Luca Vaudagnotto
AOSTA – Varchiamo il cancello del parco e subito veniamo accolti dalla sua ombra rasserenante, l’unica che sa dare pace nelle infernali giornate estive di Torino. Non è un parco famoso, è uno di quei giardini serrati tra i condomini, resistiti per caso alla cementificazione. Facciamo pochi passi e sentiamo delle voci; allunghiamo lo sguardo e vediamo giubbini grigio-blu adagiati su panchine disposte in cerchio, cappelli che si muovono, alcuni bastoni appoggiati qua e là, maniche di camicie arrotolate che seguono il gesticolare. Ci avviciniamo e ascoltiamo una delle tante, curiose e uniche storie di quartiere. Leggere Come un pandoro a Ferragosto, scritto da Roberto Marzano per Rogas Edizioni, significa fare un’esperienza di questo tipo; ed è l’autore stesso a suggerirci questa interpretazione, con la sua presenza forte e appassionata, a volte fin troppo coinvolta, di narratore più che onnisciente, compartecipe.
È la storia di Tonino, figlio di esuli siciliani, in una Torino industriale del secondo dopoguerra ricca di speranze e opportunità ma anche piena di illusioni e rifiuti; è la storia migratoria dell’Italia, della capacità di adattarsi di chi lascia la casa, le persone care e i luoghi degli affetti per migliorare la propria vita e quella dei figli; è la storia dell’umanità intera, a guardar bene. È anche la storia di una stazione ferroviaria, Porta Nuova, e dei suoi frequentatori, viaggiatori e non; Marzano ci parla di tutto questo in un “racconto” che scorre sul filo dei ricordi, in cui il filtro della memoria ricopre di patina e ammorbidisce tutti gli spigoli, talvolta falsando un po’ i ricordi, che si traducono in immagini già note e alcune ingenuità, non senza alcune suggestioni inattese (“qualche fetta rancida della sua vita”) regalateci con un linguaggio eterogeneo, che unisce termini dotti e espressioni gergali, e che diventa metafora della mobilità sociale, di quel desiderio di salire almeno di qualche gradino nella scala della società.
Allora sediamoci, su questa panchina, e ascoltiamo questa storia che sa di tante storie, di tutte le storie, ma a modo suo è unica: e magari potremmo scoprire che una fetta di pandoro, anche se è estate piena, è una piacevole e inconsueta sorpresa.
Una fetta di quartiere in piena estate.
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