Giulio Gasperini
AOSTA – “Quando Marte è in Capricorno” è il tempo della congiura. Come quella di cui narra Silvana La Spina nel romanzo edito da Bompiani nel 1994. Ai danni di Federico II di Svevia. La congiura si fa spazio subdolamente nei rapporti tra persone, percorre fredde stanze, valica improbabili e fragili confini e si semina distrattamente per dare grossi frutti. E con la congiura accade un passaggio, una transizione da epoca a epoca che condiziona una società e ne modifica alla base i meccanismi e i rapporti.
Il punto di vista del romanzo è quello di un vecchissimo Jacopo da Lentini, l’inventore del sonetto, la cui vocazione poetica è da lui stesso considerata timidamente come una pausa rispetto alla sua attività (modesta) di notaro. Rinchiuso, quasi in fuga dal mondo, in un’abbazia benedettina della Sicilia, trascorre il proprio tempo nell’affannoso compito di sistemare la sua attività poetica, il suo splendido “Canzoniere”. Alla notizia della morte di Pier delle Vigne, il consigliere più amato da Federico, accusato di alto tradimento, si spalanca la memoria del notaro e l’imperativo più impellente, quello a cui non ci si può sottrarre, è la stesura di una storia, da lasciare in eredità al figlio, su come sia andata effettivamente la storia; tanto pressante da dimenticarsi delle proprie poesie.
Silvana La Spina edifica una narrazione che travalica la storia, creando una realtà più concreta dei semplici fatti storici, dei semplici avvenimenti da calendario. Solo ipotesi, quelle elaborate da Silvana, ma che assumono la potenza di una verità incontestabile, perché animate da una forza narrativa destabilizzante, tellurica. I legami umani, quelli di amore e di amicizia, sono l’origine di un complesso tessuto, di una rappresentazione che richiama quelle del “pittore di battaglie” di Arturo Pérez-Reverte: un affresco unico, un ciclo continuo di vicende e accadimenti che si rincorrono e nessuno è casuale né vano, ma tutti incatenati e incastrati armonicamente per la realizzazione di un disegno superiore. Ma l’importanza della storica fa un passo indietro di fronte alla monumentale narrazione dell’interiorità di quelle stesse persone che, in altri libri, paiono persino svuotate della loro umanità, per diventare eminentemente pedine di uno schema politico e militare.
In “Quando Marte è in Capricorno” Silvana La Spina non avanza pretese di nessun tipo. Soltanto, si concede il beneficio del dubbio di avere più ragione di chi la storia la teorizza e basta. Utilizzando uno strumento ulteriore, quello dell’italiano. Nel romanzo, la lingua è raffinata poesie: un’attenzione puntuale ma non ostentata verso il lessico. Una scelta preziosa di parole e suoni, di significati e significanti, rendono la lettura di queste pagine un piacere anche musicale ed emotivo.
È il tempo della congiura, “Quando Marte è in Capricorno”.
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