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"La libraia di Orvieto", da Fanucci il primo romanzo di Valentina Pattavina
Giulia Siena
ROMA – “Se la gente capisse quanta bellezza si cela dietro la solitudine, se l’accettasse invece di combatterla, vivrebbe senza condizionamenti e comprenderebbe assai meglio sé stessa.” E’ la ricerca della solitudine che fa fuggire Matilde. Lei, è la protagonista di “La libraia di Orvieto”, il primo romanzo di Valentina Pattavina, edito Fanucci. Matilde è una quarantenne romana con la passione per i libri; dopo aver messo nel cassettto Milano, Brunico, Urbino e Roma, arriva a Orvieto con la sua bicicletta. La provincia è accogliente, ricca di silenzio, semplicità e spunti di riflessione: proprio quello di cui ha bisogno Matilde per pensare alla sua vita.
Così la protagonista si lascia guidare dalle stradine della città; si ferma, entra nella piccola libreria e scopre che quel luogo sarà il suo rifugio e la sua spinta: da questa opportunità comincia la sua nuova storia. Con i giorni Matilde impara ad accudire Doris e Lessing e, grazie al professor Paolini, il suo anziano datore di lavoro, trova una casa, si inserisce nella quotidianità di Orvieto e conosce Michele. Insieme a quest’ultimo andranno alla scoperta di un vecchio mistero avvolto per anni dal silenzio della città.
“La libraia di Orvieto” ti cattura e ti coinvolge, ti spinge nelle strade di Orvieto, ti fa entrare nella libreria, nei negozi e tra i protagonisti. E’ un romanzo dalle tinte noir, colorato con la tranquillità e le sensazioni dalla sapiente penna di Valentina Pattavina.
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Da Sperling&Kupfer "La rivincita delle zitelle" di Angela Di Pietro
Giulia Siena
ROMA – “L’incubo, in realtà, inizia a metà dicembre, quando gli amici mi chiedono: ‘Dove vai a Capodanno?’ E come se non bastasse, quando inizio a illudermi che sia tutto finito a metà gennaio ricomincio a ritrovare la verve perduta, ecco che un’altra catasta di legna si abbatte sulla mia testa: San Valentino.” Ironico, immediato ed intelligente. Potrebbero essere questi i tre aggettivi per descrivere “La rivincita delle zitelle” di Angela Di Pietro. Ripensandoci non basterebbero soli tre termini per racchiudere la genuinità
degli aneddoti che la giornalista di Latina racconta con disarmante semplicità nei piccoli capitoli che formano questa avvincente lettura. Prima come blog, dopo due anni le parole della Di Pietro si sono fissate su carta per diventare un libro: da qualche settimana “La rivincita delle zitelle” è in tutte le librerie per la Sperling & Kupfer.
Un libro che diverte con arguzia e semplicità perché le avventure (raccontate con il giusto equilibrio di ironia e senso critico) sono quelle comuni a tutte le donne, episodi “catastrofici” nella vita di ogni adolescente e giovane coppia. Allora leggendo “La rivincita delle zitelle” non si smette di ridere e di rivedere se stessi nelle vicende della Di Pietro, perché la “zitella” è solo il pretesto per parlare del rapporto uomo-donna e di come cambino, negli anni, i rapporti con se stesse e con gli altri . “La verità è che gli uomini detestano lasciare una donna. Detestano avere sensi di colpa. Lasciandoti in eredità i loro sensi di colpa”.
Leggi anche l’intervista ad Angela Di Pietro:
Intervista ad ANGELA DI PIETRO
“A casa di Jo”: intervista in cucina a Francesca Barra
Giulia Siena 12/01/2010 ore 11.00
ROMA – Intervista a Francesca Barra, autrice di “A casa di Jo” (Aliberti Editore)
Estro e tradizione, possono essere queste le parole chiave di “A casa di Jo”?
Io vivo in costante oscillazione fra le mie nature. Una tradizionalista, l’atra creativa, indipendente e incontenibile. Tutto ciò, comunque, converge sempre in quello che faccio. Non utilizzo mai una solo visione della vita, le lascio libere perfino di scontrarsi. Siamo donne, succede!
Il libro è diviso in sezioni, ognuna dedicata a dei momenti e a delle persone; come sono nate le varie parti del libro?
Il libro è nato prima su Facebook, con un gruppo che prende spunto dalle mie cene casalinghe con gli amici che mi chiamano, appunto, Jo, visto che Jo March di “Piccole donne” era la mia musa. Scrittrice ribelle, libera e ostinata. Poi diventa libro e spontaneamente ho deciso di mescolare ricordi, testimonianze di amici, di colleghi conosciuti al pubblico, come attori, cantanti, scrittori, conduttori…
All’inizio del volume affermi che “cucinare è un atto d’amore”, può essere davvero un “mezzo di comunione” anche per cuochi imperfetti?
Per me non esistono persone stonate o cuochi senza dote. Si educa a tutto con una qualità che è, appunto, l’amore.
Quanto tempo dedichi alla cucina?
Ogni giorno cucino da brava mamma al mio bimbo, e ci tengo a farlo personalmente anche se due lavori mi impegnano non poco. Magari preparo il sugo il fine settimana o i minestroni. Per sempre un piccolo aperitivo nell’attesa, primo secondo e contorno. Frutta lontana dai pasti. In questo sono molto tradizionalista, sì.
Come vedi il successo della cucina in tv?
Il cibo è un bisogno primario. E’ affascinante, non noioso dunque, mai scontato. Colorato, curioso e divertente, alla portata di tutti e, per ogni portafoglio ci sono varianti. Direi l’unico superstite della democrazia!
Leggi anche la recensione di “A casa di Jo”:
recensione di “A casa di Jo”: