“Nomi di donna”: Gianluca Pirozzi e le straordinarie donne della porta accanto

Layout 1Daniela Distefano
CATANIA – All’Aurora, Di giorno, Al tramonto, Di notte: quattro sezioni di una giornata nelle quali sono raccolte le storie che danno vita ad un libro agile e pluritematico, Nomi di donna, edito dalla casa editrice L’Erudita.  L’autore, Gianluca Pirozzi, si è avvalso della collaborazione di Clara Garesio per illustrare i vari racconti tutti contrassegnati da nomi femminili.
Si comincia da Monica che soffre perché da due anni ha perso il marito. Durante una corsa mattutina abituale, si imbatte in una tigre fuggita dalla sua reclusione; l’incontro fa vibrare l’anima e spalma un balsamo al cuore di coloro che sono dentro una gabbia, virtuale o reale. Stella ricorda la filastrocca di nonno Robert, sospesa tra veglia e sonno.
Nadia è cameriera in un Hotel parigino; nel suo “destino prevedibile di ordine e quiete”, viviseziona i beauty case delle clienti dell’albergo alla ricerca di una perfezione che appartiene ad altre vite. Clara è stata sempre Claretta per l’amore di mamma e papà. Agata viene accoltellata dal suo amore represso: non arrivavano alla fine del mese.
Edda lavora per le Nazioni Unite, la sua mente è una babele di parole pensate, la sua amica del cuore le aprirà la porta di quelle comprese.  Diana vede le persone sotto forma di animale. Fabiana è Andrea.
“La maestra diventa maestro: il suo nuovo nome è Andrea” .
“Perché?”, gli ha chiesto Lucia. “Perché chiamarsi Andrea?”
ha risposto Matteo “gli farà più bene al cuore”.

Aristea vive in una roulotte poi incendiata da qualcuno. Galatea ha dovuto prendere una decisione per se stessa ( “Ed è quello che ho fatto: adesso il mio corpo lo piego e lo tendo fino a quelli che sono i suoi limiti e non più fino alla soglia che ha posto la mia mente. Oltre quei limiti, Galatea non ci andrà più. Mai più”.)
Louise va in India da sola. Bianca è una 27 enne nera vera.
Infine, Giovanna, tira le tende a questo sipario rosa.

Una raccolta che è un piccolo scrigno: racchiude perle di quotidiana ed eccezionale reperibilità umana. La narrazione scivola nell’anima senza grattugiare femminismo a buon mercato. Uno stile pacato accompagna la descrizione di personaggi che riescono – nonostante i colpi ben assestati dal destino – ad emergere in superficie: la resilienza salva (Agata è morta ma vive nell’eterno duello di coppia), basta non scrostare l’oggi mentre galleggia. Essere donna vuol dire ancora pagare una colpa, estinguere un debito, sognare una catena in frantumi.

Un libro che esplora, indaga, mette a nudo l’essere più osservato, vivisezionato, ritratto, studiato, del pianeta: le donne hanno nomi diversi, ma tutte sono accomunate da un’unica voce, quella della loro millenaria ( in)subordinazione (mentale, fisica, ideologica, che sia). Non importa se nel testo si avverte una sotterranea linea che si connette a tracce di nichilismo, non è questo il punto. Se scorre in mezzo la vita, anche il dolore che ne fa parte la rafforza e la rende più importante. Queste donne sono un campionario, tutte le altre, un paradigma.

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