Giulia Siena
San Giuliano Terme (PI) – La cultura deve arrivare ovunque, anche fuori dai grossi circuiti metropolitani. Per questo le piccole realtà editoriali non pubblicano solo libri ma investono sul territorio nel quale si trovano con eventi e promozione della lettura. Di questo e di molto altro ci ha raccontato Fabrizio Felici, direttore della casa editrice fondata a Pisa nel 1930 e operante nel territorio da più di quarant’anni.
Qual è la proposta editoriale di Felici Editore?
Quel che desideriamo è continuare ad essere una casa editrice vera. Ciò significa scommettere sugli autori, sulle storie, sulla ricerca, sulla scuola di ogni ordine e grado. Insomma poter offrire una proposta formativa ad ampio raggio.
Come mai la scelta di investire sugli autori emergenti?
Perché sono una grande risorsa per le loro nuove idee, i loro nuovi stili e gli inediti modi di comunicare. E sono una fucina inesauribile per scoprire nuovi talenti da lanciare nello scaffale della libreria. E’ questo che un editore serio deve fare: dare una mano alla letteratura, individuarla nel mondo informe della quotidianità. In fondo Kafka era un semplice assicuratore, Cesare Pavese, un insegnante di inglese. La letteratura è piena di questi esempi. In questo momento in cui tutte le istituzioni culturali, dalla scuola all’università, soffrono per mancanza di risorse, chi, se non gli editori, possono continuare a far marciare la cultura?
Romanzi, volumi legati al territorio toscano e libri per bambini: una casa editrice per tutti i gusti letterari?
Si, è proprio questo che ci piace: andare incontro a tutti i gusti letterari. E non è solo una mera scelta di marketing, l’obiettivo è più alto. Una persona che non è abituata a leggere (e ora i disabituati alla lettura sono, purtroppo, sempre in aumento) può iniziare ad appassionarsi alla lettura anche grazie a un libro di cucina o di storia locale. Così per i bambini: la cosa più bella che si può regalare a un bambino è proprio un libro perché la lettura è qualcosa che lo accompagnerà tutta la vita.
Sempre meno libri venduti, sempre più case editrici: Felici Editore come vive questa continua “lotta”?
La nascita di nuove e piccole case editrici non la viviamo come una lotta ma come il moltiplicarsi di presidi culturali sul territorio. La casa editrice oggi deve essere soprattutto un promotore di eventi culturali e, visto che non tutti possono prendere il treno o l’auto per recarsi nelle sedi deputate ai grandi appuntamenti come Roma o Milano, è giusto che ci sia un’offerta alternativa, per tutti e ovunque. Quel che viviamo come una lotta è lo strapotere delle grandi case editrici che ormai i libri se li fanno e se li vendono senza lasciare spazio ai piccoli editori indipendenti. Ormai le piccole e storiche librerie stanno sparendo e si fanno avanti, prepotentemente, le catene dei bookstore legati ai colossi editoriali. Ma di una cosa sono convinto: anche un piccolo editore deve dimostrare professionalità e organizzazione. Non si può inventarsi il mestiere dell’editore senza un’adeguata esperienza sul campo. Spesso le nuove e piccole case editrice non sono altro che una trasformazione di altre attività: da studi grafici o copisterie, in mancanza di lavoro nel proprio settore, si trasformano in editori, senza saperlo fare. Quel che manca è un’adeguata selezione professionale che qualifichi un’azienda come la nostra che investe in personale qualificato e professionalmente preparato.