Giulio Gasperini
AOSTA – 15 anni di morti violente, 15 anni di studio di casi e della natura umana, cogliendo nel gesto estremo l’atto conclusivo di un percorso accelerato alla follia. Ecco cosa contiene il volume delle “”Edizioni Clichy, Repertorio del delitto italiano, che raccoglie gli articoli scritti dalla giornalista Roberta Mercuri la quale, dal 1996, tiene sull’edizione del lunedì del Foglio la rubrica “Delitti”.
In queste piccole – quando non addirittura piccolissime – schegge di cronaca nera la giornalista descrive il fatto criminoso con asciutta semplicità narrativa, elencando in una sorta di modello i dati generali dei protagonisti della vicenda, la cronaca asciutta di come si sono svolti i fatti, le modalità, il luogo e l’ora dell’accaduto; tutto questo senza indulgere in sentimentalismi o sensazionalismi, che invece vanno tanto di moda nel giornalismo – soprattutto in un certo giornalismo, e particolarmente televisivo – italiano di oggi. Grande attenzione, inoltre, la Mercuri la riserva alle parole pronunciate, o alle parole scritte, che accompagnano in un modo o nell’altro questi gesti di violenza, come a sottolineare l’importanza che la parole in ogni sua declinazione ha nella vita degli individui.
Il volume è suddiviso in sezioni, che raggruppano le storie secondo le modalità con cui sono avvenuti i decessi: da Accoltellati a Sparati, da Bruciati a Impiccati, da Avvelenati a Fatti a pezzi, squartati, decapitati, il catalogo è lungo e denso di emozioni, anche estreme. La Mercuri non intende giudicare, né dare una sua personale lettura dell’evento; quello che la giornalista fa è presentare al lettore l’accaduto, in una forma asciutta ed estremamente concentrata, secondo quelle regole di scrittura che il suo direttore Giorgio Dell’Arti sintetizza nella Prefazione del volume: adoperare il minor numero di parole, niente aggettivi, quando possibile eliminare anche i verbi, ogni riga (o al massimo ogni riga e mezzo) un punto, massima precisione nella scelta dei termini.
E la Mercuri rispetta pedissequamente queste regole, inserendo ogni tanto, con una precisione studiata e non casuale, una leggera variazione, subito evidente e ancor più interessante, perché indirizzata da lei stessa per rivolgerci l’attenzione del lettore. Accanto a casi celebri della cronaca nera italiana, dal delitto di Cogne al suicidio di Monicelli, questo volume di Clichy raccoglie un campionario estremamente dettagliato di esempi di natura umana, esemplari per comprendere – o provare a farlo – le ragioni e, certe volte, le non ragioni, dell’agire umano e delle sue conseguenze, mettendo in luce a volte le assurdità e, altre volte, le più legittime motivazioni.
Dai fatti, lo studio della natura umana
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