La signora del Brunello si racconta in “Il vino fa le gambe belle”

Silvia Notarangelo

Roma“Il vino fa le gambe belle”, frase ricorrente tra le persone anziane dedite alla vendemmia, è il titolo di una suggestiva autobiografia, pubblicata da Edizioni Cantagalli. Protagonista, la “signora del Brunello”, Francesca Colombini, nata a Modena, nel 1931, da babbo Giovanni e mamma Giuliana. E’ una bambina vivace, Francesca, legge e scrive con avidità, cresce “tosta come una contadina”, ama le cose semplici e, nonostante alcuni periodi di lontananza, è nella splendida Montalcino che lascia il suo cuore. Tra le pagine della biografia, i ricordi si susseguono nitidi, solo di tanto in tanto offuscati dal tempo trascorso. Come ammette lei stessa, la sua è un’esistenza vissuta “in maniera corale”, in cui mai sono mancati l’affetto e la stima di familiari e collaboratori dai quali ha ricevuto ma anche dato molto.
Sono davvero tante le persone che occupano un posto speciale nella sua memoria: dal nonno che sovrintende la lavorazione dell’uva, ai contadini che si sono succeduti alla fattoria rallegrandone le giornate, fino ai numerosi personaggi noti che hanno decantato, in tempi più recenti, le lodi del Brunello. Francesca Colombini riserva parole affettuose per tutti loro mentre ripercorre la sua vita, una vita felice, certo, ma non facile. È ancora una bambina quando scoppia la Guerra, e, impietrita, deve stendersi a terra per evitare una raffica di proiettili. Si salva, ma quella durissima lezione non la dimenticherà mai.

Nel 1945, il trasferimento a Firenze segna l’inizio di un nuovo, importante capitolo, contraddistinto da un amore, quello per Fausto, che durerà per sempre e che sarà coronato dalla nascita di due figli, Donatella e Stefano.

Lo sguardo dell’autrice è costantemente vigile anche sulle vicende storiche di quegli anni, che tanto influiscono sulle sue scelte immediate e future: le rivendicazioni contadine, la difficile ricostruzione degli anni Sessanta, il rapporto di mezzadria che a poco a poco si sgretola, la consapevolezza che, mai come allora, sarebbero serviti “soldi, idee e coraggio”. Con queste premesse ha, quindi, inizio l’inarrestabile ascesa del Brunello, caratterizzata da una nuova mentalità che si sarebbe rivelata vincente: instaurare un rapporto diretto tra produttore e consumatore. Nonostante le difficoltà e le paure che accompagnano ogni cambiamento così radicale, l’azzardo sarà ampiamente ripagato. Arrivano i primi riconoscimenti, la commercializzazione si espande rapidamente, babbo Giovanni parla addirittura di una “verticalizzazione produttiva”, esprimendo il proprio desiderio di costruire un caseificio, un salumificio e un ristorante, per valorizzare e promuovere i prodotti della storica fattoria dei Barbi. Tutti progetti che saranno portati avanti, con audacia e determinazione, proprio dalla Colombini che, da ultimo, non può esimersi dal ringraziare tutti i suoi concittadini, tutti coloro che al Brunello “danno del tu e che lo hanno guidato, con mano sicura, nel mondo dei grandi vini internazionali”.