Giulia Siena
ROMA – “Ricorda una cosa, però. Non sono i viaggi quelli che contano. Se riesci ad amare e farti amare alla fine puoi andare anche in capo al mondo, quel sentimento non lo distruggi.” L’amore, spesso, è fatto di distanze; emotive, comportamentali o fisiche. L’amore, spesso, non tiene conto dei chilometri, dei treni e dei biglietti aerei; lui sboccia e cresce, prende coraggio e ti cambia la vita. La vita di Alina viene stravolta. Lei, protagonista de “In capo al mondo” (Rogiosi Editore) di Alessandra Del Prete, si lascia invadere dall’emotività dell’amore e comincia il suo viaggio. Perché, quando il sentimento si innesta nella quotidianità sconvolge i ritmi, i bisogni e la geografia trasportandoti fino in capo al mondo. Così, le terre del mappamondo di Alina, diventano i nuovi luoghi del suo gioco. Lei incontra due occhi verdi di nome Julian e si lascia coinvolgere in un gioco: si vedranno da qualche parte nel mondo, tutti i loro viaggi avranno i colori della favola, ma a differenza di una sfida, in questo gioco non ci saranno né vincitori né legami. Almeno secondo Julian. Con il passare degli aerei, degli autisti, degli hotel e dei suoi letti, il gioco cambia. Alina ci mette di più, ci mette del suo, ci mette il cuore e la testa e in quell’uomo ripone una speranza. Quella speranza si chiama amore, ma ammetterlo a lui significa arrestarsi e accettare una vita senza aerei, autisti, hotel, letti e soprattutto amore.
Ma qualcosa cambia. La loro storia è fatta di affinità che andranno oltre i silenzi, gli affari e il passato.
“In capo al mondo”, il ritorno di Alessandra Del Prete alla narrativa, ha tutti i colori della favola moderna. E’ un romanzo denso di immagini, un lavoro che fa della struttura narrativa e della componente emozionale i suoi punti di forza.
“Il cuore di una donna è come l’oceano: gettaci dentro qualcosa, probabilmente si perderà alla vista ma resterà per sempre conservato sul fondo. A meno che qualche pazzo non decida di andarlo a recuperare per strapparlo all’immensità.”