Direttore. Per gli amici: il direttore di ChrL. Pugliese del nord, si trasferisce a Roma per seguire i libri e qui rimane occupandosi di organizzazione di eventi e giornalismo declinato in modo culturale e in salsa enogastronomica. Fugge, poi, nella Food Valley dove continua a rincorrere le sue passioni. Per ChrL legge tutto ma, come qualcuno disse: "alle volte soffre un po' di razzismo culturale" perché ama in modo spasmodico il Neorealismo italiano e i libri per ragazzi. Nel 2005 fonda la rubrica di Letteratura di Chronica.it , una "vetrina critica" per la piccola e media editoria. Dopo questa esperienza e il buon successo ottenuto, il 10 novembre 2010 nasce ChronicaLibri, un giornale vero e proprio tutto dedicato ai libri e alle letterature, con occhio particolare all'editoria indipendente. Uno spazio libero da vincoli modaioli, politici e pubblicitari. www.giuliasiena.com

10 Libri delle Donne: le letture di ChronicaLibri

ROMA – I 10 Libri delle Donne scelti da ChronicaLibri, perché la nostra redazione crede che ogni ricorrenza vada rispettata, poi ognuno decide cosa festeggiare.

1. La biblioteca delle donne di Erin Blakemore, Orme
2. Nina e i diritti delle donne di Cecilia d’Elia, Sinnos
3. Le donne che leggono sono sempre più pericolose di Stefan Bollman, Rizzoli
4. Care ragazze. Un promemoria di Vittoria Franco, Donzelli
5. Per Lei di Erika Lust, Light-box
6. Non ci casco più. Donne che amano troppo, troppo poco e male di Emanuela Mascherini, Kowalski
7. Bambole viventi. Il ritorno del sessismo di Natasha Walter, Ghena
8. 10 grandi donne dietro 10 grandi uomini di Isabella Marchiolo, Laurana Editore
9. La signorina cuori infranti di Daniele Vecchiotti, Zero91
10. Una come lei di Anne Sexton, Via del Vento

10 Libri delle Donne: le letture di Daniela D’Angelo

10 Libri delle DonneROMA – L’idea è nata proprio parlando con lei, quasi pensata per lei, Daniela D’Angelo; lettrice attenta, editor sensibile e ufficio stampa instancabile del Consorzio Milonga (Avagliano, Fermento e Nobel). Incuriosita dalle pagine che ci appassionano oltre alle letture per “dovere”, le ho chiesto i suoi 10 Libri delle Donne. Le concediamo 11 titoli per i suoi 10 Libri delle Donne, solo perché oggi è anche il suo compleanno. Auguri da ChronicaLibri!

1. Diario di una scrittrice, Virginia Woolf
2. Deserti luoghi,  Marina Cvetaeva
3. L’amante, Marguerite Duras
4. Ieri, Agota Kristof
5. Anna Karenina, Lev Tolstoj
6. Il gioco dei padri, Anna Maria Sciascia
7. Maschiette e filosofi, F.S. Fitzgerald
8. Diari, Sylvia Plath
9. Il risveglio, Kate Chopin
10. Donne che corrono coi lupi, Clarissa Pinkola Estés
11. Suite francese, Irene Nemirovsky

“Conigli bianchi”, il talismano dell’infanzia

conigli bianchi_topipittoriGiulia Siena
ROMA
“Ogni mese, il primo del mese, bisogna dire prima di ogni altra cosa “white rabbits!”, conigli bianchi. Se ci si ricorda di farlo, si è fortunati per il mese intero.” White rabbits, conigli bianchi, una “formula magica” da pronunciare ogni mattina di ogni primo giorno del mese. E’ questo che fa la piccola Margherita da quando Bridget le dice che in queste due piccole parole è custodito il talismano dei neozelandesi.

Da qui il titolo del libro di Margherita Emo pubblicato nella collana Gli anni in tasca di Topipittori.

“Conigli Bianchi” è l’autobiografia dell’infanzia dell’autrice, trascorsa in Veneto negli anni Ottanta. Erano gli anni della crescita per Margherita, gli anni delle vacanze a Londra – nella casa della nonna – gli anni dei giochi con Cate e della nascita di Angelo. Gli anni dei capricci e del festival nella grande villa, gli anni in cui tutto cambiò, anche l’atteggiamento della piccola Margherita di fronte ai cambiamenti. Un giorno, dopo che il padre decise che la grande villa sarebbe diventata un hotel, promise che non si sarebbe mai più affezionata a una casa. Ha inizio dalla fine di questo libro, quindi da questa promessa alle soglie dell’adolescenza, il peregrinare di Margherita per il mondo.

Oggi l’autrice vive a Bruxelles e ha trovato il suo habitat ideale in una casa editrice di libri illustrati per bambini, forse ripetendo ogni mese “white rabbits”!”…pare davvero porti fortuna…

10 Libri delle Donne: le letture di Sara Deodati

ROMA – Sono molte le donne dell’editoria che hanno accettato l’invito di ChronicaLibri in vista dell’8 marzo. Il nostro giornale ha voluto aprire le sue pagine telematiche alle donne che ogni giorno lavorano alla pubblicazione di un libro.
Sara Deodati, ufficio stampa della Casini Editore, ci suggerisce i suoi 10 Libri delle Donne.

1. Antonia Arslan, La masseria delle allodole
2. Jane Austen, Orgoglio e pregiudizio
3. Giorgio Bassani, Il giardino dei Finzi Contini
4. Gustave Flaubert, Emma Bovary
5. Anna Frank, Il diario
6. Gabriel Garcia Marquez, L’amore ai tempi del colera
7. Milan Kundera, L’insostenibile leggerezza dell’essere
8. Alberto Moravia, Gli indifferenti
9. Azar Nafisi, Leggere Lolita a Teheran
10. Bram Stoker, Dracula

 

10 Libri: Le Donne dei Libri suggeriscono i Libri alle Donne

ROMA –  In occasione della FESTA DELLA DONNA 2012,
ChronicaLibri propone alle donne dell’editoria di suggerire i 10 Libri delle Donne.
10 Libri che parlino di donne, alle donne, con le donne.
Libri che, per ognuna, sono simbolo di sfide, ricordi e speranza. Perché la sensibilità delle donne possa emergere attraverso pagine significative e perché l’editoria è sempre più donna.

10 Libri delle Donne, le letture di Lara

ROMA Lara Tini Brunozzi,  operatrice editoriale della romana ATS Italia, ci suggerisce i suoi 10 Libri delle Donne.

1. Il sesso inutile di Oriana Fallaci
2. Il linguaggio segreto dei fiori di Diffenbaugh Vanessa
3. Un uomo di Oriana Fallaci
4. I love shopping di Sophie Kinsella
5. I passi dell’amore di Nicolas Sparks
6. Lettera ad un bambino mai nato di Oriana Fallaci
7. Un diamante da Tiffany di Karen Swan
8. La solitudine dei numeri primi di Paolo Giordano
9. La Cappella Sistina. Una visita per immagini di Sonia Gallico
10. Caravaggio. Un artista per immagini di Andrea Pomella

“Etcetera”, per arredare cogliendo la bellezza di ogni oggetto

ROMA “Etcetera”, pubblicato da L’Ippocampo Edizioni contiene numerosi suggerimenti e segreti del mestiere di stilista. Un libro di interior design riccamente fotografato in cui ogni immagine mostra un principio chiaro e facilmente replicabile, che vi aiuterà a trasformare una stanza senza dover ricorrere a ristrutturazioni costose e permanenti. Non si basa sulla pretesa che compriate tutto nuovo di zecca bensì di come diventare curatori del proprio stile personale e creatori di interni belli ed evocativi.
Lo stile dell’autore Sibella Court è molto globale, combina elementi contemporanei con pezzi d’antiquariato e reperti junk-shop, frammenti tessili, carte da parati, oggetti da collezione e effi meri. Etcetera si basa sui cinque abbinamenti di colori preferiti di Sibella come un quadro per la visualizzazione del suo occhio impeccabile per i dettagli. Ogni sezione trasporterà il lettore nel mondo di colore e di texture di Sibella, attraverso ispirate impostazioni di interni al più intimo dei dettagli.

“Ho un’unica regola: cogliete la bellezza e il significato di ogni oggetto, poi trovategli un contesto adatto. Se si procede in questo modo, persino il più umile e quotidiano degli elementi può subire una metamorfosi.”

“La gallina che non mollava mai” Feltrinelli Kids

chronicalibri la gallina che non mollava maiROMA – Nuovissima uscita per Feltrinelli Kids nella collana Gatto Nero. La novità si chiama “La gallina che non mollava mai”, la storia di Jill Tomlinson illustrata da Anna Laura Cantone.
Hilda era una gallina molto, molto testarda. Per andare a trovare la zia Emma, che aveva appena avuto una nidiata di pulcini, provò ogni mezzo: il camion dei pompieri, il furgoncino del latte e perfino il rullo compressore! Quando finalmente vide i pulcini, decise che anche lei avrebbe covato le sue uova. E niente e nessuno l’avrebbe fermata.

 

ChronicaLibri incontra Barbara Ottaviani

intervista a barbara ottaviani_chronicalibriROMA ChronicaLibri ha incontrato Barbara Ottaviani, autrice di “Acquasanta”. Ci siamo viste in un book bar dalle tonalità femminili, una location perfetta per conoscere meglio una donna forte, decisa e consapevole del proprio bisogno di scrittura.

Barbara Ottaviani, un medico che decide di scrivere un romanzo?
Non è proprio così. L’anima di medico vive con quella intimista della scrittrice forte in me da sempre, anche da prima de “I cortoracconti di Sonja”, la mia prima esperienza letteraria edita da Navarra editore nel 2006. Sono innamorata delle persone e dell’idea di prendermene cura in senso generale; lo esprimo attraverso la medicina per una parte della giornata e attraverso la scrittura per l’altra.
In “Acquasanta” ho percepito una scrittura che voleva affermare la propria sensibilità nonostante il pragmatismo di tutti i giorni, un amore che venisse fuori dalle pagine come risposta al distacco professionale. E’ così? Barbara Ottaviani attraverso “Acquasanta” esprime la sensibilità che nella vita di tutti i giorni deve mettere da parte?
Sì, se mi ci soffermo a pensare, sento di dare, nei miei racconti, molto respiro alla parte sensibile a discapito di quella pragmatica. Mentre quando sono in ospedale, sebbene di partenza dosi in modo equo razionalità e sensibilità, riconosco, alcune volte, di dover sacrificare un po’ la sensibilità per lasciare più spazio al pragmatismo, alla determinazione, che nel mio lavoro di medico devo avere. Sicuramente la scrittura mi bilancia in senso umano, ma trovo la mia definizione nell’essere un medico-scrittore o uno scrittore-medico.
“Acquasanta” è un romanzo che ha la caratteristica di poter estrarre qualsiasi capitolo e trattarlo separatamente come entità autosufficiente. E’ solo una mia impressione?
No, affatto e sono felice che arrivi al lettore. All’inizio non volevo scrivere un romanzo, quindi scrivevo dei pensieri, dei micro mondi, definendo però dei punti di contatto tra di loro. . Sentivo il bisogno di mettere su carta le emozioni, poi, lentamente, come il fluire di un suono o di un odore, la storia ha preso la sua strada esercitando il suo potere catartico su ogni cosa toccasse. Questa è la scrittura, una forza catartica, che nel momento stesso in cui si manifesta e ti cambia, lenisce il tuo dolore per il cambiamento e si prende cura del tuo bisogno di sicurezza. Posso affermare che “Acquasanta” è andato scrivendosi.
Un processo del genere, però, immagino impieghi molto tempo. Quanto è durata la gestazione di “Acquasanta”?
Poco e tanto. Poco perché i pezzi che compongono il romanzo sono stati scritti di getto, quasi insieme, e in meno di un paio di mesi in tutto. Il tempo lungo è stato quello di trasformazione per rendere tanti pezzi un unico corpo. Senza considerare la mia anima di perfezionista: “Acquasanta” è stato un desiderio da limare e modificare continuamente; tagliavo, tagliavo, cercavo la parola giusta, e poi ancora tagliavo. Volevo che restasse solo l’essenziale. Rileggendolo ora taglierei ancora altro, però mi dicono che è meglio che non lo rilegga più, altrimenti resta solo un aforisma.
La protagonista del tuo romanzo è un’infermiera che si lascia coinvolgere nella storia di una bambina in coma. Come mai questa scelta?
Uno dei primi pezzi che ho sentito il bisogno di scrivere riguardava il diario di una bambina. In quel periodo mi capitava spesso di leggere romanzi o storie in cui i bambini che parlavano si esprimevano attraverso una linguistica e una forma mentis da adulto e lo trovavo molto incoerente. Quindi ho pensato di riscattare un po’ questo mio bisogno di leggere delle parole bambine, scrivendo un diario. Poi, come si diceva prima, la scrittura ha preso il sopravvento, e sono comparsi dei pezzi in cui c’era questa donna, che bambina non era stata mai; nel lavoro di unificazione dei pezzi non ho fatto altro che farle conoscere, il resto è venuto da sé. La scelta di non far parlare la bambina se non attraverso l’indagine della donna rappresentava la sublimazione della ricerca e, secondo me, l’anima dell’indagine emotiva: non ci si conosce se c’è qualcuno che ci da già tutte le risposte. Rintracciando le briciole di pane che la bimba ha seminato lungo il suo cammino, la protagonista ritrova sé stessa.
Perché i personaggi di questo romanzo sono descritti minuziosamente ma non hanno nomi?
I nomi non ti permettono di fare completamente tua un’immagine. La madre è madre per chiunque, la bimba potrebbe essere la figlia della tua vicina di casa o tua figlia, il vecchio, affascinante e oscuro, potrebbe essere l’Uomo che esiste nella vita di ognuno di noi.
Ecco, appunto, il vecchio! Guida e amico della bambina, per il quale la protagonista prova subito una forte e strana attrazione, non ha un nome ma viene reso riconoscibile da una descrizione molto attenta del suo odore. Facci capire meglio, per te il vecchio che odore ha?
Un odore rassicurante, carismatico, molto riconoscibile, familiare. Ha un odore di casa.
Scrivi: “Ho pure spiegato le scapole, rudimentale abbozzo d’ali con le quali prima o poi spiccherò il volo”. Come è nata questa immagine?
Un giorno la mia massaggiatrice Mari mi ha letteralmente afferrato le scapole e ha provato a tenderle al limite come a volerle spiegare. A quel punto, mi è come parso che stesse estraendo le mie ali, ecco è stato allora che ho deciso di scrivere delle ali in fieri, della frustrazione che ci consuma già dal ventre materno quando le ali si trasformano in scapole “come a ricordarci che ce la dobbiamo guadagnare la possibilità di volare”! Mi piace cercare nuove dimensioni dell’anima nel corpo, così come  nella mente.
Le tre parole che preferisci?
Non ho parole che preferisco, ma preferisco di massima le parole che mi colpiscono, e cambiano di volta in volta, di contesto in contesto. E’ come nella vita, se non c’è qualcosa che mi colpisce in modo particolare non so decidermi sulle scelte da fare.

(foto di Studio Kiribiri)

“Acquasanta”, storia di alcune vite in sospeso

chronicalibri_recensione acquasanta_ottavianiGiulia Siena
ROMA
“Generosa, desiderosa di offrirsi attraverso appendici straordinariamente duttili, è di una bellezza di cui ci si può fidare: non intravedo insidie nel suo corpo catalitico. E quando dico corpo comprendo quella che tanti chiamano anima e cercano nel cuore, e che io rintraccio nelle pieghe della mente”. Una scrittura cerebrale è quella che contraddistingue Barbara Ottaviani, autrice di “Acquasanta” (Nuova Ipsa Editore).
Con questo suo secondo libro l’autrice – medico di professione e siciliana di terra e di indole – approda al romanzo. La storia è quella di una bambina in coma dopo un incidente e di una infermiera “in coma” di sentimenti. La donna si prende cura della bambina con devozione e il suo scopo, quasi del tutto inconscio, è quello di scoprire la storia della fanciulla in fin di vita per riscoprire il proprio percorso fino all’età adulta.

Le due donne non hanno nome. Gli altri protagonisti non hanno nome. Quasi nessuno ha un nome che ne definisca e ne “intrappoli” le caratteristiche di personaggi così forti e così universale in un unico e banale nome. Loro non hanno nomi ma si emozionano ed emozionano il lettore.

Il romanzo è breve, intenso, scritto con una cura quasi maniacale; scritto come a voler affermare qualcosa di più che una storia; scritto come un bisogno, il bisogno di dare voce al bambino che in noi; scritto per cambiare o rimediare a qualche errore del passato con la consapevolezza dell’età adulta.