Direttore. Per gli amici: il direttore di ChrL. Pugliese del nord, si trasferisce a Roma per seguire i libri e qui rimane occupandosi di organizzazione di eventi e giornalismo declinato in modo culturale e in salsa enogastronomica. Fugge, poi, nella Food Valley dove continua a rincorrere le sue passioni. Per ChrL legge tutto ma, come qualcuno disse: "alle volte soffre un po' di razzismo culturale" perché ama in modo spasmodico il Neorealismo italiano e i libri per ragazzi. Nel 2005 fonda la rubrica di Letteratura di Chronica.it , una "vetrina critica" per la piccola e media editoria. Dopo questa esperienza e il buon successo ottenuto, il 10 novembre 2010 nasce ChronicaLibri, un giornale vero e proprio tutto dedicato ai libri e alle letterature, con occhio particolare all'editoria indipendente. Uno spazio libero da vincoli modaioli, politici e pubblicitari. www.giuliasiena.com

In libreria arriva “L’isola scogliosa”

ROMA – Nuove avventure e nuovi mari per Tomatito. Dopo “La via del pirata”, il protagonista della penna di Teo Benedetti torna in libreria con “L’isola scogliosa”. Pubblicato il 24 maggio da Fanucci, il secondo episodio della serie Il terribile Tomatito, vi stupirà con il suo mix di avventura, divertimento e simpatia.

È arrivato il momento per Tomatito di affrontare la seconda missione della Via del Pirata! Questa volta lo attende una prova più dura: con la supervisione dell’esperto timoniere Rollo Reel e l’aiuto dei marinai della Pan Bagnato, dovrà affrontare le infide onde del Mar Biancastro per imparare a condurre una nave. E se questo non bastasse, per testimoniare l’impresa, Tomatito dovrà tornare dalla traversata con un esemplare di Primula Gagliarda, bellissimo fiore che cresce unicamente sull’Isola Scogliosa. Spiegate le vele e siate pronti a legare le cime: si parte!

Arriva la Guida alle Migliori Pizzerie di Napoli e della Campania

ROMA – “Ho incontrato tante persone in questo viaggio iniziato a settembre del 2010. Mi son fatta raccontare nei dettagli dai grandi artigiani della pizza della Campania le loro storie. Ho voluto figurassero i nomi delle donna alla cassa, del fornaio che ha lavorato 30 anni, dei nonni e dei bisnonni. Ho scoperto tanti nomi dimenticati che mai avrebbero pensato di venir scritti dalla penna di un giornalista.”

La prima “Guida alle Migliori Pizzerie di Napoli e della Campania” di Monica Piscitelli arriva in libreria per L’Ippogrifo Edizioni. Dopo aver spopolato sul web, le recensioni e valutazioni di 60 pizzerie raccolte in poco più di un anno e mezzo, vengono raccolte in una vera e propria Guida. Un volume, quello realizzato dalla celebre blogger napoletana, che vuole essere un libro completo: guida, vademecum e glossario. Con i consigli e gli accorgimenti dell’autrice, la “Guida alle Migliori Pizzerie” è un ottimo vademecum per riconoscere e degustare un’eccellente pizza, oltre che essere un efficace “passaporto” verso la qualità grazie al glossario. Infatti, questo volume racchiude il primo Glossario completo del Pizzjuolo scritto dall’autrice assieme a Raffale Bracale (linguista cultore ed esperto dell’idioma napoletano)e la storia di tre grandi famiglie di Artigiani del Forno.
Fulcro della Guida sono le Classifiche: TOP 10 Migliori Pizzerie, TOP 5 Migliore Margherita, TOP 5 Migliore Ripiena, TOP 5 Migliore Creativa e le nuove “Best Pizza Fritta” e “Best Pizza a libretta”. Un volume, quindi, che ci guida alla scoperta delle migliori pizze da gustare.

Un amore da seguire fino “In capo al mondo”

Giulia Siena
ROMA
“Ricorda una cosa, però. Non sono i viaggi quelli che contano. Se riesci ad amare e farti amare alla fine puoi andare anche in capo al mondo, quel sentimento non lo distruggi.” L’amore, spesso, è fatto di distanze; emotive, comportamentali o fisiche. L’amore, spesso, non tiene conto dei chilometri, dei treni e dei biglietti aerei; lui sboccia e cresce, prende coraggio e ti cambia la vita. La vita di Alina viene stravolta. Lei, protagonista de “In capo al mondo” (Rogiosi Editore) di Alessandra Del Prete, si lascia invadere dall’emotività dell’amore e comincia il suo viaggio. Perché, quando il sentimento si innesta nella quotidianità sconvolge i ritmi, i bisogni e la geografia trasportandoti fino in capo al mondo. Così, le terre del mappamondo di Alina, diventano i nuovi luoghi del suo gioco. Lei incontra due occhi verdi di nome Julian e si lascia coinvolgere in un gioco: si vedranno da qualche parte nel mondo, tutti i loro viaggi avranno i colori della favola, ma a differenza di una sfida, in questo gioco non ci saranno né vincitori né legami. Almeno secondo Julian. Con il passare degli aerei, degli autisti, degli hotel e dei suoi letti, il gioco cambia. Alina ci mette di più, ci mette del suo, ci mette il cuore e la testa e in quell’uomo ripone una speranza. Quella speranza si chiama amore, ma ammetterlo a lui significa arrestarsi e accettare una vita senza aerei, autisti, hotel, letti e soprattutto amore.

Ma qualcosa cambia. La loro storia è fatta di affinità che andranno oltre i silenzi, gli affari e il passato.

“In capo al mondo”, il ritorno di Alessandra Del Prete alla narrativa, ha tutti i colori della favola moderna. E’ un romanzo denso di immagini, un lavoro che fa della struttura narrativa e della componente emozionale i suoi punti di forza.

“Il cuore di una donna è come l’oceano: gettaci dentro qualcosa, probabilmente si perderà alla vista ma resterà per sempre conservato sul fondo. A meno che qualche pazzo non decida di andarlo a recuperare per strapparlo all’immensità.”

“È facile vincere lo stress a Roma se sai dove andare”

ROMA – Le metropoli portano con sé sempre un grosso difetto: lo stress. Si può vivere appieno una città senza assorbirne il caos? Simona Manna in “È facile vincere lo stress a Roma se sai dove andare. 101 luoghi per combattere la fatica e la noia della vita quotidiana” (Newton Compton) ci indica come fare.

Vuoi dimenticare il caos cittadino e rigenerarti? Hai voglia di ritrovare il tuo equilibrio al riparo da un mondo che corre troppo velocemente? Non aspettare i giorni di vacanza. Il relax, quello vero, è dietro l’angolo, e può diventare parte della tua quotidianità. Questo libro presenta 101 piccoli paradisi a portata di mano, sparsi in ogni quartiere della città. Un chiostro in mezzo agli aranci, una biblioteca antica dove si respira cultura, un piccolo bar dall’elegante design, un parco dove passeggiare e leggere. E ancora, il microclima di una grotta di sale, una terrazza con una splendida vista sulla città, una cioccolateria fuori dal tempo, un hammam con i suoi massaggi, un negozio bio o un parrucchiere dove si può leggere e ascoltare musica francese. Esperienze inaspettate e atmosfere perfette per staccare la spina e metterci in ascolto di noi stessi e del nostro respiro. Luoghi in cui lo scorrere del tempo rallenta, impercettibilmente, e per una volta è la vita ad adattarsi ai nostri ritmi, non il contrario.
Una città a prova di stress
Alcuni dei luoghi antistress a Roma:
Bagno turco e massaggi in un’atmosfera da vere thermae romanaeUn’oasi di pace en plein air “per pochi intimi”Un angolo di Provenza in cui sorseggiare un drink e approfittare della connessione WI-FIUna cena romantica, a lume di candela, sotto un pergolatoPer sentirsi a Damasco bevendo un tè e fumando un narghilè al gelsominoUna passeggiata a cavallo lungo le sponde del TeverePer tornare ai caffè dei primi anni del secolo scorso, accoglienti e raccoltiUn’antica cioccolateria dove farvi guidare tra tante delizie artigianaliUn salotto orientale dove un massaggio rilassante con olio vi farà sentire in un altro mondoPer tuffarvi nel mondo dei prodotti bio e sentirvi un po’ come nella vostra casa di campagnaUn bar realizzato nella cappella di un collegio religioso dell’OttocentoDove l’arte pasticcera si fonde con l’atmosfera intima dal sapore rétro.

“La Trilogia del limite”; e se le illustrazioni invadessero nuove pagine?

chronicalibri recensione trilogia del limiteGiulia Siena
ROMA
“Esiste una regola non scritta nell’editoria, che afferma che l’autore di libri illustrati dovrebbe evitare di disegnare al centro della doppia pagina per non ostacolare la lettura. Cosa succede quando questa regola viene ignorata?” Parliamo spesso di libri illustrati, libri per tutte le età che fanno delle immagini il proprio virtuosismo. Parliamo spesso di come le illustrazioni accompagnino le parole e rendano unica ogni storia. Ma se qualcosa cambiasse? Se le immagini si spostassero e invadessero angoli diversi dello stesso foglio bianco? Corraini Edizioni ha pubblicato da qualche settimana “La Trilogia del limite” di Suzy Lee che, dopo “L’onda”, “Ombra” e “Mirror”raccoglie in questo volume delle tesi secondo le quali il libro stesso diventa parte dell’esperienza di lettura. Tutto nasce quando l’autrice riceve una mail nella quale il mittente dichiarava di essere confuso a proposito dell’illustrazione in “L’Onda”, dove una parte della bambina protagonista e del gabbiano che vola sopra di lei, sembrano mancare; sarà stato un errore di impaginazione? No, in questo caso l’artista ha deciso di valicare i limiti fisici che un libro può porre, volgendo così lo sguardo del lettore verso una nuova prospettiva.

Simmetrie, specularità, contaminazioni e creatività vengono cercate, spiegate e valorizzate in un libro che è guida e approfondimento del disegno. Con “La Trilogia del limite” Suzy Lee svela i segreti di composizione e creazione dei suoi tre libri ridefinendo i limiti del foglio bianco. Dopo “La Trilogia del limite” gli albi illustrati diventano ai nostri occhi dei libri dinamici, delle storie che si muovono seguendo la prospettiva di chi li crea e di chi li legge.

“Trovo interessante che la motivazione per creare un libro possa venire dalle esigenze tecniche della sua forma e non soltanto dai soggetti letterari frutto degli sforzi consapevoli dell’autore.” S. Lee

Festival della Letteratura a Milano

MILANO – Sono tante le ragioni che hanno permesso la creazione del Festival della Letteratura a Milano, dal 6 al 10 giugno. All’inizio ci fu una voglia lunga un secolo, condivisa da tanti, in mille chiacchiere, incontri, dibattiti, convegni; tazze di caffé sul tavolino o inquieti ticchettii tra quattro mura e infiniti punti cardinali. C’è forse un altro mondo all’interno di questo. C’è gente che continua a credere – nonostante tutto – che con la cultura non solo si può mangiare, ma perfino imparare a guardare in modo diverso il piatto che ci troviamo davanti, le persone che ci stanno intorno, la stanza che ci ospita, quella precisa ora del giorno in cui ci fermiamo a curiosare sotto la superficie delle cose, e scopriamo odori, colori, sapori, sensazioni nemmeno  sospettati un attimo prima. Qualcuno coniò, molto tempo fa, una parola che ne racchiude tante altre. Cittàmondo. Pressappoco il paradigma zen dell’esistenza: un tutto conformato da singoli segmenti, in ognuno di essi si trova il tutto. Per chi vive a Milano, per coloro che ci sono nati o semplicemente hanno deciso di piantare qui le tende, in un certo momento della loro vita, quel concetto diventa ogni giorno più chiaro. Questa è la città che racchiude tutti i mondi possibili, e perfino quelli che un giorno lo diventeranno.

Da qui nasce l’idea di un Festival della Letteratura. Letteratura come incontro, dialogo, discussione, riflessione, incanto, come “sintesi organica dell’anima e del pensiero d’un popolo”, conformato da tanti popoli. Un contenitore nel quale ospitare tutti quegli incontri, quelle chiacchiere, quelle inquietudini, quelle sensazioni. Incrociando conoscenze, lingue, storie, percorsi personali e collettivi, passioni, desideri, idee. Uscire dai recinti in cui spesso ci siamo da soli confinati e portare tutto quanto alla luce del sole, nelle piazze, nei cortili, nelle biblioteche, sulla strada. E trovare la vera voce di questa CittàMondo, che continua a modificare la sua veste, giorno dopo giorno, a ingrandirsi, a colpi di umanità. Sempre più variegata, multiforme, variopinta.

Protagonisti siamo tutti noi, la gente che legge e quella che scrive, coloro che raccontano con la penna, con la voce, col corpo e coloro che hanno voglia di ascoltare. Cinque giorni di giugno per conoscerci e continuare a dialogare un anno intero.L’idea di base è quella di una rete cittadina composta da librerie, biblioteche, teatri, scuole, università, centri sociali, piazze, androni, cortili, stazioni, tram… e ovunque ci venga concesso uno spazio nel quale fare incontrare la gente con la gente. La gente che scrive e quella che legge, la gente che recita e quella che assiste, la gente che canta, che s’incanta, che suona, che stampa, che disegna, che racconta, che soffre, che denuncia, che ammalia…

 

Trasformare la città da bere, in una città da leggere, per qualche giorno della sua vita. Invitandola a fermare la sua corsa, soltanto un istante, e a respirare un’aria diversa.E provare a trasformare quel filo vivente delle mille e più realtà culturali che sferragliano senza sosta in una metropoli dalla vocazione cosmopolita, in un tappeto variopinto, forse quello sul quale transitare, Maya permettendo, verso le edizioni successive.

VerbErrando: Movimento. Italia-Veruska Armonioso

ROMA – Sei disposto a morire per un’altra persona? Da inerme cittadino, tu. Sì, tu, tu che vuoi l’articolo sul Salone Internazionale del libro di Torino, o tu, che vuoi avere consigli sui nuovi libri appena usciti; tu, che per renderti più colto leggi Satisfiction o navighi qui, tra queste pagine; tu, che lèggi due libri a settimana e, a stento, esci da casa. Tu, e tutti gli altri che non ho menzionato ma che so esserci, tu, sei disposto a morire per un’altra persona? Un’altra persona sconosciuta, non un caro, si intende. Troppo facile essere disposti a morire per una persona cara… Allora? La tua risposta più sincera? Qual è la tua risposta più sincera?
Le forze migliori delle istituzioni non ci sono più. I movimenti li devono fare quelli che non hanno niente da perdere. Ché gli altri, quelli che hanno troppo attaccamento alla vita, non la metterebbero a rischio mai nemmeno per il padre.
Nel nome del padre, del figlio e dello spirito santo. Minuscole volute, non frutto di refuso. Mio padre si chiama Alberto, ed è padre di un figlio che vive di espedienti bastardi, calpestando e violando legami e urgenze familiari in nome dell’egoismo e della droga. Mio figlio non c’è, perché per trentaquattro anni ho dovuto preoccuparmi di galleggiare e, si sa, più pesante sei, più facilmente affondi, un pupo in braccio proprio non lo potevo tenere. Lo spirito santo non so dove cazzo sia, sicuramente non qui. Questo fa di me una persona che non ha niente da perdere. Questo mi rende libera.
Allora scrivo questa lettera aperta a tutti quelli che, come me,  non hanno niente da perdere, perché a mio padre non chiederei mai di lasciare mio fratello orfano. Scrivo questa lettera a tutti quelli che sono disposti a rinunciare alla propria vita per mio fratello.
Facciamo un movimento. Che sia in movimento
Un movimento, strutturato e pensato. Un movimento generale che sia sincronizzato, determinato, compatto. Un movimento di quelli fermi, che fai quando hai un grave tra le mani da spostare e non puoi sbagliare e mettere il piede in fallo. Un movimento che sia di spostamento, un movimento che cambi.
“Se vi serve una penna io ci sono!”
“Perfetto! Scrivi un contributo di seicento battute da pubblicare su Chronica libri di domani!”
“Sarebbe meglio, prima, strutturare il tutto e aspettare adesioni…”
“Le adesioni siamo noi… tu struttura il tutto, intanto io vado.”
Ecco, non questo.
Questo non è movimento vero. Questo è desiderio di dimostrare. Io non voglio dimostrare. Sono sempre stata contraria alle dimostrazioni perché, come diceva la mia psicologa, mostrare a qualcuno un esempio non lo porterà ad agire in quel modo, mai.
Agisci. E nell’agire la gente ti seguirà. E se non lo farà, poco male, perché ti muovi per un tuo bisogno, così come fai quando scrivi. Un’esigenza uterina, o di pancia. Un’emergenza che ti sveglia nel cuore della notte come squilli o sirene, e ti fa andare a una scrivania a buttare giù parole. Non c’è giorno della mia vita in cui non abbia desiderato essere sola. Detesto chiunque, il genere umano è quanto di più disgustoso esista. “Siamo in troppi, ormai, a farmi schifo” come dice Gian Paolo Serino. Sì, siamo in troppi. Quello di troppo sono io. E, visto che non posso agire direttamente sugli altri perché il padre ci ha dato il libero arbitrio, allora agisco sull’unica persona che possa comandare. Me.
Allora, ora, posso dire “siete in troppi, ormai, a farmi schifo”. Ciò nonostante, sono disposta a morire. Non per voi, non morirei mai per voi. Mi fate schifo, con sincerità e nobiltà di cuore, vi dico che mi fate schifo. Polemici, arrabbiati, inutili nel vostro lassismo, nel vostro perbenismo cellulosico. Mi fate schifo perché nella vita non avete altro da fare se non giudicare dai vostri pc. Allora giudicate questo pezzo, fatelo con calma, mi raccomando. Editatevi, contenetevi, pensate bene alle parole. E poi, se potete, censuratevi.
Ecco, per la causa, fate questo. Censuratevi. Se siete di quelli con un grande attaccamento alla vita, censuratevi, questo sarà il vostro movimento. State zitti. Il silenzio è assenso. Contribuite così. Non per me, per la quale provate disgusto, ma per la causa, per l’ideale causa. La stessa per la quale mi muovo. Il muoverci per lo stesso obiettivo ci renderà meno distanti. Meno disgustosi, l’uno agli occhi dell’altro.E allora invito chiunque sia disposto a seguire l’ideale causa del morire per un’altra persona, a inserire nello spazio sottostante non commenti, ma propositi. I propri, personalissimi proposti di movimento. Piccoli, quotidiani. Grandi, plateali. Ognuno fa quel che può, per ruolo, occasione, possibilità, capacità e attitudine. E che lo facciate firmandolo, a viso scoperto.
Che questi propositi siano promesse e che vi ricordiate, ogni giorno, di rispettarle. E che le vostre firme siano reali, perché quando si sceglie di entrare in movimento bisogna essere onesti, verso sé stessi.
“Chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una volta sola”. Le gocce che fanno traboccare i vasi non si annunciano, arrivano e fanno quel che devono. La mia paura di vivere in questo modo ha superato, ormai,  la mia paura di morire.
E tu, non te ne accorgi che stai già morendo?

 

ROMA – Flavio Carbone (alias Frank Solitario)
Tutto ruota intorno a terrore e tensione.
Dalla rivoluzione francese in poi.
I lumi della ragione sono durati uno scampolo di secolo, per cedere giusto il passo ad un irrazionalismo strutturato. Sul terrore e sulla tensione.
Lo Stato italiano attuale nasce da delle fasi conclusive di una Guerra Mondiale i cui contorni sono molto, molto sfocati e  confusi.
I voltafaccia sulle alleanze, i referendum probabilmente taroccati, le intrusioni invasive della C.i.a. Il tavolo della democrazia sempre, costantemente truccato.
Due partiti di massa, scaturiti dalla Resistenza di cui uno solo era legittimato a governare, nello scenario di blocco occidentale in cui era inserita l’Italia.Insieme alla C.i.a., intorno alla C.i.a., indipendentemente dalla C.i.a., apparati paralleli allo Stato, che interferiscono con lo scorrere delle tranquille e anestetizzate vite di un popolo allergico ad ogni cambiamento.
Momenti di passaggio epocali scanditi dalle bombe. Nelle stazioni, nelle piazze, sui treni, nei cieli.Il piombo. Nelle piazze, nelle gambe, nelle strade.
Un filo conduttore che è rappresentato dal riuscire a capire sempre tutto senza sapere mai niente.
Brindisi, ore 07:44.
Studentesse lasciano parte dei residui del sonno della mattina su un pullman; si spande il vociare, qualcuno corre, risate sovrapposte, un intero giro d’orologio e arrivano uno-due-tre tuoni a sovrastare tutto e spegnere ogni voce in un silenzio elettrico.
Non mi spiego perché, nell’immediatezza.
La mafia, le mafie, la pazzia. Macché: terrore e tensione.
Terrore per definizione; dacché compaiono come per miracolo subito dopo i R.o.s. dell’antiterrorismo che hanno “indagato” sull’attentato al dirigente della Ansaldo pochi giorni prima.
Tempestivi, sbucano dal nulla di un iperuranio da dove già si sapeva tutto prima che gli inquirenti cominciassero a fare ipotesi.
Hanno detto fateci largo, non vi preoccupate, lasciate fare. I rilievi del caso, le sistemazioni del caso.
Spesso così tempestivi da fare una tale pulizia non rintracciabile finanche prima dell’esplosione.La controinformazione impazza, su direttiva delle deliranti e volutamente confuse veline di qualche funzionario degli interni.
All’Ansa diamo… ma sì, va bene, la mafia siciliana contro l’Istituto Falcone.
All’Adnkronos diamo, diamo… la Sacra Corona Unita contro le retate dei giorni scorsi.
A Sky tg24 che cosa possiamo dare? Oddio, vabbé, diamogli la pista passionale, ché questa gente si beve tutto. Niente di più facile; la sedicenne in calore tradisce il fidanzatino, e lui che fa? Progetta un ordigno con tre bombole del gas manovrate a distanza da un congegno elettronico che potrebbero uccidere centinaia di persone.
Ma… c’è qualcosa che non quadra.
Napolitano: “Focolai eversivi”. Monti: “Tentazioni eversive”. Veltroni: “Manovre eversive che in momenti di passaggio tentano di conquistare il potere tramite l’attuazione di una strategia della tensione”.
Certo. E poi ci sono i R.o.s. che indagano sul caso Ansaldo. Il terrorismo.Ma forse sarebbe meglio dire il tensionismo. Entro in campo come soggetto attivo nella questione.
Decido di chiamarlo tensionismo.
Decido, arbitrariamente, che è strano che ci siano volantini che minacciano Monti e Napolitano proprio in questi giorni. Decido che è strano che ci siano bombe a Equitalia e mai nessuno che ci dica da dove vengono. Decido che è strano che venga gambizzato un dirigente dell’Ansaldo e che non si facciano già più ipotesi.
Ogni tanto viene ritrovata qualche bomba inesplosa nella metro.I partiti di maggioranza relativa al 15%, l’astensionismo al 40%, i movimenti di protesta quantificabili nel 20% del Paese.
I giorni in cui il P.C.I. poteva sorpassare la D.C. Bombe nelle piazze, stragi, sequestro Moro.La fine dei partiti derivante dalla caduta del Muro di Berlino, la fine di Andreotti.Il ’92, le stragi di Mafia, Falcone e Borsellino, un nuovo terrore.
L’arrivo di Berlusconi. Un sereno ventennio di plastica.La fine di Berlusconi. Il vuoto di potere.
La necessità di trovare qualcuno che rappresenti il 40% del Paese che desidera l’ordine e la disciplina.La sua mancanza. La tensione. La tensione e il terrore.
Brindisi, ore 07:45.
Buongiorno, Notte.

“Tutta la bontà del pane”, storia e ricette dell’alimento più antico

ROMA – “Tra i ricordi dell’infanzia che più di ogni altro sono vivi nella mia memoria c’è senz’altro la preparazione del pane: era una gioia affondare le mani in quella pasta morbida e appiccicosa alla quale la mamma con condenza settimanale si dedicava con amore. Sono sensazioni che mi porto dentro sin da piccola e che per anni sono rimaste sopite in me, anche mentre mi dedicavo ad altro.” Ingredienti semplici e tanta bontà, questo è il segreto di uno degli alimenti più antichi e conosciuti della storia dell’alimentazione, il pane.Preparato in casa con ingredienti genuini, il pane acquista un sapore ineguagliabile, arricchito anche dalla magia che solo le preparazioni casalinghe possono regalare. E’ questo lo scopo di Sara Papa, chef e panificatore di fama nazionale, che con “Tutta la bontà del pane” (Gribaudo) vuole accompagnarci alla scoperta del pane fatto in casa.
Il libro, diviso in due parti, svela i segreti dell’arte bianca: dalla scelta delle materie prime ai trucchi per ottenere un impasto perfetto, poi indicazioni di lievitazione e cottura. Attrezzi, ingredienti, farine e lievito vengono descritti nei minimi dettagli per offrire al lettore una visione d’insieme dell’arte della panificazione. Inoltre, il volume è ricco di ricette gustose, belle da vedere e fragranti da assaggiare.

“Il campione innamorato” nella giornata contro l’omofobia

Giulia Siena
ROMA
– “Il campione innamorato. Giochi proibiti dello sport”, scritto da Alessandro Cecchi Paone e Flavio Pagano è arrivato nelle librerie per Giunti a fine aprile e già ha creato scalpore. I media ne hanno parlato e ne parlano non solo perché la prefazione è di Cesare Prandelli – ct della Nazionale e autore di epocali dichiarazioni sui gay nel calcio – ma anche per le innumerevoli storie di amore e sport che il volume racconta. “Il campione innamorato” è un libro che ripercorre lo sport come la storia parallela di passione e agonismo, una realtà che – dai tempi dei Greci – sembra che non possa più accogliere in sè, armoniosamente, pulsioni fisiche e foga sportiva. Ma lo sport è disciplina, educazione, amore, costanza e tolleranza. Lo sport non è vincere a tutti i costi e, in una società che non conosce cultura sportiva, l’agonismo viene sviscerato della sua componente pedagogica e passionale. Oggi, giornata internazionale contro l’omofobia e la transfobia, per iniziativa del ministro Francesco Profumo, un capitolo de “Il campione innamorato” approda nelle scuole italiane. Nelle scuole italiane perché i giovani hanno tanta voglia di sapere e di esplorare, e perché l’omofobia è una delle tematiche del bullismo e perché, grazie anche alla storia di Thomas Gareth, il primo giocatore di rugby ad annunciare la propria omosessualità, lo sport diventi una storia di amore e tolleranza. Oggi ne parliamo con Flavio Pagano (nella foto in basso).

Perché “Il campione innamorato”?
Perché è inquietante pensare che in Iran pochi giorni fa sono stati impiccati quattro ragazzi omosessuali e che due anni fa Eudy Simelan, capitano della squadra di calcio femminile del Sudafrica è stata uccisa poiché lesbica. Sono storie scomode, perché molti amano far finta di non capire e di non sapere, per timore di doversi complicare la visione della vita. Questo libro ci racconta che la storia è fatta di persone, persone che hanno avuto una vita quotidiana identica alla quotidianità di oggi; persone che hanno vissuto i problemi che molti altri vivono oggi, e che hanno saputo trovare il coraggio per affrontarli. La vita consiste nella possibilità di fare delle scelte. È quando cominciamo a scegliere, che veniamo veramente al mondo. Senza questo, finché c’è qualcun altro che pretende di scegliere per noi, non può esistere libertà.

Lo sport che ruolo ha avuto nella storia dell’omofobia?
Lo sport è un momento decisivo di una società, della sua cultura e del suo modo di essere. “Il campione innamorato” è un libro nel quale l’amore e l’agonismo sono stati narrati cercando di far vivere la polifonia dell’intreccio di storie come in un romanzo. Da eterosessuale dico che il calcio è lo sport della sessuofobia. Tutti gli sport hanno una componente compulsiva, primitiva, fallica, ma nel calcio, e già nella formazione sportiva dei ragazzini, domina il maschilismo. Quel maschilismo che diventa omofobia, razzismo, voglia di vincere a tutti i costi fottendosene delle regole, e che inquieta.

Dalla dichiarazione-scandalo di Prandelli sono passate poche settimane, ma in quanto tempo è nato il vostro libro?
Il nostro è stato un lungo lavoro di documentazione; infatti, nel libro, vengono riportati innumerevoli episodi di sport e di vita privata dei più grandi campioni di ogni disciplina. C’è la storia di Dora-Heinrich Ratjen, di Martina Navratilova e la storia di Re Umberto II di Savoia. Forse non si potrà ammettere che un calciatore è omosessuale, ma un celebre sovrano lo era. Umberto II di Savoia era un accanito corteggiatore del calciatore Primo Carnera. Il simbolo della virilità durante il fascismo, Carnera, ebbe un flirt a bordo piscina di casa Savoia con il re. Del resto molti parlano dell’omosessualità di un personaggio leggendario del calcio mondiale, che oggi ricopre un ruolo diregenziale, ma simili storie vengono sistematicamente criptate e nascoste dalla “cupola” del potere sportivo.

Allora perché tutto questo silenzio intorno alle dichiarazioni di Prandelli?
Ci aspettava almeno qualche presa di posizione da parte delle istituzioni sportive e non. Invece c’è un polverone, eppure pochi, se non nessuno, hanno parlato.Purtroppo duemila anni di storia non hanno portato a nulla. E’ stato imbarazzante assistere al silenzio di tutti; neanche le istituzioni hanno voluto schierarsi. Io ho invitato il sindaco della mia città, Luigi De Magistris, a prendere parte alla discussione perché sarebbe stato bello che da Napoli, città vittima di razzismo, si partisse con un dibattito o con una presa di posizione. Ma al polverone che si è alzato a livello mediatico, sul web e sui giornali, nessuno – non ancora – ha osato replicare. Quella contro il razzismo è una battaglia. non è un discorso da bar sport, come vorrebbero farci credere personaggi come Moggi. Il calcio, lo sappiamo tutti, ha ben altro da fare che reprimere il diritto della gente di vivere e amare: dovrebbe pensare a ricostruirsi una credibilità, e una moralità. Il nostro libro ha un obiettivo ambizioso: fermare per un attimo il mondo sfrenato del pallone, e invitarlo a pensare. Un momento, un minuto di silenzio, come si dice in gergo sportivo, come è avvenuto quando è tragicamente morto in campo Morosini. Fermarci tutti a pensare davanti al mistero dell’amore, così come ci siamo fermati davanti a quello della morte.

Flavio Pagano e Alessandro Cecchi Paone sono al loro secondo libro insieme; progetti futuri?
Dopo “La rivolta degli zingari” e “Il campione innamorato” vorremmo continuare a esplorare i grandi filoni della Storia alla ricerca di dettagli sfuggiti all’attenzione generale, di angolazioni nuove. Alessandro ha la passione dell’archeologia, io quella della letteratura. Staremo a vedere.

 

“Mamma, papà: devo dirvi una cosa”

ROMA “Mamma, papà: devo dirvi una cosa” scritto da Giovanni e Paola Dall’Orto e pubblicato da Sonda arriva oggi in tutte le librerie d’Italia. Una doppia guida affrontata dal punto di vista del genitore e dal punto di vista del figlio, indispensabile per vivere senza traumi l’omosessualità in famiglia.  Con testimonianze personali e spunti di discussione sia per i giovani che per i loro genitori. Omosessuali non si nasce. E nemmeno  si diventa. Omosessuali si è. Riconoscere e  accettare questa identitàrisulta difficile, in famiglia  e in una società a cui bisogna dimostrare che l’omosessualità non è una malattia da cui sipuò guarire o la scelta dovuta al capriccio di una moda. L’ignoranza  e i pregiudizi duri a morire fanno  sì che essereomosessuali sia ancora causa di emarginazione, disprezzo e fonte  di sofferenza. Paola  e  Giovanni Dall’Orto, madre  e figlio, hanno scritto questo manuale a quattro maniesaminando tutti gli  aspetti con cui  deve confrontarsi  ungiovane gay (o lesbica) alle prese con la propria omosessualità: dall’accettazione  di sé a quella in famiglia; dal rapporto  con amici e conoscenti alla reazione della «società»; dal coming out  allascoperta degli ambienti gay; dalle prime esperienze con l’amore a quelle con la sessualità. Attraversola propria esperienza personale, con un approccio diretto adatto sia ai giovani che alle loro famiglie, gliautori  guidano i lettori nell’affrontare l’omosessualità con serenità e rispetto, fornendo  numerosiconsigli e riportando le testimonianze di chi  ci  è passato in prima persona (come Alex Grisafi, giovanissimo cofondatore del gruppo giovanile di omosessuali più numeroso d’Italia). Perché prima si arriva ad accettare la propria identità omosessuale, meglio è.