ROMA – “C’è un tempo per nascere e un tempo per morire, un tempo per piantare e un tempo per sradicare le piante. Un tempo per uccidere e un tempo per guarire, un tempo per demolire e un tempo per costruire.”
Nella vita ogni cosa ha un inizio e una fine. Così è stato anche per il Partito Democratico, deceduto a seguito dell’ennesima assenza di coesione. Ricordate il famoso parricidio in cui Bruto uccise Cesare? O quello di Edipo ai danni di Laio? Probabilmente, il parricidio che tutta l’Italia ricorderà per molto tempo sarà quello commesso dal Partito Democratico, quando il 19 aprile del 2013, nell’aula di Montecitorio, “centouno franchi tiratori affossarono la candidatura di Romano Prodi alla Presidenza della Repubblica”. In “Democrat. L’ambizioso sogno del partito mai nato”, edito da CentoAutori, Massimiliano Amato ripercorre le contraddizioni e le ambiguità di un partito che si è infranto nel peggiore dei modi, descrivendone minuziosamente le tappe che sancirono il ‘parricidio’ per eccellenza. Da Marini e Prodi, vittime dei propri alleati, a Napolitano, considerato il vero salvatore della Patria. Dall’illusione dello “smacchieremo il giaguaro” all’occasione perduta: Renzi. Per giungere, poi, all’ultima chance: da Monti a Letta, al governo con Berlusconi. Massimiliano Amato racconta il naufragio del Pd, analizzandone tutti gli elementi: dalla storia passata agli ‘inciuci’ del presente, ma con un occhio proiettato anche al futuro. L’immagine che emerge dopo la sconfitta alle urne è quella di un Pd ormai afono e con le idee completamente annebbiate. Il ritratto offerto in “Democrat” è quello di un partito che, dopo mille sforzi, tenta di “ricucire lo strappo con quella parte di elettorato sfiduciata dalle incongruenze di una sinistra senza più anima e senza più prospettive”.