Giulia Siena
PARMA – “Mi piacciono tanto, le parole, però hanno il difetto di restarmi dentro la testa anche quando vorrei che uscissero fuori. E invece niente: le fannullone se ne rimangono lassù, stravaccate, in disordine, a farmi un gran baccano nel cervello. Cosicché io mi confondo, e rimango muto, oppure dico solo stupidaggini”.
“Le parole sono pietre”, titolava un celebre libro di Carlo Levi; le parole sono ponti, le parole sono importanti; le parole sono armi, sono potenti. Le parole hanno una forza inarrestabile: ammaliano, legano, allontanano, accarezzano e violentano. Ed è questo l’aspetto che più mi ha colpito leggendo Celestiale, la prima opera di letteratura per ragazzi dell’autrice Francesca Bonafini. Pubblicato nella collana Zona Franca di Sinnos, Celestiale è un libro ad alta leggibilità dedicato a lettori dagli 11 anni, lettori che possono già comprendere l’audacia e il fascino delle parole. Questo romanzo è figlio (prosecuzione) dell’omonimo racconto pubblicato nell’antologia Centrifuga nell’ottobre 2016. Da allora questo testo della Bonafini ha acquisito una architettura più complessa, maggior dettaglio nella descrizione dei personaggi, una forza narrativa prorompete e, al tempo stesso, non ha perso la scrittura leggera e poetica e l’ambientazione, quella essenziale e straniante della periferia.
I tre protagonisti di questo libro sono adolescenti alle prese con la vita quotidiana: Maddalena ha dodici anni, vorrebbe avere l’età per guidare, per viaggiare alla volta del Portogallo e perdersi nelle note di un fado tradizionale. Per Maddalena ogni cosa bella può essere descritta dall’aggettivo “celestiale”, anche Fabrizio Fiorini, il ragazzo dai capelli rossi e spettinati più bello del quartiere è un ragazzo “celestialissimo”. Mentre Maddalena è così espansiva e spumeggiante, ama roteare nelle cose attraverso le parole, Fabrizio è un po’ impacciato, quando incontra la ragazza alla fermata è quasi timoroso, troppo insicuro nell’usare parole con lei… vocali e consonanti si aggrappano in gola e non vogliono uscire! Ivano, invece, non ha bisogno di queste smancerie; Ivano ha amici grandi, ha un soprannome e non ha per nulla voglia di perdere il suo tempo a scuola. Ivano, fino a qualche anno fa, adorava usare le parole; ora quasi le detesta, anzi, le usa per ferire quando non può sferrare cazzotti contro la vita. Ivano usa le parole per nascondersi, per allontanare e per fuggire.
Tre personaggi e tre storie che si intersecano. Tutto giocato sull’esigenza di esprimersi, sulla voglia di usare le parole come salvezza, rivelazione, speranza. Speranza. Perché Francesca Bonafini, dietro alle parole per i suoi personaggi, cela una speranza per i giovani lettori.
Pingback:Celestiale – in libreria dal 10 aprile | Francesca Bonafini
Pingback:Francesca Bonafini