva e lei è rincasata bagnata come un pulcino. Stanno insieme da un anno e mezzo e discutono spesso perché lui è troppo chiuso e parla poco e lei si sente sola. Comunque lui è lì, sta consultando il suo facebook e la vede, nella colonnina di destra tra le amicizie consigliate.
Non dubita un secondo e le richiede l’amicizia. Lei accetta e cominciano a chattare. Lui come foto dell’avatar ha un’immagine in penombra, mentre fuma una sigaretta. Ha il fascino della star del cinema americano e poi è bellissimo. Marta bussa, apre piano piano la porta. Lui abbassa velocemente la finestra di internet, si gira e, con un sorriso pieno di denti, le chiede:
“Tutto bene?”
“Sì, vado a fare la doccia, poi ti va se ci mettiamo un po’ sul divano abbracciati a guardare la tv?”
“Ok! Tra un quarto d’ora sul divano!”
Lei chiude la porta e lui apre di nuovo la finestra.
“Ho ancora un quarto d’ora, poi i miei amici mi passano a prendere per uscire.”
“Mh, peccato… ma tanto anch’io stavo per uscire, andiamo tutti al Rainbow a fare un aperi-cena.”
“Quando posso parlarti di nuovo?”
“Quando vuoi… domani?”
“Apro poco internet durante il fine settimana, ma lo farò solo per te.”
“A domani allora!”
“Dopo pranzo? Verso le due?”
“Perfetto! Dopo le due!”
Non andrò avanti, il racconto continuatelo voi.
A volte mi dico che è una fortuna non stare insieme a nessuno. Avevo sedici anni quando lessi per la prima volta “Tenera è la notte”. Dick l’aveva voluta così tanto Nicole, l’aveva prima curata, e poi le aveva promesso amore eterno e l’aveva sposata. Gli bastò poco, quando arrivò Rosemary, giovane, bella, attrice, sofisticata, per spazzare tutto via, tutto.
Provare ancora quella trepidazione :
”- Sono Dick: dovevo chiamarti.
Una pausa di lei; poi coraggiosamente e intonata allo stato d’animo di lui:- sono lieta che tu l’abbia fatto.
[…]
– Rosemary.
– Sì, Dick.
– Senti, sono in una situazione straordinaria, con te. Quando una bambina riesce a turbare un signore di mezza età… le cose vanno male.”
La cosa che mi turbava maggiormente non era il tradimento, ma il tormento che provava Dick.
“Ora la baciò più volte sulla bocca, il suo viso si ingrandiva mentre scendeva su di lui;
Dick non aveva mai visto qualcosa di così abbagliante come quella pelle, e poiché a volte la bellezza restituisce le immagini dei proprio migliori pensieri, pensò alla sua
responsabilità verso Nicole e al fatto che questa si trovava due porte più in giù, nel corridoio.”
Provava tormento, un tormento rivolto verso la moglie, ma non era un tormento per senso di colpa; era un tormento di rimpianto. Se non ci fosse stata lei, lui avrebbe scelto Rosemary.
Se non ci fosse stato quel “peso”, la donna che tanto aveva voluto e che, con il tempo, era diventato peso, ecco, se non ci fosse stata lei, lui sarebbe stato con Rosemary.
Se non ci fosse stata lei, lui sarebbe stato felice. I sotterfugi, le recite per dissimulare e poi il senso di costrizione, di infelicità, di privazione.
Dall’altra parte lei, Marta, Nicole o me. Dall’altra parte una persona, che esiste solo
come intralcio. Quando vivi per una volta un’esperienza del genere resti marchiato a vita.
La mia amica Dani dice che le ferite del passato non devono diventare limitazioni e ha ragione, ma forse ha avuto ferite poco profonde o uno stuolo di santi e madonne in cielo pronti a riempirle il cuore e la mente di indulgenza e fiducia.
Di fatto Nicole è stata tradita.
Di fatto Marta sta per essere tradita o è stata già stata tradita, del resto non serve di certo un amplesso per essere infedele a un amore.
Di fatto Marta non ce la farà mai a competere con queste fantastiche, bellissime ragazze copertina.
Marta verrà schiacciata da questa competizione, sia che decida di chiamarsi fuori e non cadere in questo gioco perverso dell’essere sempre all’altezza, sia che decida di starci dentro. Perché questo gioco lo si può fare fin quando hai vent’anni. A trenta non si può più. Comunque sia, sia che tu ti chiami fuori, sia che tu resti nel gioco, prima o poi arriverà il momento in cui l’uomo che ti è accanto si girerà dall’altra parte a guardare, a sognare un po’, con la bava alla bocca o con contegno, ma comunque lo farà.
Forse non te ne accorgerai, ma lo saprai che accade. Forse, invece, te ne accorgerai, allora le tue insicurezze usciranno tutte fuori e tu cadrai nel baratro. Tutti i mostri, i fantasmi saranno lì, affacciati alla finestra della bocca del tuo stomaco a chiamare in causa le tue paure. Perché a distrarsi ci vuole un attimo, a perdersi un secondo, ma a ritrovarsi, poi, non basterà una vita.
E’ più grande la paura di essere traditi o il tradimento stesso? La possibilità che c’è dietro l’angolo rende chiunque un nemico, tutto un pericolo. E poi tu, che con i tuoi bassi, i cali di attenzione, di prestazione, di forma, rischi di mandare all’aria la tua relazione senza nemmeno che ci sia realmente qualcuno, solo per paura.

Amarsi dopo un figlio, amarsi dopo essere diventati coppia, amarsi quando entra la routine, quando subentra una malattia, quando entra in gioco la vita.
Amarsi.
E’ possibile amare qualcuno nella versione vita-di-tutti-i-giorni senza lasciarsi distrarre da qualcun altro?
E’ possibile farsi vedere sé stessi, senza rischiare di essere traditi con qualcuno di nuovo o migliore? Si può sperare di avere qualcuno accanto che non cada nella rete di una bella ventiquattrenne avvocatessa sexy fotomodella di facebook e essere liberi di farsi vedere per quello che si è, senza patinature e senza calze a rete o tacchi a spillo?
La mia amica Dani dice di sì. Lei è fortunata, suo marito la ama per quello che è, ma non fa testo, hanno dei valori così al di sopra dell’apparenza e della forma da risultare alieni.
Parlando con lei, però, penso di aver capito dove risieda il problema. Se conquisti un territorio con le armi, dovrai sempre usare le armi per esercitare il tuo potere al suo interno. Una metafora ardita per dire che se conquisti un uomo per un qualcosa che possiedi, non potrai mai liberarti da quel cliché, nemmeno dopo vent’anni. Quella caratteristica diventerà, nella tua mente, il metro di paragone con tutte le altre e di quello non smetterai di preoccuparti sia che si parli di bellezza, che di simpatia, che di intelligenza.
Diverso se conquisti una persona per la tua unicità. Se quello che fa innamorare di te la tua persona sarà la tua unicità, la tua essenza, allora non ci sarà paragone con nessuno. Non ci sarà bellezza tanto provocante, o mente abbastanza brillante o sorriso sufficientemente smagliante. Potrà essere tutto di più rispetto a te, ma non sarà mai te.
Ecco quello che ho capito questa settimana. Conoscendo Marta e la sua storia, parlando con Dani e la sua famiglia, rileggendo Francis Scott Fitzgerald e tenendo in braccio la mia pronipote Lavinia.
Guardando tutti loro ho capito cosa è importante in una relazione.
Amare l’unicità dell’altro ci rende fedeli, far innamorare il nostro compagno della nostra unicità ci rende sicuri e invincibili.
Non sarà facile districarsi all’interno di quella jungla. A volte sarà difficile, a volte ci vorrà tempo, tanto tempo, a volte incontreremo riluttanze, rifiuti, impazienze. Quelle saranno le selezioni naturali, gli autoeliminati che ci lasceranno prima ancora di prenderci.
Ma arriverà quell’unica persona che è destinata a starci accanto, e sarà allora che non avremo più paura di essere da meno della seducente studentessa universitaria del web. Ed è proprio a lei che vorrei dire di togliere quelle foto da lì e di riprendersi la propria vita ricominciando con il ridurre ai minimi termini per poi massimizzare e sicuramente arriverà molto più di un uomo che mentre chatta con lei ha, nella camera accanto, la sua compagna seduta sul divano ad aspettarlo per un abbraccio.

“PIPPO: Quadri, quadretti e animali” per una storia dell’arte che parte dai bambini

Giulia Siena
ROMA
“Pippo quindi è un libro che può stare in biblioteca, ma è anche un insieme di pagine che puoi colorare, disegnare, ritagliare, incollare insieme, staccare e appendere al muro. Così anche la tua stanza diventa una pinacoteca, con quadri che non ha nessun altro perché li hai fatti tu.” L’arte è alla portata di tutti; infatti, già da qualche tempo, stiamo assistendo all’incursione della storia dell’arte nei libri per ragazzi. Dapprima erano solo case editrici specializzate, ora un numero sempre maggiore di realtà editoriali investe sugli albi illustrati per spiegare l’arte e le varie correnti artistiche attraverso libri dal forte potenziale educativo.
Tra queste case editrici c’è Topipittori che amplia la sua proposta editoriale e porta in libreria PIPPO, una nuova collana dedicata all’arte. PIPPO vuol dire PIccola Pinacoteca POrtatile ed è pensata per fare del libro una piccola pinacoteca con la quale si può conoscere, ritagliare, colorare e ricollocare l’arte.

 

“PIPPO: Quadri, quadretti e animali” è il volume che, insieme a “Dame e Cavalieri” fa parte di questa collana. Con i disegni di Guido Scarabottolo e le parole di Marta Sironi, “PIPPO: Quadri, quadretti e animali” raccoglie le magnifiche opere dei maestri dell’arte di tutti i tempi che hanno usato il genio e la fantasia per illustrare gli animali. Nelle tele di Leonardo da Vinci, Raffaello, Arcimboldo, Mario Sironi e Carlo Carrà, gli animali rivivono mutano e prendono le sembianze umane.

Allora perché non far diventare i bambini, i piccoli lettori, i nuovi artisti? Loro potranno ritagliare, colorare e reinventare la storia dell’arte prendendone parte.

I 10 Libri più venduti della settimana

ROMA – Con l’autunno tornano gli autori dei best seller che, per l’estate, avevano lasciato il posto alle 150 sfumature pubblicate da Mondadori. Torna in classifica Andrea Camilleri che con “Una voce di notte” fa tornare sulla scena letteraria il suo commissario Montalbano. Segue la cucina – una tematica ormai un po’ troppo logorata dalle luci della ribalta – con il nuovo libro di Benedetta Parodi. Entrano in classifica anche Paolo Giordano, Stefano Benni e Paulo Coelho. Una sfida all’ultima pagina.

 

1. Una voce di notte di Andrea Camilleri, SELLERIO
2. Mettiamoci a cucinare di Benedetta Parodi, RIZZOLI
3. Cinquanta sfumature di nero di E. L. James, MONDADORI
4. 1Q84. Libro 3. Ottobre-dicembre di Haruki Murakami, EINAUDI
5. Cinquanta sfumature di grigio di E. L. James, MONDADORI
6. Cinquanta sfumature di rosso di E. L. James, MONDADORI
7. Il corpo umano di Paolo Giordano, MONDADORI
8. Di tutte le ricchezze di Stefano Benni, FELTRINELLI
9. L’inverno del mondo. The century trilogy vol. II di Ken Follett, MONDADORI
10. Il manoscritto ritrovato ad Accra di Paulo Coelho, BOMPIANI

VerbErrando: Soli mai più

Veruska Armonioso
ROMA
– Ho errato per un po’. Del resto, era proprio questo il mio scopo in questo giornale, errare e, intanto, produrre parole. Solo che nel mio errare, nelle ultime settimane, non ho prodotto più niente.
Mi sono accorta che mi mancava lo scrivere solo cinque minuti fa. Stavo rispondendo a una lettera elettronica di una mia amica e le parlavo di ovvietà stampo anziana di paese, ossia di quanto fosse bello essere sani, vivi, felici e di quanto fossi disposta a rischiare tutto pur di avere la felicità. Si parlava di immobilità, emotive, geografiche. Di persone non disposte a muoversi per prendersi un lavoro, una casa, una vita, un amore. E si parlava anche di persone che, invece, fanno passi, vanno avanti e, intanto, costruiscono loro stesse.
Costruire è un tema che tratto spesso qui, il fatto è che ho passato tutta la mia vita a costruire… per me, per me con altri, per poi scoprirmi sola.
Un’altra amica, una giornata diversa: ieri.
Entrambe occupate a maneggiare una tazza di tè e lei mi dice: “E’ un problema non avere paura, in questo modo non si può condividere niente di duraturo con chi ne ha, è troppo difficile metterla in pratica la condivisione, pur volendola fortemente”.
“La paura che paralizza è la vera carogna. Dove c’è paura non ci può essere tutto il resto, non ci può essere struttura” le rispondo salomonica.
“Allora è un problema avere struttura, in questo modo non si può condividere niente con chi non ne ha.”
Ci sono persone pietrificate dalla paura; ricolme di convinzioni limitanti, di voci diaboliche e autodistruttive, non vedono niente con chiarezza. A volte non vedono niente di niente. Un aerosol di incertezze e caos che gli entra dalla bocca e dalle orecchie, per poi toccare gli organi interni e arrivare al cervello. Lì, dove risiede la ragione e l’emozione, tutto si avvolge di una nebulosa.
Poi arriva un tardo pomeriggio di primavera, la vita si riattiva, gli ormoni sono in pentola quasi pronti per l’ebollizione e basta un attimo, un incontro fortunato, e tutto sembra più chiaro.
La forza del primo sguardo, del primo sorriso, della prima stretta di mano. La forza della curiosità verso l’ignoto e la voglia di conoscere, svelare, avere ben presente che ti fa tornare giovane…

“Ero giovane, e la sincerità mi era abbastanza facile. […]
<Non è bene avere troppa fretta> disse il maestro.
<Penso di essermi già calmato> […]
<Tu sei pieno di entusiasmo. Quando l’entusiasmo si spegne, si rimane disgustati. La tua presente opinione su di me mi amareggia, ma ancora di più mi angustia il cambiamento che avverrà in te con la disillusione>.
<Mi reputa così volubile? Le do così poco affidamento?>
[…]
<Non è che non mi fidi di te in particolare. Non mi fido degli uomini in generale.>
[…]
< Allora non ha fiducia nemmeno in sua moglie?>
< Non ho fiducia nemmeno in me stesso. E dal momento che non posso credere in me, non posso crede nemmeno negli altri. E non posso far altro che maledire me stesso>.
<Se la prende così seriamente, non potrà fidarsi mai di nessuno.>
<Non si tratta soltanto di un mio pensiero. Io ho dato la mia fiducia e, dopo averlo fatto, mi sono spaventato. Mi sono tremendamente spaventato[…] Comunque non devi darmi troppo retta, perché potresti venire tradito, e in questo caso ti vendicheresti crudelmente dell’inganno>.
<Maestro, che cosa intende dire?>
<Se oggi si sta in ginocchio davanti a una persona, domani le si potranno mettere i piedi in testa. Rifiuto l’ammirazione di oggi per evitare le ingiurie del futuro. Preferisco sopportare la solitudine adesso, piuttosto che trovarmi ancora più solo negli anni a venire. Vedi, la solitudine è il prezzo che noi dobbiamo pagare per essere nati in questa epoca moderna, così piena di libertà, indipendenza, ed egoistica affermazione individuale>.”

Non ho paura di dire che la solitudine è ineludibile. Ho avuto paura per lungo tempo di restare da sola. Avevo paura di non poter avere calore per me, un abbraccio, una voce che mi chiamasse “amore”. Chiedevo tutto questo come l’ultima sigaretta per un condannato a morte. Temevo la morte. Abbracciavo la morte nella mia vita, seppur non accettandola. La accoglievo tutti i giorni.
Sono stati gli anni più bui della mia esistenza, la mia vita senza me. Ero presente per chiunque altro eccetto me, giusto per giustificare la mia esistenza.

“Benché avessi stabilito di vivere come se fossi morto, a volte il mio cuore rispondeva al movimento del mondo esterno, e sembrava quasi danzare con energia repressa. Ma non appena io tentavo di farmi strada attraverso la nube che mi circondava, una forza dotata di uno spaventoso potere mi si avventava addosso, non so da dove, e mi serrava il cuore; io arrivavo al punto da non potermi più muovere. Una voce mi diceva <Hai ragiona e non fare nulla. Resta dove sei>. E ogni desiderio di azione mi abbandonava di colpo. Dopo un attimo, il desiderio ritornava. E io tentavo ancora una volta di farmi strada, poi di nuovo venivo frenato. E urlavo, con furia e dolore < Perché mi fermi?> Con una risata crudele, la voce mi rispondeva <Lo sai molto bene>. Allora capitolavo in una resa senza speranza.
Ti prego di credere che, benché tu possa avere avuto l’impressione che io abbia condotto una vita monotona e senza complicazioni, in me si è sempre svolta una penosa lotta senza soste. […] Quando infine mi fu evidente che non potevo rimanere più a lungo in quella prigione, e che non ne potevo evadere, fui spinto a concludere che il gesto più facile, per me, fosse il suicidio. Potresti chiederti come mai arrivassi a quella conclusione. Ecco… il fatto è che quella terribile forza strana che mi afferrava al cuore ogni volta che pensavo alla mia fuga dentro la vita, mi lasciava almeno l’illusione che io fossi libero di trovare una via d’uscita dentro la morte. Se proprio volevo muovermi, potevo farlo soltanto verso la mia fine. In due o tre occasioni tentai di seguire questo unico corso che il destino mi lasciava aperto. Ma ogni volta venni trattenuto dal sentimento che mi univa a mia moglie. Inutile dirti che non avevo il coraggio di trascinarla con me. Né potevo confessarle ogni cosa. Come potevo derubarla della vita che le era stata assegnata, e forzarla a condividere il mio personale destino? Perciò esitai. In seguito, osservando mia moglie, mi dicevo che avevo fatto bene a esitare. E riprendevo a vivere, privo di speranze, avvertendo gli occhi di mia moglie puntati su di me.”

Ho combattuto contro draghi a mani nude, e attraversato il fuoco, e camminato a piedi nudi sopra il ghiaccio in questi ultimi mesi, per arrivare qui, oggi, ventinove ottobre duemiladodici, a dire che non ho paura più.
Non ho paura più di quelle voci. Le manderò a fanculo ogni volta che mi diranno “lascia la presa, vieni via con me” e mi girerò dall’altra parte, alla mia destra, verso chi mi ama, verso chi mi dice “stai con me”, verso chi mi dice “voglio che sorridi”, verso chi mi apre le braccia, verso chi mi sorride.
Penso che i nostri tempi moderni, questi giorni di grandi e pesanti gravi, necessitino di una rete affettiva fitta ed elastica. Da soli siamo persi. Restare da soli, dare retta a quella voce che ci dice che “la solitudine è un prezzo da pagare” vuol dire serrare la strada alla felicità.
Io accetto, oggi, di essere la prima alleata di me stessa. Ma sola, da sola, mai più.

Brani estratti da “Il cuore delle cose” di Natsume Sōseki – ed. Neri Pozza

 

 

Sassi Junior, i libri dal cuore verde

ROMA – Dalla casa editrice Sassi Junior nasce Nina e Nello e la natura, la prima collana biologica interamente dedicata ai bambini, stampata con inchiostri ecologici su carta certificata. Nina e Nello sono due bambini curiosi e osservatori che, attraverso le loro avventure, avvicinano i giovani lettori alle leggi della natura o, più semplicemente, li invitano a rispettarla ed amarla.

Dalla penna di Laura Novello e Matteo Gaule arriva in libreria “Evviva il riciclo!”; in questa avventura, i due protagonisti vogliono scoprire dove vanno a finire i rifiuti e se si possono far sparire con la magia. Arriverà in soccorso di Nina e Nello una fatinao… Alla fine, una scheda di approfondimento e un gioco-test.

Una raccolta per stimolare i bambini ad amare la natura e a sapere tutto sulla raccolta differenziata.