Fernandel: “Processo a Rolandina”, storia del primo processo documentato di una transgender

Giorgia Sbuelz
ROMA – Processo a Rolandina, il libro di Marco Salvador pubblicato qualche settimana fa dalla casa editrice Fernandel, si incentra sul processo e si sviluppa su due linee: quella della (falsa) moralità e del (reale) bigottismo. Il risultato è una pena esemplare che laverà le coscienze torbide di molti e placherà di un poco il sentimento di morbosità che da sempre contorna le vicende legate alla percezione del diverso, del mostro. Avversione e seduzione: due impulsi a cui soggiacciono di continuo quegli spettatori che ronzano attorno agli “abomini” di ogni secolo e ogni storia.
Questa in particolare è la storia di Rolandina Roncaglia, prima transgender documentata dell’Occidente cristiano, che visse e operò tra Padova e Venezia negli anni a cavallo della terribile peste del 1348.
Di giorno la si poteva scorgere tra il Ponte Rialto e la chiesa di San Matteo, mentre con grazia vendeva delle uova deposte in due ceste ancorate al braccio. Di certo la giovane sarebbe stata notata per il suo garbo e la sua avvenenza, stesse caratteristiche che la contraddistinguevano dal calar del sole, mentre negli stessi porteghi e sotoporteghi, si prostituiva per racimolare il denaro sufficiente a realizzare l’aspirazione che in segreto coltivava: aprire una bottega tutta sua, dove confezionare cuffie e ricamare farsetti o veli. Sogno che forse avrebbe realizzato se non le fosse piombata addosso una denuncia per sodomia fatta partire da un suo stesso cliente. In quella Venezia, e fino alla caduta della Repubblica, i reati sessuali erano molteplici e includevano tutto ciò che avveniva “copulando fuori del debito ricettacolo”, punibili quindi anche tra uomo e donna e comprensivi di atti come la masturbazione. Tali crimini erano associati allo stupro e alla zooerastia, le pene inflitte arrivavano fino alla condanna al rogo, mentre le persone coinvolte nelle indagini finivano nello scandalo e nei tribunali, dove difficilmente la pietà aveva la meglio sull’ipocrisia, e dove anche i più illuminati si arrendevano ai delicati intrighi di potere.

Eh sì, accadeva un tempo e accade oggi: da sempre tra la clientela di bordelli e prostitute, uomini, donne, o transgender che siano, si contano rispettabili signori e persone bene in vista dello scenario politico… Insomma, tutti coloro che puntano il dito dietro cui si nascondono. Così accadde a Rolandina Roncaglia, che non trovò pietà alcuna.
Nulla poté fare nemmeno Marco Giustinian, uno dei giudici coinvolti nel caso, persona colta e avveduta, che vantava tra le sue amicizie persino il Boccaccio e il Petrarca, ma che non evitò il rogo alla povera Rolandina.

Processo a Rolandina di Marco Salvador è un’opera toccante, intensa, ma costruita con la cura di chi non vuole perdersi nel sensazionalismo e nel lacrimevole. La tecnica adoperata è quella di narrare i fatti attraverso atti giudiziari, missive e stralci di diario personale dei testimoni chiamati in causa nella vicenda. I punti di vista sono molteplici, alcuni più crudeli di altri, alcuni del tutto insensati e al di là di ogni logica. Mai, però, incontreremo quello di Rolandina: ne rimaniamo fuori pur assistendola nel suo calvario. Tangibile, invece, è l’ossessione per il corpo di quella creatura che nata uomo possiede le fattezze e le movenze della più delicata fra le donne. Un corpo che turba, quello di Rolandina, molto probabilmente un ermafrodito, un corpo che incita al peccato, che accende dubbi, che suscita vergogna, in primis la propria e dei propri pensieri, e per questo un corpo da sopprimere e dimenticare.

Ma evidentemente la storia non dimentica, e grazie al lavoro di Salvador, ricercatore con una predilezione per il Medioevo, la figura di Rolandina è stata riportata alla luce e riabilitata. Di certo non potremo render giustizia alla giovane, visto che i casi come il suo ancora scatenano clamore e riaccendono la miccia del millenario e ottuso perbenismo pronto a esplodere ad ogni j’accuse.
Quella di Rolandina però è una storia che va letta, nella maniera che preferiamo, l’importante è prendere coscienza dei fatti. Anzi l’autore stesso ne suggerisce le modalità:
“Ecco, la nostra storia potrebbe continuare così. Trasformarsi in un racconto dalle tinte forti, capace d’impietosire, commuovere, rabbrividire e indignare. Se la storia fosse inventata. Invece è la vera storia di Rolandina Roncaglia, e quando si riporta la verità è meglio lasciarla emergere dai fatti, dalle carte che la documentano. Nonostante la loro sintetica freddezza, appena ammorbidita da alcuni brani tratti dal diario segreto di uno dei giudici coinvolti nel triste caso della bella venditrice di uova. Perciò ecco a voi il suo fascicolo processuale. Leggetelo come foste i giudici veneziani di allora. Giudici almeno pietosi, se le vostre convinzioni v’impediscono di essere imparziali”.

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