Alessia Sità
Roma – Simone Di Matteo, uno dei volti più giovani dell’Editoria italiana, racconta a ChronicaLibri la sua passione per la scrittura e la realizzazione di un sogno: la Diamond Editrice.
Cosa spinge un ventisettenne a diventare editore?
Ognuno ha un sogno. Il mio è fare l’editore oltre a coltivare la mia passione per la scrittura. Ho sempre saputo cosa volevo fare, e l’ho fatto. Determinazione, coraggio e passione per ciò di cui vivo. Sommariamente questo e la lotta contro l’editoria a pagamento mi hanno spinto a divenire un editore.
Nella storia dell’editoria italiana la figura dell’editore è sempre stata legata a un’immagine di uomini con esperienza e dalle scelte importanti, non è troppo “rischioso” avventurarsi in questo mestiere senza la dovuta “gavetta”?
Tutto è rischioso, anche alzarsi dal letto al mattino. Io non penso che solo la “gavetta” sia necessaria per un buon editore, anche se auspicabile. I grandi editori del passato sono molto differenti da quelli odierni. Io non voglio assomigliare a nessuno né agli uni, né agli altri. Le doti che un editore deve avere sono varie e numerose: a partire dall’inventiva e dall’originalità delle proprie iniziative, la conoscenza della lingua italiana, e la capacita di trasmettere ai propri autori e collaboratori il senso e i principi con cui scrivere e comunicare ai lettori. Ma soprattutto serve gusto e intuito, in fondo è di letteratura che stiamo parlando e non di editoria scientifica o giornalistica. Non dico che siano doti innate in tutti gli editori, ma sono peculiarità da raffinare con il tempo e con l’esperienza. Soprattutto e sempre con la lettura e con la passione per la ricerca letteraria.
Qual è la proposta editoriale offerta da Diamond?
La Diamond Editrice pubblica narrativa. Abbiamo ben nove collane che racchiudono gli svariati generi letterari e una nuova collana “Dittici” da poco inaugurata dedicata a nostre antologie, o scritti brevi in forma dittologica, ovvero in cui si ravvisi una duplice necessità del pensiero. Pensare per schemi binari è una delle caratteristiche della civiltà occidentale, ed oggi tutto si muove su logiche binarie. Appena pubblicata, ad esempio, nella collana Dittici, un’antologia: l’opera collettiva “Del Vizio e della Virtù – Antologia di racconti del XXI secolo” che vede al centro del volume come ideale cesura e al contempo come transizione intellettuale e letteraria un racconto donato da Dacia Maraini.
Come mai la scelta di investire sugli autori emergenti?
La Diamond Editrice offre agli scrittori emergenti tutto l’appoggio necessario e gli strumenti atti a valorizzare ciò che di più prezioso possiamo trasmettere alle generazioni presenti e future. La nostra attività è rivolta alla qualità del prodotto letterario, selezionando per il tramite del comitato scientifico di lettura, eventuali manoscritti da pubblicare, siano essi di autori emergenti che già noti nel panorama letterario italiano. Oltre la qualità contenutistica, la Diamond si pone come obbiettivo anche la piacevolezza estetica del prodotto libro, infatti, i nostri illustratori sono stati scelti dopo un’attenta analisi dei propri lavori. Giampaolo Carosi e Daniele Pacchiarotti sono per la Diamond Editrice un’importante risorsa come lo sono i membri dello staff Diamond, ognuno per le proprie competenze. Per noi, un buon libro è come un diamante, è per sempre.
Sempre meno libri venduti, sempre più case editrici: come vive la Diamond questa continua “lotta”?
La Diamond è approdata nel mondo perché non sopporto l’idea che chiunque, così per caso, ogni mattina, possa pubblicare un testo improvvisandosi scrittore pagando. Sto combattendo dai miei esordi il business dell’editoria a pagamento, che per me, è la causa dell’allontanamento dalla lettura. E l’Italia, si sa, è il paese in cui si scrive di più, ma si legge di meno.
C’è un autore in particolare che ha segnato il tuo percorso professionale e personale?
Non attingo mai da altre fonti. Dietro di me o i miei scritti ci sono solo e soltanto io. Per quanto riguarda i grandi della letteratura che stimo e leggo e rileggo sempre con grande piacere sono Cotroneo, Galasso, Piccolo, De Luca, Moravia, Pasolini, Lucarelli, o anche Alda Merini. Poi sono un grande appassionato di mitologia e autori classici.
Come nasce l’accordo fra la Diamond Editrice e la Croce Rossa Italiana?
Tutto è partito da un’idea che mi circola in mente da quando ricordo ho cominciato a pensare, ovvero che non è possibile cambiare il mondo da un giorno all’altro, ma pensare di poterlo fare è un bel gran passo in avanti. Ho conosciuto la Croce Rossa Italiana grazie a due cari amici e collaboratori che sono volontari della C.R.I. e durante una riunione abbiamo pensato ad un motivo per il quale Solidarietà e Cultura ancora non si fossero coese per il futuro. Da qui…
Che consigli di lettura ti senti di dare?
Intanto leggere è il primo consiglio. Poi imparare a scegliere cosa leggere, perché non tutto va bene. La vita è troppo breve per sprecare del tempo a leggere qualcosa di brutto o di inutile. Direi che si deve iniziare dall’inizio: per esempio leggere Omero e Virgilio prima di tutto e di tutti, adesso poi sono anche tradotti in prosa. Poi si può proseguire con i grandi romanzi dell’ottocento, che almeno una volta bisogna leggere. Balzac e Dickens … Il capolavoro assoluto è Madame Bovary di Flaubert, ma nella traduzione di Maria Luisa Spaziani. E poi la letteratura italiana del Novecento da Svevo a Pirandello fino a Moravia e Sciascia, Calvino e Elsa Morante.