Perdersi e salvarsi in un’estate


Silvia Notarangelo

ROMA – Anche quest’estate, vacanze al mare con genitori e sorellina o con i nonni, mentre si vorrebbe girare il mondo o almeno restare in città con gli amici. Mojito e Margarita, a sedici anni, si aspettano qualcosa di più dalla vita e assieme, condannati di giorno ad ascoltare chiacchiere inutili sotto l’ombrellone, sfidano almeno le notti. Bevendo. Molto, fino alle estreme conseguenze. Ad accompagnarli sulla strada del piacere e della non distruzione sono una nonna e una bambina.
Il romanzo di Francesca Longo, “Mojito”, pubblicato da Edizioni EL nella collana Young, è la storia di un amore che si costruisce pian piano, attraversando la noia, il dolore, la paura, l’angoscia del tempo e dello spazio che caratterizzano tanti problemi delle nuove generazioni. È la nascita del desiderio dell’altro che emerge dal senso di nullità della vita e della presa di coscienza della bellezza della propria sessualità. Uno spaccato di vita familiare comune a tanti ragazzi: contrasti con i genitori, abitudini domestiche dissacratorie, rapporti difficili con fratelli o amici.
È un racconto ironico, a volte struggente, per quella capacità dei protagonisti di saper ridere e piangere sul serio, che è una delle più belle virtù degli adolescenti. Ma è anche un libro ‘duro’ che affronta senza moralismi il tema del dilagare dell’alcool tra i giovani, alcool spesso di cattiva qualità, usato per sballare e non per essere quello che è, un piacere da centellinare e trattare con cura. Mojito e Margarita scopriranno quanto quella vacanza, che sembrava destinata a una noia infinita, rimarrà impressa per sempre nelle loro vite.

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