"Cocktail & Stuzzichini", Aperitivi vini e long drink: formule e ricette dall’happy hour a notte alta

ROMA Il rituale di rilassarsi davanti a un cocktail o fare due chiacchiere gustando deliziosi manicaretti è ormai ben radicato nella nostra cultura.
Per decenni, però, il rito dell’aperitivo rimase invariato a pochi semplici stuzzichini: patatine, olive e tartine; ma a poco a poco, i buffet del famoso ‘happy hour’ iniziarono ad arricchirsi di vere e proprie specialità culinarie di ogni genere: primi piatti, verdure e tantissime altre prelibatezze per tutti i palati.
Se avete intenzione di saperne di più e di conoscere tutti i trucchi per riuscire a preparare un ottimo long drink leggete ‘Cocktail & Stuzzichini’ edito nel 2010 da Astraea, nella collana ‘The big book’, a cura di Maria Cristina Giordano e arricchito dalle illustrazioni di Paolo Orlandi.

Il rito dell’aperitivo e il piacere del cocktail. Scoprirete come scegliere il drink che incontra il vostro gusto, come preparare i cocktail che piacciono ai vostri ospiti e come stuzzicare l’appetito e risolvere una serata con oltre cento proposte di stuzzichini e finger food. A fare da premessa una serie di godibili letture sulle origini dell’aperitivo e la nascita delle marche storiche di vermouth e liquori. Segue una breve spiegazione degli strumenti per la realizzazione dei cocktail e dei bicchieri usati per ogni formula classica. Il volume è arricchito dalle straordinarie illustrazioni di Paolo Orlandi. (Scheda libro a cura dell’ Astraea Editrice).

Cocktail & Stuzzichini a cura di M. Cristina Giordano , Astraea Editrice, pp. 176, € 16,90

"Il quaderno dei dolci del Mondo", ogni giorno un gusto diverso

ROMA – Di che dolce hai voglia oggi? Esotico, speziato o classico? Con “Il quaderno dei dolci del Mondo” di Gabriella Pecchia pubblicato da Kellermann, puoi scegliere quale dolce portare in tavola tra quelli di tutto il mondo. Golosità che raccontano le tradizioni dei posti dove sono nati, da qualche mese sono raccolti in un unico e pratico “quaderno”.
Paese che vai, dolce che trovi…. In effetti questo nuovo quaderno festeggia i sapori e le golosità di altri Paesi. Le ricette che Gabriella Pecchia ha trascritto e interpretato raccogliendole direttamente dalle persone che quei dolci conoscono e apprezzano (e anche realizzano) ci portano in un viaggio ideale in giro per il mondo.
Scopriremo le classiche torte americane di mele o quelle esotiche provenienti da oltre oceano; i dolci del Nord per scaldarsi in inverno e quelli del Sud per sognare i caldi mari.

"Chef per un giorno": dalla tv alla libreria passando per la cucina

ROMA -Arriva in libreria “Chef per un giorno”; dopo la fortunata trasmissione televisiva di La7, Kowalski pubblica il libro che raccoglie i menù di alcuni dei tanti “cuochi famosi” che si sono cimentati ai fornelli tra esperimenti e chiacchiere. Tra i celebri menù troviamo quello di Carlo Lucarelli, Max Tortora, Amanda Sandrelli e Natasha Stefanenko.
Due antipasti, due primi piatti, due secondi e due dessert: questa è la sfida degli chef per un giorno, personaggi del mondo dello spettacolo che, alcuni per la prima volta nella loro vita, affrontano i fornelli e sfidano il giudizio del pubblico, non ultimo il “tavolo dei critici”, dove colleghi chef e terribili critici gastronomici affilano – proprio come il cattivissimo Anton Ego del film Ratatouille – coltelli e forchette.

"Q. B. La cucina quanto basta", se basta

Giulia Siena
ROMA “Q. B. La cucina quanto basta”. Credo solo il titolo sia già un forte indicatore di quello che ci sarà nel libro di Sapo Matteucci pubblicato nella collana “Economica” Laterza. Ma poi, quando il libro lo apri, ti accorgi che c’è molto di più di quello che ti aspetti: cucina, ironia, aneddoti e sereno divertimento si amalgamano – “senza formare grumi” – e arrivano a una perfetta cottura.
 Così andrete a tavola con un libro ricco di ricette per la domenica, per gli ospiti imprevisti per quando sarete beatamente soli, ma non è tutto, perché con divertentissimi giochi di parole vi ritroverete a scoprire che in cucina non si finisce mai da imparare. Ed è da questo presupposto che il giornalista comincia “Q. B.” perché ai fornelli non si può mai essere sicuri di sé fino in fondo. Forse neanche loro, i grandi cuochi, sanno bene quando hanno davvero fatto il salto. E’ difficile che siano andati a letto garzoni, e kafkianamente (ma alla rovescia), si siano risvegliati chef il mattino dopo.

"Roma nel piatto 2011", uno sguardo attento alla ristorazione del Lazio

Roma nel Piatto 2011: la guida indipendente alla ristorazione da quest’anno non più solo cartacea ma anche interattiva
Emiliano Mei
ROMA – Nel panorama delle guide alla ristorazione tutti, bene o male, si autoproclamano obiettivi, indipendenti, autorevoli. Pochi (o nessuno), in realtà, lo è più o lo è mai stato. Troppi interessi, bilanci da quadrare, rapporti collaterali. “Roma nel Piatto 2011“, edito dalla Pecora Nera Editore, si caratterizza per essere (forse) l’unica guida enogastronomica regionale a conservare ancora queste caratteristiche. Anzi, ne fanno il loro tratto distintivo, tanto da essere ritenuta, da molti utilizzatori, una vera “bibbia” della gastronomia di Roma e del Lazio. Roma nel Piatto


, che da due anni recensisce tutto il territorio regionale e non più la sola provincia di Roma, stila una graduatoria dei “migliori”, partendo come al solito dal “folletto” Heinz Beck chef de “La Pergola” del Rome Cavalieri, una vera e propria istituzione della regione. In un contesto di rara bellezza per la vista impagabile sulla Città Eterna, il cuoco tedesco crea piatti praticamente perfetti, che denotano una padronanza dell’arte culinaria mai fine a sé stessa: un’esperienza, per chi può, che merita di essere vissuta. A seguirlo un quartetto con ben tre indirizzi di provincia: “Le Colline Ciociare” di Acuto (FR), la “La Trota” di Rivodutri (RI) e, promozione di quest’anno, “La Parolina” di Trevinano (VT). A fargli compagnia un indirizzo capitolino, “Il Pagliaccio” di Anthony Genovese.

Pur se unica esclusa dal club del 9 (i voti sono in una scala in decimi), la provincia di Latina si segnala per due cittadine davvero affidabili: Anzio e Terracina, entrambe caratterizzate dalla numerosa offerta di ristorazione di buon livello. Vale la pena menzionare, per la seconda località, “Il Granchio”, che non solo è ulteriormente migliorato ma ha saputo sostituire e colmare il vuoto lasciato dalla chiusura dell’ottimo “Marconi23″.
Difficile spendere altrettante parole di elogio sia per la condizione ristorativa generale della Capitale, sia per il panorama gastronomico delle province di Frosinone e Rieti dove raramente si va oltre una classica cucina “casereccia”, interpretata spesso in modo pesante e senza alcun vantaggio per il gusto.
Una vera chicca è la recensione della qualità del caffè. Purtroppo in moltissimi ristoranti, specie a Roma, ci siamo rovinati il palato, sollazzato da un ottimo pasto, con una pietosa ‘dose’ di caffeina di indegna fattura. Ben vengano, quindi, i voti in tal senso e che servano a stimolare i ristoratori a prestare più attenzione a questo dettaglio che, spesso, insieme con il conto lascia davvero l’amaro in bocca al cliente.
La crisi che ha colpito in questi anni l’economia occidentale – afferma il curatore della guida Simone Cargiani – ha in parte cambiato la fisionomia del mondo della ristorazione, non colpendo tutte le attività enogastronomiche allo stesso modo. La più penalizzata è stata di sicuro la ristorazione medio-alta, che ha visto preferire forme di offerta più economiche: trattorie, oramai diventate sempre più locali di tendenza, pizzerie e luoghi dove poter consumare a buffet un ricco aperitivo. Quest’ultimo è diventato un vero e proprio rito per i giovani dal budget limitato, che hanno trovato così la formula per cenare in ambienti conviviali spendendo, spesso, meno di dieci euro”.
Sale, in questa nuova edizione, a 545 il numero dei locali recensiti (con 120 novità rispetto alla passata edizione) e, per dare suggerimenti assolutamente liberi da condizionamenti, La Pecora Nera ha rinnovato la scelta di non vendere pubblicità ai ristoratori, di muoversi in perfetto anonimato durante il lavoro di “perlustrazione ristorativa” e di non organizzare eventi con degli chef.
Questa filosofia è per La Pecora Nera un’assoluta priorità, tratto distintivo dell’essere una casa editrice indipendente che negli anni, per questo suo aspetto, si è fatta sempre più conoscere ed apprezzare. Questo modus operandi ha fatto sì che un’importante associazione quale F.I.P.E. (Federazione Italiana Pubblici Esercizi) abbia utilizzato Roma nel Piatto per promuovere un discorso di qualità e trasparenza dei loro associati.
Non più solo cartacea, ma anche digitale e interattiva con “QRisto” l’applicazione per IPhone e IPod Touch che permette di leggere i codici QR contenuti in ogni recensione di “Roma nel Piatto”, offrendo pratici servizi di geolocalizzazione, condivisione commenti e aggiornamento rispetto a quanto scritto nell’edizione in commercio della guida. I codici possono essere letti sia nel formato cartaceo sia nella versione semplificata presente nel sito http://www.romanelpiatto.it/. Attraverso questa applicazione si potranno usufruire di servizi quali mappa, calcolo del percorso, distanza e navigazione guidata con l’ausilio della fotocamera e di un simpatico avatar dell’esercizio enogastronomico scelto.Diverso, invece, l’approccio alla base di Roma per il Goloso – curata da Fernanda D’Arienzo – una guida dallo scopo preciso: dare un contributo alla valorizzazione delle piccole “botteghe del gusto”, sedi dell’eccellenza enogastronomia italiana.
La grande distribuzione negli ultimi anni si è caratterizzata come fattore penalizzante per i piccoli esercenti: le quantità necessarie per giustificare l’acquisto di un prodotto hanno tagliato fuori gran parte della produzione di nicchia, vera ricchezza e peculiarità del nostro Paese.
Roma per il Goloso – dichiara Fernanda D’Arienzo – vuole far conoscere ai lettori gli oltre 700 indirizzi di quartiere, alcuni vere e proprie boutique per gourmet e altri, invece, attività più accessibili ma allo stesso tempo meritevoli”.
Molti di questi esercizi, pur offrendo standard qualitativi ben superiori a gran parte dei rinomati marchi, si vedono precluso l’accesso alla grande distribuzione.
Starà al fruitore della guida scoprire questi piccoli “gioielli gastronomici” attraverso i tre pratici indici: alfabetico, per categoria e per quartiere.

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“La cucina di Amélie” un libro di ricette racconta le passioni culinarie di Amélie Nothomb

Giulia Siena
ROMA – Cucina e sentimenti, aneddoti e abitudini si mescolano alla fantasia e ai ricordi di Juliette Nothomb. Lei è la sorella minore di una grandeautrice, Amélie Nothomb e raccoglie in un ricettario sui generis i piatti che elabora e rielabora per la star di casa. Pubblicato dalla Voland Edizioni, “La cucina di Amélie” (traduzione di Elena Corsi) racconta attraverso 80 ricette sopraffine l’amore di Juliette per sua sorella. L’autrice ha redatto un personalissimo ricettario che dalle salse ai gelati, dal té darjeeling alle zucchine, asseconda,”viziandolo”, il personalissimo gusto dell’autrice belga.
Infatti Amélie, già popolare scrittrice del libro “Biografia della fame”, è una commensale attenta e sempre disposta alle sperimentazioni culinarie che sua sorella ama propinarle. Con il gusto ironico (vignette e disegni che accompagnano e intervallano le ricette) e malinconico (ricordi dell’infanzia) che emerge lungo tutto il libro, Juliette Nothomb ci racconta un personaggio “casalingo”, in un quadro pieno di affetto e gioia di condivisione.
“La cucina di Amélie” conserva quel gusto per le cose fatte in casa grazie ai nomi in lingua originale di alcune ricette, ma, allo stesso tempo, appare un libro di ricette dal respiro internazionale perché ogni ricetta è legata a un luogo e a nuove sperimentazioni.

“A casa di Jo”: Francesca Barra in cucina con femminilità e fantasia

Giulia Siena
ROMA – Prendete una grossa manciata di fantasia, unitela a una buona dose di ricordi, aggiungete due cucchiai di amore, un bicchiere di allegria e impastate tutto con grande femminilità. Aspettate il tempo di circa centocinquanta pagine e il risultato sarà “A casa di Jo. Piatti e ricette della mia cucina”. Colei che sperimenta, cucina e racconta è Francesca Barra, professionista curiosa della comunicazione (giornalista, conduttrice radio e tv, scrittrice) nata a Policoro, in Basilicata circa trent’anni fa.

“A casa di Jo”, pubblicato dalla Aliberti Editore, è il frutto di “antiche” osservazioni dell’autrice nelle cucine delle nonne in Calabria ed Emilia Romagna e di sperimentazioni nella propria cucina romana. Senza troppi vincoli di bilance e grammi, in “A casa di Jo” Francesca Barra racconta i piatti della sua infanzia, le pietanze della propria terra, la sua esperienza tra i fornelli per gli amici e la famiglia. Sono ricette modellate per le occasioni e le esigenze, piatti “lenti” che richiedono dedizione e cibi d’improvvisazione per imprevisti a tavola.
Dai piatti dedicati ai bambini a quelli della mamma, dalla cucina pergli ospiti alle ricette delle “star”, “A casa di Jo”racchiude consigli e aneddoti di una cucina che è convivialità, fatta con amore.

“Non c’è posto al mondo che io non ami più della cucina. Non importa dove si trova, come è fatta: purché sia una cucina, un posto dove si fa da mangiare, io sto bene”. Banana Yoshimoto in “Kitchen”

Leggi anche l’intervista a Francesca Barra:
intervista a FRANCESCA BARRA