Parte il Premio Bancarella, ecco i 6 libri vincitori del Premio Selezione 2014

Bancarella_2014PONTREMOLI – Si è inaugurata presentando i 6 libri vincitori del Premio Selezione 2014 la sessantaduesima edizione del Premio Bancarella che si svolgerà a Pontremoli il 19 e 20 luglio sotto la direzione organizzativa di Giuseppe Benelli, Presidente della Fondazione Città del Libro.

I librai, interpreti del gusto dei lettori, tra il 4 marzo 2013 e il 28 febbraio 2014 hanno individuato, per il successo di pubblico conseguito, i volumi candidati che si disputeranno la finale del Premio Bancarella il prossimo luglio. Ecco la selezione:

 

VOLEVO SOLO AVERTI ACCANTO di Roland Balson,  (Garzanti)
ALL’OMBRA DELL’IMPERO di Alberto Custerlina (Baldini & Castoldi)
BRACCIALETTI ROSSI di Albert Espinosa (Salani)
PER DIECI MINUTI di Chiara Gamberale (Feltrinelli)
IL SUO PEGGIOR NEMICO di Veit Heinchen (Edizioni E/O)
L’AMORE È TUTTO di Michela Marzano (Utet)

 

Nei prossimi mesi il Bancarella sarà impegnato in una serie di eventi in cui presenterà romanzi ed autori. La prima tappa sarà a Ravenna giovedì 29 maggio dove gli autori incontreranno gli studenti delle scuole superiori della città. Venerdì 6 giugno si sposterà a Cesena dove, nel corso della serata, verranno consegnati agli Autori il “Premio Vincitore Selezione Bancarella 2014”. Lunedì 16 giugno, in serata, il Bancarella sarà protagonista a Sesto San Giovanni, per concludere il ciclo di presentazioni, a fine giugno a Carrara.

 

“La giostra del piacere” e il gioco delle vite. Un grande romanzo

La-giostra-del-piacere-recensione_chrLGiulia Siena
ROMA
“Più si frequentava place d’Arezzo, più ci si convinceva di aver a che fare con un mistero. Il nome stesso della piazza aveva dell’incredibile, perché era dedicata al monaco benedettino Guido d’Arezzo, inventore del sistema di notazione musicale che aveva messo fine alla confusione della trasmissione orale, ‘Chi esegue senza capire è un animale’ diceva. In musica, Guido d’Arezzo è stato un uccisore di pappagalli”. Come uno strano scherzo del destino, pappagalli e cocorite sono arrivate fino al centro di Bruxelles, trasformando questa piazza dedicata al monaco musicista nel loro nuovo habitat. Tra le fronde degli alberi i pappagalli – protagonisti e spettatori inconsapevoli di un gioco di sguardi – parlano nella propria lingua, mentre nelle stanze dei palazzi che si affacciano su quel maestoso nido belga, si consumano vite, passioni, lotte e amori. Infatti, i misteriosi pappagalli giunti fino a li grazie a un console brasiliano, non sono i soli privilegiati abitanti di questo prestigioso angolo di città, con loro, a parlare un’altra lingua e con diverse movenze e provenienze, ci sono gli abitanti di Place d’Arezzo. Gli abitanti, facoltosi, annoiati, istrionici, problematici ed enigmatici borghesi, vengono interrotti, sorpresi, spaventati e attratti da una lettera gialla, un biglietto che ricevono molti di loro. “Questo biglietto solo per dirti che ti amo. Firmato: tu sai chi”. Comincia così  La giostra del piacere (Edizioni e/o), il nuovo, grande lavoro narrativo di Eric – Emmanuel Schmitt. Da questo messaggio d’amore si scatena una storia in cui vivono tante storie: c’è Baptiste Monier, famoso scrittore di best seller – quasi alter ego dell’autore – sua moglie Joséphine e la loro nuova amica Isabelle; c’è la controversa Faustina; il potente Zachary Bidermann e sua moglie Rose; il banchiere de Couvigny; i giovani Albane e Quentin; il gallerista snob Wim; la fioraia Xavière che tradisce suo marito  con la docile  Séverin; ci sono i tormentati e curiosi Tom e Nathan, entrambi attratti dal giardiniere Hippolyte, padre di Isis e innamorato di Patricia.

In questa giostra di personaggi, il piacere è un sentimento estremo, cercato, rifiutato, mal gestito perché ogni storia, ogni legame tra i personaggi  ha dietro più storie, più sentimenti, più vicende. E in questa fitto ricamo di psicologie, azioni e reazioni, il piacere è solo uno dei sentimenti. Mano mano che il libro va avanti, che i personaggi si lasciano conoscere, emergono nuove sensazioni, nuovi stati d’animo; emerge, così, la magistralità di Schmitt nel delineare sensibiltà e stati d’animo. Emerge, così, che dietro a personaggi forti, scaltri, potenti e allo stesso tempo indecisi, c’è una felice ingenuità che in disparte, silenziosamente, tesse una trama avvincente fino all’ultimo pagina. Ed è qui che torna lo scrittore di “Oscar e la dama in rosa” (2002); qui riaffiora la grande capacità narrativa di Eric-Emmanuel Schmitt, lo scrittore che mette i propri personaggi sulla giostra del piacere, ma lascia alla semplicità muovere il complicato movimento. La giostra del piacere – come tutta la produzione narrativa e drammaturgica dello scrittore belga – descrive e analizza i comportamenti umani, indaga nel vissuto e nella psicologia dei personaggi e va a scandagliare ruoli, comportamenti, reazioni e attrazioni di questo popolosissimo “catalogo umano”.

 

“Quella notte c’erano tanti umani quanti volatili. L’atmosfera sembrava esplosiva. Si sentiva nell’aria che sarebbe successo qualcosa”.

 

Domani in libreria: “Venga pure la fine”, il nuovo romanzo di Roberto Riccardi

Venga pure la fine_Roberto Riccardi_chronicalibriGiulia Siena
ROMA – “E adesso venga pure la fine, venga pure la notte. Sono pronto ad accoglierle. Venga pure un nuovo inizio, perché è solo quando tutto finisce che incomincia davvero qualcosa“.

 

Arriva in libreria domani, mercoledì 25 settembre 2013, “Venga pure la fine”, il nuovo romanzo di Roberto Riccardi pubblicato dalle Edizioni e/o nella collana Sabot/age, diretta da Colomba Rossi e curata da Massimo Carlotto. “Venga pure la fine” è un’invocazione, una presa di coscienza, un arrendersi, un donarsi, un abbandonarsi al dovere e a quello che sarà. “Venga pure la fine” è la nuova e inattesa indagine di Rocco Liguori, il tenente dei Carabinieri già protagonista di Undercover. Niente è come sembra”.

Questa volta dovrà recarsi all’Aia a disposizione del Tribunale internazionale per la ex Jugoslavia. In quella terra ad Est lui c’è già stato, sette anni prima, nel bel mezzo di un conflitto fraticida che ha segnato la storia della Bosnia. Allora, anche se doveva rimanerne fuori per questioni politiche, Rocco Liguori aveva arrestato il macellaio di Gračanica, quel Milan Dragojevic colpevole della strage di Srebrenica e di altri eccidi in una terra costantemente lacerata dalle lotte. Dopo l’arresto tra loro cominciò un rapporto epistolare intenso, fatto di riflessioni e consapevolezza. Liguori ora deve tornare su quei passi, deve tornare in ex-Jugoslavia per indagare sul tentato suicidio di Dragojevic. Il colonnello, infatti, è in coma; probabilmente ha ingerito una massiccia dose di quei farmaci con i quali doveva combattere un nuovo nemico, la depressione. Ma la storia del tentato suicidio, per un uomo che ha procurato tanto male al suo stesso popolo, non regge. Il procuratore vuole che Liguori scopra di più. E Rocco lo fa, vorrebbe esimersi ma non può; vorrebbe anche evitare di tornare con la memoria e con gli occhi a quelle terre che sono state lo scenario della sua folgorazione per Jacqueline. Anni prima, infatti, proprio in Bosnia aveva incontrato questa “miscela di armonie silenziose che culminavano in un sorriso radioso e una voce cristallina”, una donna che gli aveva scombussolato i sensi e gli aveva dato buone idee per la cattura del colonnello. Ora lo scenario è cambiato, gli anni Novanta sono lontani, rimangono, però, gli antichi rancori nello sguardo risoluto di kosovari e bosniaci e l’indagine di Liguori prende, improvvisamente, rotte internazionali. La storia tiene dentro altre storie (magistrale il riferimento al libro di Elsa Morante) e viaggia velocemente su piani temporali diversi; il palcoscenico su cui si muovono i personaggi è un susseguirsi a velocità impressionate di città Europee: L’Aia, Sarajevo, Cracovia, Londra, Roma, come a ricordarci che la criminalità non risparmia niente, nessuno e in alcun luogo.

 

Roberto Riccardi – vincitore con “Undercover” della seconda edizione del Premio Letterario Mariano Romiti – firma un nuovo e avvincente romanzo, un libro in cui alla padronanza della materia si aggiungono sfumature e dettagli che solo un ottimo narratore può carpire.

 

“La vita non torna indietro a offrirti di correggere uno sbaglio. Lei è già altrove, a decidere per qualcun altro che, come te, si crede eterno ed è solo l’ennesimo granello nella polvere del tempo. La vita non torna indietro, non lo fece neppure quel giorno”.

 

Guarda QUI la video intervista a Roberto Riccardi realizzata con ItvRome.

Roberto Riccardi colpisce ancora: “Undercover”

Giulia Siena
ROMA
– “Il mio futuro è diverso. Dove porta la strada non lo so, ma è lì che vado. Da qualche parte c’è un altro me stesso che mi aspetta, per gettare alle ortiche questa tristezza.”

Undercover, sotto copertura. È questo il ruolo che Rocco Liguori si è cucito addosso da quando ha cominciato la sua carriera nell’Arma dei Carabinieri. La sua è una storia già scritta: figlio di un Carabiniere in una terra stremata dalla ‘ndrangheta, da piccolo tirava calci al pallone con i figli dei banditi, di fronte a quegli uomini più grandi della giustizia lui abbassava lo sguardo ma ora, da sbirro, vuole guardare in faccia chi dilania ogni giorno la sua terra e cambiare le cose. Per questo frequenta il corso di Undercover dove “niente è come sembra”, così come ha sentenziato il Regista il primo giorno di corso. Lui, il Regista, è Nicola Clemente, un undercover di razza che sarà fondamentale per la crescita professionale e le scelte di Rocco.
Da queste basi parte “Undercover” l’avvincente romanzo di Roberto Riccardi pubblicato nella collana Sabot/Age delle Edizioni E/O.


Con l’andare delle pagine gli anni passano e Rocco vuole darsi alla carriera militare e spogliarsi dei panni difficili dell’undercover fino a quando una telefonata non scompiglia nuovamente i suoi piani. La chiamata arriva da Vera Morandi, l’agente dagli occhi nocciola che Rocco non ha mai dimenticato. Allora Liguori deve tornare alla sezione antidroga per portare avanti un’indagine a livello internazionale, lo deve al suo passato e lo deve al futuro.

 

La trama delineata da Riccardi sembra nascere dal bisogno di “dire” e seguire naturalmente le intenzioni della collana in cui il volume è pubblicato: “noi siamo esausti della menzogna che ci opprime” come afferma Massimo Carlotto nel presentare la collana delle Edizioni E/0 di cui è curatore insieme a Colomba Rossi. Infatti, l’autore in “Undercover” dice, racconta con minuzia di particolari il lato oscuro dei traffici di droga e i rapporti della mafia internazionale.

 

Guarda QUI la videointervista a Roberto Riccardi, realizzata con iTVRome presso la Libreria Invito alla Lettura di Roma.