Il Kenya nelle pagine de “Il signore delle pianure”

Silvia Notarangelo
ROMA– L’Africa, terra d’adozione dello spagnolo Javier Yanes, è al centro del suo romanzo d’esordio, “Il signore delle pianure” (Tea). Curro Mencía aveva dieci anni quando ascoltava rapito i racconti del vecchio Hamish, pieni di vegetazione esotica e di esploratori, di cieli sconfinati e di savane, di leoni uccisi e di trofei di caccia. La nonna, l’adorabile e indomabile Uke, era morta da poco, e Hamish, uno scozzese dai capelli rossi scomparso negli immensi spazi africani dopo averla messa incinta, era inaspettatamente tornato per renderle omaggio. Nelle poche settimane in cui si era trattenuto prima di scomparire nuovamente nel nulla, quel nonno che non aveva mai conosciuto era riuscito a instillare in Curro, attraverso i suoi affascinanti racconti, un’insopprimibile e misteriosa nostalgia, chiamata mal d’Africa. Quando, molti anni dopo, viene messa in vendita la residenza nei pressi di Madrid che da generazioni appartiene alla sua famiglia e che insieme a essa sta andando in rovina, in Curro si riaccendono i ricordi sopiti. Perché quella è ben più di una casa, è un universo intero che racchiude i ricordi di un’infanzia piena di avventure, di affetti e di mistero: è lì che Curro ha conosciuto fugacemente il suo bizzarro nonno ed è da lì che intende ripartire alla ricerca di indizi che glielo restituiscano. Un viaggio sulle tracce delle proprie radici che lo porterà fin nel cuore del Kenya, all’appuntamento da troppo tempo rimandato con il «signore delle pianure»…

Se la normalità diventa qualcosa di “Pazzesco”

Silvia Notarangelo
ROMA – Che cosa si prova ad essere normali, quando tutto intorno sembra così eccezionale, così incredibilmente fantastico? Forse è solo apparenza, forse, semplicemente, non si è in grado di riconoscere quanto dietro alla propria, presunta normalità si nasconda qualcosa di straordinario. Le circostanze, talvolta, possono ingannare come dimostra “Pazzesco”, il piacevole racconto per ragazzi scritto da Hilary McKay e pubblicato da Sinnos editrice nella collana Leggimi!. Continua

La fucina delle nebbie

Silvia Notarangelo
Roma – Una chiara idea di racconto. Si tratta di “frammenti nati nel crogiuolo rovente di un’emozione forte, di un impulso irrefrenabile, di un’urgenza di esprimere”. Ed è proprio a queste molteplici esigenze che Guido Marcelli sembra voler rispondere con la raccolta, appena pubblicata da Diamond, “La fucina delle nebbie”.
Con la sua capacità di alterare le percezioni, di trasfigurare le cose, di creare atmosfere dense di significati, è la nebbia il filo conduttore degli undici racconti. Le realtà descritte sono indefinite, lasciate volutamente nell’ambiguità, nella convinzione che l’indeterminatezza possa essere un potente strumento di comunicazione.

E se, in alcuni casi, è la quotidianità ad offrire uno spunto per raccontare situazioni paradossali, in altri è la fantasia a prevaricare, accompagnata, spesso, da una buona dose di ironia. I protagonisti delle vicende sono diversi, eppure c’è sempre un qualcosa che li accumuna: sensazioni di smarrimento e di inquietudine, desiderio di spingersi oltre, di avventurarsi in percorsi inusuali che assumono, di volta in volta, particolari sembianze. Può essere una guardiamarina alle prese con il fascino di una sagoma femminile, un militare disorientato al rientro a casa o l’esperto sciatore Valdes, assalito da uno “strano coso nero” che non gli lascia scampo.
Cambiano le situazioni, ma il modo di pensare o di agire è simile e, talvolta, imprevedibile. Non mancano, così, colpi di scena né incredibili metamorfosi. I soldati di un’invincibile armata sono impegnati in una singolare impresa non priva di risvolti, mentre il buon Padre Francesco incarna le vesti di vittima e artefice di una storia degna delle cronache locali.
Il tutto avvolto da quell’alone di mistero che solo la nebbia può conferire e che riesce a fondersi, abilmente, con le suggestioni esercitate dall’ignoto, con la curiosità e con quel gusto della scoperta che accompagnano ogni racconto.