PORDENONE – Festeggia la sua decima edizione Narratori d’Europa, il ciclo di incontri promosso dall’IRSE – Istituto Regionale di Studi Europei al via martedì 30 gennaio a Pordenone (ore 15.30, Auditorium Centro Culturale Casa Zanussi) con una protagonista d’eccezione, l’autrice Ritanna Armeni che ha indagato, con il fortunato libro edito Ponte alle Grazie “Di questo amore non si deve sapere”, l’appassionata vicenda d’amore che unì a Lenin la sua più fidata collaboratrice, Inessa Armand, donna inquieta e non catalogabile. Attraente e appassionata, magnetica e vitale, fu pianista eccellente, poliglotta, rivoluzionaria, impegnata nella lotta per i diritti delle donne, sostenitrice del libero amore, madre di cinque figli e moglie di un ricchissimo industriale russo: una donna che, più che al passato, sembra appartenere al nostro futuro. Ritanna Armeni, giornalista e scrittrice, a lungo caporedattore di “Noi donne”, è certamente la “testimonial” ideale per inaugurare l’indagine 2018 della rassegna Narratori d’Europa sul tema “Donne dentro la storia del ‘900, fra vissuto e narrazione”. Un poker di incontri a cura di Stefania Savocco, declinato in questa decima edizione tutto al femminile, per meglio focalizzare cosa le donne colgono indagando la storia, e quanto nella storia si declina alla voce “donna”.
«Leggere la Storia e interpretarla, specie se si tratta di quella della modernità, non è facile – spiega la curatrice, Stefania Savocco – A sbrogliare il gomitolo della complessità può forse contribuire l’adozione di un’angolazione inedita, che restituisce le sfumature colte nelle pieghe della storia con l’occhio di quattro autrici. Per la decima serie di Narratori d’Europa si è deciso di riunire quattro narrazioni particolari: dalla Rivoluzione russa al nazismo, dal ’68 ai nostri anni, quelli delle grandi migrazioni».
L’incontro inaugurale ci proietterà dunque nella nuova “primavera” di una storia per molto tempo tenuta sottotraccia dal regime sovietico: il libro di Ritanna Armeni è stato recentemente pubblicato in Russia e dell’amore fra Inessa Armand e Lenin, affiorato dopo l’apertura degli archivi alla caduta dell’Urss, si parla liberamente oggi anche alla tv, con la fiction girata dal regista Vladimir Khotinenko.
Narratori d’Europa proseguirà martedì 6 febbraio, con la lettura critica intorno al libro dell’autrice francese Annie Ernaux, Premio Strega europeo 2016 per il romanzo “Gli anni”, edito in Italia da L’Orma: vivacissimo diario del fluire ininterrotto dei cambiamenti di costume registratisi fra la Liberazione, il ’68, il boom economico e la crisi apertasi l’11 settembre 2001. L’irlandese Edna O’ Brien e il suo “Tante piccole sedie rosse” (Einaudi Stile libero) permetteranno, martedì 13 febbraio, di confrontarsi con l’immane tragedia conseguente all’assedio di Sarajevo del 1992, ma anche con l’ingenuità e chiusura della provincia irlandese da un lato e con l’anonimato multietnico della metropoli londinese delle disuguaglianze sociali dall’altro. Il ciclo si chiuderà infine, martedì 20 febbraio, con “Sangue giusto” (Rizzoli), il recentissimo libro di Francesca Melandri che riporta all’occupazione italiana in Etiopia, e ci chiama ad una precisa assunzione di responsabilità: le migrazioni a casa nostra, gli esodi e gli sbarchi massicci e spesso drammatici di oggi sono il frutto di gravi crisi economiche e di feroci guerre, ma certamente anche l’esito ultimo delle politiche di sfruttamento coloniale che l’Europa ha adottato dalla fine dell’Ottocento.