Giulio Gasperini
AOSTA – Le Milieu Edizioni ha da poco ristampato il primo lavoro storiografico di Andrea Staid, dedicato a Gli Arditi del popolo, la prima lotta armata al fascismo sviluppatasi nel biennio 1921-1922. La ricerca di Staid si muove all’interno di un dibattito storiografico che ha soffocato la questione degli Arditi del Popolo all’interno delle lotte tra partiti delle sinistre, in anni particolarmente complessi per la storia italiana.
Prima di analizzare la storia del movimento, Andrea Staid si sofferma sull’evidenziare quale sia la loro importanza, oggi notevolmente dimenticata e sottovalutata. “Gli Arditi del Popolo, seppur istintivamente antiborghesi e potenzialmente sovversivi, furono sicuramente un movimento di classe limitato e parziale. La limitatezza non è soltanto nell’obiettivo politico (la difesa proletaria dell’attacco ai fascisti), ma anche nel suo spessore politico. Gli Arditi del Popolo infatti non hanno combattuto il fascismo in quanto forma qualitativamente superiore di oppressione di classe, ma hanno combattuto solo la sua drammatica manifestazione (lo squadrismo antiproletario), mossi da un’esigenza, prima che politica o sociale, quasi di sopravvivenza”.
Staid si muove tra i testi cardine della storiografia su questo evento storico particolare, così strettamente italiano, e utilizzando questi strumenti ripercorre la vita del movimento, sottolineando come gli Arditi del Popolo “non ricevettero il sostegno dei gruppi dirigenti delle forze del movimento operaio e nel giro di pochi mesi ridussero notevolmente il loro organico, sopravvivendo in condizioni di clandestinità”. Nell’estate del 1921, infatti, gli Arditi del Popolo contavano 144 sezioni ufficiali con quasi 20mila iscritti, ma già nell’autunno erano precipitati a una cinquantina di sezioni con 6000 iscritti.
Come esempio concreto della loro azione, Staid analizza concretamente, riportando anche testimonianze dirette e in prima persona di chi quella storia l’ha vissuta, le barricate di Parma, del 1922, uno dei pochi momenti in cui l’azione degli Arditi del Popolo ha riscosso successo, caratterizzandosi come azione importante e significativa. In particolare, anche grazie a dettagliate cartine, Staid ripercorre le mosse dell’evento che oppose gli Arditi alle squadre fasciste, chiamate a sedare lo sciopero generale nazionale del 1° agosto 1922. Interessante, poi, l’ultima parte del volume, dove la storia degli Arditi del Popolo è vissuta attraverso fotografie, documenti, lettere e scritture che squarciano il velo della semplice storiografia e ci aprono uno sguardo profondo nell’intimità e nell’individualità delle persone coinvolte.
“Gli Arditi del Popolo” di Staid è un breve lavoro storiografico, ma non per questo trascurabile, perché nel suo essere coinciso ed essenziale, offre strumenti e riferimenti bibliografici assolutamente necessari per gettare una luce di comprensione e consapevolezza su una pagina dimenticata della nostra storia.
“Gli Arditi del Popolo” e le barricate di Parma.
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