ROMA – Sei disposto a morire per un’altra persona? Da inerme cittadino, tu. Sì, tu, tu che vuoi l’articolo sul Salone Internazionale del libro di Torino, o tu, che vuoi avere consigli sui nuovi libri appena usciti; tu, che per renderti più colto leggi Satisfiction o navighi qui, tra queste pagine; tu, che lèggi due libri a settimana e, a stento, esci da casa. Tu, e tutti gli altri che non ho menzionato ma che so esserci, tu, sei disposto a morire per un’altra persona? Un’altra persona sconosciuta, non un caro, si intende. Troppo facile essere disposti a morire per una persona cara… Allora? La tua risposta più sincera? Qual è la tua risposta più sincera?
Le forze migliori delle istituzioni non ci sono più. I movimenti li devono fare quelli che non hanno niente da perdere. Ché gli altri, quelli che hanno troppo attaccamento alla vita, non la metterebbero a rischio mai nemmeno per il padre.
Nel nome del padre, del figlio e dello spirito santo. Minuscole volute, non frutto di refuso. Mio padre si chiama Alberto, ed è padre di un figlio che vive di espedienti bastardi, calpestando e violando legami e urgenze familiari in nome dell’egoismo e della droga. Mio figlio non c’è, perché per trentaquattro anni ho dovuto preoccuparmi di galleggiare e, si sa, più pesante sei, più facilmente affondi, un pupo in braccio proprio non lo potevo tenere. Lo spirito santo non so dove cazzo sia, sicuramente non qui. Questo fa di me una persona che non ha niente da perdere. Questo mi rende libera.
Allora scrivo questa lettera aperta a tutti quelli che, come me, non hanno niente da perdere, perché a mio padre non chiederei mai di lasciare mio fratello orfano. Scrivo questa lettera a tutti quelli che sono disposti a rinunciare alla propria vita per mio fratello.
Facciamo un movimento. Che sia in movimento
Un movimento, strutturato e pensato. Un movimento generale che sia sincronizzato, determinato, compatto. Un movimento di quelli fermi, che fai quando hai un grave tra le mani da spostare e non puoi sbagliare e mettere il piede in fallo. Un movimento che sia di spostamento, un movimento che cambi.
“Se vi serve una penna io ci sono!”
“Perfetto! Scrivi un contributo di seicento battute da pubblicare su Chronica libri di domani!”
“Sarebbe meglio, prima, strutturare il tutto e aspettare adesioni…”
“Le adesioni siamo noi… tu struttura il tutto, intanto io vado.”
Ecco, non questo.
Questo non è movimento vero. Questo è desiderio di dimostrare. Io non voglio dimostrare. Sono sempre stata contraria alle dimostrazioni perché, come diceva la mia psicologa, mostrare a qualcuno un esempio non lo porterà ad agire in quel modo, mai.
Agisci. E nell’agire la gente ti seguirà. E se non lo farà, poco male, perché ti muovi per un tuo bisogno, così come fai quando scrivi. Un’esigenza uterina, o di pancia. Un’emergenza che ti sveglia nel cuore della notte come squilli o sirene, e ti fa andare a una scrivania a buttare giù parole. Non c’è giorno della mia vita in cui non abbia desiderato essere sola. Detesto chiunque, il genere umano è quanto di più disgustoso esista. “Siamo in troppi, ormai, a farmi schifo” come dice Gian Paolo Serino. Sì, siamo in troppi. Quello di troppo sono io. E, visto che non posso agire direttamente sugli altri perché il padre ci ha dato il libero arbitrio, allora agisco sull’unica persona che possa comandare. Me.
Allora, ora, posso dire “siete in troppi, ormai, a farmi schifo”. Ciò nonostante, sono disposta a morire. Non per voi, non morirei mai per voi. Mi fate schifo, con sincerità e nobiltà di cuore, vi dico che mi fate schifo. Polemici, arrabbiati, inutili nel vostro lassismo, nel vostro perbenismo cellulosico. Mi fate schifo perché nella vita non avete altro da fare se non giudicare dai vostri pc. Allora giudicate questo pezzo, fatelo con calma, mi raccomando. Editatevi, contenetevi, pensate bene alle parole. E poi, se potete, censuratevi.
Ecco, per la causa, fate questo. Censuratevi. Se siete di quelli con un grande attaccamento alla vita, censuratevi, questo sarà il vostro movimento. State zitti. Il silenzio è assenso. Contribuite così. Non per me, per la quale provate disgusto, ma per la causa, per l’ideale causa. La stessa per la quale mi muovo. Il muoverci per lo stesso obiettivo ci renderà meno distanti. Meno disgustosi, l’uno agli occhi dell’altro.E allora invito chiunque sia disposto a seguire l’ideale causa del morire per un’altra persona, a inserire nello spazio sottostante non commenti, ma propositi. I propri, personalissimi proposti di movimento. Piccoli, quotidiani. Grandi, plateali. Ognuno fa quel che può, per ruolo, occasione, possibilità, capacità e attitudine. E che lo facciate firmandolo, a viso scoperto.
Che questi propositi siano promesse e che vi ricordiate, ogni giorno, di rispettarle. E che le vostre firme siano reali, perché quando si sceglie di entrare in movimento bisogna essere onesti, verso sé stessi.
“Chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una volta sola”. Le gocce che fanno traboccare i vasi non si annunciano, arrivano e fanno quel che devono. La mia paura di vivere in questo modo ha superato, ormai, la mia paura di morire.
E tu, non te ne accorgi che stai già morendo?
ROMA – Flavio Carbone (alias Frank Solitario)
Tutto ruota intorno a terrore e tensione.
Dalla rivoluzione francese in poi.
I lumi della ragione sono durati uno scampolo di secolo, per cedere giusto il passo ad un irrazionalismo strutturato. Sul terrore e sulla tensione.
Lo Stato italiano attuale nasce da delle fasi conclusive di una Guerra Mondiale i cui contorni sono molto, molto sfocati e confusi.
I voltafaccia sulle alleanze, i referendum probabilmente taroccati, le intrusioni invasive della C.i.a. Il tavolo della democrazia sempre, costantemente truccato.
Due partiti di massa, scaturiti dalla Resistenza di cui uno solo era legittimato a governare, nello scenario di blocco occidentale in cui era inserita l’Italia.Insieme alla C.i.a., intorno alla C.i.a., indipendentemente dalla C.i.a., apparati paralleli allo Stato, che interferiscono con lo scorrere delle tranquille e anestetizzate vite di un popolo allergico ad ogni cambiamento.
Momenti di passaggio epocali scanditi dalle bombe. Nelle stazioni, nelle piazze, sui treni, nei cieli.Il piombo. Nelle piazze, nelle gambe, nelle strade.
Un filo conduttore che è rappresentato dal riuscire a capire sempre tutto senza sapere mai niente.
Brindisi, ore 07:44.
Studentesse lasciano parte dei residui del sonno della mattina su un pullman; si spande il vociare, qualcuno corre, risate sovrapposte, un intero giro d’orologio e arrivano uno-due-tre tuoni a sovrastare tutto e spegnere ogni voce in un silenzio elettrico.
Non mi spiego perché, nell’immediatezza.
La mafia, le mafie, la pazzia. Macché: terrore e tensione.
Terrore per definizione; dacché compaiono come per miracolo subito dopo i R.o.s. dell’antiterrorismo che hanno “indagato” sull’attentato al dirigente della Ansaldo pochi giorni prima.
Tempestivi, sbucano dal nulla di un iperuranio da dove già si sapeva tutto prima che gli inquirenti cominciassero a fare ipotesi.
Hanno detto fateci largo, non vi preoccupate, lasciate fare. I rilievi del caso, le sistemazioni del caso.
Spesso così tempestivi da fare una tale pulizia non rintracciabile finanche prima dell’esplosione.La controinformazione impazza, su direttiva delle deliranti e volutamente confuse veline di qualche funzionario degli interni.
All’Ansa diamo… ma sì, va bene, la mafia siciliana contro l’Istituto Falcone.
All’Adnkronos diamo, diamo… la Sacra Corona Unita contro le retate dei giorni scorsi.
A Sky tg24 che cosa possiamo dare? Oddio, vabbé, diamogli la pista passionale, ché questa gente si beve tutto. Niente di più facile; la sedicenne in calore tradisce il fidanzatino, e lui che fa? Progetta un ordigno con tre bombole del gas manovrate a distanza da un congegno elettronico che potrebbero uccidere centinaia di persone.
Ma… c’è qualcosa che non quadra.
Napolitano: “Focolai eversivi”. Monti: “Tentazioni eversive”. Veltroni: “Manovre eversive che in momenti di passaggio tentano di conquistare il potere tramite l’attuazione di una strategia della tensione”.
Certo. E poi ci sono i R.o.s. che indagano sul caso Ansaldo. Il terrorismo.Ma forse sarebbe meglio dire il tensionismo. Entro in campo come soggetto attivo nella questione.
Decido di chiamarlo tensionismo.
Decido, arbitrariamente, che è strano che ci siano volantini che minacciano Monti e Napolitano proprio in questi giorni. Decido che è strano che ci siano bombe a Equitalia e mai nessuno che ci dica da dove vengono. Decido che è strano che venga gambizzato un dirigente dell’Ansaldo e che non si facciano già più ipotesi.
Ogni tanto viene ritrovata qualche bomba inesplosa nella metro.I partiti di maggioranza relativa al 15%, l’astensionismo al 40%, i movimenti di protesta quantificabili nel 20% del Paese.
I giorni in cui il P.C.I. poteva sorpassare la D.C. Bombe nelle piazze, stragi, sequestro Moro.La fine dei partiti derivante dalla caduta del Muro di Berlino, la fine di Andreotti.Il ’92, le stragi di Mafia, Falcone e Borsellino, un nuovo terrore.
L’arrivo di Berlusconi. Un sereno ventennio di plastica.La fine di Berlusconi. Il vuoto di potere.
La necessità di trovare qualcuno che rappresenti il 40% del Paese che desidera l’ordine e la disciplina.La sua mancanza. La tensione. La tensione e il terrore.
Brindisi, ore 07:45.
Buongiorno, Notte.