Giulia Siena
MANTOVA – Nuovo anno, nuovo Festivaletteratura di Mantova. O sempre il solito, oserei dire. Oso perché sono qui a raccontarvi il Festival come non siete abituati a vederlo. Voglio farvi uscire dal salotto buono della manifestazione mantovana e girare con me, tra le strade e le piazze della città alla ricerca di qualcosa da ascoltare, leggere e osservare. Voglio proporvi di guardare al festival dalla parte dei lettori. Per questo, e anche perché noi da poveri giornalisti squattrinati e senza badge, siamo qui a osservare per voi, a informarvi come dei semplici lettori, di quelli appassionati che per assistere ad un evento letterario e sentir parlar di libri fanno anche diversi chilometri e il pranzo al sacco. Partiamo.
Siamo nella giornata di sabato, il clou, penso. Allora arrivo in piazza Sordello, in cuore di questo Festival e, tra la gente che cammina blanda alla ricerca di qualcosa, comincio a spulciare il programma. Gli eventi, quasi tutti, sono a pagamento: questo significa che per assistere all’incontro tra Colm Tòibin e Ranieri Polese oppure quello tra Alberto Arbasino e Marco Belpoliti devo pagare 5 euro di biglietto di ingresso. Certo, non è tanto… ma sono solo le dieci del mattino e la giornata è piena di eventi a ogni ora, tutti – o quasi – rigorosamente a pagamento. Se volessi assistere a quattro eventi da 5 euro – ce ne sono dai 4 ai 15 euro – avrei speso a fine giornata i miei 20 euro, senza contare che qualche libro – è il festival della letteratura, no? – volevo pur comprarlo. E poi, leggendo bene il programma, e da quello che dicono gli organizzatori, tutti gli appuntamenti in programma hanno degli sponsor. Inoltre, il festival è sponsorizzato e finanziato da istituzioni, aziende, enti pubblici e privati. Allora, a cosa servono questi sponsor se poi il lettore o il curioso deve sborsare di tasca propria per assistere a un evento presentato come il Festival della letteratura? Di letteratura ne vedo poca, mi sembra più una splendida pubblicità alla città – sempre splendida, Mantova – attraverso una manifestazione a fini commerciali. E questa sensazione diventa tangibile quando, nel pomeriggio, in uno dei pochissimi eventi gratuiti, mi imbatto nella magnifica lettura di una favola di Tommaso Landolfi. Il pubblico è catturato dalla lettura piacevole e dalla location suggestiva, ma a un certo punto, quando siamo tutti con il fiato sospeso per carpirne il finale, uno dei lettori dice: “Se volete sapere come va a finire questa favola e conoscere tante altre storie vi consigliamo di visitare lo spazio alle nostre spalle”. Lo spazio c’è, ci vado e non è altro che un bookshop. Io i libri li compro comunque, anche senza tranello (infatti mi sono concessa qualche vintage da leggere sul lungo lago – foto in basso)!
Sconvolta un po’ da questo modo di fare “cultura” abbandono le mie pretese letterarie e visito la città. Non era forse questa la finalità del Festivaletteratura?
Sono rimasta veramente delusa…Arrivavo a Mantova da Treviso e nella mattina di sabato sono riuscita ad assistere alla presentazione di Cattive ragazze, molto bello, ma poi durante il giorno sono stata cacciata (letteralmente) da un evento gratuito sulla traduzione perche c’era già troppa gente nonostante io e la mia amica fossimo arrivate in anticipo. Non ho trovato questa una cosa carina e ne ho parlato con i ragazzi all’ingresso ma loro hanno fatto finta di niente, come fosse normale. finalmente qualcuno lo ha espresso. grazie. Flavia.
che vergogna!!!!!! prendono i soldi da tutti e poi non sono capaci di organizzare qualcosa x i libri!!!!
Sono anni che il festival letteratura va avanti e lo fa bene puo piacere o non piacere, questione di gusti.
Ho letto la cronaca e, pur essendo legittime tutte le critiche, alcune le ho trovate ingenerose, altre addirittura inesatte:
– Festivaletteratura non ha fini commerciali, è organizzato da un comitato di volontari, che lavora tutto l’anno senza percepire uno stipendio. Da statuto l’organizzazione non può avere utili, il che significa che tutte le risorse che arrivano al festival (via sponsor, biglietti o contributi pubblici) vengono investiti nell’organizzazione.
– Gli introiti dei biglietti coprono a malapena il 20% dei costi di organizzazione. Il resto viene coperto grazie agli sponsor privati e, in minor misura, pubblici.
– Non ci sono “pochissimi eventi gratuiti”, in questa edizione ce n’erano oltre 100 in 5 giorni.
– Lo spazio del palazzo delle fiabe di cui parli nella cronaca non era un bookshop, ma una biblioteca che raccoglieva i libri letti e molti altri, organizzata insieme alle biblioteche della provincia. Ovviamente i libri si potevano consultare del tutto liberamente.
Ton, grazie per i chiarimenti. La nostra cronaca era su quello che abbiamo visto e come lo abbiamo vissuto nel giorno della nostra visita. Purtroppo, per il nostro concetto di lettura, di incontro, di scambio e di libri, in questa edizione del Festivaletteratura c’era ben poco. E poi, se la macchina organizzativa è così dispendiosa (immagino anche a causa dei nomi star che si vogliono portare a tutti i costi) si poteva investire qualcosa in più per i lettori comuni e gli appassionati. Grazie!