Giulia Siena
PARMA – “La valigia è un’amica che conserva i nostri segreti. Ma perché lo faccia davvero, dobbiamo fidarci di lei e riconoscerne il ruolo”.
Marta viaggia per piacere e viaggia per lavoro; ma il viaggio è anche nel suo DNA perché ha una nonna forte che le ha trasmesso la curiosità di visitare il mondo e raccogliere emozioni uniche nella savana, sotto la Grande Muraglia oppure nel deserto. Le valigie della nonna – che viaggiava con le sue amiche tre volte l’anno – seguivano uno schema ben preciso: avevano poche cose ed erano leggere. Marta Perego, giornalista trentenne alle prese con un lavoro che la porta a seguire le maggiori manifestazioni cinematografiche e culturali per il mondo, ha dovuto imparare a fare ordine nel suo caos, a trovare i suoi spazi e a ricondurre tutto all’essenziale.
La felicità è a portata di trolley (De Agostini) è un vademecum ironico e scanzonato che intervalla consigli su cosa portare in viaggio a scene di film cult (la Perego si occupa di Cinema per diverse rubriche in Tv o sui giornali) e disastrose o geniali occasioni di vita quotidiana dell’autrice.
Durante i primi viaggi, quando temiamo che tutto possa essere indispensabile, ci muoviamo appesantite da decine di borse, buste e valigie. Ogni cosa, nel panico pre-partenza, diventa qualcosa da portare con sé; così le cose si accumulano, lo spazio diminuisce e il nervosismo ci rende intrattabili. L’analisi di Marta parte proprio da questo; da quando giovane e inesperta reporter tramutava il proprio caos in disordine nomade: la sua valigia, alla fine, rispecchiava le sue insicurezze, il suo timore nell’affrontare le cose e la sua parzialità. Cercare un criterio e prendere decisioni era uno dei primi passi per cambiare le cose. Fare la valigia , infatti, è il risultato di scelte consapevoli.
Cosa vogliamo essere? Cosa vogliamo dimostrare? Cosa vogliamo far emergere? Queste domande – oltre alla nostra destinazione – saranno le linee guida su cui costruire il contenuto del nostro bagaglio.
Buona estate e buon viaggio!