Roma – Cosa rispondereste a chi, in maniera composta e tranquilla, oppone ad ogni vostra richiesta un educato ma disarmante: “preferirei di no”?
Ebbene, leggendo “Bartleby lo scrivano”, una storia stravagante che lascia pervasi da una curiosità mista ad una sensazione di impotenza – meravigliosa opera di Herman Melville, conosciuto soprattutto come autore del celeberrimo libro “Moby Dick” – ci si ritrova coinvolti in questa situazione.
Il racconto narra, infatti, la vicenda di uno scrivano, Bartleby, che svolge il ruolo di copista legale presso un avvocato newyorchese di metà Ottocento. Il protagonista si presenta come un giovane rispettabile ma squallido, dal viso smunto e gli occhi grigi: ogni suo gesto sembra privo di umanità.
Mansueto e al contempo sprovvisto di ogni traccia di rabbia o impertinenza, la sua condotta si traduce in una scrittura scialba, silenziosa e meccanica.
Soprattutto, ad ogni ragionevole richiesta posta in essere dall’avvocato che poi è il datore di lavoro di Bartleby, quest’ultimo oppone un mite ma irremovibile “preferirei di no”, senza dare giustificazione alcuna del suo rifiuto.
Bartleby è un uomo imperscrutabile, non si hanno notizie sul suo passato, se non una diceria che il legale riporta al solo scopo di dare una ragionevole spiegazione all’atteggiamento così strano di quel dipendente.
Lo scrivano, perciò, rimane inaccessibile agli altri, inconciliabile con il resto del mondo.
Nella tenebrosa esistenza di Bartleby si può scorgere quella parte di umanità afflitta nell’animo dal disordine incurabile della solitudine.
Il libello, che consta di poche pagine, presenta uno stile narrativo che richiama il tratto inconfondibile utilizzato dal Melville in Moby Dick; tuttavia, qui l’autore non offre gli innumerevoli spunti enciclopedici menzionati nell’opera sulla balena, ma piuttosto prevale tra le pagine un modus scrivendi asciutto, che non lascia spazio a divagazioni culturali.
Tale tecnica lascia intatta, per tutta la storia, la pressione sentimentale che il romanzo imprime nei lettori: l’angoscia è sempre presente, ed affligge chi legge così come intanto avvinghia la vita del protagonista.
Il fascino di questo libro è insito nella curiosità che aleggia attorno la vicenda di Bartleby, personaggio tanto misterioso quanto disarmante, verso non si può far altro che arrendersi.
Degna di particolare pregio è l’edizione del libro edita da Full Color Sound, che del racconto offre non solo una versione stampata, ma anche una versione letta da Serena Dandini (in sottofondo sono presenti poi le musiche di Lele Marchitelli e Danilo Rea).
Un libro non facile da digerire e che lascia un po’ l’amaro in bocca, come uno scotch whisky invecchiato almeno dodici anni.