Renbooks: quando il fumetto è letteratura

Giulio Gasperini
ROMA – In Italia il fumetto ha una tradizione nobile e mai esausta: da Tex Willer, di Gianluigi Bonelli, a Cocco Bill di Benito Jacovitti, da Diabolik delle Sorelle Giussani a Valentina di Guido Crepax passando per Sturmtruppen di Franco Bonvicini e le fortunatissime serie di Dylan Dog di Tiziano Sclavi e Corto Maltese di Hugo Pratt. La casa editrice bolognese Renbooks, di recente fondazione, ha deciso di puntare sul fumetto come concreta e non svilente forma letteraria, proponendo però un catalogo tutto speciale e unico: una serie di opere a tematica omosessuale. I primi esperimenti già offerti ai lettori italiani sono tutti esempi di come, soprattutto all’estero, il genere sia in pieno sviluppo e abbia già offerto interessanti esempi, sia come testualità che come espressione grafica.
Nel catalogo molti sono i manga giapponesi: si leggono al contrario e sorprendono per le tematiche lievi e dolci, così come sono i disegni, che spesso rappresentano situazioni casalinghe o comunque intime incursioni di vita. “Baciando il cielo”, di Kotaro Takemoto, è una raccolta di brevi storie, di vario tipo e con vari personaggi. Sono storie di teneri amori, di incontri furtivi, di tradimenti sofferti, di sguardi lanciati e non raccolti, di proposte timide, di ancor più timidi rifiuti, di ragazzi che tentano l’ultima carta per non veder fuggire il loro amore. Sono tutte situazioni che chiunque di noi, almeno una volta nella sua vita, si è (o si sarà, o si potrebbe) trovare costretto ad affrontare. E c’è della poesia, in queste storie: una quantità incessante di poesia, mai stucchevole ma sempre delicata e precisa, mai inutile. La poesia che c’è in ogni incontro, in ogni casualità, in ogni nuova decisione che si prende e in ogni nuova vita che, immancabilmente, ne deriva.
“Rica’tte Kanji?!” di Rica Takashima, invece, sorprende per l’ingenuità di questa “novellina a Tokyo”: abbandonata la campagna e armata soltanto del suo sorriso timido e ingenuo Rica Takashima si trasferisce a Tokyo per frequentare l’università e si troverà nel gorgo della vita di Ni-Chome, popolare quartiere gay di Tokyo, conquistandosi un futuro e piegando Miho, un’incallita mangiatrice-di-donne, a un tenero e casto amore. La sua dolcezza e la sua semplicità finiranno per ammaliare la ragazza più navigata, che si trova a fare i conti con un sentimento nuovo e mai provato prima, e con una gelosia che nasce dalla passione più vera e pura; e che, per questo, è anche più destabilizzante.
Diverso è “Shirtlifter”, del canadese Steve MacIsaac: le sue storie sono più oscure e complesse, pur trattandosi sempre di rapporti complicati e tradimenti seriali. I personaggi di MacIsaac si trovano spesso ad affrontare situazioni estreme, per le quali non sempre riescono a trovare soluzioni serene e pacifiche. Sono tutti racconti autobiografici, incentrati su sesso e politica, su diversità culturali e separazioni, su lontananze e strategie di accettazione. Si parla di malattie, di compromessi, di tradimenti per noia, di distanze caratteriali e comunicative: la vita è più dura, più difficile da masticare e più sofferto è anche lo scavo psicologico, intimo.
Tutte queste storie, però, hanno un punto in comune: si tratta di storie concrete, storie riproponibili nelle nostre quotidianità, nei nostri giorni personali e privati. E il fumetto non le sminuisce, per nulla; ma dona loro carne e fiato.

Informazioni su Giulio Gasperini

Laureato in italianistica (e come potrebbe altrimenti), perdutamente amante dei libri, vive circondato da copertine e costole d’ogni forma, dimensione e colore (perché pensa, a ragione, che faccian anche arredamento!). Compratore compulsivo, raffinato segugio di remainders e bancarelle da ipersconti (per perenne carenza di fondi e per passione vintage), adora perdersi soprattutto nei romanzi e nei libri di viaggio: gli orizzonti e i limes gli son sempre andati stretti. Sorvola sui dati anagrafici, ma ci tiene a sottolinare come provenga dall’angolo di mondo più delizioso e straordiario: la Toscana, ovviamente. Per adesso vive tra i 2722 dello Zerbion, i 3486 del Ruitor e i vigneti più alti d’Europa.
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