Giulia Siena
PARMA – Il tentativo di perpetuare la bellezza e l’integrità dell’opera d’arte nel tempo è uno degli obiettivi fondamentali di un sistema culturale che fruisce di quell’arte. Nell’ultimo secolo, però, metodologie e materiali di lavorazione sono cambiati e, con essi, la necessità di conservare le opere. Dal XX secolo, gli artisti hanno potuto reperire materiali non tradizionali (resine, plastiche, stoffe, arbusti) che hanno messo in luce, fin da subito, la necessità di pensare a un “mantenimento” dell’opera, se non subito a un restauro. Isabella Villafranca Soissons, Direttore del Dipartimento di Conservazione e Restauro di Open Care affronta questo tema in In opera. Conservare e restaurare l’arte contemporanea, il volume pubblicato da Marsilio nella collana “Mestieri d’Arte”, ideata e promossa dalla Fondazione Cologni.
L’opera d’arte, che per sua natura non è necessaria, nasce da un’idea dell’artista che ne progetta e plasma la forma e i colori scegliendo materiali e le combinazioni. Sta al restauratore, nel tempo, cercare di ridare vita all’opera attraverso interventi di ripristino. Negli ultimi decenni, anche a causa di un’arte contemporanea sempre più coinvolta in percorsi di ricerca e innovazione, il ruolo del restauratore è cambiato; il suo ruolo non è solo quello di ripristinare la bellezza e i materiali dell’opera, il restauratore è più un conservatore, un professionista lungimirante e attento, profondo conoscitore dell’arte, degli stili, dei materiali, delle tendenze con competenze in campo tecnico: chimica, biologia, architettura.
Attraverso una serie di interviste e dialoghi con i principali protagonisti dell’arte contemporanea, Isabella Villafranca Soissons è riuscita a recuperare le voci e i pareri di artisti, conservatori, galleristi, collezionisti di arte, giuristi sul ruolo complesso del restauratore-conservatore di arte contemporanea e sulle direzioni da prendere in merito alla conservazione e trasmissione delle opere.
Esempi di opere, materiali e interventi di conservazione arricchiscono questo volume; un’ampia sezione finale, inoltre, è dedicata ai maggiori istituti di restauro italiani, fiore all’occhiello della conservazione a livello internazionale.
“Il gesto del restauratore è un gesto che ridà vita, e che infonde nuova energia nel contemporaneo: un’energia che non falsa né tradisce l’opera ma che al contrario la riporta in quello stato di “autenticità” che l’artista ha desiderato e ottenuto”.
Franco Cologni nell’introduzione al libro
Molto interessante!